Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

16. LA VITA INTERIORE1

Raccogliere il frutto del ritiro mensile ricavando quei pensieri che si sono meditati, quelli che ci hanno più impressionato, e ricavando quei sentimenti e quei propositi che abbiamo riconosciuto più utili, più necessari per l’anima nostra.
Offrire poi al Signore il mese che è vicino, offrirlo al Signore pensando e pregando di passarlo in piena innocenza, in servizio di Dio e nell’apostolato quale è possibile qui: apostolato della preghiera, apostolato della sofferenza, apostolato del buon esempio. E più ancora apostolato della vita interiore: la piena santificazione nostra, poiché siamo membri del Corpo mistico della Chiesa, e quanto più funziona bene un membro, tanto meglio influisce sul rimanente del corpo. Se le tue mani sono proprio sante, se il cuore funziona proprio bene, questo influisce su l’organismo.
Pensiamo che Maria ha contribuito alla redenzione dell’umanità, primo: con l’accettazione della proposta venutale da S. Gabriele arcangelo: «Fiat mihi secundum verbum tuum»2. Poi ha contribuito con il far crescere il Maestro divino per l’umanità, l’ostia santa, il sacerdote eterno e ha contribuito con le sue sofferenze ai piedi della croce. Maria è la prima redenta, il primo membro della Chiesa, del mondo salvato, il primo membro, come la teologia insegna. Allorché si è incarnato il Verbo divino nel suo seno, già la Chiesa era limitata ma completa, perché c’era già la più bella anima, la prima redenta che è Maria, e c’era il Redentore, il Salvatore: gli elementi essenziali. Maria ha contribuito alla Chiesa particolarmente con la sua santità, con la sua preghiera. Con la sua santità, con le sue virtù, cioè con il suo spirito di fede, con la fermezza nella speranza, con la carità semplice e senza fumo: una fiamma che ascendeva a
~
Dio senza fumo. E così contribuisce dal cielo, poiché la Chiesa, diciamo, si divide in tre parti: la Chiesa militante, purgante e trionfante. Ella è membro, sostegno della Chiesa, sempre, in quanto è unita al suo Figliuolo per la sua santità.
Quando c’è la vera vita interiore in un’anima, questa influisce. Pensiamo adesso concretamente: si influisce nella Congregazione, nell’Ordine a cui si appartiene, e si influisce in tutta la Chiesa, quale essa è, sparsa in tutto il mondo. E si influisce, in quanto le vocazioni saranno più numerose e le anime arriveranno a maggiore santità, a maggiore perfezione, e Iddio sarà più glorificato. La parola di Dio correrà di più e sarà accettata, il mondo si rivolgerà a Gesù Cristo e intanto il peccato sarà più allontanato: «Deleatur iniquitas, adducatur justitia sempiterna»3. Questo mondo oggi è tanto macchiato, lordato dai peccati, dai disordini che ci impressionano. Ma quale fioritura di gigli e di rose e di viole, anche là dove non si crederebbe! Anime belle che bruciano di amore di Dio e ardono dal desiderio di aiutare il prossimo con l’apostolato loro, perché gli uomini si salvino, perché vivano secondo Dio.
L’apostolato della vita interiore è il più profondo, il meno avvertito, ma il più efficace. Santificazione interiore. Per questo il mese di agosto può essere offerto al Signore con il desiderio e il proposito di lavorare per la santificazione interna. Le preoccupazioni che riguardano la vita esterna ci devono essere: l’ordine, l’osservanza delle proprie Regole, delle proprie Costituzioni, e tutto l’insieme di ciò che si deve compiere nella giornata. Questo però deve nascere dall’interno, deve essere frutto della santificazione interiore, del lavoro che facciamo nel nostro spirito, che gli altri, in generale, non possono scorgere, rilevare subito, ma è noto a Dio, è noto al Signore che tutto vede. Vede il cuore, vede la mente, vede i desideri e i propositi, e i voleri che sono in noi.
Coltivare la vita interiore. Questa vita interiore ciascun’anima in generale la coltiva fermandosi sopra un punto, sopra un altro, secondo ciò che vede più necessario. E in generale, bisogna proprio scegliere quei punti che sono più necessari,
