Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
GLI ISTITUTI SECOLARI: LE ANNUNZIATINE1


Nel Vangelo si legge che una donna prese del lievito, lo spezzò e poi lo mise in una massa di farina, perché venisse impastato con la farina stessa. Messo così, il lievito produce quello che è necessario2, perché il pane sia buono e si possa digerire: fermentazione!
Così dice il Papa: Nella Chiesa di Dio sono sorti gli Istituti Secolari i quali sono come il lievito immesso nella massa dei cristiani, affinché portino lo spirito cristiano ovunque. Difatti, gli Istituti Secolari hanno due fini: primo, allargare, diciamo così, lo stato di perfezione organizzato; secondo, arrivare a tutti quegli apostolati e a tutti gli ambienti dove occorre portare lo spirito cristiano. Quindi i membri degli Istituti Secolari hanno due compiti: attendere alla perfezione, come è insegnata dal Vangelo, mediante l’osservanza dei voti di povertà, di castità e di obbedienza, secondo la loro natura, quindi in modo un po’ diverso da come si osservano in comunità [religiose]. Secondo, tradurre tutta la loro vita in apostolato e in quell’apostolato che si compie nel mondo, con i mezzi del mondo, e dove sono nel mondo. Poiché queste persone non escono dal mondo ma, in massima parte, stanno nel mondo. La loro vita comune è ridotta ai minimi termini.
E intanto, nel mondo, dove si trovano, operare come lievito nella massa. Se una Annunziatina è una maestra, farà scuola nello spirito cristiano e, oltre a insegnare le materie civili, insegnerà, darà istruzione religiosa. Anche se fosse proibito fare
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il catechismo, farà entrare le verità religiose in altra forma. D’altra parte, la maestra darà buon esempio di vita cristiana, insegnerà a pregare, insegnerà la delicatezza di coscienza, ecc.
Se un’altra, invece, è operaia, ecco questa sarà di buon esempio in mezzo alle operaie. L’altra domenica, parlando con una di queste operaie, che è a capo della tessitura in una fabbrica, diceva: Io insegno la tessitura, ma voglio anche insegnare altro. E quelle figliuole, quelle operaie che sono sotto di me, mi hanno già capita. In quest’ambiente non si parla male: chi vuole trovarsi bene rispetti tutte e per quanto può si uniformi alla legge cristiana e frequenti la Chiesa. È vero che questa non è una condizione per essere accettate come operaie, ma è un desiderio che si ha, un desiderio vivo; e d’altra parte si escludono le operaie troppo leggere o troppo di spirito rosso. Quindi attendere alla perfezione nella loro maniera. Inoltre, l’apostolato nel mondo, con i mezzi del mondo, approfittando delle occasioni in cui trascorrono la loro vita. Per questo sono paragonate al fermento, cioè al lievito che fa fermentare la massa cristiana, la massa del popolo.
Gli Istituti Secolari sono come il terzo grado di vita di perfezione, ma vita organizzata, perché tutti possano attendere alla perfezione cristiana. Quando Gesù diceva: «Siate perfetti come il Padre celeste è perfetto»3, non parlava solo agli apostoli, parlava a tutti quelli che lo seguivano, alla turba che lo stava ascoltando. Però la pietà cristiana in generale è disorganizzata. Vi sono i tre gradi di lavoro spirituale, vi sono i tre gradi di stati di perfezione: in generale, gli ordini religiosi, come i Trappisti4 per fare un esempio, devono attendere alla santificazione propria nella vita comune, guidati dall’abate e secondo le loro Costituzioni, secondo le loro Regole. Poi, dal 1300, 1500, 1600 specialmente, sono sorti i religiosi e le religiose che attendono alla propria santificazione con i voti di povertà, castità e obbedienza, come voi, e all’apostolato. Diversità da quelli che non avevano l’apostolato. E l’apostolato vostro porta una nuova
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attività ed è un’imitazione più perfetta di Gesù Cristo, perché Gesù non fu solamente un santo, ma fu apostolo: «Habemus Pontificem et Apostolum nostrum Christum Jesum»5, dice S. Paolo. Quindi S. Paolo, che fu il più perfetto conoscitore del Vangelo, della dottrina di Gesù Cristo, colui che ha vissuto meglio il Vangelo: «Vivit vero in me Christus»6, che insegna a unire alla vita contemplativa, la vita attiva. Duplice ordine di merito. Sempre poi nella vita comune.
