Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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41.
L’ETERNITÀ108

«E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt 25,46).

1° S. Ireneo dice: «Tutti coloro cui il Divin Giudice avrà detto: Andate lontani da me, o maledetti, nel fuoco eterno, sempre saranno dannati. Tutti coloro cui il Divin Giudice avrà detto: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio, sempre godranno il premio celeste».
Così è: Dio ha creato l’anima, e questa non sarà mai più distrutta. Il nostro corpo risorgerà alla fine del mondo; e la fede insegna che esso si presenterà con l’anima al giudizio. Si presenteranno i buoni ed i cattivi; questi andranno all’eterno supplizio; i giusti, invece alla vita eterna.
L’uomo sarà dunque eterno come Dio. Una gioia non è completa se finisce. Una pena non è terribile se deve terminare. Ciò che rende il cielo vera beatitudine, è la certezza che quei gaudi non finiranno mai. Ciò che rende l’inferno stato di disperazione è la certezza che laggiù non vi sarà più mutazione.

2° La pena per quanto grande, se non dura molto, non è gran pena: per es. una operazione. Ma quando una pena è lunga e interminabile, per quanto leggera, è sempre un gran tormento. Anzi, lo stesso sollievo, come una passeggiata, che si protraesse per settimane, mesi | ed anni si risolverebbe in un tormento rigorosissimo e penosissimo.
Orbene, che sarà dell’inferno ove ogni senso soffre la sua pena; ogni potenza è tormentata; tutto il corpo è immerso nel fuoco? Ivi la fiamma arde, ma non consuma. E non si tratta di anni né di secoli, né di miliardi di secoli; ma si tratta di un’eternità che non finisce. Là il peccatore non potrà più detestarli, non avrà più perdono né mitigazione di pena.
La gloria del Paradiso è pure eterna. L’anima non potrà più peccare né perdere Dio. Il beato godrà per sempre quella felicità, che si rinnovellerà ogni momento come se in ogni momento cominciasse. Sempre avrà sete di gaudio; e sempre ne sarà saziato. I beati sono vasi pieni di contento.
Dice San Paolo: «Sic semper cum Domino erimus»109 (1Ts 4,16).

3° Signore, che cosa è dunque il piacere di un momento di fronte ad un eterno fuoco? E se quel piacere durasse pure una vita intera: che sono mai cento anni di gioia innanzi a miliardi di anni e di secoli di spasimi indicibili?

Esame. –
Quando sto per gustare un piacere illecito, penso che il piacere di un momento mi può procurare un’eternità di tormenti? Sono saggi, furbi, prudenti i santi? Oppure i cattivi? Ed io fra chi sono? La Scrittura dice che il numero degli stolti è infinito; appartengo forse a questo numero?

Proposito. –
Ricorderò la parabola delle cinque vergini prudenti e delle cinque vergini stolte,110 e vigilerò sui pericoli del peccato.

Preghiera. – Signor mio e Dio mio. Datemi la saggezza; infondetemi il dono del consiglio. Che io sappia operare con coraggio il bene, sapendo che eterno sarà il premio. Dice S. Agostino: Dio sarà il compimento dei nostri desideri; lo vedremo senza fine; lo ameremo senza fastidio; lo loderemo senza fatica. Ivi riposeremo e contempleremo il Sommo Bene, vedremo e ameremo, ameremo e loderemo.
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108 Cf DFms 31. «1. L’eternità è: interminabilis vitae tota simul et perfecta possessio. Nessun calcolo umano potrà mai dirci che cosa essa sia. “Vitam aeternam, ignem aeternum”. 2. Sulle anime trapassate produce: ai beati la massima tranquillità sulla loro sorte, ed inoltre tutta l’eternità dei godimenti è concentrata in ogni istante; ai dannati la massima disperazione ed inoltre tutta l’eternità pesa con tutti i tormenti sul punto presente: tota simul; es. della palla di piombo sulla tavola levigata. 3. Sulle anime nostre deve produrre: grande sollecitudine, “nulla nimia securitas ubi periclitatur aeternitas”; l’eternità ce la fabbrichiamo noi: “ibit homo in domum aeternitatis suae”; la vita è preparazione all’eternità ed il saggio è colui che anche a costo di gravi dolori si salva, stolto chi ridendo si danna».

109 «Così saremo sempre con il Signore».

110 Cf Mt 25,1-13.