~
dove si tratta di eliminare ciò che è male e sostituire invece con ciò che è bene, per esempio: all’orgoglio sostituire l’umiltà, e così riguardo agli altri difetti, che possono essere gli attaccamenti vari, la freddezza, l’indifferenza, ecc. Sostituire ciò che è virtù con ciò che piace a Dio. In generale fermarsi su qualche punto determinato, perché è difficile costruire tutto subito, costruire l’edificio spirituale guardando tutto l’insieme. Si costruisce pezzo per pezzo, e si va completando e abbellendo pezzo per pezzo, finché si arriva a ridurre a un proposito solo, a un desiderio solo, e a una virtù, diciamo, quasi sola, che è quella che prepara direttamente al cielo, la carità: «Omnia vestra in caritate fiant»4. Tutte le vostre cose [tradotte] in amore di Dio e in amore delle anime, del prossimo. Allora l’anima va preparandosi direttamente al cielo.
E non sono le opere: questo o quello o tanto, ma questa preparazione interiore. Le opere devono esserci, e deve esserci l’apostolato quanto più è possibile, ma deve nascere da questa virtù interiore. Poiché la religione è semplice: amare Iddio e amare il prossimo. È fondata sopra due leggi che sono leggi di amore. E queste leggi di amore ben seguite preparano l’anima al paradiso, perché il paradiso è carità. È unione profonda con Dio, unione di mente nella visione, unione di volontà con la piena e perfettissima unione del nostro volere con il volere della Trinità, e di sentimento, la vita interiore, il gaudio interiore in Dio. In Dio: «Intra in gaudium Domini tui»5.
Però, se bisogna da una parte costruire, sempre ricostruire un pezzo del nostro edificio, come si esprime S. Francesco di Sales6, o dove è caduto oppure innalzarlo dov’è già solido. Tuttavia occorre anche che, parlando a tutte le anime, vediamo qualcosa in generale. La vita interiore sta nell’acquistare la fede più profonda, talmente che i nostri pensieri siano i pensieri di Gesù: l’unione di mente con Dio è la prima carità. Non
~
va bene, come succede in certi luoghi: tutto il cuore. È tutta la mente da dare prima a Dio, perché dalla mente dipende il cuore. Non bisogna però intendere il cuore così com’è, ma piuttosto il cuore nel suo stato spirituale, soprannaturale, in quanto è amore a Dio. Fede profonda, così che i pensieri nostri siano uniformati ai pensieri di Gesù, anzi che siano questi pensieri e le massime del Vangelo ad essere cambiate quasi in sangue nostro: «Justus ex fide vivit»7.
Secondo: la vita interiore è fondata sulla speranza certa, sicura e che non vacilla. Il paradiso e i mezzi di grazia per il paradiso, sicurissime che questi mezzi di grazia ci sono preparati da Dio, e sicurissime che corrispondendo e usando bene i mezzi di grazia, noi arriviamo al cielo. Perché i mezzi di grazia ce li ha preparati il Signore e sono i sacramenti, e sono la Messa, è Gesù presente, è Gesù che si comunica a noi; la devozione a Maria e la devozione ai nostri protettori, per la Famiglia Paolina specialmente S. Paolo. Quindi tutti quei mezzi che si hanno nell’Istituto, nella Congregazione, quella ricchezza, quell’abbondanza di mezzi che ci sono. Fermissimi questi pensieri: facendo così si arriva di sicuro al cielo. Facendo così, sperando e pregando, so di vincere l’orgoglio, di vincere l’avarizia, di vincere l’amor proprio, di vincere l’invidia, di vincere l’ira, di vincere la lussuria, di vincere le passioni o meglio, queste passioni orientarle verso il Signore.
È sicuro: non c’è religiosa che pregando non ottenga la grazia di osservare la sua Regola, le sue Costituzioni, avendo la vocazione. Fermissime in questa speranza che non è una speranza vana, come se io sperassi che in tutta la giornata ci sarà il sole, farà bello, ma può essere che stasera ci sarà il temporale. È una certezza che il Signore ci ha preparato il premio. Il Signore ci ha preparato le grazie per santificarci nella nostra vocazione. Abbiamo solo da adoperare i mezzi. E allora mediante le opere buone che io voglio fare, il paradiso è sicuro.
