Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

III
TECNICHE MODERNE E APOSTOLATO1


Il Santo Padre Pio XII ha voluto che le tecniche audiovisive, cioè il cinema, la radio, la televisione, fossero messe sotto la protezione di S. Gabriele arcangelo2, perché annunziò il mistero dell’incarnazione, della redenzione, quindi portò la più grande notizia all’umanità, dopo che era precipitata in tanti errori, vizi, in tanta superstizione e in culti falsi. Portò il più grande annunzio, perché annunziò i massimi beni che l’umanità ha ricevuto dopo la creazione. Come tutto ci venne nell’ordine naturale dalla creazione: «Omnia per ipsum facta sunt»3, così nell’ordine soprannaturale attuale tutto ci è venuto dall’incarnazione del Verbo, dall’annunzio che S. Gabriele portò a Maria, e dall’avere Maria accettato la proposta di diventare Madre di Dio. S. Gabriele è chiamato appunto l’angelo dell’incarnazione, perché egli ebbe la rivelazione, secondo il libro di Daniele, delle settimane che dovevano precedere e alle quali sarebbe seguito il grande avvenimento: l’incarnazione del Verbo di Dio, l’abolizione della sinagoga e il nuovo regno in Gesù Cristo.
Così S. Gabriele ebbe l’incarico di annunziare a Zaccaria nel tempio, quando andò a offrire il sacrificio dell’incenso, che doveva diventare il padre del Battista. Zaccaria ebbe anche un segno di quanto Gabriele gli annunziava, perché avendo dubitato dell’annunzio, rimase muto come castigo e riacquistò la parola quando il Battista nacque e fu circonciso: «Ioannes est nomen eius»4. «Multi in nativitate eius gaudebunt»5.
~
La terza volta S. Gabriele arcangelo è intervenuto comparendo a Maria, come celebriamo oggi nel grande mistero dell’Annunciazione, annunzio che si chiuse con l’Incarnazione: «Ecce ancilla Domini: fiat mihi secundum verbum tuum»6, «Verbum caro factum est et habitavit in nobis»7, «Et discessit angelus ab ea: E l’angelo se ne partì»8, dopo aver compiuto questo ministero.
Quindi come l’arcangelo Gabriele portò sulla terra soltanto annunzi santi, annunzi di letizia, così le tecniche audiovisive, cinema, radio e televisione, dovrebbero portare agli uomini soltanto ciò che è utile e cioè quello che serve alla loro istruzione umana, civile, religiosa. Portare agli uomini quello che veramente è buono, quello che serve alla vita presente e soprattutto serve alla vita futura, alla salvezza eterna. Da parte nostra, quindi, riparazione se queste tecniche audiovisive sono spesso adoperate malamente. Circa l’85% delle pellicole che si producono in Italia sono escluse9, e quale scandalo alla moltitudine di gente che assiepa i cinematografi! Cosa dire poi della radio e cosa dire della televisione quando sono guidate da gente che guarda soltanto l’interesse proprio, egoistico, e non pensa alle conseguenze che potrebbero avere particolarmente sui giovani. Perciò onorare S. Gabriele. Il Papa dopo il decreto10 lo ricorda di nuovo nell’enciclica Miranda prorsus su queste tecniche televisive, audiovisive.
Particolarmente noi ricordiamo come Maria accettò l’annunzio. Quando parliamo delle virtù di Maria, dei suoi privilegi e del suo ufficio di mediatrice presso Dio, di madre degli uomini ci richiamiamo quasi sempre a questo episodio evangelico, cioè all’annunciazione. Salutando tre volte al giorno con l’Angelus l’arcangelo Gabriele, e particolarmente Maria, ricordiamo sempre più la nostra missione: portare agli uomini cose che servono ad elevare il livello della vita umana, e
~
nello stesso tempo servano a indirizzare gli uomini verso la vita futura, la visione dei beni eterni. Come noi mangiamo per mantenerci nel servizio di Dio e nell’apostolato, così viviamo per il paradiso. E se non sappiamo il perché della vita e il fine della vita, siamo gente cieca, e allora: «Se un cieco conduce un altro cieco, cadranno entrambi nella fossa»11. Se uno è materialista, se uno non ha la fede, se uno non guarda i beni futuri e ciò che lo aspetta dopo morte, se è materialista, se è ateo, ecc., allora è un cieco. Se poi scrive o è un regista o un produttore di pellicole, oppure è un organizzatore di iniziative di radio o di televisione, è un cieco che guida altri ciechi. Ed entrambi finiscono con l’andare alla rovina.
Ricordare allora nell’annunciazione il grande ministero di dare agli uomini la verità, sempre nelle tre volte al giorno, quando ripetiamo l’Angelus: L’arcangelo Gabriele portò il più grande annuncio agli uomini, io devo portare il più grande annuncio agli uomini. Ricordatevi, c’è un paradiso che vi aspetta, vivete in maniera da raggiungerlo, prendete la strada che vi conduce, ancorché questa strada a volte vi appaia difficile, seminata anche di spine, ma seguendo il Salvatore che è passato per il Calvario, si arriverà alla beata eternità, alla gloria eterna. Ricordare la verità sostanziale: che cos’è la vita. Questo è il vostro ministero, questo deve essere fissato bene nella mente di chi presiede, guida la libreria e ancora di più di chi dà la pellicola.
