Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. LA PRIMA PARTE DELLA VISITA1

La nostra preghiera, parlando in generale, è tanto più utile quanto più noi mettiamo da parte nostra, e impegniamo tutto noi stessi nell’orazione, impegniamo cioè la mente, il cuore, la volontà, l’essere. D’altra parte, quanto più noi domandiamo quello che è sempre il fondamento della vita cristiana e della vita religiosa, cioè una fede più viva, e una speranza più ferma, e una carità più ardente. Pensando che siamo sulla terra proprio [per esercitare] una fede più viva che corrisponda al primo fine: conoscere Dio; e poi, secondo fine, amare il Signore; e terzo, servirlo, in una vita che può essere in generale semplicemente cristiana, e in una vita che può essere religiosa, quindi più perfetta.
La preghiera quanto più è attiva da parte nostra, tanto più da una parte è di onore a Dio e, dall’altra parte di vantaggio a noi. Quindi, facciamo l’ora di adorazione per mettere tutto il nostro essere davanti a Dio e attivare, cioè mettere in azione, non una preghiera di formule soltanto: quando si va avanti a dire senza badare, oppure a dire senza capire quel che si dice, o cantare senza capire quel che si canta. Prima dei Vespri bisognerebbe leggere la traduzione degli inni, dei salmi, delle antifone per sapere cosa diciamo al Signore. Che sia la mente che prega: «Orabo cum mente»2, dice il salmo, pregherò con la mente. E poi verrà la bocca, il cuore e la volontà per pregare.
Ecco, dunque, perché facciamo la Visita, l’adorazione, divisa in tre parti: la prima è per eccitare la fede, e saranno i primi venti minuti; la seconda per fortificare la nostra volontà, per metterci a posto con la vita. La seconda parte della Visita, mi pare che l’abbiamo meditata l’altro giorno3, è l’esame di coscienza, dove ci confessiamo al Signore, ci imponiamo la
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penitenza per il male fatto, ringraziamo il Signore per le grazie ricevute e proponiamo di volergli più bene, di servirlo meglio. Quindi la seconda parte è impegnata nell’esame di coscienza, come abbiamo veduto. La terza parte poi, è per amare il Signore. Se la seconda è per servire, la terza è per amare nella preghiera. Unire il cuore a Dio e mettere nel nostro cuore i sentimenti di amore che sono nel cuore di Gesù per il Padre, per le anime. Amore: Signore, vi amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa, perché siete bene infinito, nostra eterna felicità. Quindi la terza parte è tutta impegnata in preghiera. E nella terza parte si recita il rosario.
L’altro giorno abbiamo considerato la seconda parte: la confessione spirituale, cioè l’esame di coscienza fatto il meglio possibile, il più completamente possibile, che soddisfi. E la prima? La prima parte della Visita è indirizzata a stabilire in noi una fede più viva. Da una parte conoscere meglio il Signore, e dall’altra parte credere meglio. Credere con fede più illuminata, più sentita, più pratica.
Quindi nell’ora di adorazione ben fatta, in primo luogo si mette in moto tutta l’intelligenza, tutta la mente, che è il primo ossequio che si deve fare a Dio: è l’amore della mente. Dice S. Tommaso4 che noi in primo luogo dobbiamo amare Dio con la mente, cioè aderire, unirsi a lui nei pensieri. Credere quello che Gesù ha insegnato e pensare come lui pensava, ragionare come Gesù ragionava, non abbiamo altri termini per esprimerci più chiaramente e più precisamente. Mancano sempre le parole per esprimere le cose soprannaturali. E quando si tratta di cose un po’ alte, le esprimiamo come sappiamo. Allora non è una preghiera morta che non si capisce, in cui se manca la prima parte si recita senza capire. La Visita non è stare un’ora dicendo delle orazioni. Ma non è la Visita quella? Sì, è anche stare in chiesa. Ma ciò che è nel senso formale e preciso proprio della Visita è parlare con Gesù, sentire Gesù e prendere da Gesù.
Quindi la prima parte: sentire Gesù, cioè che cosa Gesù ha insegnato e che cosa mi insegna dal tabernacolo. Per renderla più facile si legge, per esempio, un brano del Vangelo
