Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23. PIO XII: IN MORTE E SUE VIRTÙ1

In questi giorni abbiamo due doveri da compiere: il primo, pregare in suffragio dell’anima grande di Pio XII; il secondo, invocare lo Spirito Santo pro eligendo Pontifice2, cioè per l’elezione del successore. Vi suggerisco di leggere Ecclesiam Dei3: lo Spirito Santo chiama i vescovi a reggere la Chiesa di Dio, tanto più il Vescovo dei Vescovi che è il Papa. E allora corrispondere ai desideri espressi da chi attualmente ha il governo della Chiesa. Invocare lo Spirito Santo.
Quanto al Pontefice che è passato all’eterno riposo, i giornali e gli oratori hanno fatto ampi elogi. Già le cose esterne un po’ sono conosciute da tutti! Però gli elogi meritati vanno un po’ analizzati, cioè vedere quale spiegazione si possa avere di tante opere e di tanto bene che egli ha compiuto, sia nell’insegnamento, sia nelle opere di pace e di carità, sia nel grande esempio di attività e di amore per l’umanità intera. Così che l’umanità intera si è sentita un poco come orfana all’annuncio del passaggio all’eternità del papa Pio XII. Quali spiegazioni? Specialmente tre: egli era l’uomo delle cose ben fatte. Secondo: era l’uomo che occupava il tempo fino all’estremo. E terzo: uomo di grande fede e di preghiera.
Era l’uomo delle cose ben fatte. Lo sappiamo dalle memorie che sono rimaste e in parte già pubblicate, come Eugenio Pacelli ancora ragazzetto fosse diligente nello studio del catechismo. Lo raccontava il parroco anni fa: sempre il più preciso nell’arrivare alla scuola di catechismo; sempre il più attento alle spiegazioni; sempre il più esatto nel rispondere alle domande che gli venivano fatte. Già si vedeva in lui quello
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che poi si sviluppò: lo spirito di riflessione. Cosicché nelle sue risposte alle domande rivoltegli, mostrava un’assennatezza e un’intelligenza che spiccava tra gli altri compagni.
Divenne così l’uomo della precisione, l’uomo delle cose ben fatte. E tutto quello che si aveva da compiere negli atti ufficiali della Santa Sede, fossero approvazioni o disapprovazioni, fossero incoraggiamenti o fossero disposizioni, voleva sempre che tutto passasse per la via retta, cioè attraverso le Congregazioni, attraverso le persone destinate a compiere quell’ufficio. Egli aveva una grande fiducia che il Signore desse le grazie a chi ha un ufficio. Una grande fede in questo. E quindi tutte le cose dovevano passare attraverso chi aveva quel determinato ufficio, chi doveva fare quelle determinate cose. Qualche volta magari i suoi desideri trovavano difficoltà e qualche opposizione, ma egli era costante e continuava a seguire quella via e, se era necessario, spiegava il suo pensiero. Le cose ben fatte. Anche nelle udienze, nell’ascoltare i bambini li ascoltava come i grandi: ci si metteva tutto, e sembrava che allora non avesse altre cose a cui pensare. Era tutto per quello che doveva fare. A me sembra che sia stato uno degli uomini a cui si possono applicare le parole dette a Gesù: «Bene omnia fecit»4. Anche se doveva scrivere un appunto, anche i suoi quaderni dei compiti della scuola che ancora si conservano: faceva le cose bene. Bella calligrafia, tutto in ordine, sempre il primo ad arrivare alla scuola, così applicato a tutte le materie. E intanto coronò i suoi studi al liceo Visconti, gli studi liceali con distinzioni, premiazioni. Così fece bene le sue cose.
Bisogna che impariamo a fare bene le nostre cose. Quando si ha da fare una cosa, non farla comunque: Tanto nessuno mi vede. O tanto rimediamo dopo! No. Le cose ben fatte. Siano cose personali o siano cose a servizio delle sorelle: fare le cose bene. Chi vuol fare bene le cose, porta i suoi libri in chiesa, e lì ha la guida e l’aiuto per pregare bene. Se avete da curarvi, curatevi bene, nell’obbedienza, nel seguire il medico e le infermiere. Fare le cose bene. Poi, quando si avrà la salute, allora si faranno altre cose, e farle bene. Fare le cose bene, tutte. Quello
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che fa perdere tanti meriti è di far le cose comunque. Fare le cose con precisione.
Secondo: il grande uso che egli faceva del tempo. Quando andava a scuola, ancora in liceo e poi alle scuole universitarie della Chiesa, dove riusciva in tutti i suoi studi, si applicò già allora allo studio delle lingue straniere. Oltre i doveri scolastici, che alcuni fanno comunque e guardano soltanto di arrivare a una promozione, oltre i suoi studi scolastici, egli attendeva a qualcosa di supplemento: le lingue straniere. Quindi adesso, quando dava le udienze, tante volte usava rivolgersi ai pellegrini di varie nazioni parlando nella loro lingua: o francese o tedesco o inglese o spagnolo o portoghese, ecc. Ancora ultimamente aveva studiato un’altra lingua, perché voleva dire qualche parola in quella lingua, per comprendere anche i pellegrini che erano venuti da quella nazione e che capivano solamente la loro lingua.
Usare bene il tempo. Ricordo che mi riferirono questo: un anno si era proposto al Santo Padre che fosse lui a recitare il rosario alla radio del Vaticano perché i romani potessero rispondere da casa. E il Papa accettò. Allora prepararono tutto il necessario per la radio in cappella. E il Papa disse: No. Nello studio mio. Ma perché? Il luogo più adatto è la cappella. Si, ma dovrei mutare l’abito per andare in mezzo ai ragazzi che sono in cappella, e non voglio perdere questo tempo. Sembrerebbe un episodio così, di nessun rilievo, ma anche il polso è piccolo, tuttavia ci dà lo stato di salute di un individuo! Certi episodi rivelano quello che uno è. L’uso del tempo fino allo scrupolo. Lavorava fino a tardissima ora per poter avere poi il tempo di dare le udienze più a lungo, a servizio e a consolazione di quelli che lo volevano sentire e vedere. E oltre a questo, in quante maniere egli sapeva moltiplicarsi e donarsi! Anche quando nel pomeriggio si concedeva un po’ di passeggio, aveva con sé il libro o i manoscritti che leggeva e sui quali faceva gli appunti per rilevare le cose che gli erano poi utili nel suo ministero.
