Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
I COOPERATORI PAOLINI
E ISTITUTI SECOLARI1


Abbiamo considerato come l’amore verso il prossimo, secondo comandamento2, significa desiderare e chiedere e procurare al prossimo, per quanto ci è possibile, quei beni che il Signore ha dato a noi. Di conseguenza, se il Signore ci ha dato la grazia di vivere la vita cristiana e la nostra vita religiosa, desiderarla per quelle persone che hanno vocazione alla vita religiosa, quindi che siano religiose, conseguano e prendano la strada a cui da Dio sono destinate. E quelle che non hanno questa vocazione, che vivano almeno la loro vita cristiana. Inoltre, siccome il Signore ha dato a noi l’apostolato, desiderare che nel mondo vi siano tante anime che consacrano le loro forze, o almeno quel tanto di tempo libero che hanno, per salvare, per aiutare il prossimo, perché possa raggiungere la vita eterna. Ora dobbiamo tener presenti due cose, cioè: primo la vita religiosa e secondo l’apostolato.
La vita religiosa è senza dubbio la più grande grazia che il Signore fa a un’anima dopo il santo Battesimo. Allora noi la desideriamo per tante persone che possano raggiungere la perfezione se tale è la volontà di Dio, trovarsi cioè in uno stato di perfezione. Ma non tutte le persone possono entrare in quello che viene ordinariamente chiamato stato religioso. Molte persone non possono entrare propriamente nello stato religioso. Altre non amano la vita religiosa, altre non possono lasciare il mondo, perché forse nel mondo hanno una posizione, si trovano in condizioni di fare già un vero apostolato. Alcune persone non possono entrare nella vita religiosa, perché non
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hanno salute sufficiente; altre non sono potute entrare quando erano giovani per qualche impedimento di famiglia e, liberate da quell’impedimento, hanno oltrepassato l’età. Altre non potrebbero, per la loro salute, sopportare una vita in cui la giornata è così divisa e nella quale è necessario adattarsi agli orari, al cibo, all’abitazione, cioè non possono sopportare una vita totalmente comune. E tuttavia nel mondo vi sono tanti giovani, tante giovani, oppure tanti che hanno già raggiunto una certa età e sono tormentati, diciamo così, dal desiderio di arrivare alla santità, e non possono aspirare alla santità della vita religiosa. Desiderano consacrare a Dio le loro forze, vogliono anche arrivare ai santi voti e se non arrivano propriamente a questi, possono emettere dei giuramenti, possono fare promesse, assumere degli impegni, desiderano arrivare alla vita perfetta, come a loro è possibile, secondo le circostanze in cui vengono a trovarsi.
Noi dobbiamo essere sensibili ai desideri di queste anime che sovente si trovano in condizioni di non avere una buona direzione stabile. Anche quando hanno un sacerdote che ne ha cura, un confessore che si preoccupa di loro, i sacerdoti poi cambiano, vengono a mancare per molte ragioni e allora si trovano come nell’incertezza e seguono un po’ una spiritualità, un po’ un’altra, cercano di prendere un metodo, di seguire un certo libro e poi cambiano: non hanno mai una certezza e una stabilità nella vita. Stabilità vuol dire stato, ma loro non sono nel loro stato. Fanno pena tante anime! Ora, S. Paolo dice: «Io non vado avanti come uno che batte l’aria nell’incertezza, indeciso, senza sapere cosa faccio, ma io ho dei punti ben fissi, ho delle mete chiare da raggiungere»3. Nella vita occorre questa stabilità se si vuole arrivare alla santità e qui sta il gran bene della vita religiosa. Si chiama stato religioso. Stato vuol dire un genere di vita che ha stabilità. Invece quelle anime camminano ora sopra una via, ora sopra un’altra, poi tornano indietro, prendono un’altra strada, si appoggiano ad altri aiuti, e alla fine della vita si accorgono che il loro tempo non è stato abbastanza ben impiegato. E sono anime in desolazione, scontente. Allora
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cadono in quelle certe condizioni di spirito in cui sono insopportabili agli altri e a se stesse. La vita non è utilizzata bene.
Ora, si può dare loro una certa stabilità pensando che possono vivere anche nel mondo e fare i voti di povertà, castità e obbedienza, praticandoli nella maniera che è loro possibile, nelle loro circostanze, oppure emettere un giuramento o anche soltanto delle promesse. Guidate però costantemente da persone, o meglio da una direzione, diciamo così, da un governo, che con regole e con spirito costantemente chiaro, indirizza le anime e cerca di infondere quello spirito che queste associazioni hanno.