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oppure si legge un tratto, un capitolo delle Costituzioni o si legge un tratto di altro, un libro di considerazioni, ma di quelle meditazioni che sono proprio soprannaturali, in cui si riferisce proprio il pensiero di Gesù. Coloro che hanno studiato più profondamente, e magari hanno studiato la teologia delle suore, adesso stanno tanto insistendo sopra questo punto. Prima c’era la teologia dei laici che è parte della teologia che studiano i chierici e i sacerdoti, e adesso c’è la teologia delle suore. Ma il catechismo spiegato da don Dragone5 è, in sostanza, la teologia delle suore e dei laici.
Quindi leggere e se si vuole meditare, per chi ha già qualche cosa in mente, per esempio sulla presenza reale, perché è tutto ammirato del sacramento eucaristico. Oppure un giorno si è presi dalla presenza di Dio: Dio mi vede, Dio mi segue; il Padre guarda i suoi figli ed è lì per comunicarmi la grazia e vedere se faccio bene, proprio come un papà che guarda i suoi bambini come fanno, e li aiuta, magari li corregge, li incoraggia a fare il bene.
Un’altra volta si può essere presi dal pensiero del purgatorio: credo il purgatorio, articolo di fede! E credo che tutti possiamo dare aiuto alle anime purganti, specialmente con il sacrificio della Messa. Un’altra volta si è presi da un’altra verità che viene dalla meditazione, oppure dalla lettura spirituale, perché nella prima parte della Visita si fa la lettura spirituale. Alle volte basta ricordare un pensiero che ci ha fatto magari molta impressione.
Quando si finiscono gli Esercizi avviene che c’è un cumulo di verità che si sono meditate: alcune hanno fatto più impressione e se n’è preso nota. Nelle Visite successive quelle verità si rinfrescano, si approfondiscono considerandole davanti a Gesù, come se fosse Gesù che le predica, anche se quelle cose sono state dette dal sacerdote, o si sono lette nei libri, ma vengono da lui, perché noi sacerdoti diamo ciò che abbiamo ricevuto, non altro. La dottrina nostra è nostra e non è nostra. È nostra in quanto la predichiamo ed è di Gesù che è la Verità,
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è lui che ha insegnato questa verità. Quindi sentire che la luce entra nell’anima.
E il purgatorio? Mi fanno pena quelle anime, e d’altra parte è giusto che ogni debito sia pagato a Dio, anche il debito di pena. Quindi il purgatorio è un atto di giustizia per ciò che riguarda Dio e richiede che soddisfiamo con un atto di giustizia. Da una parte è un atto di bontà, perché questo Padre non vuole che le anime che hanno solo delle venialità vadano all’inferno. D’altra parte non può prenderle in paradiso. Dunque nella sua bontà dà quel posto, quel tempo perché soddisfino. Si ammira la bontà e la giustizia di Dio, e poi si pensa per che cosa si va in purgatorio: venialità, imperfezioni non combattute, sentimenti ancora troppo umani, ecc.
Allora, Gesù ci ispira e ci fa capire meglio le verità che la Chiesa ci ha insegnato, che sono nella rivelazione e che costituiscono la nostra fede, cioè gli articoli della fede che dobbiamo sentire più vivamente. Quando uno poi ha finito di considerare questo per dieci, quindici minuti, è preso da quella verità, supponiamo dalla verità del purgatorio o dalla presenza eucaristica o dalla presenza di Dio Padre o dalla presenza dello Spirito Santo in noi. E allora: Che io creda sempre di più. Si può dire l’Atto di fede, si può dire il Credo, si può protestare e applicare la nostra fede. La fede viene più illuminata e più sentita. Che il pensiero del purgatorio e delle cause per cui si va in purgatorio, cioè i peccati veniali, mi accompagni nella giornata e rimanga il pensiero direttivo. Eviterò ogni venialità, starò attento: Signore, fa’ che abbia sempre più paura delle venialità deliberate!. Imperfezioni ne commettiamo tante, purché non siano volontarie, anzi siano combattute. E poi si domanda al Signore una fede più viva: Fate che io creda sempre di più. Credo, Signore, ma la mia fede è ancora debole!.