Attenzione a occupare bene il tempo! Quando si è malati, si faccia proprio il malato: si occupino le ore come vengono stabilite, perché così si guarirà prima. E allora si potrà poi pas-
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sare ad altri uffici, a servire di nuovo l’Istituto al quale si appartiene. Usare bene il tempo.
Vi sono persone che lo sprecano, e vi sono persone che lo usano bene. «Redime tempus»5, guarda di curare, fa attenzione al tempo. Impiegarlo bene. Si impiega bene quando facciamo giorno per giorno, momento per momento le cose che sono determinate, che sono prescritte. Se sei inferma, non curarti da te, ma segui quello che ti viene detto. Perché anche questo è un modo di occupare bene il tempo, di usare i rimedi e usare ciò che il Signore dà per la salute. Usarne bene e fruttuosamente. E quando si è in salute, non perdere il tempo, perché viene poi il momento in cui non l’avremo più: Tempus non erit amplius6. Quando si è malati e si è vicini all’eternità, si vorrebbe aver dell’altro tempo per acquistare ancora altri meriti. Prendiamo adesso il tempo. «Venit nox, quando nemo potest operare»7, viene il tempo, viene la morte quando nessuno più può guadagnarsi dei meriti. Guadagnamoli mentre c’è tempo. Il tempo è preziosissimo e nel tempo sono contenute tutte le altre grazie che si ricevono dal Signore.
In terzo luogo: la sua pietà, la pietà di Pio XII. Il suo esercizio del mattino, cioè la meditazione, la preparazione, la celebrazione, il ringraziamento alla Messa; le sue preghiere, il suo ufficio divino, il Breviario. Poi visite al santissimo Sacramento in certi momenti, brevissime, per prendere consiglio da Gesù su questioni un po’ difficili, e altre volte, la visita ordinaria più prolungata, la recita del rosario. Mi ricordo di quando Pio XII era ancora il cardinal Eugenio Pacelli, assistendo a una beatificazione, colui che mi accompagnava mi diceva: Osservi il cardinal Pacelli: veda come si distingue fra i cardinali per pietà nel suo atteggiamento devotissimo. La sua preghiera! Del resto basta vedere come stava inginocchiato e la posizione che teneva nel pregare. Quante fotografie ci sono a questo riguardo! Particolarmente la devozione a Gesù ostia e la devozione a Maria. Quando salì al soglio pontificio mise subito
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allo studio l’argomento dell’Assunzione di Maria al cielo. E gli studi vennero fatti, e la sua pietà mariana culminò nella definizione di Maria assunta in anima e corpo al cielo dopo il terreno pellegrinaggio8. E prima l’indizione dell’Anno Mariano9 e adesso l’Anno di Lourdes10. Ecco la sua devozione! E come erano accesi i discorsi che egli teneva su Maria! Ne abbiamo dei volumi11.
Allora, tre cose da considerare. Tre cose che spiegano la sua vita e la sua attività ammirabile. In modo particolare le esortazioni che egli faceva al clero, ai religiosi e alle religiose. Quelli di vita contemplativa ultimamente hanno avuto dei discorsi pratici per esortarli a conoscere, penetrare, praticare, amare e vivere la loro vita; per eccitare in loro lo spirito di orazione, affinché si considerassero coloro che hanno l’ufficio sulla terra di tenere il cuore e la mente rivolti verso Dio e pregare per l’umanità intera. Questa povera umanità, quanti bisogni e bisogni urgenti!
Tre cose dunque. Primo: far le cose bene. Anche se dovete fare il letto, farlo bene; dovete scrivere una lettera, scriverla meglio che si può.
Poi utilizzare il tempo. Se, per esempio, invece che mettere un’intenzione nella Messa, mettete tutte le intenzioni che Gesù ha nell’immolarsi, moltiplicate il tempo e il bene, perché le intenzioni sono l’amore, sono i desideri santi, e allora moltipli-
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cano il merito. Vi sono innumerevoli modi per moltiplicare il tempo, oltre che adoperare bene il tempo, le ore e le giornate. Che alla sera si possa dire: Dies plenus, giorno pieno oggi, per il Signore, per la mia eternità.
E terzo, ricavare tutto dall’Ostia, da Gesù eucaristico per mezzo di Maria. Gesù è il mediatore presso Dio Padre, e Maria è la mediatrice presso Gesù, la via a Gesù. E attraverso a Maria noi possiamo essere bene accolti da Gesù e ottenere misericordia, poiché dobbiamo, in vita e in morte, tenerci sempre in questo pensiero: «Miserere mei Deus, secundum magnam misericordiam tuam»12. Pio X racontava che quando fu eletto pontefice ha recitato questo versetto per invocare la misericordia di Dio, e voleva che quello fosse anche il suo testamento: Misericordia. «Miserere mei Deus, secundum magnam misericordiam tuam». Umiltà sempre. E allora le grazie vengono.
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1 Meditazione tenuta ad Albano il 10 ottobre 1958. Trascrizione da nastro: A6/ an 56b = ac 95a.
2 “…per l’elezione del Pontefice”. Durante i novendiali si raccomanda di celebrare almeno una Messa allo Spirito Santo per l’elezione del nuovo Papa.
3 Pio XI, Lettera enciclica, Ecclesiam Dei, 12 novembre 1923, AAS 15 (1923), pp. 573-582.