Si capisce, la vita di castità a loro è più difficile, perché sono nel mondo, ed è più meritoria. Si capisce che la povertà la eserciteranno a loro modo, perché dovranno pure amministrare, tuttavia a volte saranno costrette a vivere in maggior povertà che nella stessa vita religiosa. E si capisce che l’obbedienza sarà [compiuta] in modo diverso, cioè l’obbedienza avrà certi limiti, ad esempio queste persone dovranno essere guidate nella scelta di certi uffici e nel tenere relazioni. Poi si può andare più avanti: fanno anche un resoconto mensile, l’esame di coscienza quotidiano. Lo facevamo anche noi quando eravamo semplici preti secolari, sotto la guida di un sacerdote diocesano che aveva cura spirituale di noi. E potranno ricevere foglietti e anche avere una vita comune limitata, come almeno un quindici giorni ogni anno insieme per gli Esercizi, per istruzioni, per rinvigorire lo spirito. La loro vita comune si ridurrà in certe cose e si allargherà in altre, così queste anime possono raggiungere la santità. Ho detto che di queste anime ve ne è un gran numero e a volte basta sapere ispirare fiducia e allora si ricevono facilmente le confidenze. Inoltre possono spesso dedicarsi all’apostolato. È per questo che adesso stiamo meditando su questo argomento.
Le Figlie di San Paolo operano in tante maniere, con tante iniziative di apostolato, ma è necessario che l’apostolato raggiunga una certa stabilità e si allarghi. Voglio dire: rendere stabile il frutto della propaganda. Che cosa sarebbe, quale vantaggio se in una parrocchia dopo aver fatto gli abbonamenti ci fossero delle persone o una persona che ogni anno li rinnova,
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senza che sia necessario visitare di nuovo quella parrocchia e ciascuno degli abbonati. Questo, ad esempio, renderebbe stabile il frutto della propaganda.
Ma ancor più abbiamo bisogno di cooperatori, di gente che si metta a fianco, che voglia imitare le suore paoline e i paolini nel loro apostolato, e prendervi parte sia nel lavoro e nel merito. Di queste persone, ho detto, se ne trovano un certo numero nel mondo e allora noi dobbiamo essere saggi: far partecipare queste persone al merito del nostro apostolato e servirsi, usare di queste persone per allargare il bene. Se rimaniamo solo noi, faremo quel che sarà possibile a noi. Gesù Cristo oltre i dodici apostoli, scelse settantadue discepoli che andassero in ogni città a preparargli la strada per quando egli giungesse a predicare la buona parola. S. Paolo nella lettera ai Romani alla fine, scrivendo da Corinto, saluta ventiquattro persone che sono a Roma, persone che egli aveva conosciuto in Oriente e quasi tutte l’avevano aiutato nell’apostolato, a volte con la preghiera, di persona, aiutato con offerte. Queste persone avevano aiutato l’apostolo anche nell’istruire coloro che erano neofiti. Quindi S. Paolo era diligentissimo nel farsi dei cooperatori. Così deve essere lo spirito nostro: avere persone che cooperino allo spirito paolino, che siano investite dello spirito paolino.
Voi certamente potete pensare agli Istituti Secolari per questo. Sì, gli Istituti Secolari sono vari e si può dire che ognuno ha quasi una fisionomia propria. Oggi il Santo Padre valorizza assai l’apostolato dei laici. Nel 1950 si è tenuto un grande congresso in Roma e l’anno scorso 1957, si è tenuto un secondo grande congresso in Roma4, dove il Papa ha parlato ed ha incitato quei cattolici, che rappresentavano novantadue nazioni, a lavorare con generosità per la causa di Dio, per la causa della Chiesa, per la società.
Vi è poi da dire questo: vi sono uomini, vi sono donne che si trovano in mezzo alla società ed entrano in ambienti in cui il
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religioso, la religiosa non possono entrare. Vi sono, ad esempio, deputati alla Camera, vi sono ministri al Governo che appartengono a questi istituti religiosi; vi sono capifabbrica, vi sono persone che hanno una posizione sociale dove esercitano una grande influenza su molti dipendenti; vi sono professori di università, di liceo. E quanto giova, voglio dire, una scuola di filosofia al liceo, una scuola di filosofia cristiana! Maestre, maestri di scuola elementare, incaricati, presidenti dell’Azione Cattolica5. Al congresso vi erano rappresentate oltre trenta associazioni internazionali.
Quanti cooperatori per la stampa, sia per redazione e sia per diffusione. Quanti impegnati nella televisione cristiana o nel cinema cattolico. Quanti nelle opere caritative! Terziari domenicani, terziari francescani, gli iscritti alle opere di S. Vincenzo, e poi terziari salesiani, cioè cooperatori salesiani. Tutte queste persone possono fare quest’ufficio.
La donna vuole preparare la pasta e mette giù una grande quantità di farina e poi scioglie il lievito. Il lievito sciolto viene immesso in quella quantità di farina e la farina viene impastata, e il lievito penetra nella pasta medesima e tutta la fa fermentare. Così è nelle parrocchie dove vi sono uomini esemplari, donne che sono vere madri di famiglia e stanno a capo di associazioni cattoliche. Ecco, queste persone sono come il lievito nella massa sociale e fanno fermentare in senso cristiano la società. Il solo sacerdote, il solo religioso, la sola suora oggi non è più sufficiente. I nemici della Chiesa entrano ovunque: ateismo, materialismo, comunismo, protestantesimo, ecc. Se tutte le forze del male si collegano, si associano contro Cristo e la Chiesa, bisogna allora che tutte le forze del bene si uniscano per Gesù Cristo e per la Chiesa.