Quando finiscono quei venti minuti l’anima si sente più vicina a Dio. Quell’adesione della mente alla mente di Gesù è l’amore primo: «Amerai il Signore con tutta la tua mente»6. E quindi: Signore, che io ragioni secondo questi principi, per esempio che non dica più: Per una venialità non si va all’infer-
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no, per una bugia volontaria non si va all’inferno. Si ragionerà diversamente dopo! Si devono evitare anche le piccole venialità, perché c’è il purgatorio. Si devono evitare le piccole venialità, perché Dio è perfetto, santissimo e vuole che le anime che vanno in paradiso non abbiano niente di macchiato. E io lo voglio: «Siate perfetti com’è perfetto il vostro Padre celeste»7. Perfetti come lui, che ideale! E allora si prega e si dice magari qualche mistero gaudioso o glorioso per invocare, per mezzo di Maria, un aumento di fede. Che siamo guidati dalla fede, tanto nell’agire come nel pregare, tanto nello studio come nell’apostolato: in tutto guidati dalla fede. Questa è la cura che si deve avere per il corpo o per chi è infermo o per chi ha cura di aiutare l’infermo.
Questa soprannaturalità, questo vedere tutto in Dio...8 [per cui] tutte le sciocchezzuole, quei piccoli [turbamenti] se ne vanno, cioè sono sorpassati, oppure se rimangono, rimangono al fondo del cuore. Eh! Al fondo del cuore c’è sempre agitazione, ma lo spirito, la mente resta illuminata dal sole divino. Il cuore è un po’ folle, cioè si agita per un motivo, si rallegra per altre cose che non meritano. Il cuore, perché sia pio, perché sia umile, bisogna che sia sempre illuminato dalla fede. E se al fondo del cuore restano i turbamenti, è come quando il fondo del mare è tutto in moto, e intanto la nave alla superficie cammina, perché vi è calma e le onde sono calme.
Dunque: l’illuminazione della fede per tutta la giornata! Operare in fede, che in tutto siamo guidati da questo pensiero, supponiamo, del purgatorio: anime da soccorrere e purgatorio da evitare. Siamo guidati da questo. Allora si lasciano perdere tante cosucce, sciocchezze che altrimenti disturbano la vita. La suora che è specialmente di Dio e che ha dato al Signore tutta la mente, che sia illuminata, veda sempre brillare il sole divino sopra di sé, il sole della verità divina!
Allora la prima parte della Visita si conclude bene e con letizia. Si aspira per mezzo di questa fede, di questo periodo di venti minuti della Visita, a vedere un giorno Gesù. Adesso
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crediamo, ma un giorno devono cadere i veli eucaristici e la contemplazione, la visione di Dio sarà tanto profonda quanto noi abbiamo di fede sulla terra. Una può avere la vista corta e vedere poco, può avere la vista più lunga e vedere di più, e può avere una vista bellissima e vedere tantissimo. Così, tutti in cielo vedranno Dio, ma secondo la fede. La misura, ossia gli occhiali diciamo così per esprimerci materialmente, la visione di Dio sarà tanto più profonda, quanto più cresce la nostra fede. Allora sì che è utile il periodo di tempo di venti minuti nell’adorazione! Poi verranno gli altri venti minuti, ma di questi abbiamo parlato quando abbiamo veduto il modo di fare l’esame di coscienza.
Chiedere adesso la grazia di far bene la Visita. Quante preghiere sostituisce! Ma non credere che la Visita sia solo un complesso di rosari o di letture buone. Se noi, supponiamo, andiamo a visitare la mamma, voi che avete, quelle che hanno ancora la mamma: come fanno a visitare la mamma? Così si fa a visitare Gesù. Si domanda prima come sta, non è vero? Poi si dice come si sta. E si vogliono notizie minute, si vuol conoscere... Ecco, prima conoscere Gesù!
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1 Meditazione tenuta ad Albano l’8 novembre 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 56b = ac 95b.
2 Cf 1Cor 14,15.
3 Cf med. 24.

4 Tommaso d’Aquino (1225-1274), domenicano, teologo e Dottore della Chiesa.

5 Dragone Carlo Tommaso, Spiegazione teologica del Catechismo di Sua Santità Pio X, Edizioni Paoline, Alba 1950.

6 Cf Mt 22,37.

7 Cf Mt 5,48.
8 Alcune frasi incomprensibili.