Primo Maestro, noi abbiamo più che mai bisogno di attingere, o meglio, di sorbire il suo spirito fin nelle più intime sostanze. Ne abbiamo bisogno perché se siamo tanto fortunate di vivere accanto a lei, abbiamo anche il grande impegno di trasmettere ai posteri tutto ciò che è fondamentalmente indispensabile per la vita a venire della Congregazione. Soltanto ieri ci diceva che le Figlie di San Paolo camminano abbastanza bene, ma ci resta tanto ancora da fare. La nostra via è tanto spaziosa e luminosa, ma ardua per percorrerla in lunghezza e larghezza. Per questo sentiamo la preziosità dei suoi consigli e della sua parola ispirata, onde apprendere le direttive di vita paolina.
II. ATTUALE EDIZIONE
1. Fonti, linguaggio, criteri seguiti
Il presente volume raccoglie gli interventi pronunciati da Don Alberione in varie occasioni, nelle comunità di Albano, di Roma, di Grottaferrata e al Convegno della San Paolo Film, a Roma, Villa San Giuseppe. Tutti i nastri registrati sono stati trascritti con fedeltà, anche quelli la cui riproduzione risultava un po’ scadente.
Nella raccolta delle registrazioni si trovano tre meditazioni tenute a Grottaferrata al nascente Istituto Maria Santissima Annunziata. Le meditazioni del 25 e 29 settembre sono già presenti nella raccolta Meditazioni per consacrate secolari (cf pp. 59-66 e 105-109). La seconda meditazione del 25 settembre, dal titolo Maria, Madre, Maestra e Regina degli Apostoli, è pubblicata in Meditazioni per consacrate secolari, II, pp. 26-35. Tutto il materiale, registrazioni e trascrizioni, è stato inviato alle Annunziatine, perciò non è pubblicato in questa edizione.
Inoltre, la meditazione n. 17, In occasione dei funerali di Madre Antonietta Marello pddm (Roma, 3 agosto 1958), tenuta alla Famiglia Paolina, è pubblicata in questa raccolta in accordo con le Pie Discepole del Divin Maestro.
Sei meditazioni delle quali non si possiede il nastro, sono prese dal ciclostilato o dallo stampato e comprendono la meditazione n. 4 tenuta in occasione della vestizione, il 25 gennaio;
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le med. 28 e 29 date ad Albano in preparazione al Natale; i tre interventi al Convegno della San Paolo Film, pubblicati sul numero speciale di Il Raggio.
Don Alberione si rende presente in occasione dei corsi di aggiornamento organizzati dalle Figlie di San Paolo per le libreriste, le propagandiste e al Convegno della San Paolo Film a cui partecipano le suore impegnate nell’apostolato del cinema. Tali interventi, sono preceduti o seguiti dagli Esercizi spirituali nei quali egli detta alcune importanti meditazioni sui contenuti della vita consacrata e in particolare sulla missione paolina. Don Alberione detta pure le meditazioni in occasione dei corsi di Esercizi alle superiore, alle professe temporanee che si preparano alla professione perpetua (luglio 1958); e alle neo professe e novizie, med. 30-31.
Il tema ricorrente dell’anno riguarda gli Istituti Secolari. In risposta a una sollecitazione ecclesiale del tempo, il Fondatore si sente quasi obbligato a leggere, riflettere sull’importanza e la finalità degli Istituti Secolari e ne coglie l’opportunità specialmente in vista dell’apostolato (med. 11 e 14; corso di aggiornamento alle propagandiste IV; alle libreriste IV; alle superiore III e IV; e alle sorelle che si preparano alla professione perpetua II). Il tema dei consacrati secolari viene presentato a tutti i gruppi e l’argomento è quindi ripetuto una decina di volte, con poche varianti.
