Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. LA SANTA MESSA1

La devozione principale della Quaresima è la devozione al Crocifisso. È una devozione viva, poiché il sacrificio della croce si riproduce sugli altari ogni giorno, quando si celebra la Santa Messa. Cosicché la chiesa diviene il Calvario e l’altare diviene la croce su cui Gesù si immola. Penetrare bene la Messa, conoscerla cioè sempre meglio per ascoltarla sempre meglio, parteciparvi intimamente, e riportare i frutti che la Messa è destinata a portare nelle nostre anime. È lo stesso sacrificio della croce, perché chi si immola è Gesù Cristo, e il sacerdote che immola è ancora Gesù Cristo che offre se stesso per il ministero dei sacerdoti. E i fini sono uguali, è solo diverso il modo di offrire. Altro è stato il modo con cui Gesù si è immolato la prima volta sul Calvario, altro è il modo con cui si immola ogni mattina per mano dei sacerdoti.
Primo: la Messa ha gli stessi fini del sacrificio della croce. Adorare Iddio, adorare il Signore come principio e fine di ogni cosa, come colui che ci governa e ci guida, il Padre nostro che è nei cieli.
[Secondo:] ringraziare il Signore per gli innumerevoli benefici che egli ci ha fatto, benefici generali e benefici particolari. Benefici generali: l’essere stati creati, fatti cristiani, conservati fino ad ora e condotti nella vita religiosa. Benefici particolari, quelli cioè che ogni anima ha ricevuto direttamente da Dio, per esempio la vocazione, per mezzo dei genitori, dei sacerdoti e di coloro che hanno atteso alla nostra formazione.
[Terzo:] propiziare il Padre celeste per tutti i peccati degli uomini. Noi non offriamo degli agnelli, come nell’antico tempo offrivano in sacrificio tori e buoi per propiziazione. Adesso, nella nuova legge, il sacrificio è unico: è il sacrificio di colui che è il Santo, Gesù Cristo, l’Uomo-Dio. L’Uomo-Dio, mentre si immola come uomo dà alla sua sofferenza un valore infinito,
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per cui tutti i peccati, per quanto siano gravi, possono essere scancellati dal suo sangue. Il sangue di Gesù può lavare ogni anima la quale ha sempre sicurezza di essere mondata.
[Quarto]: nella Messa si prega il Signore per ogni grazia. Le grazie generali per l’umanità, per la Chiesa, per il Papa, per l’episcopato, per i sacerdoti, per i religiosi, per ogni anima. Le grazie particolari di cui ha bisogno ogni persona che assiste o prende parte al sacrificio della Messa. Grazie per i vivi e grazie di liberazione, di soddisfazione per i defunti. Ogni anima che è in purgatorio, che possa sempre ricevere frutti dalle nostre Messe, da noi che, in comunione nell’ascoltare la Messa, siamo in comunione con il cielo, con il purgatorio e con la terra.
Allora preghiamo perché Dio sia glorificato, sia santificato il suo nome, venga il suo regno, sia fatta la sua volontà. E preghiamo per i defunti, preghiamo per tutti coloro che vivono: che i peccatori si convertano, che i bambini conservino l’innocenza, che molta gioventù abbia vocazione, che gli uomini siano forti nel professare la fede cristiana. [Preghiamo] che coloro che si avvicinano all’eternità si preparino a passare da questa all’altra vita come figli della Chiesa, con spirito di fede, con speranza cristiana e con carità, con amore verso Dio e pentimento dei peccati. Quindi la Messa ha questi quattro fini che si chiamano: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica2.
La Messa poi ha quattro frutti. E quali sono?
Primo: vi è il frutto particolare che è riservato al sacerdote che celebra, come vi è il frutto particolare per ogni fedele che assiste e questo dipende tanto dalla buona volontà, dalla pietà con cui si assiste e dipende anche tanto dalla pietà con cui il sacerdote celebra. Frutto particolare.
Poi vi è il frutto speciale che è riservato alle persone per cui si applica la Messa e cioè per coloro che fanno l’offerta della Messa. Questo frutto speciale in generale si chiama: applicazione.
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Dopo vi è il frutto che si può chiamare generale: per coloro che hanno costruito la chiesa, per esempio, che hanno costruito l’altare, offerto il vino, le ostie, le candele, le tovaglie, oppure i banchi della chiesa, i paramenti della chiesa. Coloro, in sostanza, che in qualche maniera, hanno contribuito alla Messa, fossero pure quei benefattori che hanno aiutato il giovane a farsi sacerdote. Coloro che offrono le borse di studio, le pensioni per i chierici e gli aspiranti al sacerdozio partecipano al frutto delle Messe che poi il sacerdote celebrerà a suo tempo.
Dopo vi è il frutto generalissimo. Il frutto generalissimo si estende a tutti gli uomini della terra. Si estende poi, in modo particolare, al purgatorio; si estende alla Chiesa, e a tutti gli eretici e a tutti quelli che non sono ancora membri della Chiesa stessa. Il frutto generalissimo è quello che sale a Dio. Dio dalla Messa ha una grande gloria: Omnis honor et gloria3. Dio ha una glorificazione, cioè un onore esterno che viene reso dalle sue creature a lui creatore, a lui bene sommo, eterna felicità. E il frutto, in quanto si riferisce a Dio, è sempre rispondente, cioè si realizza sempre, perché Dio è sempre degno. Non sempre invece si applica a certe anime, perché se si dice una Messa per un peccatore e costui non mette la sua volontà, la grazia della conversione non si realizzerà. Non perché manchi la parte di Dio, ma perché manca la parte dell’uomo, del peccatore che non si vuole arrendere a Dio.
