Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CIRCOLARE 65*

Sintetizza i contenuti del suo libro «Oportet orare» e insiste sull'importanza e il valore della preghiera nella Famiglia Paolina.

LA PREGHIERA

Roma, San Bernardo 1937


<In questi giorni è uscito il primo volumetto del libro «Oportet orare». Contiene la prima parte delle considerazioni che abbiamo fatte negli Esercizi Spirituali 1934. Lo si può chiedere a Casa Madre. E’ utile riassumere qui alcune cose più necessarie>a.

Necessità della preghiera
La preghiera per l'uomo, il cristiano, il Religioso è il primo ed il massimo dovere.
Nessun contributo maggiore possiamo dare alla Congregazione della preghiera; nessuna opera più utile per noi della preghiera; nessun lavoro più proficuo per la Chiesa in una Religiosa della preghiera.
L'orazione perciò, prima di tutto, soprattutto, vita di tutto. Può venire la tentazione: ho molto, troppo lavoro: ma il primo lavoro per te, il massimo mandato per un Religioso, il principale apporto alla Congregazione è la preghiera.
Con illusione qualcuno forse cercherà scusare la mancanza di orazione, dicendo che è molto occupato.
Ma è proprio questa la vera ragione? Oppure si trova soverchio il lavoro perché non precede la preghiera per cui facilmente si sbrigherebbero le altre occupazioni?
Occupazioni? Ma la Chiesa, la Congregazione, l'anima nostra ci chiedono la preghiera, poi il rimanente in quanto possibile.
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Occupazioni? Sì, ma non urgono in generale le altre se non dopo questa.
<Occupazioni? Prima Dio, poi gli uomini>a.
Occupazioni? Ma la vita delle altre opere è la grazia, perciò senza la preghiera faremmo opere morte.
«Maledetto lo studio, l'apostolato ecc. a motivo del quale si tralascia l'orazione»129.
Dà sempre grande contributo ed è in vera attività chi alla Congregazione ed alla Chiesa dà la preghiera.
Il lavoro senza l'orazione, per la Religiosa, si riduce al «cembalo che suona»130, cioè cose che forse impressionano all'esterno, ma non hanno vita, né merito.
Il nostro ministero è di sua natura soprannaturale come base, sostanza e costituzione.
Non ha diritto di comandare chi prima non ossequia Dio; non può consigliare o predicare chi non riceve la luce da Dio; non educa in quanto sta a lui alla vita soprannaturale chi non la vive veramente.
«Io temo che mi faccia morire il malato, se prima dell'operazione chirurgica non senti la S. Messa», diceva il S. Cottolengo al Dott. Granetti, medico della Piccola Casa.
Per ogni opera assicuriamo il bel contributo di preghiera; la preghiera è onnipotente: «Qualunque cosa domanderete, ve la darà»131.
Il primo Cooperatore, il primo Benefattore, il primo Amico e Protettore da assicurarsi è sempre Dio, principio di ogni bene.
Nella vita religiosa chi fa il bene maggiore e più vitale e stabile è anche chi fa più preghiera schietta, come l'insegna Gesù, nel Discorso della Montagna132.

Difficoltà e pretesti
Ma si ascoltano prediche, Messe... Non basta: si deve fare ancora l'esame di coscienza, la visita, la Meditazione, ecc...
Medito il richiamo di Gesù agli Apostoli: «Finora non avete chiesto nulla in mio nome: chiedete e riceverete, <perché‚ la vostra gioia sia piena>133 a.
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Medito: «Effonderò lo spirito di preghiera...»134. Ma dobbiamo zelare, lavorare! La Congregazione e le anime hanno diritto al tempo che sopravanza la cura a noi stessi, poiché‚ noi siamo come conca che deve riempirsi e versare per troppo pieno sulle anime.
Dobbiamo servire prima a Dio con la santificazione di noi stessi: aAttende tibi et lectioni»135.
Tanto vale un Apostolo quanto vale la sua preghiera; per sé e per gli altri: <«Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga...»>136. Dopo aver provveduto a noi stessi, serviremo alle anime.
Si dirà: Il lavoro è molto, davvero!... Cioè, si risponde, c'è da fare la preghiera; poi, in quanto vi è tempo, il resto.
Ma vi sono i doveri, gli impegni. Si risponde: Organizzare tutto bene, ma nell'ordine delle azioni preceda la preghiera. Dopo di essa si farà quanto si può; ed in caso d'impossibilità si diminuiscano le opere di zelo.
Alcune, inconsideratamente, si vuotano nei primi anni di apostolato di quanto avevano accumulato nel postulato e noviziato. E poi? il sale diviene scipito e non sarà buono a condire137, oramai.
Si obietta: dobbiamo dare alle anime! Appuno: la madre si nutre per tenersi in vita e per dare il sovrabbondante in latte ai figli: è carità pel prossimo attendere a noi medesimi: «Ciò facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano»138.
Se preghiamo, gioviamo sicuro alle anime, poiché‚ ad esse otteniamo i favori di Dio. <Invece, ad esempio, che giova fare una scuola di materie civili se non si dà lo spirito che vivifica? Forse si darà occasione a superbia e ad altri pericoli>a.
Nelle Case, quindi, il principio fondamentale: Tutto sia fondato sullo spirito di preghiera: prima la Cappella, l'orazione, la Visita, l'esame di coscienza, la fedeltà alla confessione settimanale, il Rosario quotidiano intero, ecc.
Al mattino, prima di dare alle anime, prendiamo per noi e per loro da Dio. Quindi la Maestra della Casa raduni le Suore
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per fare in comune mezz'ora di meditazione, prima di occuparsi di altri membri e di altre opere.