Fonte delle meditazioni sugli Istituti Secolari sono i documenti ecclesiali che avevano accompagnato e approvato il loro sorgere e il loro sviluppo: la costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia di Pio XII (1947), la lettera Motu Proprio di Pio XII, Primo feliciter, e altri discorsi o scritti del tempo.
Il Primo Maestro nelle sue istruzioni illumina, dà informazioni, indica i nominativi delle persone delle varie Congregazioni incaricate di accompagnare gli inizi di questi Istituti Secolari aggregati alla Società San Paolo.
Insieme agli Istituti Secolari, Don Alberione sottolinea la necessità dell’associazione Cooperatori che considera continuatori e collaboratori dell’apostolato paolino.
La predicazione del 1958 è stata suddivisa in due parti: Meditazioni varie, 34 interventi; Esercizi a Grottaferrata, 3 in-
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terventi; Convegno San Paolo Film, 3 interventi; Esercizi per le addette alla San Paolo Film, 5 interventi; Esercizi spirituali alle libreriste, 4 interventi; Esercizi spirituali alle propagandiste, 5 istruzioni; Esercizi spirituali alle Maestre, 5 interventi; Esercizi spirituali alle suore che si preparano alla professione perpetua, 3 interventi.
Il linguaggio parlato ha il carattere dell’immediatezza e della spontaneità. Emerge la costante preoccupazione del Fondatore di presentare l’integralità della vocazione paolina e di far comprendere che Figlia di San Paolo è colei che vive il Cristo e lo dona a tutti attraverso l’annuncio con gli strumenti della comunicazione sociale.
I criteri redazionali seguiti sono gli stessi usati nei volumi precedenti: fedeltà all’originale, breve introduzione a ogni singola parte. I testi sono corredati di note bibliche, biografiche, di contesto.
Il volume è aperto dal sommario, seguito dal siglario e da una introduzione generale; si chiude con gli indici delle citazioni bibliche, dei nomi di persona, dei nomi di luogo, dei nomi di autori e pubblicazioni, l’indice analitico e cronologico.
2. Tematiche fondamentali
Le tematiche che percorrono le diverse meditazioni si possono ricondurre ad alcuni nuclei.
La mistica apostolica
È forte e incisiva la sottolineatura spirituale e apostolica, anzi l’unità tra queste due dimensioni. Attraverso la predicazione, il Fondatore sottolinea gli elementi della mistica apostolica vissuta dall’apostolo Paolo, alla quale ogni Figlia di San Paolo è chiamata.
La spiritualità paolina che pone al centro la persona di Gesù spinge alla missione ed è ben sintetizzata in alcune espressioni rivolte alle sorelle propagandiste e libreriste, soprattutto con l’insistenza a: Vivere il Cristo totale, come egli è, e come egli si è definito: «Via Verità e Vita» (med. 3). Infatti, come ricorda
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Don Alberione, siamo in due a operare: io che materialmente do il libro, che ricevo la gente, e Gesù che opera in me e aumenta la grazia nelle persone, illuminandole, inclinandole a cercare la luce di Dio mediante l’acquisto del libro, del Vangelo o del catechismo (II, Esercizi spirituali alle libreriste, 24 marzo 1958).
In Cristo la vita interiore e l’azione si unificano. Cristo ci trasforma e ci rende un dono ai fratelli attraverso l’attività, l’offerta, l’oblatività: Gesù nel cuore, così che la tua anima è come un tabernacolo che porta Gesù dove va (med. 26).
La centralità del Cristo è il segreto per essere veramente apostole paoline: Quanto più l’apostolato dà Gesù Cristo, tanto più corrispondiamo alla nostra vocazione. Anzi, siamo fatti per questo! La corrispondenza alla nostra vocazione è sempre questa: dare Gesù Cristo Via, Verità, Vita quanto all’apostolato. Dare quel che noi abbiamo ricevuto: dare quel che siamo! Essere veramente consoni a noi stessi. Non dobbiamo prendere un duplice orientamento: uno per la vita nostra, l’altro per la vita delle anime. Noi siamo santificati in Cristo e le anime dobbiamo salvarle in Cristo (med. 3).
