Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. INTIMITÀ CON DIO1

Dobbiamo sempre conservare e accrescere l’unione con Dio. Renderla abituale, ma questo desiderio nostro trova alcuni pericoli e, qualcuna dice, qualche ostacolo. Occorre pensare bene: l’attività esterna, l’attività apostolica specialmente, non deve distrarci, distaccarci da Dio. Secondo, neppure le relazioni con le persone devono distaccarci da Dio.
Primo: le attività apostoliche, cioè i lavori che si devono fare, anziché distaccarci da Dio, sono mezzi per condurci al Signore, se noi compiamo queste attività esterne nella maniera che piace a lui, e se noi facciamo le cose secondo la volontà di Dio e per compiere la volontà di Dio. Poi, se di tanto in tanto nelle azioni, nelle attività, ci fermiamo qualche istante per ristabilire e sentire di nuovo il Signore. Ristabilire l’unione con lui e sentirlo più vivamente.
Le attività esterne bisogna che siano fatte, perché vengono dall’obbedienza. Nell’obbedienza sono disposte tante cose che dobbiamo compiere. Quando noi le compiamo per unirci a Dio, allora la nostra volontà è con lui. Qualcuno può fare l’obiezione: Ma allora non penso al Signore!. Quando pensi al Signore è specialmente la mente unita a Dio, come quando fai la meditazione. E quando fai la volontà di Dio, è specialmente la volontà unita a Dio. Quindi c’è sempre l’unione con Dio. Può essere che una pensi: Ma io mi applico tutta per far riuscire bene le cose che devo fare e allora tutta applicata lì, dimentico il Signore!. Quando uno si applica per fare la volontà di Dio bene, proprio allora è sempre più unita al Signore, vuole fare meglio il volere di Dio. Quindi quel compiere sol-
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lecitamente la volontà di Dio è come se uno stesse in chiesa a pregare e sentisse la sua mente unita al Signore.
La seconda avvertenza è questa: oltre il fare solo quello che è volontà di Dio e non scegliere noi, altra cosa nell’attività che noi compiamo esteriormente è non lasciarci trascinare e comandare dall’amor proprio. No, fare le cose pacificamente. Gesù è il re pacifico! Quando andò a Betania ed ebbe ospitalità da Maria e da Marta, Gesù si ritirò a parlare familiarmente con Maria che aveva qualcosa da comunicargli. Marta rimase sola a fare le faccende di casa e a preparare il ristoro a Gesù ed agli Apostoli. Ma ad un certo momento ecco che apre la porta e comincia a fare le sue rimostranze: «Non ti rincresce che mia sorella mi lasci sola a fare i lavori di casa?». Gesù non la rimproverò per il lavoro, ma per l’affanno: «Ti turbi per troppe cose!»2. Le attività esterne piacciono a Gesù, ma non il turbamento, l’agitazione, il lasciarsi trasportare dalle preoccupazioni così da non comunicare più con lui. E allora, se abbiamo questa inclinazione a lasciarci assorbire, trascinare troppo dalle cose esterne, di tanto in tanto un piccolo arresto, cioè una pausa in cui ritroviamo Gesù e sentiamo di nuovo Gesù nel nostro cuore. Si riprende allora l’attività nell’unione con Gesù e così si conserva la pace e la serenità. Occuparsi e dedicarsi a compiere generosamente il volere di Dio. Questo ci porta all’unione con Dio, perché c’è l’unione della volontà con Dio. Lasciarsi trasportare dall’amor proprio così da non sentire più Dio, è un po’ distaccarsi dal Signore. Se abbiamo questa debolezza, allora di tanto in tanto fare una piccola pausa per ristabilirci in Dio e sentire di nuovo lui, il suo volere. Sentire che lui è nel cuore, che lui ci sostiene.
Altra cosa che dobbiamo fare: le relazioni esterne non devono distaccarci dal Signore, così da non ricordarci lui. Le relazioni esterne possono essere con le persone di famiglia, e qui con le persone che sono nella clinica. Vedere nelle persone l’immagine di Dio! Sempre Iddio che viene richiamato, l’immagine di Dio! È come trovarsi davanti ad una statua religiosa, come vedere un quadro con l’immagine di Gesù! La
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persona che è lì con noi è immagine di Gesù ed è un’immagine più viva che non una tela, che non una statua di pietra, ad esempio, tanto più se si tratta di anime consacrate a Dio in cui abita Gesù.
