Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
IL COOPERATORE PAOLINO1


Nella lettera ai Romani S. Paolo, alla fine, nell’ultimo capitolo, saluta ventiquattro persone che aveva conosciuto in Oriente e che erano poi andate a Roma2. Egli scriveva da Corinto. Queste persone, particolarmente, erano tra coloro che avevano cooperato alla sua predicazione, al suo ministero nelle varie Chiese di oriente da lui fondate. Questa cura che S. Paolo aveva per formarsi dei cooperatori, dei collaboratori, l’aveva ereditata dal Maestro divino. Il Maestro divino non aveva solamente i Dodici, gli Apostoli che dovevano cooperare con lui e poi continuare l’opera sua nelle varie parti del mondo, aveva inoltre le pie donne e i settantadue discepoli. Questi erano tutti cooperatori del Maestro divino, chi in una forma e chi in un’altra. Vi erano quelli che specialmente cooperavano con la preghiera, altri cooperavano con l’azione, l’opera. Vi erano anche quelli che facevano la colletta, perché il collegio apostolico si mantenesse. Cooperatori!
Ora, la Pia Società San Paolo deve seguire l’esempio del Maestro divino e deve seguirlo secondo lo ha imitato il discepolo che meglio lo ha inteso: S. Paolo. Seguire il Maestro divino nello spirito e nell’opera, nell’apostolato di S. Paolo. Per questo è sempre necessario che noi curiamo anche coloro che devono aiutarci. Dobbiamo compiere lo stesso ministero che ha compiuto il Maestro divino e allora noi cerchiamo coloro che partecipano a questo ministero, e partecipano primo, per un vantaggio loro, e secondo, per un vantaggio del Vangelo. Noi diciamo a vantaggio della Pia Società San Paolo, ma, si
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può dire, a vantaggio della Chiesa e delle anime, e perché il Vangelo corra, si diffonda e sia glorificato, cioè, accettato.
Il primo vantaggio dei cooperatori è quello di arricchirsi di meriti per la vita eterna, perché chiunque serve l’apostolato avrà il premio dell’apostolo. I cooperatori dovrebbero sempre ringraziare il Signore di essere stati eletti e di aver avuto la grazia di cooperare al Vangelo. Che cosa ci può essere di più grande nella vita di un uomo, nella vita di una persona, che cooperare con Gesù Cristo? Comunicare agli uomini la verità, comunicare i mezzi di grazia, comunicare quello che è santo, ciò che è retto. Comunicare, far conoscere qual è la via del cielo e aiutare gli uomini, quanto più è possibile, a prendere tale via e camminare in essa. Il primo vantaggio è loro.
Inoltre vi è un vantaggio per la Famiglia Paolina e possiamo dire per il Vangelo, per la Chiesa. Quanto più sono numerose le persone che si danno all’apostolato, tanto più questo apostolato si allargherà, penetrerà nella società, arriverà alle anime. E se nelle famiglie vi è chi ha inteso lo spirito dell’apostolato, certamente tutta la famiglia ne avrà vantaggio spirituale. Mandati alle anime per la salvezza, comprendiamo la nostra dignità e anche quanto sia meritorio per noi cercare i cooperatori. Cercare costantemente i cooperatori! Vantaggio per noi che moltiplichiamo il bene, e vantaggio perché esercitiamo una grande carità: indirizzare anime a lavorare per Dio, per la Chiesa, per i fratelli. Quale merito!
La carità maggiore che si può fare è sempre la prima: «La carità di verità»3, poi ci possono essere le altre cose, le altre opere di carità, ma la prima è sempre la verità, e quindi, Gesù ha detto: «Per questo io sono venuto al mondo, per dare testimonianza alla verità»4. Nato per questo! E la Famiglia Paolina è nata per questo, per questo! Si dirà: Per la santificazione dei membri. Certo. La vocazione è duplice: la vocazione religiosa riguarda specialmente la santificazione individuale di tutti coloro che sono professi nella Famiglia Paolina. Ma vi è anche la vocazione apostolica e quindi la serie di meriti che noi possiamo compiere nell’esercizio dell’apostolato.