Il Fondatore ci immerge nel contesto paolino di piena apertura al Signore, di trasformazione in lui per donarlo agli altri: Noi abbiamo tanto bisogno di luce soprannaturale. Vi sono anime che hanno delle comunicazioni molto intime con Gesù; vi sono anche persone che vivono di esteriorità. La propaganda deve venire dalla intimità con il Tabernacolo, cioè l’azione deve venire dall’orazione (III, Esercizi spirituali alle propagandiste, 2 giugno 1958).
Portare Gesù e sentirlo. Qualche volta portare la mano al petto dove Gesù è chiuso nel tabernacolo che sei tu stessa. E se è finita la presenza sacramentale dopo la Comunione, rimane sempre la presenza spirituale: Dio con te, Gesù spiritualmente con te. Partire con Gesù come Maria... (V, Esercizi spirituali alle propagandiste, 4 giugno 1958).
Vedete la parola che adopera il Papa: Essere anime che brucino... L’amore a Dio, l’amore alle anime, la sete delle anime, la sete che aveva Gesù Cristo quando ha detto: «Sitio: ho sete». E non era solamente una sete materiale, era la sete spirituale, la sua sete: «Venite ad me omnes…» (med. 11).
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Nell’economia della salvezza, niente è piccolo quando è compiuto in Cristo Gesù: Il Signore benedica tanto ogni vostro passo: questi passi che sono contati dagli angeli e vi saranno ricordati tutti nel giorno della ricompensa (III, Esercizi spirituali alle propagandiste, 2 giugno 1958).
È inoltre interessante sottolineare l’afflato mistico-apostolico-paolino con cui viene considerato il servizio infermieristico che le sorelle della comunità di Albano sono chiamate a svolgere: Che dalla Casa di cura salga un’onda continua di riparazione per i peccati che si commettono con i mezzi moderni; i gravi peccati che si commettono con tante organizzazioni, con la stampa, con il cinema, con la radio, con la televisione ed altri mezzi. E ancora che salga un’ondata di grazia e si diffonda su tutte le persone che lavorano nell’apostolato, affinché Gesù Cristo Maestro, Via, Verità e Vita entri nella società, entri nel mondo, e la civiltà moderna sia tutta ispirata dalla dottrina che Gesù Cristo ha diffuso, e che ci ha portato dal Padre (med. 10).
La Congregazione, casa editrice di Dio
L’apostolato è considerato da Don Alberione in termini di luce e la Congregazione è il luogo da cui si irradia tale luce:
Il Signore è la luce e ha dato a noi la grazia di poter riflettere questa luce sugli uomini, come il sole manda la sua luce e la luna la riflette sulla terra, sugli uomini. Voi compite questo ufficio: partecipare agli uomini, riflettere sugli uomini quella luce che è venuta a voi nell’istruzione catechistica, nell’istruzione religiosa in generale, nelle prediche, nelle ispirazioni, nel tempo in cui il Signore dal tabernacolo vi comunica qualcosa. Ecco, allora, noi che amiamo il mondo, che amiamo gli uomini, riflettiamo questa luce sulle anime. Non assorbire tutta la luce. Sì, assorbirla per noi, ma anche rifletterla, e rifletterla sugli altri. Se c’è la luce davanti a uno specchio, lo specchio riflette la luce: voi siete come i riflettori divini di questa luce. Allora, dicendo tutto con una parola sola: la Congregazione è la casa editrice di Dio (II, Esercizi spirituali alle libreriste, 24 marzo 1958).
In sintonia con l’apostolo Paolo, Don Alberione sottolinea la sacralità della missione:
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Non semplicemente librerie, ma centri da cui emana la luce della verità, la luce della morale e la luce della Chiesa, luce che comprende la sacra liturgia e tutti i mezzi di preghiera, tutti i mezzi che ci portano a Gesù Cristo (III, Esercizi spirituali alle propagandiste, 2 giugno 1958).
