Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CIRCOLARE 136*

Traccia il profilo del Maestro don Timoteo Giaccardo in occasione della sua morte e ne indica il ruolo nella Famiglia Paolina.

IL M. G. TIMOTEO GIACCARDO

AGL’INIZI

Nel 1908, a Marzo, l'obbedienza mi mandava Vice-Curato a Narzole. Il Parroco era anziano ed infermiccio: poco poteva fare nel suo ministero. Notai, tra le famiglie di sentimenti veramente cristiani, quella Giaccardo. Assidui alla Chiesa, amanti delle Sacre Funzioni, semplici e buoni nei loro costumi, lavoratori onesti, i membri di questa famiglia prendevano una parte importante in tutte le buone iniziative, religiose e civili, del paese, godendo la stima di tutti. Notai presto tra i fanciulli che frequentavano la Chiesa il piccolo Giuseppe (Pinotu) Giaccardo: per la sua pietà, serietà quasi superiori agli anni, amore allo studio, vivacità sempre contenuta nei limiti di una lieta innocenza. Mi facevano impressione le sue domande e risposte assennate, la corrispondenza a tutti i consigli. In breve tempo cominciò a frequentare la Comunione che divenne presto quotidiana; al mattino con un suo buon compagno (ora missionario zelante in Africa) arrivava alla Chiesa, ancora chiusa, per servire la Messa e comunicarsi. Quando si presentò nella parrocchia un Fratello Marista in cerca di vocazioni, il bravo Pinotu fu subito indicato come uno dei fanciulli che presentavano migliori speranze.
Avevano già acconsentito lui ed i genitori: ma la Provvidenza guidò diversamente le cose: ed egli entrava nell'autunno in seminario ad Alba. Fu sempre tra i primi nei corsi ginnasiali: per pietà, studio, delicatezza, disciplina. Meditò il libretto «Il peccato veniale»; ed acquistò tale delicatezza di coscienza che fuggì sempre ogni mancanza volontaria, anche minima. Da allora i Superiori notarono e fecero notare più volte,
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specialmente nelle adunanze di consiglio, il lavoro dello Spirito Santo nella sua anima. Era amato da tutti i Superiori e compagni, per la sua schiettezza, senno, buon tratto, condiscendenza, prontezza in qualunque servizio verso tutti.
Nei corsi di filosofia e teologia era certamente il più distinto; ebbe sempre i primi premi; gli furono affidati uffici delicati tra i compagni, costantemente. Aperto e docilissimo col Direttore spirituale, promoveva i santi discorsi, edificava ognuno.

A SAN PAOLO

Dal 1909 al 1914 quando la Divina Provvidenza preparava la Famiglia Paolina, egli ne ebbe chiaramente, pur non comprendendo tutto, come un'intuizione. I lumi che riceveva dalla SS. Eucarestia, di cui era divotissimo; la sua fervente pietà mariana; la meditazione, più che la lettura, dei documenti pontifici lo illuminavano su tutte le necessità della Chiesa e sopra i mezzi moderni di bene.
Entrò nel 1917 come maestro dei primi fanciulli raccolti nella mira di formare la Pia Società S. Paolo. E fu chiamato e rimase costantemente il Signor Maestro: amato, ascoltato, seguito, venerato entro e fuori.
Fu il Maestro che tutti precedeva con l'esempio, che tutto insegnava, che tutti consigliava, che tutto costruiva con la sua preghiera illuminata e calda. Tutto comprendeva ed a tutti la sua anima si comunicava; fatto sempre tutto a tutti; il primo, reputandosi l'ultimo; sensibilissimo, dolcissimo, delicatissimo. Scrisse si può dire in ogni anima e trasfuse se stesso in ogni cuore di Sacerdoti, Discepoli, Figlie, Discepole, Pastorelle; e di quanti lo avvicinarono, per relazioni spirituali, sociali, economiche.