Oggi il cinema ha un’urgenza ancora più grave. Dare l’annuncio agli uomini, l’annuncio più grande: Vi aspetta l’eternità felice. Gesù Cristo ha riaperto il paradiso che il peccato originale aveva chiuso. Si può dire allora: «Nuntio vobis gaudium magnum, quia natus est hodie Salvator mundi»12. Considerarsi in questa scia, in questo corso delle cose, della storia, considerarsi in questa missione della Chiesa: la Chiesa editrice e voi nella posizione di postine sia che si operi [andando] alle singole case distribuendo questo annunzio agli
~
uomini sia che si operi nell’ufficio postale stesso, che è la casa, la libreria.
Allora, primo: che cosa è l’apostolato? È un servizio alle anime. Vi è chi distribuisce la minestra, vi è chi dà il pane materiale, perché questi uomini abbiano la vivanda naturale. Voi date la verità che è il nutrimento sostanziale dell’uomo, perché l’uomo in primo luogo è intelligenza, non è corpo, in primo luogo egli è composto di anima e di corpo, ma l’anima è l’elemento principale, spirituale, immortale e il corpo deve servire all’anima nel guadagnare i meriti per l’eternità. L’apostolato deve servire all’anima, alle anime: servire!
Quando Pilato volle sapere qualcosa da Gesù, in sostanza qual era la sua missione, lo interrogò. Gesù rispose: «Io sono nato per questo, e per questo sono venuto al mondo, per dare testimonianza alla verità»13, cioè per annunziare la verità. Che cosa siete nelle librerie, che cosa fate nella propaganda se non portare la verità agli uomini? Quindi quello che state facendo è continuazione del ministero di Gesù Cristo, con lui e per lui. Allora, operando con lui e per lui, voi sapete di sicuro di operare in una missione la più bella, la più grande, divina, e sapete nello stesso tempo che si fa un grande servizio agli uomini. «Sono venuto non per esser servito, ma per servire»14.
In libreria considerarsi a servizio. Noi siamo tutti a servizio, a servizio di Dio non solo, ma anche a servizio del prossimo. Che cosa fa il sacerdote se non serve le anime? Serve nel dare la parola di Dio, serve nel comunicare la grazia per mezzo dei sacramenti, serve: «Non veni ministrari, sed ministrare»15, e «come vi ho dato l’esempio, così fate anche voi»16. Servire! Quando si dice questa bella parola: Servo quelli che vengono, dare a tale parola, darle il significato vero, cioè servire, e servire diligentemente, con grazia, con spirito soprannaturale, prevenendo un po’ anche i bisogni quando si possono inter-
~
pretare. Interpretare questi bisogni, perché altro è la bambina, altro è la giovane, altro è la donna, altro è l’impiegato, altro è l’operaio: servire secondo il bisogno. Il medico saggio dà la medicina secondo il bisogno dell’infermo; la buona mamma prepara il cibo secondo l’età del figlio: altro è il figlio che comincia appena a prendere un po’ di cibo, altro è il bambino quando è arrivato a sei o sette anni, altro è il giovane, l’uomo fatto, quando ha venti, venticinque anni.
Ecco: servire bene, con grazia, con intelligenza. Ci vuole allora tutta l’intelligenza e tutto il cuore, e nello stesso tempo la volontà: Signore, illuminatemi!. Non è che si compiono quelle ore di ufficio come un impiegato civile o come quei muratori che vengono al più tardi che possono, e lavorano meno che possono e lasciano lì il lavoro appena possono. Oh, la librerista ci pensa continuamente, si può dire ci pensa allo svegliarsi: Oggi compirò la volontà di Dio, il mio ministero, la mia missione. Ci pensa alla domenica e va facendo progetti come potrà fare meglio; legge le istruzioni che vengono dal Centro, dalla Casa madre, dalla Casa generalizia, prende tutti gli indirizzi che sono dati, perché possa meglio servire. E fa tante invenzioni, predispone tante parole, come ha da trattare, come ha da prevenire, come ha da aiutare, come ha da consigliare. E quale buon ricordo deve lasciare, perché chi è venuto sia ben impressionato così da desiderare di nuovo il giorno, l’ora per un altro incontro. Ecco: noi, o pensiamo a Dio per utilizzar bene la mente o pensiamo alle cose di Dio, cioè alla volontà di Dio.
La volontà di Dio per la librerista è che faccia bene il suo ufficio. E quando pensa al suo ufficio, ella compie il volere di Dio, mette a servizio di Dio la facoltà principale che è l’intelligenza. E che cosa sarebbe dimenticare l’ufficio, e che cosa sarebbe sentire solamente la parte della fatica, la parte meno gradita? Pensarci su. Allora si pensa a quello che è volontà di Dio. La mente è santificata e usata per il Signore. Notizie di cose inutili per noi, lasciarle a parte. Non sprechiamo parte del dono che Dio ci ha fatto: l’intelligenza. E siccome non basta la nostra intelligenza, chiedere sempre i lumi di Dio: Veni Sancte Spiritus, che il Signore ci illumini.
~