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Ed ecco che costoro vengono associati. Perciò, i cooperatori chi sono? Generalmente si rimpicciolisce l’idea del vero cooperatore: si crede cooperatore colui che fa l’offerta iscrivendosi all’opera, cosiddetta, delle Messe. No! Noi non iscriviamo nessuno all’opera delle Messe, perché non l’abbiamo e quella è una parola impropria. Noi li iscriviamo nell’elenco dei cooperatori i quali hanno, tra gli altri benefici, questo delle Messe5. Ma propriamente noi li iscriviamo nell’elenco dei cooperatori. L’opera delle Messe l’hanno altri Istituti che hanno altre finalità, ed hanno un’erezione propria: opera delle Messe. Noi non abbiamo mai pensato di fare approvare un’opera delle Messe, ma di dare ai cooperatori del bene spirituale, come loro ci danno l’aiuto nell’apostolato e ci danno un poco del loro aiuto anche nelle cose materiali, perché l’apostolato, oltre al bisogno della grazia di Dio, che è la prima necessità, ha anche bisogno dei mezzi naturali. Si può tuttavia quando si parla dei cooperatori, fare risultare i vantaggi spirituali. Vantaggi spirituali, forse quello delle Messe non è il primo, ma fa più impressione. Poi si dirà anche delle indulgenze6, ma il vantaggio è soprattutto un altro.
Cosa vuol dire cooperatore? Il cooperatore è una persona intelligente, aperta, che si unisce alla Famiglia Paolina in primo luogo per imitarla, in quanto è possibile, e cioè: la Famiglia Paolina ha i voti di povertà, castità, obbedienza e poi vive la vita comune praticando la carità, e unendosi tutti per il fine della santificazione, per l’apostolato. Il cooperatore è una persona un po’ più che cristiana. Tutti sono obbligati ad avere lo spirito di povertà, cioè il distacco dai beni della terra, ma il cooperatore prende l’impegno di essere distaccato da questi beni della terra e ne dà un saggio con l’offerta. Dà un saggio di questa buona volontà con l’offerta. Il cooperatore non può essere un avaro, non può essere uno che cerca solo la sostanza
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di questo mondo, le ricchezze della terra. Il cooperatore non arriva a fare il voto, ma arriva al distacco e in questo distacco imita lo spirito dei membri della Famiglia Paolina che arrivano però al voto. Quindi, quanto più meritoria è la loro posizione di membri della Famiglia Paolina. Però imitano.
Nella Famiglia Paolina si fa voto di castità. Ci possono essere persone che conservano, osservano il celibato, ma di questo noi non ci occupiamo propriamente: è un’altra serie di persone, la quale può fare il voto di castità. Ma il cooperatore si obbliga a osservare la castità secondo il suo stato: il padre di famiglia, da padre di famiglia, se è una giovane, come giovane, se si tratta di un sacerdote, di un religioso che possono essere cooperatori, la castità secondo il proprio stato. La giovane, la sposa, la madre secondo il loro stato. Così il giovane, lo sposo, il padre di famiglia.
Terzo: il cooperatore non fa il voto di obbedienza, ma imita lo spirito di obbedienza dell’Istituto della Famiglia Paolina, e cioè vuole osservare i comandamenti, vuole obbedire alle leggi della Chiesa, vuole adempiere i doveri che ha come buon cittadino e vuole, in sostanza, essere retto nella sua condotta.
Questi propositi del cooperatore paolino sono i primi frutti, i primi vantaggi dell’essere iscritto. Il cooperatore non entra propriamente in un istituto religioso, nella Famiglia Paolina, ma deve cercare di vivere bene la sua vita in società. Se è coniuge, vivere bene rispetto al coniuge. Se è padre di famiglia, compiere bene i suoi doveri di padre di famiglia, se invece si tratta di un giovane, sia obbediente ai suoi genitori.
Poi non ha il voto e neppure l’impegno, propriamente quello che abbiamo noi, di osservare la vita comune, ma deve comportarsi bene in società, nella Chiesa: rispettare la Chiesa, seguire il Papa, essere docile al vescovo, collaborare con il parroco, nelle associazioni oppure nei doveri propri che riguardano ogni cooperatore. Se è padre di famiglia, per esempio, mandare i figli al catechismo. Così deve compiere anche i doveri sociali, in qualità di cittadino e perciò, anche per questa ragione, il buon cooperatore dà il suo voto a un partito che ha un programma cristiano. Difende la Chiesa di Dio, difende il buon costume e si organizza nelle associazioni che promuovo-
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no ciò che è bello, ciò che è vero, ciò che è santo, ciò che è di vantaggio per i cittadini. Ecco i primi doveri e i primi vantaggi di essere cooperatori. Sempre il cooperatore paolino deve illustrare questo. E siccome è necessario tener presenti questi concetti, è stato pubblicato il libro Il Cooperatore Paolino7, che a pagina 206 comincia la spiegazione.
Inoltre, partecipare all’apostolato. La Famiglia Paolina da una parte offre questo vantaggio: la santificazione dei suoi membri. Il cooperatore deve essere santificato nell’unione, nel vivere lo spirito della Famiglia Paolina, cioè povertà, castità, obbedienza e vita sociale, in quanto può nella sua posizione.