L’apostolato è un’azione sacra: compiere un vero apostolato con l’attività del cinema. Il vero senso dell’apostolato è questo: portare alle anime il bene. Recarsi perciò alle agenzie con questo ideale: fare del bene! Ritenere come sacro il locale dell’agenzia, essere rispettose e prudenti, evitare chiacchiere inutili. Voi compite azione sacra che non deve essere disturbata da ciò che non è veramente sacro (I, Convegno San Paolo Film, 7 marzo 1958).
Specialmente nelle prediche tenute alle suore che si preparano alla professione perpetua (Esercizi, 30-31 luglio 1958), è sottolineata l’importanza della missione paolina, orientata a formare una mentalità diversa nella società, a dare un’impronta, un indirizzo nuovo (III, Esercizi, 31 luglio 1958).
Formazione apostolica integrale
Il Primo Maestro incoraggia e accompagna con la sua parola sapiente la vitalità paolina di questi anni, mentre richiama con chiarezza la fedeltà allo spirito proprio dell’Istituto, espresso nelle Costituzioni. Nella predicazione Don Alberione tiene presente l’indirizzo del primo Capitolo generale delle FSP, celebrato nel 1957, perché si migliori anche l’organizzazione della formazione paolina: formazione umana, spirituale, apostolica (redazione, tecnica e diffusione).
La formazione integrale richiede che lo studio abbia sempre valenza formativa e sia sempre integrato e prepari all’apostolato, lo studio è un nutrimento che forma i tessuti dell’anima (med. 20).
Con piena convinzione Don Alberione dialoga con le giovani che si preparano alla professione perpetua sottolineando la bellezza della missione: Gesù prima di morire diceva a Pilato: «Io sono venuto al mondo e per questo sono nato, per dare la verità agli uomini». Per questa stessa missione sei tu, Figlia
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di San Paolo, per dare la verità agli uomini! Allora l’anima sente qualcosa in se stessa, la religiosa sente di essere lavorata e accesa da un fuoco interiore di amore a Dio e di amore alle anime. Allora tutta l’attività è una preghiera. Sia che si mangi, sia che si dorma, sia che si stia componendo alla cassa, sia che si stampi con la macchina oppure si cammini portando la verità agli uomini, ecco, tutto è una immolazione. È la preghiera più bella, è il dono perfetto, reale, non di parole, ma di vita. Il dono reale, vitale che si fa, del nostro essere a Dio. La preghiera allora è veramente perfetta (I, Esercizi spirituali, suore che si preparano alla professione perpetua, 30 luglio 1958).
Il bene da fare è immenso e noi dobbiamo possedere il cuore di S. Paolo, un cuore sempre aperto a tutti: «Il mio cuore si è dilatato per accogliervi tutti». Dobbiamo portare tutte queste anime nel nostro cuore, tutte le anime, tutte le persone che vivono sulla terra attualmente. Portarle nel cuore quando andiamo alla Comunione e parlare di esse a Gesù quando si fa la Visita, e offrire il sangue di Gesù Cristo durante la Messa, perché scenda in benedizione sopra tutti gli uomini (med. 11).
Del resto, le Paoline hanno questo spirito di universalità infuso dal loro padre S. Paolo e quindi capiscono abbastanza presto le tendenze, i desideri, le abitudini, i caratteri del popolo dove vanno, perché questo è lo spirito di S. Paolo. E poi riuscendo a capire presto, adatteranno anche i mezzi e la formazione alle condizioni e alla psicologia del posto (med. 8).
La preghiera vitale
La mistica apostolica si realizza nel clima della preghiera, della relazione con una persona viva, dell’incontro.
La preghiera in Don Alberione è anzitutto un fatto d’amore, un profondo rapporto con il Maestro, un incontro vitale con lui nel quale la persona si sente presa da lui ed avverte che il Signore attende una risposta totale, senza altro riferimento che la sua persona.