Che grande cosa è la Messa! Perciò la Messa è una pratica di pietà che sta al centro. Il centro della storia umana è il Calvario, e il centro della pietà è la Messa. La Messa è come il sole fra tutti gli altri esercizi di pietà. Tutti gli esercizi di pietà hanno valore in quanto traggono la loro forza dalla Messa. Ogni grazia dipende dal Calvario; ogni grazia nella sua applicazione poi, dipende dalla Messa. Quindi, il frutto della stessa Confessione, il frutto della Comunione dipende dalla Messa, e il frutto di tutte le pratiche di pietà dipende sempre dalla Messa, perché lì è valorizzata la nostra preghiera in quanto noi ci serviamo dei mezzi di Gesù Cristo il quale: «exauditus est pro
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sua reverentia»4, il quale è sempre ascoltato dal Padre celeste. È ascoltato dal Padre celeste perché egli ha compiuto tutto il volere del Padre: «Oboediens factus usque ad mortem, mortem crucis»5. «Lo so, o Padre, che sempre mi ascolti!»6, disse Gesù pregando il Padre celeste.
Quindi, tutte le opere di pietà, qualunque opera di pietà che sia prescritta in un Istituto o in un altro, ha sempre il suo valore dalla santa Messa, dal sacrificio della croce, e quindi nella sua applicazione della Messa quotidiana. Per cui gli Istituti saranno vari nelle loro pratiche di pietà, ma tutti gli Istituti hanno la prescrizione della Messa. Ed è una cosa tanto penosa che vi siano nel mondo nazioni, regioni dove le suore non possono avere la Messa quotidiana per la scarsità del clero. E questo nonostante che i Vescovi diano largamente la facoltà di dire due o tre Messe, e qualche volta anche di celebrarle nei giorni feriali, appunto per portare la Messa in quei conventi che generalmente sono di clausura e non trovano chi venga a celebrare la Messa quotidiana.
Come ricavare maggior frutto dalla Messa? Vi sono disposizioni che riguardano noi e vi sono modi che dipendono dalla maniera di ascoltare la Messa. La prima disposizione è sempre l’umiltà, la seconda è sempre la fede. Bisogna sempre che ci presentiamo a Gesù con animo contrito, In spiritu humilitatis et in animo contrito: In spirito di umiltà e con cuore pentito, dice il sacerdote nella Messa. Suscipiamur a te, Domine, et sic fiat sacrificium nostrum in conspectu tuo, quod placeat tibi, Domine, Deus7. Umiltà.
Come la santa Vergine sul Calvario ha assistito alla Messa, a quella prima, tremenda Messa! Unirsi a lei. Con che sacrificio univa il suo sacrificio a quello di Gesù! «Tuam ipsius animam pertransibit gladius: Anche la tua anima sarà trapassata
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da una spada di dolore»8. Il sacrificio di Gesù si compiva sulla croce e il sacrificio di Maria si compiva nel suo cuore: come due altari e due sacrifici formanti un sacrificio solo. La persona che va a Messa, se ha questo spirito di umiltà, se si unisce alle sofferenze di Gesù, allora c’è un sacrificio assieme, un sacrificio unico. Per esprimersi in qualche maniera: quasi diciamo la Messa in noi, in quanto noi uniamo la nostra offerta con l’offerta di Gesù che si immola. La religiosa, il religioso non sono anime consacrate? Non sono anime che si offrono? Nella professione vi è l’offerta piena. Quell’offerta, ripetuta ogni mattina, in unione con l’offerta che Gesù fa di se stesso sopra l’altare ci fa partecipi in maniera intima, ineffabile del potere, del valore e del frutto della Messa.
La Messa della buona religiosa, la Messa del buon religioso hanno un potere grandissimo presso Dio. È una vittima che si unisce alla Vittima. Una vittima, in quanto offre il suo corpo con la castità, offre i suoi beni esterni con la povertà, offre il suo spirito con l’obbedienza, offre la sua volontà nella pratica della vita comune, offre se stessa, cioè la propria salute, le proprie forze nell’apostolato, e tutto questo in unione con Gesù che si immola sugli altari. La religiosa, il religioso quindi, hanno una partecipazione abbondantissima ai frutti della santa Messa. Una partecipazione particolare, più dei semplici cristiani, i quali pure possono portare disposizioni eccellenti. Perché la perfezione non è un privilegio dei religiosi, delle religiose: la perfezione può essere di tutti, ma in diversa maniera. Tuttavia la religiosa, il religioso fanno del perfezionamento il loro lavoro quotidiano. Umiltà e confidenza: confidenza speciale di una religiosa, di un religioso.
Inoltre, la Messa si può ascoltare in varie maniere. Si dice: la Messa liturgica. Il Santo Padre ha già detto più volte che ci saranno altri modi di ascoltare la Messa, per esempio: la recita del Rosario o di altre preghiere. Meglio ancora la meditazione sulla passione di Gesù Cristo, specialmente la meditazione sopra le stazioni della Via crucis, fermandosi in modo particolare sopra la crocifissione, l’agonia di Gesù e la sua morte in croce.
