Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CIRCOLARE 277*

Riporta le direttive di Paolo VI che ha indetto l'«Anno della fede»; sottolinea i significati che tale anno deve avere nella Famiglia Paolina.

«ANNO DELLA FEDE»

L'annuncio di Paolo VI696

«Ricorrendo il decimonono centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, che consideriamo le più forti e più celebri colonne del cristianesimo primitivo, abbiamo proposto alla Chiesa un «Anno della Fede», quasi conseguenza ed esigenza post-conciliare.
Dobbiamo confessare che tale Nostra proposta non ignora le grandi difficoltà che l'uomo di oggi incontra circa una sincera e piena adesione alla fede; anzi proprio anche affinché tali difficoltà siano meglio studiate, conosciute, risolte e superate il Nostro invito all'«Anno della Fede» è stato concepito.
E’ bene rendersi conto, Figli carissimi, che oggi la virtù della fede non è di facile esercizio. Loderemo, proteggeremo quei Nostri Fedeli, dall'animo sereno e semplice, che per una grazia preziosa e speciale, ovvero per certe favorevoli condizioni di età, di educazione o di ambiente, sono quasi immunizzati dagli ostacoli, che oggi la vita moderna oppone alla fede. Che il Signore protegga e moltiplichi le schiere dei credenti, forti e tranquilli nel possesso della loro fede!

Il vigore d'una nuova pastorale

Ma bisogna andare in aiuto a quanti di fronte alla fede si sentono indifferenti, o impediti, o addirittura contrari. Quanti libri sono stati scritti a questo scopo! Ma chi non sa che buona parte della letteratura apologetica di ieri, oggi ha diminuito, e fors'anche perduto, la sua efficacia? Noi vediamo ora con soddisfazione che una nuova difesa della fede è in via di
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affermarsi con nuovi studi, nuovi libri, nuovi metodi; e incoraggiamo e benediciamo quanti offrono a questa nuova pastorale della fede il contributo del loro pensiero e della loro opera. Auguriamo anzi che molti pensatori, oranti, maestri, teologi, scrittori e pastori, illuminati dallo Spirito Santo ed aderenti alla buona dottrina, sappiano confortare nella fede il Popolo di Dio.
Sarebbe interessante fare la sintesi delle obiezioni caratteristiche alla fede nel tempo nostro (cfr. Daniélou, Foi et ment. contemp., Etudes, 1954, 289-301); ed osservare come molte provengano dalla forma mentis, cioè dalla maniera di usare delle nostre facoltà conoscitive, alla quale la scuola, la scienza, la mentalità moderna, quasi a nostra insaputa, educano i nostri spiriti; e come sempre nuove difficoltà, oggi paurosamente radicali, che tutto mettono in questione, s'aggiungono a quelle di ieri. Di tutto oggi si dubita nel mondo del pensiero, e perciò anche della religione; e pare che la mente dell'uomo moderno non trovi riposo se non nella negazione totale, nell'abbandono di qualsiasi certezza, di qualsiasi fede, come colui che avendo gli occhi ammalati non ha riposo che all'oscuro, nel buio. Le tenebre sarebbero finalmente la meta del pensiero umano e della sua inestimabile sete di verità e dell'incontro con il Dio vivo e vero?

Vigilanza per l'integrità della sana dottrina

La vita religiosa può essere esposta a tremende prove nella prossima generazione, se una fede genuina e forte non la sostiene. Per questo esortiamo tutti a fortificarla e a viverla. Si ricordi San Paolo: dobbiamo fare della nostra fede una corazza: «lorica fidei...» «voi, fratelli, egli dice, non siete nelle tenebre... voi siete figli della luce!» (lTess 5,4-8)».