La preghiera non è solamente dire delle formule, non è
preghiera solamente quando si va alla Visita: è la preghiera
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di ventiquattro ore, della giornata. È preghiera incentrata in ciò che è più sublime e che è la nostra maggiore ricchezza: la Messa, la consacrazione della Messa. Sentirsi immolate con Gesù, sentire che noi uniamo il nostro sacrificio al sacrificio della croce che è redenzione per tutta l’umanità (I, Esercizi spirituali per le suore che si preparano alla professione perpetua, 30 luglio 1958).
Non si tratta di dire delle parole a Dio, ma di coinvolgere nella preghiera tutta la persona. La preghiera si esprime allora come una graduale presa di coscienza dell’azione di Dio in noi: Si cammina sempre sotto lo sguardo di Dio, si sente di essere di Dio in tutto quello che si fa e in quello che si dice. Le parole stesse riflettono il cuore e la mente di Dio. E la vita poi si considera solo come un mezzo per guadagnare meriti per il paradiso. Tutto l’essere allora sta davanti a Dio e tra l’anima e Dio si comunica in intimità: l’anima si apre con Dio Padre, si apre con Gesù ostia; l’anima si apre con Maria per fare confidenze di figli, di figlie. Il cuore è rivolto verso S. Paolo e vuole studiarlo, vuole imitarlo, vuol parlare il suo parlare, la sua lingua, e vuole operare nel suo spirito. Allora tutto l’essere, e non soltanto qualche pratica di pietà, che qualche volta non è neppure sentita, ma è la vera e vivente pietà che prende l’anima dal mattino alla sera, che opera sempre sotto lo sguardo di Dio e sempre per Dio. La vera pietà! (I, Esercizi spirituali alle Maestre, 12 luglio 1958).
I laici: continuatori della missione paolina
Don Alberione insiste perché ogni paolino e paolina si impegni ad essere suscitatore di altri apostoli che siano i continuatori della loro opera.
Cosa vuol dire cooperatore? Il cooperatore è una persona intelligente, aperta, che si unisce alla Famiglia Paolina in primo luogo per imitarla, in quanto è possibile, e cioè: la Famiglia Paolina ha i voti di povertà, castità, obbedienza e poi vive la vita comune praticando la carità, e unendosi tutti per il fine della santificazione, per l’apostolato. Il cooperatore è una persona un po’ più che cristiana. Tutti sono obbligati ad avere lo spirito
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di povertà, cioè il distacco dai beni della terra, ma il cooperatore prende l’impegno di essere distaccato da questi beni della terra e ne dà un saggio con l’offerta. Dà un saggio di questa buona volontà con l’offerta. Il cooperatore non può essere un avaro, non può essere uno che cerca solo la sostanza di questo mondo, le ricchezze della terra. Il cooperatore non arriva a fare il voto, ma arriva al distacco e in questo distacco imita lo spirito dei membri della Famiglia Paolina che arrivano però al voto. Quindi, quanto più meritoria è la loro posizione (IV, Esercizi spirituali alle suore della San Paolo Film, 15 marzo 1958).
Non vi pare che abbiamo proprio bisogno di lasciare sul posto delle continuatrici e dei continuatori del nostro apostolato? Queste persone partecipano a tutto il merito dell’apostolato paolino, usufruiscono dei vantaggi e dei favori spirituali concessi alla Congregazione. Inoltre, mediante l’approvazione della Santa Sede la loro missione è elevata e assicurata. Voi faticate fin troppo individualmente. Vorrei che faticaste un po’ a suscitare delle apostole e degli apostoli... Cercare collaboratori che ci aiutino. Vorrei che si pregasse molto per questa intenzione: non essere solo apostole, ma fare delle apostole! Chiedere questa grazia in tutti gli Esercizi dell’anno (I, Convegno San Paolo Film, 7 marzo 1958).
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