Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CIRCOLARE 256*

Sottolinea l'importanza delle pratiche di pietà del mattino: meditazione, Messa, comunione. Sono il viatico della giornata. Insiste soprattutto sulla meditazione in comune per assumere insieme le esigenze della vocazione.

IL VIATICO DELLA GIORNATA

Ogni mattina ci raccogliamo tutti in Chiesa per ricevere il «Viatico» per la nuova giornata che il Signore ci concede; un'altra tappa del nostro viaggio verso l'eternità. «Viatico» per tutto l'uomo: per la mente che si illumina delle verità eterne; per la volontà che si fortifica nei propositi di bene; per il cuore che si assicura una grazia sempre più abbondante.
Noi siamo tutti in cammino verso il cielo: «Vado ad Patrem»641; «in domo Patris mei»642. Se siamo avviati verso il cielo, ogni giornata deve avvicinarci a Dio in crescente letizia. Ogni mattina dobbiamo chiederci: perché questo nuovo giorno?
La risposta non può essere che una: se il fine di tutta la nostra vita è quello di conoscere, di amare, di servire il Signore, ogni giorno non può avere altro programma, altro dovere principale, altra preoccupazione: penetrare sempre più nella conoscenza di Dio, perfezionare il suo santo servizio, crescere nel suo amore. L'esercizio del mattino ha tre parti: Meditazione, Messa, Comunione: costituiscono il «Viatico» della giornata.

1. Conoscere il Signore, e nella sua luce i nostri doveri, le nostre responsabilità come Paolini. Per questo è necessaria la meditazione che orienta a Dio Verità eterna; e che suggerisce e offre il mezzo per orientare le anime a Dio nel nostro apostolato.

2. Servire il Signore. Per questo è necessaria ogni mattina la meditazione in comune che rafforza la nostra volontà nel
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«Fiat voluntas tua» nel compimento dei doveri, preparandoci così ad offrire il sacrificio della S. Messa. La partecipazione nostra alla santa Messa è per questa accettazione della volontà di Dio, ogni giorno, sull'esempio di Gesù Cristo Maestro che è venuto nel mondo per fare la volontà del Padre suo: «Non la mia volontà sia fatta, ma la tua»643.

3. Amare il Signore. A questo fine ancora la meditazione unisce tutti nella comune preghiera per tutte le grazie necessarie individualmente e collettivamente; e che ci cresce nella carità verso Dio e verso le anime, alle quali ci indirizziamo nella giornata, con l'apostolato nostro. Pregare insieme prima di partire per il nuovo cammino, per avere la forza per superare tutte le difficoltà: quelle che nascono dalla natura del nostro apostolato, dalle circostanze, dalle nostre stesse persone; dal diavolo che sempre «circuit quaerens quem devoret»644.
La meditazione secondo le nostre Costituzioni deve essere fatta in comune cioè insieme.

Perché insieme?

1. Perché insieme viviamo la stessa vocazione. E’ quindi bene ritrovarsi al mattino per prendere il comune indirizzo della Casa, (il Superiore ordinariamente tiene lui la meditazione, anche se la legge, commenta, applica) che viene dato da chi deve dirigerla a nome del Signore. Gli Atti degli Apostoli dicono che «la moltitudine dei credenti aveva un cuor solo e un'anima sola»645 per il triplice alimento: «perseverantes in doctrina Apostolorum - et communicatione fractionis panis - et orationibus»646 (Atti 2, 42).
2. Dobbiamo fare la nostra meditazione insieme perché essa ci costituisce nella «Società». Con la meditazione comprendiamo sempre meglio la nostra vocazione secondo il consiglio di S. Paolo: «Videte vocationem vestram»647, ne approfondiamo lo spirito e conosciamo le necessità e le particolari esigenze della Chiesa.
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Disertare la meditazione equivale a mettersi un po’ per volta spiritualmente fuori della Casa; si resta disorientati sulle responsabilità e sugli impegni che in comune si assumono, si ignorano gli indirizzi che vengono dati secondo i bisogni nuovi che l'apostolato richiede.
Come il Divino Maestro si è compiaciuto di riunirci tutti insieme costituendoci nella stessa vocazione, nello stesso spirito, nel medesimo apostolato, così ogni mattina tutti insieme dobbiamo ritrovarci per iniziare la nuova tappa del nostro pellegrinaggio verso l'eternità.

Dunque, la meditazione per lo più insieme,
a) Per sentire tutti allo stesso modo: «idem sentire».
b) Per volere tutti le stesse cose: «unum velle».
c) Per pregare tutti, «unanimiter orare», con le medesime intenzioni: «idem petere».

Primo Maestro

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256*. St. In RA, agosto (1961)1-2; in SP, agosto (1961)1-2.
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641 Cf Gv 20,17: «Io salgo al Padre».

642 Cf Gv 14,2: «Nella casa del Padre mio».

643 Mt 26,42.

644 Pt 5,8: «Va in giro cercando chi divorare».

645 At 4,32.

646 At 2,42: «Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere».

647 1Cor 1,26: «Considerate la vostra chiamata».