Secondo, partecipare all’apostolato. Il cooperatore paolino, serve all’apostolato e serve l’apostolo. Essere cooperatore paolino significa abbracciare, almeno nel desiderio, e tenere presente nella preghiera le opere paoline cominciando, supponiamo, dalla diffusione del Vangelo. Aiutare quindi le organizzazioni che ne favoriscono la diffusione, le Figlie di San Paolo, supponiamo, quando vanno a fare le Giornate del Vangelo8, così per le altre opere: l’opera catechistica, l’opera del libro, l’opera del periodico, ecc. Poi ciò che si può fare per il cinema: sostenerlo, aiutarlo, e quello che si potrà fare alla radio e quello che si può fare alla televisione. Sempre in proporzione, camminando avanti, come cammina la Famiglia Paolina, che non è ferma, ma progredisce con il tempo nei mezzi per comunicare il pensiero cattolico, come la Chiesa progredisce con il tempo nel comunicare la verità del Vangelo. La verità è sempre uguale, ma il modo di diffonderla è proporzionato ai tempi. Satana cerca di fare suoi tutti i mezzi per comunicare la falsità, l’errore, l’eresia, la superstizione, il vizio. La Famiglia Paolina cerca di attaccarsi a tutti i mezzi che il progresso offre per lottare contro satana e portare la verità, la santità, i mezzi di grazia, portare la salvezza alle anime. Siamo in lotta: la città di Dio contro la città del demonio, cioè la città di Dio, la Chiesa, contro la società organizzata da satana che prende vari nomi secondo i tempi.
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Oggi può essere il comunismo, può essere il protestantesimo, può esser l’ateismo. Dio contro satana. Gesù Cristo contro il demonio che ha vinto i nostri progenitori e introdotto nel mondo l’errore, il vizio, la superstizione, le false divinità, tutte le opere che riguardano per ora la stampa, il cinema, la radio, la televisione e quelle affini, supponiamo le filmine.
Ora quali sono i mezzi che può adoperare il cooperatore per cooperare, per dar la sua opera all’apostolato? I mezzi sono particolarmente tre, e voi li avete letti tante volte come introduzione al regolamento dei cooperatori.
Primo, la preghiera. Sempre abbiamo avuto anime che si sono offerte, anche vittime, per la Famiglia Paolina, la sua santificazione e il suo apostolato. Preghiera! Almeno nella prima domenica del mese accostarsi ai sacramenti, sentire la Parola di Dio, fare come una specie di ritiro, e l’adorazione a Gesù Maestro, presente nella santissima Eucaristia, affinché il Vangelo predicato da Gesù Cristo: «Andate e insegnate»9 entri in ogni nazione e in ogni famiglia. Oh, il gran bene che c’è da fare! E come siamo pochi in proporzione delle necessità che si presentano! Allora, raccogliamo cooperatori. Preghiera: offrire a Dio le preghiere e le sofferenze che sono preghiera. Tutte le orazioni, azioni e patimenti siano offerti al Signore in unione con le intenzioni, con i doveri, con gli impegni della Famiglia Paolina. Sono cooperazione!
Secondo, cooperazione di azione. La cooperazione di azione - voi la potete avere spiegata abbastanza bene qui - possono essere, supponiamo, le biblioteche nelle scuole, le biblioteche parrocchiali. Potrebbero essere poi altre opere, e a volte sono già state indicate nelle varie edizioni, e particolarmente nel libro del Cooperatore Paolino. Vi sono, per esempio, la diffusione dei periodici, dei libri. Se avessimo i cooperatori! Se avessimo una persona per parrocchia che si occupa dei periodici! Quanta fatica in meno e quanto maggior risultato!
Allora per rendere sicuro e continuato il frutto della propaganda bisognerebbe lasciare dei cooperatori che seguano quello che si è seminato, lo coltivino e cerchino di svilupparlo
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e di portarlo a buon frutto. La propaganda collettiva dovrebbe portarne parecchio e già si è fatto qualcosa in questo senso: rendere stabile il frutto della propaganda! S. Paolo ci teneva soprattutto a rendere stabile il frutto della sua predicazione, e prima di partire da un posto lasciava sempre chi continuasse. Si fermava lì quanto era necessario, e sapeva individuare le persone che il Signore eleggeva suoi cooperatori. Li istruiva, li formava e poi dava loro l’incarico di essere suoi continuatori.