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Poi, modo ottimo, se possiamo dire così, è ascoltare la Messa liturgica, cioè accompagnare il sacerdote nella sua azione santa, sacra, seguendo le cerimonie, sapere a che punto si trova la Messa, e seguendo le parole per ripeterle con lui in spirito. Non ricordando il sacerdote tale, ma Gesù Cristo che va al Calvario, Gesù Cristo che si immola sopra l’altare e Gesù Cristo che viene partecipato a noi se facciamo la Comunione nella santa Messa. La Messa liturgica non è però solamente rispondere come un inserviente9, e non diventa liturgica soltanto per il fatto che si ripetono tutti assieme le parole che dovrebbe o potrebbe dire l’inserviente da solo. Diviene liturgica se si penetrano le parti della Messa; se si medita il «Iudica me, Deus»10; se si recitano le preghiere in cui si domanda perdono dei peccati; se si legge con attenzione l’Introito11; se si dice con spirito di umiltà il Kyrie eleison; se si glorifica Dio con il Gloria in excelsis Deo; se si supplica il Signore per mezzo dell’Oremus; se si penetra il senso dell’Epistola; se si recita il graduale; se si recita, meditando il Vangelo e quindi, successivamente, se la liturgia lo comporta, recitando devotamente il Credo e così avanti. Poi le parole che sono del Canone12, seguendo il sacerdote in tutta la sua azione con maggiore attenzione e sempre più sapientemente, man mano che noi veniamo a conoscere il senso di ogni parola e il senso della Messa stessa.
Quindi la Messa è divisa in tre parti. La prima parte è piuttosto istruzione e ha il suo centro nell’Epistola e nel Vangelo. La seconda parte è sacrificio in quanto si offre l’ostia, si offre il vino e poi si consacra l’ostia e si consacra il vino. Dopo aver compiuto il sacrificio per mezzo della consacrazione, ecco la distribuzione dei frutti: gloria a Dio, riposo eterno ai defunti e poi il frutto: Nobis quoque peccatoribus: a tutti noi peccatori. Quindi la seconda parte della Messa ha il centro nella consacrazione, nell’elevazione.
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Dopo vi è la preparazione alla Comunione che comincia con il Padre nostro e va fino al momento in cui si riceve l’Ostia santa. Quindi il ringraziamento che termina con il Vangelo ultimo della Messa13e con le preghiere seguenti che sono state fissate dagli ultimi Pontefici e cioè da Leone XIII14, da Pio X15 e da Pio XI16 per quei posti dove i vescovi lo vogliono cioè, il Dio sia benedetto.
Allora la Messa è veramente sentita in modo liturgico e la partecipazione è più abbondante. Per riuscire in questo sarebbe bene che alla Visita del giorno antecedente si leggessero nel Messalino, le parole che il sacerdote dirà all’indomani come parti variabili della Messa e meditare particolarmente l’Oremus, l’Epistola e il Vangelo.
Questo per quel che riguarda la prima parte, la parte detta didattica. Successivamente, la parte del Canone che ha il suo centro, come ho detto nel sacrificio, e poi la parte di preghiere che servono di preparazione e ringraziamento alla Comunione.
Nel nostro libro delle preghiere questo è indicato abbastanza chiaramente, tuttavia riguarda solo una Messa. Giova di più nella Visita al SS.mo Sacramento, come ho detto, leggere la sera antecedente quello che il sacerdote leggerà nella Messa il giorno seguente.
Allora il consiglio che adesso vi do e che deve essere come il frutto di questa meditazione: migliorare le nostre Messe. Primo, più intelligenza; secondo, più pietà; terzo, abbondanza di Messe, quando ci è possibile, e cioè sentirne quanto più è possibile; quarto, unirsi a tutti i sacerdoti che celebrano sulla terra, perché le Messe non cessano mai. Dal levar del sole al tramonto e a tutta la notte seguente, nelle varie parti del mondo
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si celebrano Messe in continuità. Nel mondo vi sono almeno tre o quattro consacrazioni ogni minuto secondo. Allora unirsi a tutti i sacerdoti che celebrano, a tutte le Messe che vengono celebrate sempre con i fini con cui Gesù si immola sugli altari. La preghiera, Cuore divino di Gesù, è di immenso valore, perché ci unisce a tutte le Messe con le intenzioni con cui voi continuamente vi immolate sugli altari17.E questo, quanto aumenta i meriti presso Dio!
Allora dare importanza a tutte le pratiche di pietà. Ma la prima importanza, quella a cui ogni religiosa, ogni cristiano deve essere più attaccato è la santa Messa. La Messa completa, per quanto è possibile, e cioè: con la Comunione sacramentale, e se non sarà possibile, almeno con la Comunione spirituale. E particolarmente con l’offerta di noi stessi, per unirci veramente al sacrificio della croce, e quasi celebrare in noi una Messa. L’offerta di noi stessi, specialmente quando siamo infermi e sentiamo che la nostra salute va declinando, ecco l’offerta viva di noi stessi, il sacrificio della nostra vita.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 24 febbraio 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 43b = ac 74b. In alcuni punti riflette lo spirito preconciliare.

