CIRCOLARE 169*
Sottolinea alla luce delle Costituzioni il rapporto che deve intercorrere tra la formatrice e la formanda; ribadisce lo scopo della formazione paolina.
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Tra l'educatrice e l'educanda deve intercorrere un’amicizia tutta santa, una unione di intenti e di cooperazione, un’alleanza di forze per la formazione migliore. Da una parte la madre che con ogni cura vuole crescere la figlia in sapienza, età e grazia, sino a formarne una buona Religiosa, dall'altra parte la figlia che, soggetta alla madre, tutto apprende, tutto asseconda, tutto confida; sempre docile, sempre pia, per seguire la sua santissima e bellissima vocazione.
L'amicizia modellata su quella tra il Maestro Divino ed i suoi educandi, i futuri apostoli: «Voi siete miei amici se farete quello che vi comando. Non vi chiamerò più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché quanto ho inteso dal Padre mio l'ho manifestato a voi» (Giov.14,15). Amicizia che forma, eleva, fa delle sorelle: poiché‚ in religione un giorno la madre e la figlia si designeranno col nome di sorelle. Un'amicizia che non si comprende, ma si intuisce vivendola, in questo gioverebbe tanto leggere almeno uno dei due libri: «Gesù formatore degli Apostoli», o: «Gesù maestro dei suoi novizi». La pedagogia divina di questo Maestro è quella da seguirsi.
L'amicizia di cui parla la Sacra Scrittura; che è prezioso tesoro. Amicizia quale si strinse tra Davide e Gionata: due anime che si confidavano, si sostenevano, si incoraggiavano.
S. Giovanni Bosco era solito salutare così il giovane che veniva a Lui: «amico». Perciò richiamò quel sacrestano che aveva trattato male un birichino di D. Bosco: «Non sai che è mio amico?». Prendere l'atteggiamento di superiore, ingerisce il
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timore; il comportamento di familiare e dignitosa intimità forma l'amicizia santa.
L'educazione nostra vuole trasformare delle giovanette buone in Religiose che cercano la vita perfetta e l'apostolato e, piacendo a Dio, la pienezza dell'apostolato che è redazione.
L'educazione non è semplice istruzione, o cura della disciplina, o avviamento ad una professione: è formazione di una mentalità paolina, di una volontà paolina, di uno spirito veramente paolino. E’ formazione di tutto un essere nuovo.
S. Giuseppe rappresenta sulla terra verso il Verbo Incarnato la paternità di Dio Padre. Egli era pieno di rispetto, stima e amore verso il Figlio putativo: conosceva pure il suo ufficio verso di Lui. E Gesù da parte sua aveva per S. Giuseppe riverenza profonda, amore devoto, fiducia serena, docilità costante. S. Giuseppe, con Maria, doveva preparare al mondo il Maestro unico, il Sacerdote, l'Ostia; e Gesù con perfetta dedizione mirava al pieno compimento del volere del Padre suo; fine unico, quindi, cooperazione cordiale.
Intimità. Non parlo di direzione riservata al Confessore. Parlo dell'accordo intimo, cooperativo, sincero; parlo dell'amicizia intesa secondo parole ed esempi scritturali; parlo nella lettera e nello spirito delle Costituzioni311. E’ direzione morale; è comunicazione frequente tra educatrice ed educanda, è vita familiare; è sorgente di molte e molte consolazioni; assicura una percentuale più alta di riuscite.
Illuminare, incoraggiare, richiamare, allietare i singoli. La predica generale è necessaria; la cura particolare ne garantisce meglio il frutto. Non si lasci mancare un tale aiuto.
Quando si hanno pensieri giusti, la vita prende il suo cammino diritto, in piena coscienza.
La confidenza, però, non si impone, né si pretende: è cosa che si guadagna mostrandosi buone, premurose, sempre operando
«fortiter et suaviter». L'educanda in nessun modo indotta con la forza o con il timore o con importune esortazioni, si sentirà spinta ad aprirsi da se stessa sebbene non spinta. Questa premura si mostri per la salute, per gli studi, le difficoltà di apostolato, di vita comune, di scoraggiamenti, ecc. Gode
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169*. St. In RA, giugno (1950)1. E' il primo punto di un articolo assai più lungo dal titolo Confidenze, in SP, aprile (1950)1-2. RA trascrive al femminile.
a RA omette le frasi introduttive.
311 Cf Costituzioni, artt. 237,238. E' il testo che verrà approvato nel 1953.