Ora, da un secolo e mezzo, anzi quasi da due secoli, si può dire dopo la Rivoluzione Francese del 1789, sono sorti gli Istituti Secolari, cioè associazioni in cui i membri professano la vita di perfezione con i voti, alcuni si obbligano solo con giuramento e altri con promesse. Ma, tra questi Istituti, il migliore è quello che esige i tre voti da praticare com’è possibile a loro. E non esigono la vita comune, ma esigono che la vita si traduca tutta in apostolato. Allora abbiamo come un terzo stato di perfezione organizzato, secondo uno spirito vero, secondo un indirizzo, in obbedienza quindi, e perciò guidati dalla Chiesa. E la stessa autorità che guida i religiosi, la Congregazione dei Religiosi della Santa Sede, guida anche loro, in modo diverso e secondo la condizione di ognuno.
Ora questi Istituti, quelli che hanno già un’organizzazione stabilita nella Chiesa, sono circa duecento. Altri sono in formazione. E si può dire che per ogni bisogno che nasce nella Chiesa, nella società, ecco un’organizzazione nuova, Istituti nuovi. Quando Leone XIII ha promulgato l’enciclica Rerum Novarum per invitare i cattolici a organizzare le loro associazioni e guidare quindi gli operai secondo lo spirito cristiano, come per esempio le ACLI7, allora è nata un’istituzione per mettere in pratica le raccomandazioni del Papa nell’enciclica Rerum Novarum.
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E adesso è sorta qualche altra organizzazione che si rivolge verso le missioni d’Africa, avendo il Papa mandato quella celebre Enciclica Fidei donum8 : il dono della fede che noi abbiamo ricevuto bisogna distribuirlo. Ricevuto in abbondanza, diamolo con quel cuore con cui Gesù ce lo ha portato, con cui lo Spirito Santo ci ha comunicato questa grazia: il dono della fede.
Le vocazioni nei seminari erano molto diminuite e molti non arrivavano al sacerdozio, perché non vi era chi si curasse di questi fanciulli chiamati. E anche se vi era chi se ne curava, a molti mancavano i mezzi, il denaro. E così è sorto l’Istituto che si impegna a coltivare le vocazioni in questo senso: cercarle, aiutarle, perché entrino nei seminari. Così, queste vocazioni un giorno formate, potranno operare nella Chiesa di Dio come sacerdoti. Quindi quest’associazione, questo Istituto Secolare è molto gradito ai Vescovi, per cui si è diffuso rapidamente in Italia, particolarmente nel nord Italia. Però ce ne sarebbe ancora maggior bisogno in altre parti d’Italia. Per ogni bisogno nuovo, ecco nasce un Istituto che provvede a quel bisogno. E perché? Parlando di questo Istituto, sono i Gesuiti che l’hanno fatto sorgere. Perché non lo fanno loro? Perché ai sacerdoti, ai religiosi e alle suore propriamente dette, molte cose non sono adatte.
Come potrebbe una Figlia di San Paolo dare il cinema alla sera e stare nella sala del cinema, magari fino alle undici? Questo può farlo un membro dell’Istituto Secolare che è vestito in borghese, che sa come è la gente, che non si stupisce di certe cose. La suora darebbe cattiva impressione e non ne avrebbe certamente del bene. Voi andate a dormire, e date più buon esempio!
Dice il Papa: È lo Spirito Santo che ha immesso in tante anime queste disposizioni e questi desideri. Proprio in questo tempo in cui il male si va propagando con tanta rapidità, e quando domina l’immoralità nei costumi, nella stampa, nel cinema e in tutti i settori della società, il Signore fa sorgere dei veri gigli in mezzo al marciume, i quali mandano il «bonus odor Christi»9. Questa gente si dissimula nella società, sia
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perché generalmente hanno come regola il segreto di non pubblicare che sono religiosi, e tante volte, anzi sempre, vestono un abito comune: la maestra veste come un’altra maestra, un operaio come un altro operaio, e una deputata al Parlamento veste come le altre deputate. Allora non fanno impressione e quindi non sono schivate, perché, in generale, i comunisti si vergognerebbero di stare a udire una suora, sebbene molti siano comunisti solo per ragioni economiche, e a volte vadano in chiesa e alla processione come gli altri.