Ora, venendo un po’ alla pratica, sia dalla libreria e specialmente nella propaganda si può arrivare a scoprire queste anime che interiormente sentono il desiderio di perfezione e il desiderio di lavorare per Gesù Cristo e per la Chiesa. Occorre
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allora pensare che, se noi troviamo persone che si associano a noi, certamente il nostro lavoro si moltiplicherà. A questo riguardo pochi giorni fa la Prima Maestra mi ha detto: Lei ha insistito parecchio sulla propaganda collettiva. Ormai è entrata, l’hanno accettata, si trovano contente e hanno frutto più abbondante. Ora è il caso che insista sopra questo pensiero. È precisamente quello che ho detto adesso. Quindi il desiderio della Prima Maestra è che nei corsi di Esercizi di quest’anno si illumini su questa cosa, e occorre che siamo animati da grande carità: primo, fare arrivare tante anime alla maggior perfezione; secondo, associare tante anime al nostro apostolato e anche agli altri apostolati, perché gli apostolati oggi sono tanti, cominciando dall’apostolato della scuola fino all’apostolato della beneficenza, all’apostolato della carità, ecc.
Dunque, in questo corso di Esercizi sarà utile che ciascuna pensi se nel suo ambiente o fra le persone che vengono in libreria si possano scoprire anime che sono assetate di santità e d’altra parte desiderano di spendere la loro vita a vantaggio del prossimo e raccogliere nella loro vita il massimo dei meriti. Quante anime sbandate che, se fossero ben dirette, potrebbero rendere gloria a Dio in una vita di maggior perfezione e compiere un apostolato utilissimo nella Chiesa di Dio! E se sono unite avranno una direzione generale. E cos’è un regolamento, cosa sono le Costituzioni, se non una direzione generale? Poi verrà la direzione particolare che riguarda ogni singola anima, per i singoli casi in cui si possono [trovare]. Ma che almeno abbiano una direzione generale stabile, e la loro vita abbia un indirizzo, si trovi su una via che porta direttamente al cielo.
Per questo, se voi conoscete già qualcuna di queste persone o se verrete a conoscerne, potete mettervi in relazione o con la Casa generalizia delle Figlie di San Paolo o direttamente con il Primo Maestro. Allora si cercherà di dare qualche spiegazione e intanto si potranno distribuire i primi foglietti di regolamento, perché la cosa possa avere buon successo.
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Dopo gli ultimi Esercizi di pochi giorni fa6, già ho ricevuto diverse lettere, alle quali cercherò di rispondere nella maniera che sarà possibile, considerando le varie circostanze. È vero che nel mondo vi sono tanti desideri che sono vuoti, persone che hanno solamente dei vorrei, delle velleità e non hanno mai un voglio fermo. Ma ve ne sono anche tante, e Dio le può suscitare, che hanno volontà ferma, energica, e tante volte non aver potuto entrare o non poter entrare nella vita propriamente religiosa fu a causa di un complesso di circostanze in cui non c’è proprio niente di colpa, anzi se ne sono astenute per un maggior bene o per un impedimento che dimostrava che tale non era allora la volontà di Dio.
Conosco un capofabbrica che avrà circa seicento operai. Essendo buon cristiano edifica con il suo esempio tutti gli operai. Ha fatto costruire la cappella nella fabbrica, ha procurato che alla domenica ci fosse la Messa e il catechismo per i figli degli operai e poi tante conferenze, ecc. in maniera che in quella fabbrica si vive la vita cristiana. Gli operai sono soddisfatti del trattamento materiale che viene loro fatto e nello stesso tempo sentono e riconoscono il bene morale che ricevono. Ma di esempi così se ne potrebbero trovare tanti. A volte molto più umili, casi in cui le persone lavorano nascostamente, ma la santità della loro vita e l’influenza che hanno sui membri della famiglia, della parrocchia, della scuola o dell’associazione è sempre grande e di grande merito.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 25 marzo 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 46a = ac 79a. Stampata in Rag, maggio 1958, pp. 72-76.
2 Cf Mt 22,39.

3 Cf 1Cor 9,26.

4 Cf Pio XII, Discorso al II Congresso mondiale dell’apostolato dei laici, 5 ottobre 1957, AAS 49 (1957), p. 927. Il II Congresso dell’apostolato dei laici si svolse a Roma nei giorni 5-13 ottobre 1957. Il I Congresso dell’apostolato dei laici si svolse sempre a Roma nei giorni 7-14 ottobre 1951. Il Papa Pio XII pronunciò un memorabile Discorso il 14 ottobre 1951, AAS 43 (1951), p. 788.

5 Azione Cattolica Italiana (ACI). Associazione di laici che si impegnano liberamente, in forma comunitaria ed organica in diretta collaborazione con i Pastori per la missione evangelizzatrice nella Chiesa.

6 Richiamo agli Esercizi tenuti a Roma nei giorni 9-10 e 15-16 marzo 1958 alle suore delle agenzie San Paolo Film.