Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CIRCOLARE 199*

Evidenzia come nelle formule di preghiera c'è lo spirito dell'Istituto. Esorta a vivere e ad approfondire le pratiche di pietà proprie della Congregazione.

PIETA’ COMUNE

All'art. 1 delle Costituzioni si legge:

«... e con l'ordinare la propria vita, nella vita comune, a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni».
La vita comune cui uniformarci è in primo luogo la pietà, sia per le divozioni che per le pratiche di pietà, ed il modo e lo spirito con cui compierle.
Vi sono vari articoli delle Costituzioni che determinano le cose con spirito largo, con chiarezza e con precisione. Vi è poi il libro delle preghiere che serve di guida, nelle istruzioni e nelle formule di preghiera. Le Aspiranti, le Novizie e le giovani professe imparino bene tutte le divozioni, comprese quelle della prima settimana del mese; imparino le pratiche di pietà, specialmente l'esame di coscienza, la Visita al SS. Sacramento, la meditazione; imparino le formule delle orazioni per la comunione, la Messa, il segreto di riuscita, l'atto di riparazione, le lodi varie ... tutto cioè il libro delle preghiere.
Si sta traducendo in alcune lingue.
L'Istituto deve avere una pietà di colore preciso ed uniforme ovunque; dall'uniformità di tale colore provengono importanti conseguenze per l'uniformità dello spirito paolino, nel pensiero, nei sentimenti, nell'apostolato, nella osservanza religiosa, nella disciplina, negli studi medesimi.
Si parla di tanti metodi, di tante spiritualità, di pratiche diverse diffuse qua e là nelle nazioni e nelle diocesi: tutto è venerando quando entra nello spirito della Chiesa. Ma la Società San Paolo ha qualcosa di proprio, di ben definito, basato sopra lo spirito del vangelo, proveniente dall'anima della Chiesa.
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Le nostre preghiere mettono innanzi a Dio tutto il nostro essere: mente, volontà, cuore, corpo. Esse procedono dai dogmi fondamentali della Chiesa, sono indirizzate a formare la paolina religiosa ed apostola, mentre sono piene di sentimento forte e pio.
Chi si familiarizza e vi è fedele, poco per volta viene illuminato, fortificato, guidato nella spiritualità di San Paolo.
Queste preghiere completano le Costituzioni: queste sono la via della nostra santificazione, quelle la vita che dobbiamo vivere; in attesa del libro sul Divin Maestro che considererà Gesù Maestro Unicoa.
Due sono i fini dell'Istituto: santificazione nostra e apostolato. Le nostre preghiere sono indirizzate sempre al conseguimento di entrambi gli scopi.
Appartenere ad un istituto religioso importa seguirne lo spirito di pietà, che è la sorgente di tutta la vita religiosa, seguire le preghiere ed il modo di pregare; sopra le rotaie stabilite dalle Costituzioni ognuno può correre più sicuramente e più velocemente; ed elevarsi nello spirito proprio a grandi altezze di perfezione.
Occorre che dopo [aver] abbracciata la vita comune con la professione, non la rigettiamo con un modo di vivere individuale; e tanto meno che il religioso divenga molto sollecito per le cose singolari e sue particolari, e rimanga freddo e tardo alle cose comuni.
Una speciosa tentazione: pregando come voglio io, prego meglio! Nella vita religiosa ha maggior frutto la preghiera comune; si verifica allora che Gesù è con coloro che pregano assieme. Tanto più che abbiamo anche abbondante tempo per la preghiera individuale, specialmente nella Visita al Santissimo Sacramento.
La buona religiosa riveste tutto lo spirito e nutre un sempre più stretto attaccamento al suo Istituto. Ella venera le sue Costituzioni, ama e onora le sue Superiore, nutre una carità paziente e benigna con le sorelle e le aspiranti; abbraccia con generosità le occupazioni e gli uffici, gli apostolati propri; e più di tutto ricava dalla pietà propria la luce, la forza, le consolazioni divine.
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Religiose di vero, spiccato e manifesto colore paolino! Vi sono innumerevoli grazie, doni, privilegi dei quali gloriarsi nel Signore. Riconoscenza, amore, dedizione progressiva. Il punto centrale, il perno su cui si muove tutta la vita dei singoli, dell'apostolato e dell'Istituto stanno in questa comune pietà.
L'Istituto è una società (famiglia, Congregazione) che, anche come tale, deve a Dio ossequi sociali, essendo essa obbligata a riconoscerlo come Sovrano, Signore, benefattore, fonte di ogni bene, autore dello stato religioso e della Congregazione. Quindi il Tanquerey deduce: «Ecco perché san Paolo esortava i primi cristiani ad unirsi insieme per glorificare Dio con Gesù Cristo non soltanto con un cuore solo, ma anche con una voce sola: Affinché d'un solo cuore, con una sola voce glorifichiate Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo (Rm 15,6). Già nostro Signore aveva invitato i discepoli ad unirsi insieme per pregare, promettendo di venire in mezzo a loro per appoggiarne le suppliche: Dove infatti sono due o tre uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro400. Se ciò è vero di una riunione di due o tre persone, quanto più quando molti si radunano insieme per rendere ufficialmente gloria a Dio? Dice S. Tommaso che l'efficacia della preghiera è allora irresistibile: E’ impossibile che la preghiera di molte persone non venga esaudita perché essa è come se fosse una sola. Come infatti un padre, che pur resisterebbe alla preghiera di uno dei figli, si intenerisce quando li vede tutti uniti nella stessa domanda, così il Padre Celeste non sa resistere alla dolce violenza che gli vien fatta dalla preghiera comune d'un gran numero dei suoi figli»401.
Diceva il Maestro Giaccardo: chi non partecipa alla comune meditazione, non nutre né conserva lo spirito paolino.
Celebrare con la massima solennità esterna e con gioia interiore le nostre feste, in modo speciale la Regina Apostolorum, San Paolo e la sua Conversione, San Bernardo.
La prima settimana del mese dedicata alle devozioni secondo l'uso dell'Istituto.
Poco per volta tutte sappiano tutto il libro delle preghiere, leggendo anche, di tanto in tanto, le introduzioni alle singole parti [...]b.
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E’ giusto richiamare in un buon ritiro mensile questi pensieri.
«Recte novit vivere qui recte novit orare»: questo in generale; cui si può aggiungere: «avrà imparato a vivere da buona paolina chi avrà imparato a pregare da paolina».