Ma in Russia, e specialmente in Polonia, Ungheria, e Cecoslovacchia, ecc., questi Istituti si stanno organizzando. Gente che si dissimula. Allora, abbiamo alcuni che vanno, supponiamo, in Russia dalla Polonia e sono magari sacerdoti iscritti a questi Istituti, oppure sono cristiani ferventi che laggiù fanno un mestiere, magari il gelataio, e poi con i sacerdoti alla domenica partecipano Messa e fanno l’istruzione casa per casa per conservare lo spirito cristiano là dove il ministero sacerdotale o la vita religiosa non può esistere.
Poi, vi è ancora un’altra cosa: dopo la Rivoluzione Francese, si può dire in tutte le nazioni più progredite, i liberali hanno cacciato le suore e i religiosi dai loro conventi e hanno preso i beni anche ai vescovadi, alle parrocchie, ecc., perché enti riconosciuti dalla Chiesa e che possiedono solo in comune. Ma i membri degli Istituti secolari possiedono i loro beni e per prenderli bisogna che li prendano anche a tutti i cittadini. I beni non sono dell’Istituto, ma dei singoli. L’Istituto avrà quanto è necessario, supponiamo, per i casi di malattia o di vecchiaia o per iniziare quelle opere che crede iniziare.
Quanto all’apostolato, il Centro deve avere un suo apostolato in generale, per esempio la direzione dovrebbe prendere quell’apostolato che è più unito a quello paolino, supponiamo: tenere le biblioteche e, non solo noleggiare la pellicola, ma andare a proiettarla, o cose simili come, ad esempio, non solo dare il voto a un deputato, ma dare il voto a un deputato cattolico, e magari proporsi come deputato. Abbiamo qui vicino qualcuno che è membro dell’Istituto secolare da parecchi anni, e continua ad essere senatore, e adesso deputato nelle ultime elezioni. E come ha difeso bene alla Camera e al Senato i prin-
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cipi della scuola cristiana, della moralità negli spettacoli, nelle stampe, ecc.! Portare la loro voce là da dove partono le leggi. Specialmente quando si è trattato della questione del divorzio, come hanno fatto sentire bene le loro voci, non solo contro il divorzio pieno, ma anche contro quello che volevano introdurre i liberali, il ‘piccolo divorzio’, che è aprire la strada, o meglio, la porta da dove poi sarebbero passati tutti quei coniugi che hanno il desiderio di separarsi.
A qualche Figlia di San Paolo verrà la voglia di dire: Se mi fossi fatta membro di un Istituto secolare! Non vi passi neppure per l’anticamera del cervello! Non bisogna cercare il meno perfetto, lasciando quello che è più perfetto. Considerate, ad esempio, il modo con cui i membri di questi Istituti esercitano il voto di obbedienza, è come lo praticate voi. A volte per loro vi sono difficoltà maggiori. Pensiamo, per esempio, a quelle figliuole, a quelle signorine che lavorano negli uffici pubblici, nei ministeri dove c’è ogni sorta di gente: giovani, uomini non ancora maturi, ecc. Per conservare sempre la delicatezza e il profumo del giglio, si richiede una virtù molto forte. Per voi invece vi è tutto un complesso di vita, vi è l’abito, vi sono le pratiche designate, vi è la vicina sorveglianza delle Maestre, delle superiore per cui si cerca di tenere lontano ogni occasione, ogni pericolo.
Ora, la Famiglia Paolina per completarsi deve avere, quindi ha iniziato, questi due Istituti: Maria Santissima Annunziata e San Gabriele arcangelo. S. Gabriele che porta l’annuncio della redenzione, della salvezza all’umanità rappresentata da Maria. E Maria che accetta la salvezza degli uomini, la redenzione, a nome dell’umanità. Quindi i due Istituti sono vicini e si devono completare.
Da parecchi anni insistevano di iniziare, ma intanto si è voluto che prima ci fosse già qualche cosa di preparato, e poi si è molto, molto pregato. Ora, qualcosa vi è già in Spagna, qualcosa in Portogallo, qualcosa in Germania, a Torino, a Milano, nel meridione, da qualche anno negli Stati Uniti e altrove. Quindi per ora non si può dire che è una cosa soltanto in progetto, ma è già in cammino.
