20. CONFERENZA ALLE INSEGNANTI1
Lo studio, come tutto il resto, sia in ordine all’apostolato futuro. Se uno si prepara a insegnare canto, bisogna che studi il canto, e proprio quello che poi ha da insegnare e quello che ha da esercitare.
Molto importante, primo: la pietà accompagni lo studio, e chi studia di più occorre che abbia maggiore pietà. La pietà venga particolarmente derivata dalla teologia dogmatica, morale, ascetica e liturgica, perché allora l’alimento è sano. E così le figliuole si formeranno con un alimento prezioso e sempre conformato alla dottrina di Gesù Maestro che è via, e nello stesso tempo verità e vita. D’altra parte l’amore di Dio sta lì: la santificazione della mente, elevazione della mente; santificare il cuore, elevare il cuore a desideri e a un amore alto, come Gesù; orientarsi nella vita non solo sull’esempio del Maestro divino, ma chiedere sempre tutto per mezzo di Gesù Cristo e confidare in lui. Dare sempre maggior valore alla redenzione e alla dottrina sul Corpo mistico2.
Quindi, chi si dedica allo studio, abbia maggior pietà e anche maggior virtù, sia sempre modello di osservanza religiosa. Non si può maturare solamente un membro, bisogna che cresca tutto il corpo perché viva in noi Cristo3. Bisogna che si cresca in tutte le facoltà: la mente, il sentimento e la volontà, e in tutta la pratica esteriore della vita religiosa.
Un’altra cosa da dire: bisogna dare meglio i fondamenti teologici della vita religiosa. Spiegare di più i fondamenti che sono nel Vangelo che, a volte nel corso di teologia, vengono esposti, ma un po’ troppo velatamente. Dare i fondamenti teo-
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logici, perché le incertezze che si notano dopo, le incertezze e i disorientamenti procedono da questo: insufficiente istruzione teologica per le aspiranti, sia di teologia dogmatica, morale e liturgica. Avere però sempre questo pensiero: le Costituzioni sono l’applicazione del Vangelo alla vita particolare. Sono gli stessi principi del Vangelo da applicare al nostro Istituto, al nostro modo di pensare, di volere e di operare. Legare molto, molto lo studio della teologia alla vita religiosa. Questo passo, forse in parte, è ancora da fare. Remotamente e almeno implicitamente c’è, ma bisogna che sia fatto e sia spiegato più esplicitamente, perché la suora sia preparata, formata del tutto all’apostolato e alla vita paolina.
Certamente questo si supererebbe se meglio si meditassero le Lettere di S. Paolo. Si capisce: prima avere il Vangelo. Poi sempre avere presente questo: il catechismo dei voti precede lo studio della teologia, e deve essere poi completato dallo studio della teologia. Precede quanto a tempo, e quanto a compimento si avrà nei corsi di teologia, se si sviluppa questo punto.
Sarebbe utile che qui sopra si facessero alcune tesi, almeno per gli esami. E provare anche qualche volta, se già avete la capacità pratica, di spiegare i voti legati e dipendenti dalla teologia, dipendenti dal Vangelo e dipendenti dalle Lettere diS. Paolo. È poi anche molto importante, come ho detto, che le suore che studiano siano esemplari nella loro vita pratica, nell’osservanza religiosa. Non devono solamente insegnare nella scuola o nella redazione o nelle conferenze, ma insegnare di più con l’esempio. Considerarsi sempre umili, cioè tenere presenti le dottrine alte per ammirare Iddio. E considerare che cosa siamo noi, per riconoscere quello che abbiamo ricevuto da Dio, ciò che dobbiamo dare a Dio, e che forse non diamo ancora del tutto. D’altra parte, se c’è la pietà e l’osservanza religiosa unita allo studio, allora si può compiere tutto quello che comporta la missione della Paolina.
Però se avete qualcosa da osservare su questo, ditelo pure, tenendo presente che la scuola ha il suo valore, ma si impara di più ai piedi del Crocifisso che non sul libro, che non nella scuola. È per questo che avete l’ora di adorazione ogni giorno: per stare alla scuola del Maestro divino un’ora. E lì viene co-
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municata dal Maestro divino una scienza che lo Spirito Santo con i suoi sette doni manda. Una scienza che illustra quel che s’impara a scuola e lo fa vedere bello, e lo volge verso il fine, e cioè si ha un grande desiderio di dare quel che si è ricevuto. Quindi lo studio e un’adorazione ben fatta frutta poi lo zelo. Vi è ancora da dire che vi sono anime che praticamente dall’adorazione ricavano più dei teologi, perché hanno l’umiltà e la fede in Dio. E con la loro vita pratica di santificazione, parlano a volte più di altri che hanno fatto grandi studi. Basta che leggiamo le considerazioni che S. Francesco di Sales propone sopra questo argomento.
Vi è poi un’altra cosa da tenere presente: lo studio non ha da compiersi tutto nei corsi normali, nei corsi di filosofia e corsi di teologia, di religione. Si vorrebbe alle volte troppo accumulare. No! Bisogna considerare che lì si impara a studiare, e poi un po’ di studio bisogna che continui tutta la vita. A volte si vorrebbe accumulare troppo per cui non si digerisce tutto, non si cambia quello che si è appreso in pensieri abituali, in ragionamenti abituali; non si conserva quello spirito soprannaturale che bisogna poi tenere nella pratica della vita, e nei discorsi, ecc. Il discorrere, i modi di pensare, i ragionamenti e l’azione, l’esercizio dell’apostolato, devono formare un tutt’uno, non possiamo separare una cosa dall’altra. Di conseguenza, guardiamo che la nostra formazione sia completa, in quella quantità di materie che si prendono, tramandando successivamente il completamento. Si dirà che non c’è più tempo. No, un po’ di tempo ci deve essere ancora, perché chi ha studiato bisogna che nella vita continui sempre a leggere e a studiare.
