Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
CONCLUSIONE DEL CONVEGNO1


Si sono già compiuti molti buoni passi nell’apostolato del cinema. Coloro che vi succederanno troveranno già la strada fatta e non avranno che da proseguire. Il merito maggiore è però sempre di chi incomincia, cioè dei pionieri, perché quando si deve fare una strada attraverso un bosco si richiede molto tempo, molta fatica, molta spesa.
Coloro che lavorano al Centro [della San Paolo Film] sono stati dei pionieri: nessuno potrà misurare le fatiche, le notti insonni, le preoccupazioni continue, le delusioni, i giudizi disparati, le critiche. Gli uomini sono più portati a rilevare il male che il bene. Vorrei perciò pregare tutte voi che lavorate in agenzia di non ascoltare troppo le critiche che vengono fatte, tanto meno se partono da chi ne ha interesse.
Da parte vostra mirate e curate sempre l’unione, la dipendenza dal Centro per ciò che riguarda l’apostolato. Conservare l’unità e la dipendenza all’indirizzo dato dal Centro, costituirà uno dei segni di maggiore maturità per il 1958, di più spiccata personalità cinematografica. Chi si dedica a questo apostolato va progredendo ogni giorno un po’ in questo genere di attività, acquistando un determinato modo di operare, di sentire, di pensare.
Sarebbe molto utile che la Prima Maestra non debba tanto facilmente fare cambi delle persone, perché diversamente si deve ricominciare e non si progredisce. Una cuoca nuova per i primi tempi non saprà dosare la minestra a scapito di chi deve mangiarla. Chiedere al Signore la grazia di formarvi una personalità, una mentalità, un modo di giudicare, di pensare, di trattare, di amministrare conforme all’attività che dovete svolgere. Una linotypista nuova, inesperta, per sei mesi produrrà poco
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e guasterà la macchina. Le suore nuove nell’agenzia faranno poco e guasteranno l’agenzia. I Fratelli delle Scuole Cristiane2 che sono tutti maestri dicono: Chi fa scuola per i primi tre anni è passivo rispetto alla scolaresca, cioè è più di peso che di vantaggio per gli alunni, perché si impara un po’ a spese di essi. È necessario quindi per il progresso dell’apostolato entrare bene nello spirito della vita religiosa, sottomettersi serenamente alla disciplina delle Costituzioni, e comportarsi in maniera per cui non occorrano tanti cambiamenti che sarebbero sempre a detrimento dell’apostolato.
Ricordare sempre che l’apostolato, specialmente quello del cinema, va esercitato nella pazienza. Imparare quindi a patire, a soffrire nell’agenzia. La Comunione quotidiana fervorosa vi aiuterà a sopportare tutte le contrarietà dell’apostolato. È molto più comodo schivare le difficoltà che superarle, ma chi le sfugge non giunge alla santità. Tuttavia i pericoli sono parecchi e sono reali, siate perciò sempre aperte, leali con la Maestra e con il Centro, e con le Maestre che sono al Centro3.
Le proiezioni delle pellicole ridurle al minimo: per la comunità una volta al mese; per voi, che siete addette alle agenzie, nei casi di vera necessità. State fedelmente alle disposizioni della Prima Maestra. Queste piccole mortificazioni attireranno tante grazie sull’agenzia. Nella vita bisogna saper accettare le mortificazioni che sono imposte dall’ufficio e non si deve usare dell’apostolato a nostro piacere. I mezzi dell’apostolato vanno sfruttati per le anime.
Se dovete rivedere una pellicola per ufficio, per dovere, siate presenti solo voi, perché l’incarico è vostro e non dovete permettere di intervenire a coloro che non ne hanno il compito e il dovere, specialmente se si tratta di aspiranti o di professe
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giovani le quali ricaverebbero del danno spirituale da molte proiezioni. Per chi, invece, deve lavorare in questo settore, anche le proiezioni divengono una fatica, un impegno, e la mente perciò non si lascia dominare, ma domina ciò che vede per pronunciare poi un giudizio esatto. Domandate anzi alle altre suore che facciano queste mortificazioni per attirare le grazie sul cinema, perché i frutti vengono da Dio.
Santificare l’attività dell’apostolato in tutti i sensi, in tutti i modi, adoperarsi perché la necessità, l’urgenza dell’apostolato del cinema venga sentita da tutte e non sia considerata soltanto una attività esclusiva di alcune. È attività dell’Istituto, di tutto l’Istituto il quale deve svolgere l’apostolato delle edizioni!
Non dite mai: Noi facciamo l’apostolato del cinema! o Noi facciamo l’apostolato del libro, ma: Noi facciamo l’apostolato delle edizioni!4. La compositrice non guadagna solo il merito della compositrice, ma dell’Istituto di cui ognuna è membro. È un corpo morale che lavora e tutte le membra partecipano al frutto, al ministero, ai meriti del complesso. La cuoca guadagna [apostolicamente] come chi va in libreria, in propaganda, in agenzia, perché è membro dell’Istituto. Dire sempre: Noi facciamo l’apostolato delle edizioni!. Non si facciano distinzioni e non sopportatele. Chi fa queste distinzioni ne riceve danno spiritualmente, perché si esclude dagli altri settori di apostolato.
Proseguite con coraggio sulla strada intrapresa che è buona. Sulla strada buona si mette chi è desideroso di camminare per il raggiungimento di una meta e non chi intende fermarsi. Coraggio quindi, e avanti.
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1 Parole di conclusione al Convegno San Paolo Film tenuto l’8 marzo 1958. “Il Rev.mo Primo Maestro chiude il convegno esprimendo il suo compiacimento per il lavoro compiuto finora, incoraggiando e dando norme pratiche per l’avvenire”. Cf o.c., pp. 38-40.

2 L’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane è una congregazione religiosa laicale fondata in Francia da S. Giovanni Battista de la Salle (1651-1719) per l’educazione dei giovani.
3 Alle Figlie di San Paolo le direttive per l’apostolato del cinema arrivavano dal Centro San Paolo Film di via Antonino Pio, sede della direzione. In questo ufficio si sono succedute sr M. Rosaria Visco (1947-1952), sr Luigina Borrano (1952-1957), sr Onorina Mussi (1957-1972). Nel 1956 inizia la collaborazione tra sr Onorina Mussi, per la parte organizzativa e tecnica, e sr Luigina Borrano per la parte culturale e pastorale. Cf Borrano L., o.c., p. 41.

4 Cf Cost ’53, art. 2.