Vi è una domanda che quasi tutti fanno: Questa gente che vive in famiglia, in vecchiaia poi come farà? Bisogna notare
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che vi sono tante figliuole nel mondo che hanno oltrepassato l’età: forse hanno assistito la mamma che era sola e ora non sarebbero più accettate negli Istituti religiosi. E invece in questi Istituti Secolari si può entrare fino a trentotto anni e anche di più, secondo le qualità dell’aspirante. Vi sono persone poi che non amano l’abito religioso, appunto per poter penetrare dappertutto. Poi vi sono persone che non hanno salute per entrare nella vita comune perfetta oppure hanno un carattere troppo difficile, e allora stanno a casa e il loro nervoso se lo digeriscono solo loro, e non hanno da farlo pesare sulla comunità.
Vi sono tante persone che stando nel mondo, come i secolari, si dedicano a degli apostolati molto utili di cui hanno desiderio. Facciamo un esempio, in primo luogo per collaborare: le Figlie di San Paolo costituiscono la biblioteca, e c’è un membro di questi Istituti che la dirige, la tiene in vita e ordina i libri alle Figlie di San Paolo. E poi tutti gli altri apostolati: beneficenza, apostolato missionario, apostolato in famiglia, apostolato della scuola, apostolato per gli infermi, apostolato tra gli operai. Gli apostolati sono innumerevoli. Nessuno è escluso. Tutto ciò che può contribuire al bene delle anime ed è secondo lo spirito della Chiesa, tutto si può fare con questi apostolati.
Quindi, prima di iniziare, mi domandavano se sarebbe stato possibile trovare persone che possono diventare membri degli Istituti Secolari. Adesso dicono: Non sospettavamo che nella società ci fossero tante di queste anime che non possono abbracciare la vita religiosa, e hanno virtù veramente soda e volontà ferma di tendere alla perfezione, e nello stesso tempo desiderio di lavorare nelle diocesi, nelle parrocchie, nella Chiesa intera, nelle missioni, per esempio, tutti i catechisti, tutte le catechiste, e poi di lavorare in tutti i campi. Se ci sono duecento Istituti, sono più di duecento gli apostolati, perché ognuno fa il suo apostolato. E se nell’Istituto, supponiamo, vi sono cento persone, possono essere cento gli apostolati, perché gli apostolati sono delle persone, non sono dell’Istituto. Possono essere cento apostolati, oppure un apostolato esercitato in diversa maniera, supponiamo una tiene la biblioteca e l’altra fa la raccolta degli abbonamenti. È sempre apostolato delle edizioni, ma in diversa maniera.
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Riguardo alla vecchiaia e alla malattia si può dire così: la questione dev’essere risolta e bene per assicurare anche umanamente la vita futura, come è negli Istituti religiosi propriamente detti. Ma ogni persona rappresenta un caso a sé: vi può essere la maestra che un giorno avrà la pensione, oppure c’è la mutua in caso di malattia e la pensione in caso di vecchiaia. Ora, si estendono sempre più le assicurazioni e allora molte cose sono già risolte. In altri casi la questione non è ancora risolta. Ma ogni persona è un caso a sé, e le persone parlandone con la direzione dell’Istituto potranno trovare la soluzione buona e rassicurante, perché la loro povertà, e qui veniamo a un altro passo, è esercitata diversamente. Voi potete possedere, ma non amministrare: c’è un’economa, che amministra per tutte. Questa economa rappresenta l’Istituto, e l’Istituto pensa alla malattia e alla vecchiaia, sebbene oggi vi sono Istituti religiosi, ma sono rari, che assicurano tutti i loro membri per il futuro mediante le nuove assicurazioni. Le persone degli Istituti Secolari mantengono l’amministrazione e devono amministrare nello spirito di povertà, devono pensare alla loro malattia nel caso che un giorno fossero sorprese da qualche male e fossero rese inabili al lavoro, devono pensare alla loro vecchiaia. Quindi, la loro povertà è più difficile.
