CIRCOLARE 264
Traccia il profilo della Prima Maestra; evidenzia il suo ruolo nella Congregazione delle Figlie di San Paolo e nella Famiglia Paolina; ne illumina la personalità spirituale.
IN MORTE DELLA PRIMA MAESTRA TECLA MERLO
«Manus Domini super me»652 (Is 61,1): il Signore mi ha guidato nella vita. Il Signore predestinò la Prima Maestra ad una santità sua, e ad accompagnare molte anime nella medesima via.
Al fonte battesimale lo Spirito Santo infuse particolari grazie, in ordine alla futura missione cui era predestinata.
La bambina fu circondata da ogni cura naturale e spirituale: prima nell'ottima sua famiglia, quindi nella parrocchia, poi nella scuola. Ella corrispose con una tal piena docilità che il suo parroco disse: «E’ così buona che sembrerebbe non aver ricevuto il peccato originale».
Più tardi ebbe occasione di conoscere la vita religiosa, presso le suore dell'Istituto Sant'Anna, ove, per qualche tempo, era stata mandata ad apprendere i lavori domestici653.
Crebbe assai delicata di salute, si potrebbe dire malaticcia, ma la robustezza che mancava al suo fisico fu, per i disegni di Dio, fortificata dalla grazia dello Spirito Santo e sino all'ultimo la sostenne nella pesante missione adempiuta in modo che non si potrebbe dire superiore.
La giovane era perfettamente equilibrata: risplendevano in lei bene armonizzate non solo le virtù cristiane, ma ancora le
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virtù umane, familiari, sociali; sempre dignitosa, umile, serena, pia. La piena santità parte dalle virtù umane naturali: in essa quanti l'avvicinarono poterono constatarlo.
Chiamata dal Signore si unì al piccolo gruppo di giovanette654 che in Alba si preparavano a diventare l'Istituto che oggi è chiamato Figlie di San Paolo: religiose e apostole. Subito dimostrò la sua intelligenza, bontà, la pietà; destava preoccupazione soltanto la sua salute, ma il Signore intervenne visibilmente ed ella lo considerò sempre come una grazia straordinaria.
La storia intima ed esterna, il lavoro, le continue fatiche della Suora Tecla Merlo, sono note a tutte le Figlie di San Paolo.
L'Istituto delle Figlie di San Paolo ebbe un tirocinio di parecchi anni molto laborioso: si trattava di una missione nuova e giudicata da molti non adatta alla donna, e tanto meno alla suora.
La Provvidenza intervenne anche mettendola alla scuola del can. Chiesa allora parroco ai santi Cosma e Damiano di Alba655. In quel tempo l'orizzonte della sua vita si allargò assai, il suo cuore si dilatò in amore verso tutte le anime, e sentì in se stessa il desiderio di comunicare gli insegnamenti della Chiesa. Per allora questi desideri si realizzarono nella sua missione di ottima catechista.
Difatti alla scuola del can. Chiesa acquistò larghe cognizioni di teologia, di morale, ascetica, di liturgia, della Sacra Scrittura, di pedagogia, di sociologia, di storia ecclesiastica, e didattica per l'insegnamento. Sono conservate in gran parte le lezioni tenute dal can. Chiesa. Più tardi nelle esortazioni alle Figlie di San Paolo era semplice nel dire, ma sicura, profonda, pratica.
In quel periodo conobbe anche meglio la vita religiosa e perfezionò le virtù che esige: soprattutto l'obbedienza cieca. Viveva di tale unione con Dio che si manifestava anche all'esterno e fu ancora il can. Chiesa che la indicava come esempio alle altre sue compagne.
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Il gruppo lentamente stava crescendo: Teresa sempre umile, esemplare, sollecita delle sue compagne. In quegli anni comprese e cominciò con zelo l'apostolato della stampa: erano gli inizi. Le sue compagne praticamente ricorrevano in tutto a lei, ne seguivano gli esempi e così di fatto era considerata superiora; e ciò che era di fatto fu confermato con la elezione nel luglio dopo gli esercizi spirituali 1922, a superiora anche di diritto. Così rimase sino al suo passaggio all'eternità, per 42 anni; fu sempre la Prima Maestra.
