Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. L’APOSTOLATO1

Dobbiamo considerare la venuta di nostro Signore Gesù Cristo. Avvento vuol dire venuta. Propter nos homines et propter nostram salutem descendit de coelis. Et incarnatus est de Spiritu Sancto, ex Maria Virgine: et homo factus est: Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo il Figlio di Dio e s’incarnò nel seno purissimo della Vergine e si fece uomo come noi2.
Per noi uomini e per la nostra salvezza: il religioso e la religiosa devono entrare al massimo nello spirito di Gesù, nell’intimità con il cuore di Gesù e partecipare ai suoi desideri. Il religioso e la religiosa non solamente si legano al Signore, ma oltre a questo si offrono per l’apostolato e per le anime. Il religioso e la religiosa nel loro stato sono intimamente connessi con l’apostolato e cioè: salvare e santificare se stessi, salvare e santificare le anime.
Notiamo quattro apostolati, anzi possiamo anche arrivare a cinque, che si possono fare da tutti anche da chi è infermo, anche magari da chi è muto.
1. L’apostolato della vita interiore, cioè quell’apostolato che si deve compiere per la nostra santificazione. È il lavoro per togliere dal nostro cuore ciò che ancora dispiace a Dio e mettere invece ciò che piace a Dio. Quindi gli esami di coscienza, le Confessioni per togliere e per mettere ciò che piace al Signore, particolarmente per mezzo delle meditazioni, delle
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adorazioni e della santissima Eucaristia. Allora lavorando per la propria santificazione si ottengono grazie per le anime e il frutto delle opere si dilata, si sparge sopra l’umanità e specialmente su quelle anime che vivono vicino a noi. L’impegno interiore di santificazione appare anche all’esterno e coloro che sanno osservare con occhio buono lo scoprono in qualche misura. Inoltre vi è tutto quel complesso di grazie che si ottengono.
2. L’apostolato della preghiera. L’apostolato della preghiera possono farlo tutti, anche se uno fosse muto, perché si prega con la mente, si prega con il cuore. L’unione con Dio nella giornata è una continua preghiera. Questo apostolato può essere individuale: lo fa chi prega per le anime purganti e prega per tutti i morenti, per i bambini, per le vocazioni, per la Chiesa, per i peccatori, prega per tutte le necessità delle varie categorie di persone con cuore largo, desiderando a tutti un gran bene, soprattutto la salvezza eterna. L’apostolato della preghiera può essere organizzato tra quelli che sono iscritti a questa unione, a questa associazione che comprende tanti milioni di persone3.
3. L’apostolato del buon esempio. Dare esempio di pazienza, di bontà, di schiettezza, di sincerità, di sollecitudine, di premura, di interessamento. Dare esempio di vita religiosa ben vissuta nell’osservanza vera delle proprie Costituzioni, in quanto è possibile con lo stato di salute. Esempio quindi di povertà, di delicatezza, di obbedienza, di sottomissione e di abbandono in Dio.
L’esempio influisce tanto sulle anime ed è una continua predica senza che si debba parlare, senza che si debba scrivere o senza che si debba insegnare con la parola. Esempio buono! Gli esempi buoni restano impressi, operano direttamente nel cuore di chi li osserva, di chi vede, e a tempo opportuno hanno il loro effetto, il loro frutto.
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4. L’apostolato della sofferenza. Ecco l’esempio della sofferenza: Tota vita Christi crux et martyrium: Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio, dice l’Imitazione di Cristo4. E noi, per imitare Gesù Cristo, dobbiamo pensare che sulla terra tutti siamo chiamati a portare la croce. E chi ne è privo? Vi sono tante croci interne o esterne, fisiche o morali. Tutto può essere utilizzato per il massimo frutto, tutto! Quindi diciamo: Vi offro le mie azioni, orazioni e patimenti5! Siano patimenti interiori, ignoti a tutti e siano patimenti esteriori i quali possono anche essere conosciuti almeno in parte notevole.
Queste nostre penitenze, mortificazioni e sacrifici della giornata per compiere i nostri doveri, i nostri uffici siano uniti alla vita di Gesù, cominciando a considerare il presepe dove Gesù inizia la sua vita di sofferenza. Eccolo abbandonato, e là «nel medio corso della notte»6 appare il Figlio di Dio, e gli uomini non lo sanno, lo ignorano.