Anno della fede in atto

Nella luce del tramonto del giorno sacro alla memoria dei Principi degli Apostoli si è iniziato giovedì 29 giugno, l'«Anno della Fede», indetto dal Sommo Pontefice Paolo VI, per celebrare il XIX Centenario del Martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Il Papa ha concelebrato con i nuovi Cardinali; nel discorso ha parlato dell'Anno della Fede.
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«Questa è per noi una solenne rievocazione; la memoria riprende in noi coscienza e chiarezza; essa ci ricorda la morte tragica e gloriosa di questi due pellegrini, venuti dalla terra di Gesù, e diventati, mediante la loro predicazione, il loro ministero, ed il loro martirio, fondatori di Roma cattolica. Si chiamavano Pietro e Paolo. Entrambi, in diverso modo, furono discepoli dapprima del Messia, Figlio di Dio e Figlio di Maria, Gesù, il Maestro e il Salvatore del mondo; poi suoi apostoli; coloro che hanno annunciato il Vangelo di Cristo, e hanno saputo in esso scoprire, per opera dello Spirito Santo, la novità liberatrice dell'antica concezione particolaristica della vera religione, ed hanno rivelato all'umanità il carattere unitario e universale del cristianesimo, il suo genio rinnovatore delle coscienze e delle forme della vita umana, la sua speranza escatologica. Essi, fondati sull'insegnamento di Gesù e sempre edotti dal suo Spirito, hanno basato il nuovo sistema religioso- sociale, che da tale concezione scaturiva e che si chiamò la Chiesa, sopra un principio originario e generatore dei rapporti vitali e salvifici fra Dio e l'uomo, la fede, l'accettazione cioè della Parola rivelatrice di Dio, quale in Cristo, Lui stesso Verbo eterno di Dio fatto uomo, trovò compimento e quale essi, gli Apostoli, dovevano promulgare e mediante il magistero da loro proveniente, dovevano insegnare, interpretare, difendere e diffondere. Il Concilio ecumenico, testé celebrato, ricordò queste cose (cfr. Cost. «Dei Verbum», 7), e ci ha esortato a risalire a queste sorgenti della Chiesa e a riconoscere nella fede il suo principio costitutivo, la condizione prima d'ogni suo incremento, la base della sua sicurezza interiore e la forza della sua esteriore vitalità.
Pietro e Paolo sono stati i primi maestri della fede, e con le fatiche e le sofferenze del loro apostolato vi hanno dato la sua prima espansione, la sua prima formulazione, la sua prima autenticità; ed affinché non restasse dubbio sulla certezza del loro nuovo, meraviglioso e duraturo insegnamento, sull'esempio del Maestro e con Lui sicuri d'una finale vittoria hanno sigillato col sangue la loro testimonianza.
Questa essi diedero, con eroica semplicità, per la nostra certezza, per la nostra unità, per la nostra pace, per la nostra salvezza. E per quella di tutti i Fratelli, seguaci di Cristo; anzi per tutta l'umanità.
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Perciò, Figli e Fratelli carissimi, noi ricordiamo, noi celebriamo questa nascita della Chiesa nella parola e nel sangue degli Apostoli mediante un esplicito, convinto e cordiale atto di fede. Un anno intero questo pensiero e questo proposito riempirà i nostri animi. Sarà l'Anno della Fede. L'anno post- conciliare, nel quale la Chiesa ripensa la sua ragion d'essere, ritrova la sua nativa energia, ricompone in ordinata dottrina il contenuto e il senso della Parola vivificante della rivelazione, si presenta in attitudine di umile e amorosa certezza ai Fratelli ancora distinti dalla nostra comunione, e si prodiga per il mondo odierno qual è, pieno di grandezza e di ricchezza, e bisognoso fino al pianto dell'annuncio consolatore della fede. Figli e Fratelli, ascoltate la Nostra voce».

Conclusione

«L'anno della Fede», secondo le intenzioni del Papa Paolo VI, è stato indetto per questi fini:
Confermare i buoni cristiani nella verità e nella sicura morale;
Illuminare coloro che mancano dei principi fondamentali;
Ottenere con la preghiera, lo spirito di Dio ancora mancante;
Approfondire il magistero della Chiesa cattolica;
Impegnare gli studenti di filosofia e teologia a una vita perfetta.

Sac. G. Alberione

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277*. St. In RA, luglio (1967)1-2; in SP, maggio-luglio (1967)1-2.
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696 I testi di Paolo VI sono ricavati da vari discorsi.