Il suo governo fu fatto più precedendo con l'esempio e pregando, che sono i mezzi insostituibili; particolarmente quando si trattava di organizzare l'Istituto, guidarlo con sapienza, e svilupparlo in quegli anni più difficili. Il suo tratto sempre sereno. I passi da farsi erano considerati nelle ore quotidiane di adorazione; poi chiedeva consiglio a chi doveva; quindi soavemente eseguiva subito od attendeva il momento opportuno.
Lo spirito proprio della Famiglia Paolina, i propri e nuovi apostolati; gli ambienti e le relazioni necessarie, l'equilibrio giusto tra l'orazione e l'azione, la contemplazione e l'attività apostolica, la formazione delle aspiranti, gli studi e la cura della salute di ognuna, la fede nella Provvidenza e le amministrazioni, il sostenere le sorelle nelle difficoltà, l'intervenire in ogni bisogno, sempre consona a se stessa nell'operare e parlare, conservando l'unione con Dio, che la guidava, sempre serena, calma, prudente, veramente guidata dal Signore. Il card. Larraona nostro Protettore disse: «Nella mia vita e nelle varie conoscenze la più prudente persona che conobbi è la Prima Maestra Tecla Merlo»656.
Esempio: La diffusione del libro e del periodico all'inizio veniva (fatto) per lo più alle singole case. A parecchi sembrava rischioso per le suore, ad altri pareva importuna per le famiglie, alle Figlie stesse si presentavano varie difficoltà. La Prima Maestra volle farne l'esperienza, dando l'esempio, constatare pericoli e difficoltà, incoraggiare e premunire: con la preghiera e la prudenza non si ebbero inconvenienti notevoli; i frutti sono veramente grandi.
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Un'attività sorprendente: la preparazione delle Costituzioni, la numerosa corrispondenza giornaliera, le pratiche per le approvazioni, relazioni di ogni genere, le costruzioni, le aperture di nuove case, i molti viaggi per visitarle frequentemente, ogni giorno nuovi bisogni; soprattutto l'infondere lo spirito dell'Istituto in pazienza: con la cura in generale e più la individuale. Ogni Figlia di San Paolo potrebbe dire molte cose e soprattutto ognuna ne ha esperimentata la bontà, incoraggiata, sostenuta nei momenti difficili. E si tratta di alcune migliaia. E per lei era tanto faticoso. E conosceva, pensava ognuna.
Non conosco il numero preciso delle Figlie di San Paolo, ma ne conosco bene il profondo spirito di pietà, lo spirito paolino, religioso, apostolico, l'attaccamento all'Istituto: quale grande eredità ha lasciato! e come lo ha cresciuto. Avrete altre Prime Maestre (tale il titolo che in comunità si dà alla Superiora Generale) ma soltanto ella è stata soprattutto Madre dell'Istituto.
Meno forse rilevato è questo punto: come essa direttamente o indirettamente, e non solo con le molte preghiere, ma in varie forme e maniere contribuì alle altre Istituzioni della Famiglia Paolina: la Pia Società San Paolo, le Pie Discepole, le suore Pastorelle, le Apostoline, i Sacerdoti di Gesù Sacerdote, i Gabrielini, le Annunziatine, i Cooperatori. Grande cuore! conformato al Cuore di Gesù. Ne sentiva le difficoltà, si allietava dello sviluppo, si informava, nell'ultima malattia ricordava e pregava.
Quali i segreti della Prima Maestra?
Sono due e sono quelli dei santi e che sono di sicuro successo: cioè umiltà e fede. Quelli che san Francesco di Sales esprimeva così: «Da me nulla posso, con Dio posso tutto».
Umiltà profonda, quella che produce la docilità.
Fede vissuta, quella che porta alla preghiera.
Sempre umile, anche nei successi, nelle approvazioni, nel trattare, nel disporre: ed insieme sempre ugualmente serena negli insuccessi, contraddizioni, incomprensioni.
Docilità: quella che dispone sempre il cuore al volere di Dio.
Tanti anni: la medesima guida spirituale.
Il Signore la guidava come religiosa e come madre dell'Istituto era ancora medesima la sua disposizione.
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E le prove furono tante!