Quindi non dobbiamo allontanare da noi la comunicazione con le persone con le quali conviviamo, ma questa deve portarci alla riflessione, al rispetto di Dio! Dio ha fatto l’uomo ad immagine e somiglianza sua e allora se ognuno è immagine di Dio, se è simile a Dio perché unito a Dio, queste relazioni, se noi riflettiamo, ci portano ad innalzarci sempre più verso Dio. In certi casi può essere che uno rifletta un po’ diversamente su questo: Ma è una persona cattiva. Supponiamo una relazione con persone che hanno idee e costumi contrari a noi, e magari sono anche lontane da Dio ma sono sempre immagine di Dio. Se tu vedi una medaglia che è caduta nel fango e quindi è sporca, se quella medaglia portava l’impronta di Gesù, la porta ancora. È stata guastata perché è caduta nel fango, però porta sempre l’immagine di Dio. Abbiamo quindi sempre una ragione per considerare negli altri l’immagine del Signore. Il Signore Iddio ci ha creati, la SS. Trinità è in noi. Il Padre con la sua potenza ci ha dato l’essere, il Figlio con la sua sapienza ci ha dato la ragione e lo Spirito Santo ha infuso in noi il sentimento che dovrebbe essere rivolto a Dio. Se il cuore viene rivolto malamente alle creature, non cessa di essere stato creato per Dio e da Dio.
Quindi ogni persona che incontriamo, e perciò ogni relazione che abbiamo, non deve distaccarci da Dio, ma deve portarci al raccoglimento, all’unione abituale con Dio, a sentire Dio. Sentire Dio nella mente, Dio nel cuore, Dio nella volontà. Servirci quindi delle attività esterne e delle opere che si devono fare ed anche dello stesso sollievo e riposo che si deve prendere, perché è volontà di Dio. Non scegliere noi le cose, non fare nessuna attività che non sia volontà di Dio. Solo e sempre il volere di Dio! Allora c’è l’unione di volontà con Dio. E anche quando noi facciamo la volontà di Dio, tenerci in qualche maniera uniti a lui nella pace, pur nella sveltezza. Nella generosità, nella volontà e nel sentimento desiderare di conservare l’unione con Dio!
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Inoltre avvicinare le persone che ci ricordano Dio per mantenere l’unione di spirito con lui. Abbiamo tante occasioni per richiamare alla mente il Signore nella giornata. Sì, tante occasioni, anche le stesse pene sono nella volontà di Dio. O che Dio le manda o che le permette. Perciò tutto deve servire per innalzarci al Signore.
Non lamentiamoci così facilmente che siamo distratte, perché le attività che si devono compiere sono intense, sono molte, ma facciamole bene solo perché Dio le vuole e nella pace di Dio. Purché si compia la volontà di Dio! E nelle relazioni esterne sempre essere guidati dalla fede! «Facciamo l’uomo ad immagine e somiglianza nostra»3, ha detto il Signore. Immagine specialmente per la mente, per la volontà, per il cuore, e somiglianza perché Dio aveva creato l’uomo in grazia, perciò l’uomo è sempre immagine di Dio anche quando questa viene sporcata dal peccato. Se poi si tratta di anime in grazia di Dio, come sempre supponiamo, e si tratta specialmente di persone consacrate al Signore, allora la presenza di Dio in quelle anime è doppia, diciamo, è più perfetta, perché quelle anime vivono della grazia, vivono cioè la vita soprannaturale che è l’unione con Dio.
Chiediamo al Signore di saperci sempre elevare a lui e di compiere solo e sempre il suo santo volere.
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1 Meditazione tenuta ad [Albano] nel mese di dicembre 1958. Ciclostilato, fogli 4 (22x32), parte di un plico con numerazione progressiva (pp. 73-76). Il luogo è stato aggiunto a mano. Il plico raccoglie le meditazioni tenute ad Albano e nel testo si fa riferimento alle infermità. È quindi certo che la meditazione fu tenuta in quel luogo. Anche la data è incompleta, essendo indicato sul dattiloscritto solo l’anno e il mese. Nella raccolta questa meditazione precede e non ha nessun riferimento al tempo natalizio.

2Cf Lc 10,40-41.

3Cf Gen 1,26.