Che bella cosa questa: pensare continuamente a fare bene la volontà di Dio. Che santa cosa! E allora le distrazioni se ne andranno. Distrarsi vuol dire pensare a ciò che non spetta a noi. E se anche viene il ricordo della libreria durante la preghiera, non è una vera distrazione, è pensare al compimento del volere di Dio e allora si raccomanda al Signore che questo compimento del volere di Dio sia sempre più perfetto. E così non andremo soli, ma ci sarà il Signore con noi, nei nostri uffici. Vi sono persone che amano il Signore proprio davvero con tutta la mente, e altre invece che non l’amano con tutta la mente, perché nella mente non c’è la verginità, cioè c’è un po’ di bene e un po’ di male, un po’ di utile, di santo e un po’ di vanità, cioè cose che sono vane, che sono inutili. E potremmo anche dire in senso largo: fantasticherie. Servire le anime!
Aiutare le persone a scegliere il meglio, ed essere premurose nel cercare, nel procurare in tempo tutto quello che è maggiormente utile per le anime. Sì, la saggezza nel cercare, nel procurare e nel presentare, è grande cosa. Signore, infondetemi i vostri doni: sapienza, scienza, intelletto, consiglio, i vostri doni infondetemi. Tanto più che la nostra missione è così vasta, e quello che dobbiamo compiere e da procurare alle anime è tanto che abbiamo proprio sempre bisogno dei lumi celesti, perché bisognerebbe sapere tanto, tantissimo. Un re aveva chiamato il bibliotecario per conoscere quale libro parlava di una certa cosa che voleva conoscere, su cui voleva istruirsi, e il bibliotecario rispose: Non conosco, maestà. Oh, ma io vi pago perché conosciate. Ma voi mi pagate - rispose il bibliotecario - voi mi pagate per quel che so, non mi pagate per quello che non so. Se doveste pagarmi per quello che non so, non basterebbero tutti i vostri averi per pagarmi giustamente.
Oh, sappiamo poco, e allora tenerci nell’umiltà e invocare i lumi di Dio. Perché ci sono due cose da sapere, e l’una è più difficile dell’altra: la librerista deve conoscere tanto, ma deve conoscere le anime, i loro bisogni. La teoria è una gran bella cosa, è necessaria, quindi istruirsi su quel che si ha e su quello che si deve procurare per le anime che è così vasto. È conoscere le anime, la psicologia delle anime, i bisogni, le condizio-
~
ni spirituali delle anime. Del fanciullo: perché è chiaro che la mamma fa il vestito alla bambina secondo la sua altezza. Altro è la bambina che veste per la prima volta, altro è la bambina quando ha raggiunto i sette anni, altro quando la figlia avrà dodici, quindici anni. E noi possiamo dare qualunque cosa a chiunque? Proporzionare, capire, dare una cosa utile, non procurare solamente che ci siano trecento lire di entrata.
Dopo cinque, dieci, quindici anni che si fa propaganda, che si è in libreria, questa scienza pratica che è pastorale, almeno in parte, dovrebbe essere stata acquistata. Tutti i giorni un po’, perché non vi è solamente la teologia dogmatica, per esempio, ma vi è la teologia pastorale, e oggi hanno aggiunto le scuole di teologia pastorale anche a Roma presso il Laterano17. Due scuole: una è intitolata Scuola di pastorale e l’altra è intitolata Iesus Magister, per insegnare la pratica, per conoscere le persone, conoscere le anime. Questo tante volte è più difficile che leggere la recensione del libro e sapere anche un po’ il sunto di quanto vi è scritto. È più difficile, è più difficile.
Bisogna, e vogliamo esagerare un po’, acquistare le capacità di una direttrice spirituale, di direzione spirituale. Bisogna intenderlo bene, perché nessuno abbia da meravigliarsi della parola. Collaborare con i genitori, collaborare con il clero che sta in parrocchia e che ha predicato quella cosa e vuol fare entrare quelle idee, quei principi; collaborare con il vescovo, collaborare con il Papa. Vedere ciò che il Papa, i vescovi, gli scrittori, i parroci, i direttori di anime, i superiori, le superiore vogliono dare, mettere nella testa di questa gioventù, nella testa di questi operai, di quelle persone colte. Collaborare, in servizio, ma in collaborazione. Come è alto questo ministero e quanto è delicato! Ogni lavoro che riguarda le anime è sempre grandissimo. È grande il ministero di una maestra elementare, di un’insegnante di scuole medie o di scuole più alte18, ma tutto
~
quello che riguarda l’anima è tanto più alto in quanto l’anima è più importante della vita presente, la vita eterna è più importante della vita presente.
Allora, nessuna formazione, nessuna preparazione eccessiva, no. Ma fino a quando dovrò imparare? Sono già tanti anni che faccio questo. Fino a che potremo esercitare il nostro ministero. Sempre studiare. Studiare quello che avviene e studiare quello che dobbiamo dare, due cose, sì. Allora si diventa industriose e non ci sono più tempi per le distrazioni e per le tentazioni. Lasciamo per questa mattina, è passato il tempo. Se piacerà al Signore continueremo.
~

