Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. ELOGIO FUNEBRE PER PIO XII1

È consolante per noi pensare all’incontro tra il Vicario di Gesù Cristo, il Vicario fedele, e l’incontro di Gesù invisibile capo della Chiesa. Incontro da parte di Gesù, accogliente, festoso, poiché Pio XII ha compiuto durante il suo pontificato ogni cosa secondo lo spirito del Maestro divino. In tutte le questioni, in tutto l’insegnamento, in tutte le sue decisioni aveva uno spirito così conformato al Maestro che sempre illuminava, sempre confortava. Ovunque spargeva la pace e l’incoraggiamento, sempre comprensivo per tutte le miserie umane. Le miserie di due miliardi e settecento milioni di uomini che si riflettevano nel suo cuore di padre. Il suo pontificato di diciannove anni ha segnato un solco profondo nella storia della Chiesa e dei Pontefici, da Pietro a oggi. Il pontificato di Pio XII soprattutto è arrivato al cuore di tutta l’umanità. Egli era l’amato, il desiderato, l’ascoltato, il seguito, il venerato, specialmente dagli umili, dagli infermi, dai lavoratori di ogni categoria, da quelli che sono illuminati dalla fede e considerano la Chiesa nella sua missione divina, che attraversa i secoli e approda ai lidi dell’eternità.
Il suo lavoro costante è stato per la pace fra gli uomini, fra le nazioni. Primo, quando venne eletto al soglio pontificio, si adoperò per allontanare le minacce di guerra2, ma gli uomini nel loro orgoglio non lo ascoltarono. E allora avvenne il disastro, la guerra più terribile che ricordi la storia. Quando poi la tragedia si volgeva al suo epilogo, Pio XII dettò i cinque punti
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necessari e basilari per un trattato di pace giusta e duratura3. E non fu ascoltato. E allora fu una pace armata e, anzi, una corsa ad armamenti sempre più terribili.
Il Papa si studiò in questi ultimi anni del suo pontificato di medicare le ferite che erano risultate dalla grande tragedia. E medicò, in quanto gli fu possibile. Per primo, togliere dal cuore degli uomini gli odi, sorgenti di guerra e di inimicizie. Poi, per illuminare gli uomini e specialmente richiamare i princípi della morale eterna che è la base di ogni giustizia. E se la pace illumina gli uomini, ecco che gli uomini sono più disposti ad accogliere la verità e sono più disposti a seguirla.
In questi ultimi anni fino ad oggi, Pio XII continuò la sua opera di pacificazione. I discorsi natalizi4 specialmente, indicavano quello che veniva operato da lui in segreto per mezzo della diplomazia. Da lui in segreto vi fu un lavoro costante per smussare gli angoli, per richiamare gli uomini alla considerazione, per far sentire a tutti le responsabilità di non provocare un’altra guerra.
Oltre a quest’ufficio di ‘paciere’ fra gli uomini e fra le nazioni, egli compì un grande ufficio. Roma lo considera defensor civitatis5, ma gli uomini di studio lo considerano defensor veritatis6. Il suo insegnamento non ebbe fine e si protrasse fino agli ultimi giorni della sua esistenza. Anche quando già le forze gli venivano a mancare, non cessò di scrivere, di operare e di insegnare entrando in tutti i nuovi problemi che la scienza ha accumulato. Indicava le vie che sono segnate dal Vangelo per il rispetto del diritto di tutti e per l’osservanza di quella legge che è eterna e che non può essere in qualche maniera fraintesa o adattata alle circostanze del tempo, oppure al vantaggio privato.
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Qualcuno, in questi giorni, ha voluto fare l’augurio che, data la quantità e la bontà degli scritti e dei discorsi tenuti da Pio XII, venisse data a lui l’aureola di Dottore della Chiesa. Questo però spetta alla Chiesa stessa. Certo, il suo magistero è stato veramente forse il più fecondo che finora abbia avuto la Chiesa dai Pontefici.
Il magistero pontificio si mostra particolarmente nei documenti che sono indirizzati a tutto il clero, a tutti i vescovi, a tutto il popolo cristiano: le encicliche. Egli, tra le più importanti, ne ha promulgate ventitre durante i suoi diciannove anni di pontificato: dalle encicliche più intime o riguardanti la sacra liturgia, il Corpo mistico, alle encicliche che riguardano l’azione dei laici, che riguardano le missioni, l’attività in modo particolare per l’Africa7. Una varietà che dimostra come egli fu sempre il Pastore vigilante e intervenne ovunque il suo gregge aveva qualche pericolo, e sempre che si mostrasse qualche necessità in cui il Vicario di Cristo, dolce e fermo ad un tempo, doveva parlare agli uomini di buona volontà.
La sua attività particolare però, è stata quella che riguarda la vita più diretta di un Papa: l’attività spirituale. E abbiamo in modo particolare i documenti che si riferiscono alla santificazione del clero, e i numerosi documenti che sono usciti dal suo pontificato per la formazione e santificazione dei religiosi. In questo campo ha aperto nuove vie, ha portato delle innovazioni profonde allargando il significato della vita religiosa quale viene praticata oggi dagli Istituti Secolari8. La vita religiosa degli Istituti Secolari richiede due condizioni: primo, che le anime, le persone che vogliono aggregarsi agli Istituti Secolari ‘brucino di amor di Dio pur nel mondo e nei vari uffici’, è
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la sua espressione. Secondo, adoperando essi i loro uffici e le loro circostanze per volgere tutta la loro vita, a tradurre - egli dice - tutta la loro vita in apostolato. In questo abbiamo una innovazione profonda e lo dimostra il fatto che in un secolo e mezzo gli Istituti secolari hanno oltrepassato il numero di duecento nel mondo. E quale attività!