D’altra parte la povertà la praticano così: prima di incominciare l’anno di spiritualità, cioè negli Esercizi spirituali, esse propongono per scritto il programma delle loro spese, delle opere che dovranno fare, e come amministreranno il loro denaro. Il programma verrà approvato oppure verrà corretto. Poi, a fine anno daranno il resoconto. E se intanto nasce qualche bisogno speciale, non previsto, allora ricorrono o per lettera o anche per comunicazione diretta, personale, a chi guida l’Istituto.
Mentre per voi non è così. I permessi nell’anno per loro si riducono a pochi, e forse nessuno, invece voi avete da chiedere i permessi per tante e tante cose. Neppure potete dare in elemosina o fare regalo di un libro senza il permesso, non è vero? Quindi la loro povertà è esercitata diversamente. Dovranno sempre essere modeste nel vitto, modeste nel vestire, e anche nell’abitazione. La loro casa sia uniformata a una casa modesta
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della gente della loro condizione, perché non sarà ugualmente modesta quella di un’operaia e quella di un’avvocatessa o di un’artista, ecc., perché non devono differenziarsi che nella virtù. Però, si capisce, mai vestire immodestamente.
Così riguardo alla castità. Questo lo si capisce subito. E come devono rafforzarsi maggiormente nella preghiera! Questa loro maggiore libertà spiega come si tardi, in generale, ad accettarle. [Si richiede] che abbiano già dato lunga prova. Quindi oltre il probandato, ci sono due anni di noviziato, fatto anche questo a casa propria. Se occorre, qualcuna lo farà anche in comunità. Poi gli anni di professione temporanea sono otto, invece di cinque. È difficile, e bisogna proprio che ci siano le condizioni che dice il Papa: Che brucino di amor di Dio e traducano tutta la loro vita, le loro forze in apostolato10.
Il Signore che dà le grazie a tempo, in questo tempo dà queste grazie alla Chiesa: tante anime, le quali veramente bruciano di amor di Dio e si impegnano con tutte le loro capacità per operare del bene nella società.
Conclusione: pregare e operare. Per le Figlie di San Paolo e per le relazioni che possono avere le case o qui con il Centro, la Prima Maestra ha incaricato suor Felicina, la quale potrà dirvi qualche cosa quando verrà. Mi hanno detto che ora non è in casa. Già ha dato un buon aiuto e impegno. Tuttavia è sempre possibile scrivere al Primo Maestro. In seguito, l’Istituto avrà la sua direzione, le sue superiore, e allora camminerà a fianco, come camminano a fianco le Pastorelle o le Pie Discepole. A ciascuno la sua strada. I nostri Istituti sono fatti in maniera che uno non ha da pestare i piedi agli altri. C’è da fare per tutti e non si fa mai abbastanza, l’unica difficoltà è che non abbiamo personale. E tutte le superiore suonano il campanello alla Prima Maestra che mandi gente. Ma la Prima Maestra deve suonare il campanello alle case: Dateci gente! Dateci vocazioni! Noi le formeremo e dopo ve le manderemo con piacere, con gioia! E così tutto. Il Signore vi benedica tanto!
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1 Meditazione tenuta a Roma il 30 luglio 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 53b= ac 89b. La meditazione non è tenuta alle Annunziatine, come attesta la voce che presenta il nastro, ma alle Figlie di San Paolo alle quali il Primo Maestro parla espressamente delle Annunziatine.
2 Cf Mt 13,33.

3 Cf Mt 5,48.
4 Monaci Cistercensi della stretta osservanza (OCSO) detti Trappisti, riformati nel 1664 da Armand Jean Le Bouthillier de Rancé (1626-1700) abate di Notre Dame de la Trappe in Francia.

5 Cf Eb 3,1: «Prestate attenzione a Gesù, l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo».
6 Cf Gal 2,20: «Cristo vive in me».
7 Le “Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani”, note con la sigla ACLI, sono un’organizzazione di promozione sociale voluta dalla Chiesa cattolica italiana e fondata da Achille Grandi (1883-1946) nel 1944.

8 Cf Pio XII, Lettera Enciclica Fidei donum (21 aprile 1957). Il Papa rilancia l’urgenza dell’attività missionaria ed esorta le diocesi a inviare presbiteri e laici ad annunciare il Vangelo alle genti.
9 Cf 2Cor 2,15: «Il buon profumo di Cristo».

10 Cf Pio XII, Primo feliciter, n. 6.