1 Meditazione tenuta a Roma il 25 marzo 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 46a = ac 78b. Stampato in Rag, maggio 1958, pp. 68-72.
2 Cf med. varie 11, nota 11.
3 Cf Gv 1,3: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui».
4 Cf Lc 1,63: «Giovanni è il suo nome».
5 Cf Lc 1,14: «Molti si rallegreranno della sua nascita».

6 Cf Lc 1,38: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
7 Cf Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
8 Cf Lc 1,38: «L’angelo si allontanò da lei»
9 Da parte del Centro Cinematografico Cattolico.
10 Cf Lettera apostolica del 12 gennaio 1951, in AAS 45 (1952), pp. 216-217.

11 Cf Lc 6,39.
12 Cf Lc 2,10-11: «Vi annuncio una grande gioia, che... oggi... è nato per voi il Salvatore del mondo...».

13 Cf Gv 18,37.
14 Cf Mt 20,28.
15 Cf Mc 10,45: «[Il Figlio dell’uomo infatti] non è venuto per farsi servire,
ma per servire».
16 Cf Gv 13,15.

17 Papa Clemente XIV (1705-1774) nel 1773 affidò la facoltà di teologia e di filosofia del Collegio Romano al clero di Roma dando inizio alla storia della Pontificia Università Lateranense. In seguito, oltre alle facoltà proprie delle Pontificie università, nel 1958 l’ateneo assunse l’attuale organizzazione quando Pio XII istituì il Pontificio Istituto Pastorale.
18 Scuole superiori.