Pio XII è passato al meritato riposo eterno. Un grande statista, forse il principale del mondo, ha detto: Il mondo, mancando Pio XII, è diventato più povero9. Tanta era la ricchezza della sua attività, tanta la premura quotidiana, voglio dire di ogni giorno, per il bene dell’umanità intera. E questo veramente è dimostrato pubblicamente. Quando anni fa, diciannove anni fa, terminato il conclave che era durato appena diciotto ore, il prelato10 annunziò che oramai era finito il lutto della Chiesa: Annuntio vobis gaudium magnum11 ed Eugenio Pacelli è eletto Papa con il nome di Pio XII. Fu gaudio in tutta la Chiesa, tante erano le aspettative della Chiesa riguardo a quest’uomo, il quale aveva avuto una preparazione che sembrava veramente tutta coordinarta e tutta disposta per la sua elevazione al pontificato.
Però, se il gaudio della Chiesa allora fu grande, si capisce il contrasto di oggi: non è più solo la Chiesa in lutto, è l’Italia, è l’umanità intera. E si conosce dalle dimostrazioni che stanno succedendosi e dalla costernazione nelle popolazioni. E si comprende anche come la sua vita e il suo insegnamento interessavano il mondo intero, tanto che si poteva dire che egli era il centro del mondo. Era fatto bersaglio dagli orgogliosi e oggetto di amore profondo fra le popolazioni, fra le anime rette, fra le popolazioni anelanti alla pace e anelanti al bene.
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Bisogna però dire già una cosa: bisognerebbe considerare la sua gioventù di fanciullo chierichetto, di giovane che frequentava i sacramenti, di studioso che concluse il suo liceo con gloriose distinzioni, possiamo dire, eccezionali. Poi abbracciò la carriera ecclesiastica con dedizione piena, consapevolezza e coscienza intera di quello che faceva per operare nella Chiesa umilmente.
Ma, se Pio XII nel suo pontificato si è mostrato tanto preciso nelle cose, tanto che qualcuno l’ha perfino giudicato esagerato, è perché fin da allora, sui banchi della scuola, egli era preciso. Le sue lezioni, i suoi compiti, i suoi quaderni, ancora conservati, che cosa dimostrano? A conclusione degli studi filosofici e teologici, cominciò ad attirare attorno a sè una certa stima, un rispetto per cui egli era considerato il primo fra gli eguali. E così tutta la sua vita di sacerdote, di servitore della Chiesa come Segretario di Stato, e poi di Nunzio, e successivamente nel più alto ufficio della Chiesa. Sempre raccolse i frutti della sua giovinezza: giovinezza pia, giovinezza retta, anche un po’ pensosa, ma sempre ritirata, raccolto nella preghiera, raccolto nell’intimo della sua famiglia, e raccolto in chiesa. Costantemente.
La virilità dipende dalla giovinezza, come uno si forma, rimane. E se la chiesa è fatta bene, rimane ben fatta, rimane bella. Ma se si spreca la giovinezza in sciocchezze, in letture inutili, in sport che sono passionali, ecc., non crediate che si arrivi a una virilità benefica. Benefica, perché ognuno nella sua posizione deve impegnarsi a operare il bene in ordine a Dio e in ordine al prossimo. L’avvenire ogni giovane se lo prepara. L’aspirandato, il noviziato, la professione temporanea preparano la vita. E uno che non ha studiato non può sapere; e non può esser virtuoso, e non si improvvisano le qualità che uno non ha acquistato. Mentre vi è tempo, ogni giorno [curare] il proprio ufficio, il proprio dovere: pietà e studio, apostolato e formazione umana e religiosa. Tutto coordinato. Non solo ammirare, ma imitare. Imitare un grande uomo, il quale costantemente, allorché si presentava un problema difficile, entrava in intimità con il Tabernacolo, e lì prendeva le sue decisioni, l’indirizzo della sua vita nei casi particolari. E quindi si alzava risoluto e
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donava quello che aveva ricevuto dal Tabernacolo: il suo grande sapere, il suo esempio di vita veramente ammirabile anche nelle attività, e poi la premura costante per il suo gregge affidatogli da Gesù Cristo.
Ora bisogna ricordare gli obblighi particolari che abbiamo noi: sotto Pio XII la Famiglia Paolina, nelle sue varie Congregazioni, ha ricevuto o l’approvazione definitiva o la prima approvazione oppure il nulla osta per l’approvazione12, ecc. Noi abbiamo da considerarci figli particolarmente beneficati da lui. Allora, preghiere per il suo riposo eterno. Già noi lo pensiamo nel riposo eterno. Ricordo però una predica che ci ha fatto il parroco nel 1903, quando è morto Leone XIII. Noi dicevamo: Quante preghiere si fanno per lui che forse non ne ha bisogno. Ed egli ha risposto: Bisogna pensare che il rendiconto a Dio è tanto più grande quanto più alto è stato il posto che si è occupato in vita. E allora, mentre ci inchiniamo alla sua memoria e alla sua salma, moltiplichiamo le preghiere.
Entrare adesso nell’intimità del sacrificio della Messa che Pio XII celebrava con tanta effusione di spirito, e qualche volta con lacrime. Entrare nell’intimità della Messa, il sacrificio per Ipsum, cum Ipso et in Ipso13, e quindi offrirlo per nove giorni, che sono i novendiali14 di lutto che adesso sono incominciati nella Chiesa. In questi giorni offrire la parte soddisfattoria delle nostre opere e delle nostre preghiere per il suo riposo eterno. Requiem aeternam dona ei, Domine: et lux perpetua luceat ei. Requiescat in pace. Amen.
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1 Discorso funebre tenuto in cripta, durante la Messa, e trasmesso nel santuario Maria Regina degli Apostoli, Roma il 10 ottobre 1958. Trascrizione da nastro: A6/ an 56a = ac 94b. Stampato in fascicolo (ottavo) con il titolo: In occasione della morte di Pio XII.
2 Quando cominciarono ad addensarsi sull’Europa e sul resto del mondo le nubi minacciose di un nuovo conflitto mondiale, Pio XII cercò in tutti i modi di farlo evitare, e nel radiomessaggio del 24 agosto 1939 pronunciò le parole rimaste famose: “Imminente è il pericolo, ma c’è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra” (AAS, XXXI, 1939, p. 334).

