Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. COME TERMINARE
E COME INIZIARE L’ANNO1


La circostanza di fine anno e il principio di un anno nuovo ha una importanza particolare per il nostro spirito. In primo luogo ripensare alle grazie ricevute nel corso dell’anno, le grazie materiali che riguardano la salute, e che riguardano anche le occasioni che abbiamo avuto di fare del bene, il tempo che il Signore ci ha dato che dobbiamo sempre riempire di meriti nel compimento del volere di Dio. Poi le grazie spirituali che sono in parte esterne e in parte interne. Grazie esterne, per esempio, la vita religiosa con le sue Costituzioni, con gli orari, con l’aiuto che ci viene da chi guida, e con le predicazioni, le meditazioni e tutte le opere di pietà, specialmente i santi sacramenti. Ringraziare il Signore. Perciò concludere l’anno con il Te Deum2. E offrire il nostro ringraziamento al Signore: Per Christum Dominum nostrum3. Veramente il Signore è degno ed è cosa giusta che noi lo ringraziamo sempre, ma particolarmente in certe circostanze. Oggi giornata di ringraziamento.
Dobbiamo quindi recitare anche il «Magnificat»4. Maria con il «Magnificat» ringraziò il Signore, attribuendo a lui tutti i beni che ella aveva ricevuto, e tutti i privilegi che le erano stati concessi dal Signore. Anche noi dobbiamo ringraziare il Signore. E particolarmente il nostro ringraziamento sarà gradito se lo faremo con Maria, recitando anche il «Magnificat»: «Mi ha fatto cose grandi colui che è potente», che è il Signore. Disse Maria: «Perché guardò la nullità della sua serva». Eravamo proprio niente, non esistevamo e già il Signore aveva pensato a crearci. E quella fu la prima grazia a cui ne seguirono tante fino ad oggi.
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Seconda cosa da fare è la recita del «Miserere»5. Facendo il bilancio dell’attivo dell’anno e del passivo spirituale, forse troveremo delle annotazioni che indicano una passività. La incorrispondenza alla grazia in certe occasioni, ad esempio quelle imperfezioni che hanno metà del volontario, magari soltanto metà, ma che sono imperfezioni, o la freddezza nel servizio di Dio, o la minore osservanza, ecc. Allora il «Miserere». Con l’esame di coscienza e il «Miserere» domandare perdono ed estendere il nostro dolore a tutta l’annata, sperando nella bontà del Bambino che con la sua manina ci dia una buona assoluzione. L’assoluzione viene data secondo il nostro pentimento e secondo i nostri propositi se sono buoni, forti, intensi.
Terza cosa per l’anno nuovo soprattutto il Veni Creator6. Particolarmente domani il Veni Creator. Domani, recitando il Vi adoro, invece di dire soltanto: Vi offro le azioni della giornata, dire: Vi offro le azioni dell’anno, in quanto me lo darete. Recitando il Cuore divino di Gesù, vi offro le orazioni, azioni e patimenti invece che di questo giorno, mettere di questo anno, secondo le intenzioni con cui voi, Gesù, vi immolate sugli altari. Le intenzioni che ebbe Gesù sul Calvario, che ha Gesù nella Messa, le intenzioni che ebbe Gesù nel presepio.
Le sue intenzioni erano santissime, altissime. E sono due che riassumono le altre: la gloria di Dio e la pace degli uomini7. La gloria di Dio, perché tutti gli uomini assieme e tutti gli angeli assieme, non possono dare a Dio una gloria eguale a quella che diede Gesù da solo nel presepio. Era il Figliuolo di Dio incarnato che glorificava il Padre. E poi l’altra intenzione: «Pace agli uomini di buona volontà», l’apostolato. L’intenzione di Gesù: che gli uomini si riconcilino con Dio, che vi sia grande pace nella coscienza, grande pace tra le nazioni e grande pace nelle famiglie e nelle comunità. Pace con Dio e pace con gli uomini! Pace nella nostra coscienza, quando la coscienza ci dice: Il Signore è contento di te, hai fatto bene!.
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Queste intenzioni per tutto l’anno, accompagnando Gesù che passava i suoi giorni sempre con queste due intenzioni: la gloria di Dio e la pace degli uomini.
Questo è il fine di tutto: glorificare Dio. E se noi mettiamo questa intenzione di gloria a Dio e di pace agli uomini, le nostre opere acquistano un valore molto superiore, perché uniamo queste intenzioni a quelle che Gesù ebbe, che ha attualmente. Ci uniamo alle sue preghiere, alle preghiere che Gesù fa nel tabernacolo, e alle preghiere che Gesù fa nella santa Messa.