LA CORONA DELLA SUA VITA

Il ritratto della sua anima egli ce lo lasciò nel Direttorio. In ogni pagina vi è la sua mente, la sua vita, il suo cuore. I Nostri lo leggeranno e vivranno un godimento spirituale. Se lo seguiranno, felici loro! saranno veri Paolini.
La lettera con cui lo presentò nel Natale 1947 al Primo Maestro è una proiezione di se stesso su la carta. Eccola:
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Natale 1947


Ven.mo Padre,

Per augurio e dono natalizio Le presento, in spirito filiale, l'abbozzo del «Direttorio delle Costituzioni della Pia Società S. Paolo». Esso non contiene che un po’ del patrimonio delle tradizioni dell'Istituto, che abbiamo imparato dal labbro e dal governo del Primo Maestro.
Perciò, per scriverlo, non ho avuto bisogno di aprire nessun libro, e di consultare nessuna opera, perché non c'era da inventare; ma ho solo aperto fedelmente il libro di una filiale memoria, l'ho affidato alla Madonna, e ogni giorno lo raccomandavo nella Messa.
L'ho steso con perseveranza quasi quotidiana, e perciò un po’ da per tutto dove in questi mesi sono stato: a Roma e fuori, in casa e sul treno. Credo che nessuna parola, nemmeno una, non sia dettata da buona coscienza, non sia ordinata con retta intenzione, non sia animata da puro amore, da sincera carità e da pietà filiale.
Molti altri tesori contiene la nostra vita religiosa, che non sono rilevati in questo direttorio.
Se il Primo Maestro esaminandolo, lo trova fedele, proporrei di farlo uscire, quattro pagine per volta, sul «San Paolo» onde le case e i religiosi sampaolini lo leggano, ne mandino le correzioni e le osservazioni, e così si ritocchi, si modifichi, si renda applicabile.
Buon Natale! Benedica in me tutti i fratelli.

Suo povero Timoteo


IL MAESTRO

D. Timoteo veniva chiamato ed era veramente il Signor Maestro.
Rappresentava bene il Signore: all'altare, in Confessionale, sul pulpito, nelle conversazioni, nella scuola, nelle ricreazioni, nelle relazioni, in tutto il complesso degli uffici disimpegnati e nella privata sua vita, sempre rappresentava bene il Signore, era l'Alter Christus.
Dopo una lunga discussione in cui Egli dovette opporsi con fermezza alle idee che erano state manifestate, il contraddittore
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conchiuse: «Non mi sento di seguirLa; ma il Signore non potrebbe parlare diversamente». Più tardi lo seguì e divenne ammiratore e docile figlio spirituale.
Era il Maestro.
Aveva una grande mente: sempre in Cristo e nella Chiesa. Libri, articoli, prediche; insegnò un po’ tutte le materie, secondo si presentava la necessità; sempre preparato e sempre ascoltato, sebbene fosse talora un po’ alto, perché precedeva assai...

Il Maestro d'ogni virtù
Da quando ascoltai il primo giudizio dei Superiori del Seminario su di lui, sino ai discorsi di tutti sulla sua vita: «Su Giaccardo non vi sono appunti da fare; fa bene in tutto».
La sua umiltà, la sua carità, la pazienza, la longanimità, la dolce fermezza quando si trattava della gloria di Dio e del bene delle anime sono notissime.

Il Maestro nella pietà
Sapeva parlare con Dio!
In particolare: Egli viveva di pietà eucaristica;
di pietà mariana;
di pietà liturgica;
di amore alla Chiesa ed al Papa;
di carità dolce ed operosa verso i fratelli e verso tutti;
di pensieri ed aspirazioni sempre elevati;
di piena osservanza religiosa.
Vi è da confermare quanto scritto nella circolarina:
«E’ opinione comune che è passato tra noi un santo, un vergine, un’anima che portò alla tomba intemerata la stola battesimale».
Vicino a morte si preoccupò solo di questo: «Che si viva in carità! Così si prova la dolcezza ed il contento ed il frutto della vita religiosa».
Le sue parole, la sua scuola, il suo confessionale, il pulpito, la penna, la ricreazione, anche le minime cose riflettevano l'abbondante pietà e carità del suo cuore.
Scrisse: «Il fondamento, la sorgente, il metodo e la corona della vita spirituale religiosa della Pia Società S. Paolo, il centro attorno a cui si aggira l'essere e l'operare nostro è la devozione alla Persona di Gesù Cristo, nostro Divino Maestro, presente
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nel Mistero Eucaristico, e considerato sotto l'aspetto speciale di Via, Verità, e Vita», Egli viveva questi principii. A chi volesse conoscere chi incarnò tutto l'ideale del Paolino nella sua integrità si dovrebbe indicare «il Signor Maestro». Vi sono tanti testimoni quante sono le persone che l'hanno avvicinato e quanti sono i membri delle Famiglie Paoline.
Lo conobbe bene S. Em. il Cardinal Schuster al quale professava singolarissima devozione. Ed il Cardinale in una conversazione in cui si parlava delle difficoltà che D. Timoteo incontrava a Roma disse: «Supererà tutto; è tanto umile e prega». Trattandosi di una questione spinosa, in altra occasione asserì: « Se D. Timoteo dice così, non discutere più; egli ci vede bene».
Il Cardinale scrisse dopo la sua morte:

Rev.mo Signor D. Alberione,
La dipartita del Teologo D. Giaccardo è per me lutto familiare, in quanto gli sono stato fraternamente dappresso nei primi stentati anni della fondazione in Roma. Oh! anni preziosi! di ricca povertà e di eroico abbandono in Dio. Giorno per giorno il corvo recava il pane quotidiano.
Ora il Teologo prega per noi. Così ci riesca di imitarlo e di seguirlo poi un dì in cielo. San Timoteo e San Paolo lo hanno accolto in loro compagnia. Beato lui!
Con umili istanze di preghiere me Le confermo, di Lei, Rev.mo Signore,

dev.mo Servo
I. Card. SCHUSTER


Milano, 25 gennaio 1948.

Don Timoteo dipinse la Sua vita e scolpì se stesso nel «Direttorio» che sarà pubblicato a puntate sul «S. Paolo».

Maestro nell'Apostolato

Egli lo sentiva, lo amava, lo sviluppava senza farsi quasi notare, poiché era un suscitatore di energie, un sostegno per i deboli, luce e sale nel senso evangelico.
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Nelle Famiglie Paoline era come il cuore e l'anima. Immensa riconoscenza Gli deve il Primo Maestro, e con Lui tutti, come tutti sapevano di essere da Lui amati.
Si può dire che fu sempre il Vicario, di fatto. E certamente io mi fidavo più di Lui che di me; e sono contento di avergliene data prova innanzi ai nostri Ven.mi Superiori anche ultimamente.

CONCLUSIONE

Suffragarlo
Suffragare l'anima eletta con la stessa carità che il M. Giaccardo usava per tutti i nostri infermi e defunti. Per essi pregava ed operava, ed anche li invocava nelle quotidiane sue cure.
- Recitare, oltre il Requiem, anche il Gloria, per ringraziare la SS. Trinità dei benefici elargiti per mezzo di lui alle Famiglie Paoline.

Imitarlo
Dal giorno che lo conobbi e che gli indicai il Tabernacolo quale luce, conforto, salvezza, la sua vita fu una continua, quotidiana ascesa: come il sole che al mattino si affaccia quasi timido sull'orizzonte, si alza sino al pieno meriggio, quando tutto illumina e riscalda... Oh! come egli preferiva dire con S. Paolo: «Sino alla pienezza dell'età del Cristo...»; «per quotidianum profectum...»!

Contemplarlo
Contemplarlo con S. Paolo in adorazione innanzi alla SS. Trinità, in cui onora Gesù Maestro non più nascosto nel Mistero eucaristico, ma svelato nella Sua gloria. Considerarlo nel momento in cui la Madre Maria lo venne ad accogliere.
Pensare alle tre sue stole:
la stola battesimale: «accipe vestem candidam»
la stola sacerdotale: che onorò come il vero homo Dei
la stola di gloria: accanto al suo amatissimo S. Timoteo.
«Amavit eum Dominus et ornavit eum; stolam gloriae induit eum».

Prego conservare di Lui le lettere, gli scritti, gli oggetti. Prego comunicare i particolari edificanti della Sua vita.

Sac. G. Alberione

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136*. St. In RA, gennaio-febbraio (1948)1-5; in SP, febbraio (1948)1-5. Sia RA che SP sono due numeri straordinari.