Terzo, la cooperazione di aiuti materiali. L’apostolato si forma sempre con l’aiuto materiale, con i mezzi naturali. Il parroco, per predicare ha bisogno di fare la chiesa e chiama tutta la popolazione a sottoscrivere le offerte e darle. E per fare le opere parrocchiali, di nuovo deve cercare il denaro. Sempre. E Gesù per continuare il suo apostolato prendeva le offerte e, quando c’era bisogno, mandava a comprare il necessario. Quando non poteva avere il denaro necessario, si invitava da sé alle case singole. Non invitato si invitava, dice il Vangelo. «Zaccheo, sbrigati, discendi che oggi devo venire a casa tua»10. Del resto aveva dei cooperatori sparsi e quando si trovava, per esempio a Betania11, andava là a passare la notte e a prendere il ristoro necessario, accompagnato anche dagli apostoli.
Offerte! Possono essere fatte in tante maniere le offerte. Vi sono le borse di studio, vi è l’iscrizione tra i cooperatori con l’offerta, vi sono le offerte a fondo perduto, vi sono le pensioni e vi sono anche tanti altri aiuti che ricevete. Vi sono medici che curano e non si fanno pagare, avvocati che sostengono i diritti che possono essere minacciati, e non si fanno pagare. Questo per fare qualche esempio.
Ma vi sono poi coloro che aiutano spiritualmente: i confessori sparsi nelle varie città, a cui vi rivolgete, i predicatori che sentite, i vescovi che facilitano l’opera, i genitori che mandano le vocazioni, i parroci che illuminano le giovani sopra il problema vocazionario: questi vi danno un aiuto di persone, quindi l’aiuto più prezioso.
Poi ci possono essere altri aiuti materiali e morali. Ai co-
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operatori ho detto: Noi diamo la partecipazione delle duemilaquattrocento Messe che celebriamo ogni anno. Per questo contribuite anche voi nella maniera che è possibile, e cioè dando una parte delle offerte che si sono avute per l’iscrizione tra i cooperatori. A molti è sembrata cosa preziosa questa.
Gli iscritti all’Unione Cooperatori possono acquistare le seguenti indulgenze, notando che queste in gran parte sono anche per i defunti. Allora, quando vi è un defunto e i familiari sentono pena per il distacco, è bene suggerire loro che si iscrivano tra i cooperatori. D’altra parte questa stessa indulgenza, anzi queste stesse indulgenze sono anche lucrate da coloro che sono veramente membri delle Famiglie Paoline.
Adesso quale sarà la conclusione? La conclusione è questa: i cooperatori sono sempre da curare nelle varie forme. In qualche città, ad esempio, danno molto aiuto per il cinema. Non saranno molte queste città e non molti comprendono subito la bellezza, l’importanza, la necessità dell’apostolato del cinema, ma coloro che sono intelligenti possono capire il bene che questo apostolato porta alla società. Ecco, se potessimo arrivare a tutti, a tutte le famiglie in qualche maniera: «Voi, siete il sale della terra; siete la luce del mondo»12. Ora, il sale messo nella vivanda, messo nella pentola, si scioglie e va a condire tutte le particelle del cibo e lo rende saporito. Così è la luce, la luce che si diffonde. E non c’è solamente una centrale che illumina, che è la Famiglia Paolina, ma se molte lampade sono sparse per le strade, e molte lampade si trovano nelle città, ecco che la luce arriva largamente e illumina nelle case, nelle vie.
Oh, cura particolare dei cooperatori! Vi sono suore che hanno un particolare istinto, hanno una grazia speciale per questo lavoro, e quindi il loro bene lo moltiplicano. Lo moltiplicano tanto quanto è il numero delle persone che si rendono loro cooperatrici.
Vi sarebbe da parlare di altri cooperatori che si trovano in una posizione molto diversa. Penso che potrò farlo ancora prima che abbiate terminato il corso di Esercizi.
Il Signore benedica tutti i nostri propositi fatti.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 15 marzo 1958. Trascrizione da nastro: A6/ an 44b = ac 76b. Esercizi spirituali alle suore che avevano partecipato al Convegno della San Paolo Film.
2 Cf Rm 16,1-21.

3 Cf Ef 4,15.
4 Cf Gv 18,37.

5 Presso la Società San Paolo è stata istituita fin dal 1922 l’opera delle Messe perpetue, celebrate ogni anno dai sacerdoti paolini per tutti i Cooperatori Paolini e gli iscritti vivi e defunti. È stata voluta da Don Alberione come segno di riconoscenza verso tutti coloro che aiutano gli apostolati della Famiglia Paolina. Cf Le associazioni della Famiglia Paolina, Ed. Paoline, Roma 1963, pp. 10 e 19.
6 Cf LP, ed. 1985, pp.295-296.

7 Cf Il Cooperatore Paolino, Edizioni Paoline, [Albano 1953]. Cf Damino A., Bibliografia di Don Giacomo Alberione, EAS, Roma 1994, p. 59.
8 Cf Martini C. A., o.c., p. 261 e pp. 293-294.

9 Cf Mt 28,19-20.

10 Cf Lc 19,5.
11 Cf Lc 10,38.

12 Cf Mt 5,13-14.