La parola e l'atteggiamento in ogni circostanza in vita e ugualmente nella lunga e penosa malattia: «Come vuole il Signore» od espressioni equivalenti.
Fede. Con Dio: sentiva che era il Signore che la sosteneva.
Fu un'anima contemplativa. Sapeva anche ricorrere agli uomini, ma sempre ed in primo luogo a Dio. Tutto doveva venire da Dio e tutto era per Dio.
Le pratiche di pietà erano fedelmente osservate: lo spirito era guidato dalle tre divozioni: Gesù Cristo Maestro, Maria Regina Apostolorum, San Paolo Apostolo. Pregava ovunque, perché continuamente ed in ogni luogo, unita al Signore. Il suo spirito si affinava, una luce sempre più viva la illuminava, sentiva che lo sposo celeste l'attendeva.
La sua parola era accolta con rispetto e spesso con venerazione; si sentiva che veniva dall'aver consultato e parlato con Dio. In molte occasioni, disposizioni, orientamenti, scelta delle suore per uffici particolari e come collaboratrici, mostrò che era guidata da una sapienza divina; l'esito lo dimostrò.
Verso la fine della sua vita soprattutto ascoltava, considerava e gustava «cercare solo la gloria di Dio». Questo costituisce il vertice della santità, l'unione ai pensieri, fini, desideri di Dio. Il fine di tutto, creazione, redenzione, santificazione è la gloria di Dio; l'anima già si trova all'unisono con la SS. Trinità, con gli angeli ed i santi. Le consegne o punte di arrivo fissate nelle lettere di San Paolo sono: «Gesù Cristo vive in me» (cf Gal 2,20), «Omnia in gloriam Dei facite»657 (lCor 10,31). Per questo noi la pensiamo già cittadina del cielo, unita a sorelle veramente buone e già passate all'eternità.
Conclusioni:
1) Le Figlie (di) San Paolo sono profondamente unite per la formazione ricevuta: continuate! spirito religioso, apostolico, paolino.
2) L'Istituto è nel volere di Dio: camminate su le rotaie stabilite dalla Prima Maestra, anche nelle cose particolari. Nessuna deviazione.
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3) Conoscere ancor meglio la Prima Maestra per imitarla; chiedendo lo stesso suo spirito. Vi ha aperto un profondo solco: Dio sarà sempre con voi.
4) Suffragare la sua anima. La pensiamo già lassù ai gaudii eterni. Ma è volere del Signore che si preghi per i defunti: ed è un caro dovere che so quanto e come lo compite. Fiducia specialmente nel santo sacrificio della Messa.
Requiem aeternam...
Sac. Alberione
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264. Ms e St. Ms porta la data del 13.2.1964. E’ costituito da un foglio grande (22x31,8) e da cinque pagine di agenda. Manca la prima pagina, che abbiamo ripreso dal Cooperatore Paolino. Il SP gennaio (1964) 4, annuncia: «Un prossimo numero del San Paolo sarà dedicato alla sua memoria (della Prima Maestra)». SP febbraio (1964) 8 comunica: «Contrariamente a quanto annunciato nel precedente San Paolo, uscirà sulla Prima Maestra delle Figlie di San Paolo, M.a Tecla Merlo, un numero speciale del Cooperatore Paolino, attualmente in preparazione». L'articolo del Fondatore rivolto a tutta la Famiglia Paolina, ha presente in modo particolare, anche nel linguaggio, le Figlie di San Paolo (cf CP, marzo (1964) 4ss).
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652 Cf Is 61,1: «Lo spirito del Signore Dio è su di me».
653 Lavori di ricamo e cucito.
654 In realtà c'è solo Angela Maria Boffi, che ha ufficialmente aderito al progetto alberioniano (n. 1, nota 3). Le altre due - Michelina Cantalupo e Adele Quirici - sono ancora in ricerca (cf Le nostre origini, Roma 1989, pp. 7-8).
655 La vita di quei primissimi anni è narrata dalla stessa Prima Maestra (cf Le nostre origini, op. cit., pp. 8-11).
656 Dall'omelia tenuta il giorno del funerale (7.2.1964).
657 lCor 10,31: «Fate tutto per la gloria di Dio».