Per passare bene la giornata e per passare bene l’anno due cose: primo, invocare l’aiuto di Dio, e secondo, mettere la buona volontà. L’aiuto del Signore con la preghiera. Domani sia la giornata di preghiera per tutto l’anno, per le grazie di cui ognuno ha bisogno e le grazie di cui ha bisogno la comunità, la casa qui, affinché tutte le cure abbiano nel volere di Dio risultato. Affinché ogni dolore, ogni pena sia santificata e ogni spirito viva unito sempre più a Dio, sempre più nella silenziosità e nel raccoglimento. Sia un «requiescite pusillum»8 che è tanto salutare in primo luogo per lo spirito e poi giova anche per la salute.
La preghiera per avere tre grazie: più luce, perché capiamo di più le cose spirituali; una speranza più ferma di ricevere le grazie che sono necessarie per fare il bene, e quindi arrivare alla vita eterna, al paradiso. Certezza che se preghiamo il Signore ci ascolta e ci ascolta sempre nella sua sapienza e nella sua carità. E terzo l’amore di Dio. Quindi, le tre virtù fondamentali, teologali: la fede, la speranza e la carità. La carità verso Iddio e la carità verso il prossimo. Domandare queste grazie con il Veni Creator Spiritus. Che il Signore ci mandi il suo Spirito! Si diffonda nell’anima nostra in luce, e in fortezza, e in spirito di pietà. Ci mandi il suo Spirito che è sapienza.
Poi, la buona volontà. Da parte nostra occorre: rinnovare i propositi degli ultimi Esercizi. Ognuna di noi li ricorda. E particolarmente questo si fa durante la Messa e durante la Visita. Poi, rinnovare i voti battesimali che ci impegnano alla vita
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cristiana, ringraziando il Signore di averci accettati per figli nel Battesimo. «In quo clamamus: Abba, Pater»9, per cui possiamo dire il Padre nostro, al Signore che è Padre nostro, possedendo in noi la vita spirituale, soprannaturale. Rinnovarli bene questi voti che comprendono appunto l’impegno di credere e di sperare e di amare Dio, fuggendo il peccato e tutte le opere e le circostanze che portano al peccato.
Oltre a questo, siccome vi è la professione, dopo la Comunione fare la rinnovazione della professione dei voti religiosi. L’amicizia tra noi e Dio, tra noi e Gesù, l’amicizia si dimostra con lo scambio dei doni e si nutre dello scambio dei doni. Noi chiediamo al Bambino i suoi doni, ed egli aspetta i nostri. E cosa possiamo dare? Quello che si dà nella professione: tutto l’essere. Tutto mi dono, offro e consacro.
Quando il Signore è venuto in noi e si è dato tutto a noi nella Comunione, allora noi rispondiamo: Ed io sono tutto tuo; il dono intero di noi stessi al Signore, la rinnovazione della professione e l’impegno per viverla particolarmente nell’anno nuovo, nel 1959. L’impegno per viverla sempre meglio. Già si sarà fatto molto progresso, tuttavia si può farne ancora. Progresso che richiede queste due condizioni: preghiera e buona volontà. L’aiuto di Dio e il nostro volere, perché per camminare secondo la professione occorrono sempre le due volontà unite: la volontà del Signore e noi uniti alla volontà del Signore. Egli che ci vuole santi: «Questa è la volontà di Dio, che siamo santi»10 e la volontà nostra che vogliamo farci santi. Due volontà unite. Ecco, allora l’anno sarà lieto e santo. E così ve lo auguro: lieto e santo. Ma sarà certamente lieto e santo se da una parte c’è la preghiera e dall’altra c’è questa buona volontà.
Il Signore è con noi! Egli desidera la nostra santificazione più di quanto la desideriamo noi. E ci offre continuamente la sua grazia. Andiamo all’anno nuovo con la fiducia di molto ricevere, ma anche con il coraggio di dare molto. Generosità nel dare. Il nostro essere metterlo tutto al servizio di Dio. E
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così l’anno sarà davvero lieto, perché quando si è con Dio, vi è sempre in fondo in fondo pace, ancorché ci siano alle volte delle preoccupazioni.
E sarà pure santo, perché ogni istante sarà santificato. I minuti passano, ma in ogni minuto noi possiamo compiere il volere di Dio. Il minuto passa, e il merito resta in eterno. Si eterna così il minuto che è fuggevole in sé, perché il premio è eterno.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 31 dicembre 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 58b = ac 99b.
2 Il Te Deum, estesamente Te Deum laudamus: Noi ti lodiamo, Dio, è un inno cristiano di origine antica, legato al ringraziamento. Viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre.
3 Per Cristo, nostro Signore.
4 Cf Lc 1,46-55.

5 Cf Sal 51: «Miserere: Pietà di me».
6 Vieni, Spirito Creatore, inno liturgico allo Spirito Santo attribuito a Rabano Mauro (780-856), vescovo di Magonza.
7 Cf Lc 2,14.

8 Cf Mc 6,31: «Riposatevi un po’».

9 Cf Rm 8,15: «Per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre».
10 Cf 1Ts 4,3.