Saranno trattati di complemento, saranno trattati che servono ad approfondire una parte o un’altra, e saranno anche delle scienze nuove che non si sono apprese affatto, o si sono appena ricordate, nominate, ma bisogna sempre nutrire la vita con l’istruzione religiosa, ascetica, morale e dogmatica. Sempre! Poi si allargheranno alla pedagogia, alla sociologia e alla psicologia pratica, ecc., tanto da poter conservarsi al livello della cultura attuale.
Non dobbiamo pretendere di accumulare tutto nei corsi teologici, perché poi difficilmente si cambia il modo di pensa-
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re, il pensiero. Invece, se lo studio non è solo per un ricordare e recitare all’esame o nella scuola, ma è proprio un nutrimento che forma i tessuti dell’anima, diciamo così, allora la suora che ha studiato vive di quelle verità e di quei principi di morale, di ascetica, e di quei principi che riguardano la liturgia. Lasciare lo spirito molto tranquillo che digerisca quel che si apprende. Lo spirito tranquillo. Non l’affanno dello studio e la febbre del molto, ma principi chiari, fondamentali, direttivi. Poi lasciare che si assesti nell’anima, diciamo così, quel che si è appreso.
Adesso vi è una grande febbre di apprendere molto. Direi: in primo luogo apprendere bene, adagino, finché abbbiamo digerito. E così digerire poi le cose, perché nello studio dei corsi di filosofia e teologia si mettono le rotaie sulle quali poi si corre nella vita, ma bisogna che le rotaie siano fisse. Se sono mobili, il treno andrà per traverso! Quindi, i principi fondamentali che entrino bene e che passino nella nostra anima come alimento, e servano poi a tenere sempre la nostra vita nel giusto cammino.
Bene, adesso se avete qualcosa da dire, esponetelo. Ma credo che tutte queste cose le avete già pensate e avete già a tutto provveduto. Guardarsi dal troppo e dal troppo poco. Guardarsi e formare la mentalità paolina.
Che cosa avete da dire? Avete qualche cosa da domandare?4
\Va bene. Andate avanti serenamente. Il Signore benedica molto la vostra fatica. Pensare che si collabora con Gesù Maestro che insegna. Dovremo poi celebrare la festa di Gesù Maestro e questa resta anche la festa dei Maestri. Quindi credo che sia bene celebrarla in gennaio o nell’ottava dell’Epifania/ 5. [...].
Festa di Gesù Maestro:…E lasceremo libertà, perché, supponiamo, in Brasile hanno celebrato il mese del divin Maestro ad agosto, perché là è inverno. E allora è meglio che la festa la facciano alla chiusura del mese del divin Maestro. In sostanza, bisogna guardare i due emisferi. Le provinciali e le
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Maestre provinciali determineranno la data. Generalmente è meglio farla nei mesi invernali, nei mesi più freddi. Per noi è così, e altrove secondo... [...].
[…] Adesso il risultato di tre proposte. Tuttavia la cosa farà il suo corso, perché non è possibile passare dal niente al perfetto. Bisogna fare un passo per volta. Per esempio: per la devozione al Cuore di Gesù, dopo secoli, l’ultima Messa è stata approvata da sette o otto anni6. Poi, la Messa che incomincia con...
La Chiesa non fa mai delle rivoluzioni, né grosse, né piccole, procede serena e calma, secondo la sua indole, perché è il Corpo mistico di Gesù Cristo.
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1 Conferenza alle insegnanti tenuta in Sala San Paolo a Roma il 26 settembre 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 55a = ac 92a.
2 S. Paolo svolge ampiamente questo tema e presenta Gesù Cristo come un immenso organismo, un corpo, di cui egli è il capo e gli uomini le varie membra. Cf Rm 12,4-5; 1Cor 12,12; Col. 1,18.24. Un profondo commento dottrinale di questa verità di fede è l’enciclica Mystici Corporis di Pio XII del 29 giugno 1943.
3 Cf Gal 2,20.
4 Interventi, ma le voci e le domande sono incomprensibili: “...Perché si vogliono prendere volumi troppo grossi e troppo numerosi… Dipende da quello che si può fare... Dobbiamo fare del bene…”.
5 Trascrizione precedente. Non risulta dal nastro.
6 La devozione al Sacro Cuore è una delle più diffuse tra il popolo cristiano. Importanti nello sviluppo della devozione al Sacro Cuore risultano tre encicliche: Annum Sacrum di Leone XIII (25 maggio 1899), Miserentissimus Redemptor di Pio XI (8 maggio 1928) e soprattutto l’enciclica Haurietis Aquas di Pio XII (15 maggio 1956). La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia probabilmente nel 1672. Divenne universale per tutta la Chiesa cattolica solo nel 1856 e fissata il venerdì successivo all’ottava della solennità del Corpus Domini, se questa si festeggia nel II giovedì dopo Pentecoste. Se il Corpus Domini si festeggia di domenica, si tratta del primo venerdì immediatamente successivo.