E quale fu la sua condizione? Come potè trovarsi in quella grotta? E fu così fino a quando spirò sulla croce! Tota vita Christi, crux et martyrium!. S. Paolo scriveva dal carcere di Roma che era contento di soffrire, perché i suoi figliuoli spirituali ne avessero frutto, avessero grazie più abbondanti7.
5. Poi vi può essere anche un quinto apostolato, è l’apostolato della parola, per chi può parlare, la buona parola che si va seminando qua e là, la parola occasionale che parte dal cuore, che è ispirata dalla fede. Quando si dice una parola di conforto, d’incoraggiamento, quando si dà un piccolo avviso, oppure si chiede di essere corretti e, mentre si chiede di essere corretti nei nostri falli si fa come un ammonimento a chi sente. Dobbiamo sempre tendere ad una maggiore purificazione. Queste parole spicciole a volte valgono più di una intera predica, perché sono dette al momento opportuno, perché la goccia cade proprio là dove c’è bisogno di un po’ di refrigerio, dove l’aiuto e il soccorso spirituale è dato a tempo. Però queste parole de-
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vono nascere ex abundantia cordis8, nascere dal cuore con spontaneità, perché nell’anima c’è l’amore di Dio, c’è spirito di fede, perché l’anima è sostenuta sempre dalla speranza nella bontà della misericordia di Dio, dalla speranza della salvezza e santificazione. Che le parole partano dal cuore! Quando si è pieni di cosacce, si danno cosacce, ma quando si è pieni di Dio, si dà Dio. Quindi noi stessi possiamo riconoscere, dal modo di parlare, dalle cose che stiamo dicendo, se il nostro cuore è pieno di Dio, oppure se è freddo e indifferente e tutto è soltanto umano senza lo spirito di quella fede che ci deve sostenere.
Allora vi sono quattro apostolati che si possono fare da tutti. Unire tutte le nostre intenzioni a quelle con cui Gesù nasce nel presepio: Propter nos homines et propter nostram salutem. Tu sei religioso, tu sei religiosa per gli uomini e per la loro salvezza, oltre che per la tua santificazione. La vita religiosa è intimamente legata all’apostolato e non vi sarà piena vita religiosa se non c’è anche questa manifestazione d’apostolato. Noi sappiamo di essere con Dio e quando amiamo i fratelli spiritualmente in senso cristiano, in senso religioso, più amiamo Iddio. Abbiamo un segno, un segno del vero amore di Dio quando abbiamo il vero amore del prossimo. Unirsi quindi al Bambino quando inizia il suo apostolato visibile là nel presepio per accompagnarlo lassù al Calvario, quando noi renderemo il nostro ultimo respiro e diremo con Gesù: «Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio»9. E quando diremo ancora una volta con Gesù: «Ho sete»10 di anime, e ti offro la mia vita per la salvezza dell’umanità, in unione alle intenzioni che Gesù ebbe al Calvario, in unione con le intenzioni che Gesù ha ogni mattina quando si immola sull’altare. In unione a tutte le Messe che in continuità, tutto il giorno si stanno offrendo a Dio nelle varie parti del mondo.
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1 Meditazione tenuta ad Albano nel dicembre 1958. Ciclostilato, fogli 6 (22x32), parte di un plico con numerazione progressiva (pp. 77-81). Non è indicato il luogo, ma il plico raccoglie le meditazioni tenute ad Albano. La data è incompleta, essendo indicato solo l’anno. Dal Diario Sp. risulta che Don Alberione si recò ad Albano nei giorni 14, 16, 23 dicembre. Il titolo della meditazione nel ciclostilato è: “In preparazione del Natale”. Dal contenuto non sembra che si possa collocare alla vigilia di Natale, tanto più che esiste un’altra meditazione in cui Don Alberione fa espressamente gli auguri alla comunità (med. 33). A mano è stato aggiunto il titolo: “L’apostolato in genere”. Esiste un dattiloscritto successivo con il titolo “L’apostolato”. Visto il contenuto della meditazione si assume quest’ultimo titolo.
2 Dal Credo niceno-costantinopolitano.

3 L’Apostolato della preghiera è un’associazione di fedeli che si impegnano per la diffusione della spiritualità del Sacro Cuore di Gesù mediante l’offerta quotidiana della preghiera e delle proprie azioni e l’animazione di gruppi di preghiera. L’Associazione è sorta in Francia il 3 dicembre 1844 per opera del p. François-Xavier Saverio Gautrelet SJ (1807-1886). Successivamente, con l’opera del p. Henri Ramière SJ (1821-1884), si diffuse rapidamente in tutto il mondo.

4 Cf Imitazione di Cristo, II, XII, 3.
5 Cf Cuore divino di Gesù, in Le preghiere della Pia Società San Paolo, ed. 1944, p. 17.
6 Cf Sap 18,14.
7 Cf 2Tm 1,12.16.

8 Cf Mt 12,34: «…dalla pienezza del cuore».
9 Cf Lc 23,46.
10 Cf Gv 19,28.