Cuore Divino di Gesù
E’ utile ricordare: che nella Pia Società San Paolo diamo massima importanza alla preghiera «Cuore Divino di Gesù... », poiché‚ sul Cuore di Gesù, che s'immola sugli Altari, si appoggia tutto ed ha principio tutto:
la parte dello studio, incominciando con «Cuore Divino di Gesù...»;
l'Apostolato, incominciando con «Cuore Divino di Gesù...»;
l'osservanza quotidiana dei santi Voti, incominciando la giornata con «Cuore Divino di Gesù...»;
il lavoro spirituale incominciando le orazioni al mattino con la preghiera «Cuore Divino di Gesù...»;
la parte della povertà, la ricerca delle vocazioni, il ministero, ecc. incominciando ogni occupazione con la preghiera «Cuore Divino di Gesù...».
Si era fatto osservare che ciò era troppo e anche che ciò era troppo poco: non siamo dunque in un giusto mezzo? I più mi dicono di sì ed io lo credo.

Perseveranza nella preghiera

Le condizioni della preghiera sono tre: umiltà, fede, perseveranza. Ma una è veramente condizione e due sono piuttosto manifestazioni: la perseveranza con cui stanno umiltà e fede.
Occorre pregare, pregare, pregare. Se la preghiera è ottima tanto meglio, ma intanto sebbene incontriamo distrazioni, vi sia sostanzialmente. E chi persevera ottiene, come l'amico che ricorse a notte avanzata, all'amico per il pane139.
Perseverare poi significa: ogni giorno le pratiche quotidiane, tra le quali l'esame metodico140, fedele, fervoroso e la visita; ogni settimana le settimanali, soprattutto la confessione; ogni mese le mensili; ogni anno le annuali; e durante ogni tempo: giaculatorie e giaculatorie devote! Tenere fedeltà anche alle pratiche richieste dalle Associazioni cui si è dato il nome.
Chi prega si salva, sebbene la sua preghiera non sia perfetta, purché in nome di Gesù Cristo venga fatta. Chi prega ogni
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giorno otterrà la grazia di pregare meglio; chi prega attesta di riconoscere il bisogno di Dio e la fiducia di ottenere: finché santamente ci ostiniamo a chiedere, dimostriamo di aver fede, speranza, carità: e prima di alzarci dalla preghiera avremo già la benedizione divina. In altre parole: occorre vi sia sempre e davvero ogni giorno della vita, per tutti la preghiera, come sempre si prende il cibo, come sempre si respira.

Fra le varie pratiche
Fra le preghiere specialmente raccomando l'ora di visita al SS. Sacramento. Essa è di obbligo. Non è l'obbligo più grave: ma chi soddisfa l'obbligo della visita, ascolta bene la Messa, si comunica divotamente, dice il Rosario ecc. La visita dà il tono alla giornata e valorizza le altre azioni ed orazioni: la visita assicura i frutti maggiori della Messa; in essa ascoltiamo quel che Dio ci vuol dire, gli diamo quello che chiede; prendiamo i doni che ci ha preparati.
Alle pratiche: «Particolare esercizio della perseveranza nella preghiera sono le giaculatorie: in esse vi è il ricordo abituale, e per esse ci viene l'aiuto opportuno; con esse, ogni momento, si getta il ponte e il legamento tra la nostra infermità e la onnipotenza della divina misericordia, e si trasfonde l'onnipotenza della divina misericordia nella nostra infermità».
In ultimo: Gesù chiede riparazione, e noi abbiamo necessità di offrirgliene tanta: la preghiera alimenta la riparazione affettiva, la compassione; l'effettiva, ossia il distacco dal peccato e l'esercizio delle virtù; la afflittiva, ossia lo spirito di sacrificio e di immolazione. Ma essa stessa, la preghiera, è principale opera di propiziazione e di riparazione, e le Suore che pregano, costituiscono attorno alle Case nostre un reticolato impenetrabile al peccato. O Figlie di S. Paolo! salviamole con la preghiera! Preghiamo per riparare ciò che non abbiamo potuto o saputo impedire; per impedire ciò che non potremo mai, da noi soli, allontanare.
Gesù è Maestro della più perfetta orazione; dunque «In Ipso, cum Ipso, per Ipsum» la nostra preghiera.
In Gesù Cristo Via, Verità e Vita.
<Roma, S. Bernardo 1937

Aff.mo Alberione>a

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65. St. In CI, ottobre (1937)2-3- in SP n. 35 ed è adattato alle Figlie di San Paolo. Il termine «sacerdote» è costituito con «Religioso/a».; i testi latini vengono tradotti e a volte tralasciati; viene tralasciato anche qualche testo che si riferisce più esplicitamente al sacerdozio. Le poche espressioni ricuperate dall’originale vengono indicate.

a CI omette.

a CI omette.
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129 Cf S. BERNARDO, «Maledette occupazioni!».

130 Cf 1Cor 13,1.

131 Cf Gv 16, 33.

132 Cf Mt 6, 5-14.

133 Cf Gv 16, 24.

a CI omette.
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134 Cf Zc 12, 10.

135 Cf ITm 4, 13: «Dedicati alla lettura, all'esortazione, all'insegnamento».

136 Cf Gv 15, 16.

137 Cf Mt 5, 13.

138 Cf 1Tm 4, 16.

139 Cf Lc 11 5-8.

140 Cf Costituzioni, nn. 119-125, ed. 1932.

a CI omette.