4 Cf Mc 7,37: «Ha fatto bene tutte le cose».

5 Cf Ef 5,16.
6 Motto latino: “Non ci sarà più tempo”.
7 Cf Gv 9,4: «Viene la notte, quando nessuno può agire».

8 Il dogma dell’assunzione di Maria al cielo fu proclamato da Pio XII il 1° novembre 1950 con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, AAS 42 (1950), pp. 753-771
9 Pio XII promulgò l’Anno mariano dall’8 dicembre 1953 all’8 dicembre 1954, in occasione del centenario del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria proclamato da papa Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus dell’8.12.1854. Per seguire il paterno invito del Papa, Don Alberione raccomandò alla Famiglia Paolina di impegnarsi sempre più a conoscere, imitare, pregare, zelare Maria. Cf RA, 12 (1953) 1-2.
10 In occasione del centenario delle apparizioni di Lourdes fu proclamato un anno giubilare (1957-1958) commemorato con particolare solennità e fervore nella città mariana e in tante parti del mondo. Pio XII nella sua lettera enciclica Le pelegrinage de Lourdes del 2 luglio 1957 fa memoria degli avvenimenti a un secolo di distanza dalle apparizioni della Vergine nella grotta di Massabielle, e porge l’invito a rinnovare il fervore in occasione delle celebrazioni centenarie. Inviò inoltre un Radiomessaggio ai fedeli riuniti a Lourdes in occasione del decimo Congresso Mariano Internazionale, 17 settembre 1958.
11 Una raccolta di testi mariani di Pio XII si trova in Insegnamenti Pontifici, vol. 7, Maria SS., Edizioni Paoline, Roma 1959, pp. 256-528.

12 Cf Sal 51,3: «Pietà di me, o Dio, nel tuo amore, nella tua misericordia cancella il mio peccato».