2. LA CONVERSIONE DI S. PAOLO1
Il 25 di gennaio celebriamo la festa della conversione di S. Paolo. È l’unica conversione che si celebra nella Chiesa, quella di S. Paolo. E perché una eccezione per questa conversione? Anche di altri santi si ricorda il giorno della conversione, però non vi è una particolare festa liturgica stabilita. È stata una conversione straordinaria, e quindi, nel pensiero della Chiesa, nostra madre, si è stabilito un giorno particolare per ringraziare il Signore Gesù di aver convertito Saulo in Paolo, da persecutore della Chiesa in un grande apostolo della Chiesa.
È conversione straordinaria nel modo in cui è avvenuta, in modo miracoloso apparve a lui Gesù. E poi fu una conversione piena: di mente, di cuore, di vita. Fu una conversione straordinariamente utile per la Chiesa di Dio. Paolo, prima della conversione, perseguitava la Chiesa e cercava di imprigionare i cristiani, e condurli incarcerati a Gerusalemme per castigarli, per condannarli, per farli condannare, dopo non si diede più pace per convertire i pagani e farli cristiani e convertire anche i suoi connazionali, in quanto gli fu possibile, per farli cristiani. Quindi, è una conversione così straordinaria che ha meritato che tale giorno fosse distinto con una celebrazione liturgica.
Comincia la novena il quindici. Allora che cosa dobbiamo pensare in questa novena? Pensare alla nostra conversione, alla nostra conversione. Si potrà dire: Ma noi siamo già convertiti! La conversione può essere perfetta o imperfetta. Certamente la conversione in qualche maniera c’è stata, ma la Chiesa vuole, desidera, e noi lo dobbiamo volere, desiderare con la Chiesa, che la conversione sia perfetta.
Ogni esame di coscienza profondo sarebbe veramente per la conversione, e cioè: convertirci da qualche difetto a qualche virtù, per esempio dalla tiepidezza al fervore. Conversione è la Confessione, quando noi detestiamo i nostri difetti e miriamo
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invece a praticare le virtù contrarie: se c’è l’orgoglio, mirare all’umiltà, se c’è la durezza di cuore, mirare alla mitezza, ma imparare bene la mansuetudine del cuore di Gesù. Noi sacerdoti ogni giorno domandiamo la conversione: «Converte nos, Deus, salutaris noster: Signore convertici, tu che sei il nostro salvatore, la nostra salvezza, convertici»2.
Allora, qual è il pensiero? Ecco, convertirsi vuol dire così: volgersi totalmente verso Gesù con i pensieri, con i desideri, con le azioni, con la vita. Quando si va per strada e a un certo punto uno si accorge che ha sbagliato la via, forse ha preso la via meno sicura, forse ha preso una via meno comoda o una via più lunga, allora si ferma e si rimette sulla strada buona, sulla strada più sicura, più breve, più bella. Così avviene che noi quando, passando i giorni, entrando in noi stessi, ci accorgiamo che i pensieri non sono ancora tutti rivolti a Dio, al paradiso, e abbiamo ancora troppi pensieri di egoismo, per esempio, il cuore non è ancora tutto rivolto al Signore, al paradiso, ma c’è ancora dell’invidia, dell’orgoglio, c’è ancora dell’attaccamento alle cose della terra, a certe cosucce, allora ci convertiamo da questo. E se prima eri fredda, tiepida, riscaldati. E se prima eri superba, umiliati. E se prima eri attaccata a qualche cosa che ti faceva piacere, perché ti faceva comodo, ti dava più gusto, convertiti. E se prima c’erano delle invidie, gelosie, acquista la carità, la bontà. E se prima c’era un po’ di sensualità, ecco, più mortificazione. E se prima c’era un po’ di pigrizia, un po’ di ritardo nelle cose e l’anima non si lanciava ancora del tutto in Dio, se non si abbandonava del tutto in Dio e volevi qualche cosa di tuo, ecco, l’abbandono totale al Signore. E se prima avevi preferenze, tante preferenze, allora, senza preferenze. L’indifferenza per tutto: a essere stimati o a essere disistimati; a essere infermi o a essere sani; a essere circondati di benevolenze oppure avere da fare con persone che sono difficili di carattere, e magari scendere ai particolari: il letto è messo così, ecc. Non fare distinzione. Così il posto a tavola; accompagnati con questa persona o con quell’altra nelle ricreazioni o nel passeggio.