2 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina (LP), ed. 1985, p. 35. Don Alberione aveva appreso dal canonico Francesco Chiesa (1874-1946), suo direttore spirituale, a considerare la Santa Messa, e in un primo momento anche l’ora di adorazione, secondo i quattro fini proposti da S. Piergiuliano Eymard (1811-1868).

3 Dossologia: “…ogni onore e gloria…”.

4 Cf Eb 5,7: «…per il suo pieno abbandono in lui, venne esaudito».
5 Cf Fil 2,8: «Facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce».
6 Cf Gv 11,42.
7 In spirito di umiltà e con cuore contrito ci presentiamo a te, o Signore, perché tu ci accolga e ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te, o Signore Iddio. Preghiera che il sacerdote dice dopo l’offerta del calice.

8 Cf Lc 2,35.

9 La persona che serve all’altare durante la Messa.
10 Cf Sal 43,1: «Fammi giustizia, o Dio».
11 Inizio della Messa che precede il Kyrie.
12 Il Canone è l’antica Preghiera eucaristica del rito preconciliare. Oggi è chiamata Canone Romano.

13 Cf Gv 1,1-18. Il Prologo di S. Giovanni era detto sempre alla fine della Messa.
14 Il 13 ottobre 1884, Leone XIII compose una preghiera a S. Michele Arcangelo, dando istruzioni perché fosse recitata ovunque al termine di ogni Messa. Questa preghiera continuò ad essere recitata fino al 1964, quando l’istruzione Inter oecumenici al n 48, decretò la soppressione delle preghiere leoniane.
15 Pio X, Giuseppe Sarto (1835-1914), Papa dal 1903. Aggiunse la preghiera da lui composta Deus refugium nostrum e la Salve Regina.
16 Pio XI, Achille Ratti (1857-1939), Desio (MI). Papa dal 1922. Pio XI ha continuato quanto stabilito da Leone XIII e da Pio X.

17 Cf Le preghiere della Pia Società San Paolo, ed. 1944, p. 17.