Le Divozioni della prima settimana di ogni mese

Nel primo lunedì ci accostiamo a San Paolo per conoscerlo, pregarlo, ottenere e formare buone vocazioni, ottenere lo spirito di apostolato per noi e per i Cooperatori.
Il primo martedì è dedicato alle Anime Purganti per portare a loro suffragio e per evitare noi il Purgatorio, soddisfacendo i nostri debiti con Dio ed evitando il peccato veniale.
Il primo mercoledì è dedicato a S. Giuseppe con tre fini: protezione sopra la Chiesa universale; assistenza su ciascuno di noi, e su tutti gli agonizzanti del mese una buona morte; la Divina Provvidenza in tutti i bisogni.
Il primo giovedì è dedicato all'Angelo Custode per conoscerlo, essere liberati dalle suggestioni del demonio nei pericoli spirituali e materiali, seguirlo nella sua premurosa cura per condurci con lui in cielo.
Il primo venerdì è dedicato al Cuore di Gesù per conoscere, stimare e corrispondere ai suoi grandi doni: il Vangelo, l'Eucaristia, la Chiesa, il Sacerdozio, lo Stato Religioso, Maria Santissima, la morte di croce.
Il primo sabato è per conoscere, amare, imitare, pregare sempre di più la Regina, Madre e Maestra nostra Maria.
La prima domenica è dedicata a Gesù Maestro Mediatore, perché in Lui, per Lui, con Lui sia glorificata, ringraziata, propiziata, pregata la SS. Trinità. Ricordiamo i Novissimi, specialmente il nostro fine: il Paradiso.
Il ritiro mensile e l'ora di adorazione eucaristica saranno un santo inizio del mese.

Sac. Alberione

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199*. St In RA, dicembre (1952)1-2; in SP, dicembre (1952)1-2. RA trascrive al femminile.

a RA omette la fonte: (Don Roatta).

b RA omette gli articoli delle Costituzioni della SSP.
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400 Cf Mt 18,20.

401 TANQUEREY, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, Roma 1928, n. 512.