La profondità di mente fissata in questo: sono fatta per il cielo e ho i mezzi sicuri per arrivare al cielo; sono chiamata alla santità e ho i mezzi che posso sempre adoperare per la san-
~
tità. Particolarmente su questo secondo punto della speranza, fermarsi un po’ di più in agosto. Il giorno 6 si celebra la Trasfigurazione di Gesù sul monte che ci dà un saggio del cielo, e poi a metà del mese l’Assunzione di Maria. Quindi, pensieri di cielo, desideri di cielo.
E poi questa vita interiore sta nel vero amore di Dio, nella vera carità verso il prossimo. Nel vero amore di Dio in quanto in noi, escludendo tutto ciò che è male, la vita di Dio si accresce, si irrobustisce, porta i suoi fiori, porta i suoi frutti che sono le opere buone e successivamente l’apostolato. Perché la carità non è solamente verso Dio, ma la carità diviene, dà il posto a un secondo precetto: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»8. Questa unione con Dio è la vita soprannaturale in noi, è grazia in continua crescita, in continuo aumento. Ecco, la vita interiore è essenzialmente costituita, dalla fede, dalla speranza, dalla carità. Lavorare per trasformarsi così: la mente sia unita a Gesù, la testa nostra pensi come Gesù; il nostro cuore ami ciò che Gesù ama nel tabernacolo, cioè il Padre e le anime. E i nostri desideri e i nostri voleri siano uniti ai voleri di Dio, sapendo che chi compie i voleri di Dio, un giorno compirà l’ultimo suo volere quando il Signore inviterà: «Entra nel gaudio del tuo Signore»9, entra nel cielo.
Questa trasformazione! Non fermiamoci. Lavoriamo interiormente. Lavoro meno veduto, ma che interessa proprio noi. Lì è tutto per noi. A volte facciamo cose che interessano gli altri, e mentre le facciamo in carità per gli altri, naturalmente guadagniamo anche noi. Però anche quello deve procedere dal lavoro interiore. Aumento di vita interiore, che è costituita fondamentalmente da tre elementi: fede, speranza e carità. Per la fede si obbedisce, per la carità si osserva la castità, e per la speranza si esercita la povertà, ci si libera dalle cose terrene per acquistare i beni eterni.
In questo mese poi mettete anche l’intenzione di capire bene: «Quaerite primum regnum Dei et justitiam eius, et haec
~
omnia adjicientur vobis»10. Ricordo che una volta, proprio quando stava per cominciare agosto, avevamo pensieri e preoccupazioni particolari, e abbiamo fatto questa meditazione: Cercare il regno di Dio davvero, e cercare davvero la santità! «Et haec omnia adjicientur vobis»: le altre cose vengono! E ricordo che allora c’è stata la prova sensibile che le altre cose vengono. Se si lavora veramente interiormente, cercando il regno di Dio nella nostra anima e nel mondo, e giustizia nella santità, Gesù si prenderà cura del resto. Sì. Vivere di fede!
~

1 Meditazione tenuta ad Albano il 29 luglio 1958. Trascrizione da nastro: A6/ an 52b = ac 88b. Per le suore della clinica era giornata di ritiro e colgono l’occasione della visita del Fondatore per “chiedere un pensiero di meditazione” (dal Diario Sp.).
2 Cf Lc 1,38: «Avvenga per me secondo la tua parola».

3 Cf Dn 9,24: «Espiare l’iniquità, stabilire una giustizia eterna».

4 Cf 1Cor 16,14: «Tutto si faccia tra voi nella carità».
5 Cf Mt 25,21: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone».
6 Francesco di Sales (1567-1622) vescovo di Ginevra, Dottore della Chiesa, autore di opere di spiritualità, tra le quali Introduzione alla vita devota o Filotea, Trattato dell’amor di Dio o Teotimo. Insieme a S. Giovanna Francesca Frémiot de Chantal (1572-1641) fondò l’Ordine della Visitazione.

7 Cf Eb 10,38 «Il giusto vivrà per fede».

8 Cf Mc 12,31.
9 Cf Mt 25,23.

10 Cf Mt 6,33: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».