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Ci accorgiamo qualche volta che il nostro cuore, i nostri pensieri, non sono ancora tutti in Dio, allora: «Converte nos, Deus, salutaris noster: Signore, convertici…». Cercare Dio, il suo paradiso: Vi amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa, Voi bene infinito e mia eterna felicità. A volte siamo attaccati a delle inezie che ci vergogneremmo che gli altri sapessero. Signore convertici. Che cerchi solo te.
Tre maniere perché sia perfetta la conversione: i pensieri siano santi, rivolti a Dio, sapere le cose di Dio e le cose della volontà di Dio. Non curiosità, non fantasticherie inutili, ma Dio, il suo volere, quel che è gradito a lui e che è buono anche per le persone che convivono con noi, non facendo troppe distinzioni, annullando anzi le nostre distinzioni. Pensieri a Dio.
Il cuore a Dio. Solo lui, cercare solo lui. Vedere le intenzioni del nostro cuore come sono anche nell’operare. Siamo diligenti, puntuali, perché questo piace al Signore, perché è il dono della volontà al Signore. Le intenzioni, tutte dirette a Dio. Che niente vada perduto per causa di intenzioni storte.
Poi, terzo, la conversione deve essere della vita. A volte ci sono dei difetti, perché si parla così, o perché si narrano cose che sarebbe meglio non narrare, o perché si rompe il silenzio, o perché si ha qualcosa contro qualche persona, oppure qualcosa contro Dio in quanto non si accetta subito la disposizione, il volere santo di Dio.
Conversione della vita, che significa? Le opere [siano] tutte [indirizzate] al Signore. Se c’è una cosa che non piace a Dio, eliminiamola. Eliminiamola, facciamo quello che piace al Signore, nel modo che piace al Signore. A volte vorremmo fare una cosa ma l’orario ne comporta un’altra, vorremmo curarci come piace a noi, invece bisogna che ci curiamo come piace al Signore, come determina chi visita, cioè il medico e come determina l’infermiera. Scendiamo ai particolari: Mi piacerebbe più così, io vedrei meglio così.... Adagio con queste ‘bibbie’3: Mi piacerebbe e vedrei meglio. Dio, Dio! Ci sia una conversione totale in maniera che tutto il nostro essere vada a Dio: mente, cuore, vita al Signore. Allora, totalmente rivolti al
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Signore, sulla strada diritta che guida al Signore. Dunque, in questi giorni, chiedo la conversione.
Si fa bene a recitare la Coroncina a S. Paolo e nella Messa mettere le intenzioni che ha S. Paolo in paradiso. Le intenzioni che S. Paolo ha lassù, in paradiso, le cose che gli stanno a cuore: gli sta a cuore tutto il mondo, tutti gli infedeli. S. Paolo ha tutti gli uomini nel suo cuore, li vorrebbe [portare] tutti a Gesù Cristo. E allora le intenzioni sue sono poi le intenzioni di Gesù Cristo stesso.
Dunque, siamo persuasi di questo, che sarebbe il frutto della presente considerazione: c’è ancora in noi qualche cosa da convertire, abbiamo ancora da convertirci in qualche punto, e in questi giorni, con l’intercessione di S. Paolo, cerchiamo di maturare questa nostra conversione. Non conversione imperfetta, ma conversione perfetta, totale: mente, cuore, vita al Signore. E nel giorno poi della conversione riceveremo abbondanti grazie da S. Paolo.
Vi è qualche chiesa dove si onora S. Paolo converso, ad Asti4, per esempio. E nella chiesa dedicata a S. Paolo converso si celebra la festa principale il 25 di gennaio, anziché il 30 di giugno. Sì, onoriamo S. Paolo converso, cioè, convertito, affinché ci dia la grazia di volgere tutte le nostre forze al Signore, sommo bene, eterna felicità. Tutto, al paradiso.
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1 Meditazione tenuta ad Albano, il 15 gennaio 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 41a = ac 70b. Stampata in Spiritualità paolina, pp. 13-17.
SUP>2 Cf Sal 84,5 (Volgata).
3 Espressione ironica.
4 La conversione di S. Paolo Apostolo è la festa titolare del rione San Paolo, Asti (Piemonte), ed è solennemente celebrata nella chiesa parrocchiale il 25 gennaio. Nel catino dell’abside è raffigurata la conversione dell’Apostolo.