3 Cf Allocuzione natalizia di Pio XII, Cinque punti per una giusta pace internazionale, 24 dicembre 1939.
4 Ogni anno Pio XII approfittava della ricorrenza del Natale per diffondere un radiomessaggio in cui, oltre a pronunciare parole di speranza, faceva il bilancio dell’attività svolta, offrendo spunti di riflessione e proposte concrete per l’avvento della pace. Famoso il radiomessaggio del Natale 1942 in cui il Papa condannò le violenze naziste.
5 Durante la seconda guerra mondiale, papa Pio XII fu chiamato “difensore della città” in quanto si adoperò per evitare a Roma i massimi orrori bellici.
6 “Difensore della verità”.

7 Cf Pio XII, Lettera enciclica Fidei donum, 21 aprile 1957, sulle condizioni dell’Africa e sull’urgente necessità di usare tutti i mezzi moderni per rendere efficiente il lavoro missionario.
8 Gli Istituti Secolari sono Società di vita consacrata approvate dalla competente autorità ecclesiastica i cui membri, laici o chierici secolari, professano i consigli evangelici rimanendo nel loro contesto di vita sociale e professionale, vivono personalmente il carisma dell’Istituto a cui sono aggregati e ne perseguono il fine apostolico. Per una maggiore conoscenza degli Istituti Secolari cf Il laicato in Insegnamenti pontifici, vol. 4, Edizioni Paoline, Roma 1958; cf anche RA, numeri di aprile, maggio, giugno-luglio 1958.

9 Riferimento al grande statista francese Robert Schuman (1886-1963). Nel secondo dopoguerra con il tedesco Konrad Adenauer (1876-1967) e l’italiano Alcide De Gasperi (1881-1954) furono i “Padri” dell’Europa unita.
10 L’elezione venne annunziata dal cardinale protodiacono Camillo Caccia Dominioni (1877-1946).
11 “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam: Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa!”, è l’annuncio cerimoniale che il cardinale protodiacono dà al popolo dalla loggia centrale della basilica di San Pietro alla elezione del nuovo Papa.

12 L’approvazione pontificia definitiva della Società San Paolo fu data da Pio XII il 27 giugno 1949 e quella delle Figlie di San Paolo il 15 marzo 1953. Le Pie Discepole hanno ricevuto il Decretum laudis il 12 gennaio 1948. Le Suore di Gesù Buon Pastore il 23 giugno 1953 ricevettero il decreto di approvazione di congregazione di diritto diocesano.
13 Durante la Messa, dopo la consacrazione e prima del Padre nostro, il sacerdote pronuncia la dossologia: “Per lui con lui e in lui”, cioè: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”.
14 Periodo di nove giorni di lutto, il cosiddetto «novendiale», che decorre dal giorno del funerale del pontefice e prevede nove giorni di preghiere e celebrazioni nella basilica di San Pietro.