Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

9. SABATO SANTO1

Il venerdì santo sera, quando Gesù fu deposto dalla croce, la Madonna ricevette tra le braccia il suo divin Figlio morto. Gli ha chiuso gli occhi come quando Gesù era bambino e, dopo che lo aveva allattato, lo metteva nella culla e gli chiudeva gli occhi perché riposasse.
Noi abbiamo da chiedere alla Madonna che venga a chiuderci gli occhi quando saremo sul letto di morte, vicini a spirare, come ha fatto al suo divin Figlio. Chiamiamola fin da adesso se non pensiamo che allora potremo chiamarla: Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte. Venga la Madonna non soltanto a chiuderci gli occhi materialmente, questo lo faranno persone che sono caritatevoli, ma spiritualmente, mettendo il nostro cuore nella pace con un atto di pentimento e di fiducia.
Certo, Maria ha guardato quella salma con tanto strazio, era arrivato il momento in cui la spada del dolore aveva trapassato il cuore di questa Madre. Aveva sempre trattato con tanto rispetto il bambino, il fanciulletto Gesù. Ora le sue mani e i suoi piedi erano trapassati dai chiodi, il suo costato aperto, il volto crivellato di ferite. Maria aveva trattato sempre bene Gesù, e adesso? Adesso vedeva l’opera del peccato, perché Gesù aveva i piedi e le mani trapassate dai chiodi, il volto coperto di sputi e di sangue. Il figlio di Dio così ridotto, non per qualche mancanza sua, perché era il Santo, l’Innocentissimo, ma per i peccati nostri. Maria vedeva tutto questo e comprendeva sempre di più che cos’è il peccato. Il peccato, gli uomini lo commettono così facilmente, ma che orribile cosa è davanti a Dio! E allora,
~
per pagarlo, per soddisfare al peccato, ecco come fu ridotto il Figlio di Dio incarnato, il Figlio di Maria.
Ricordiamo che noi siamo diventati figli di Dio per il Battesimo e siamo anche diventati figli di Maria. Sul Calvario Maria ci ha accettati come figli. E il Papa Leone XIII dice: Mater Ecclesiae, Magistra et Regina Apostolorum2, perché mentre ha accettato di esser madre di tutti, è diventata in modo speciale Maestra e Regina degli Apostoli. Allora noi ringraziamola di aver accettato di essere nostra madre adottiva. Ringraziamola, là ai piedi della croce, mentre era trapassata dalla spada del dolore.
Quando nella cupola del santuario Regina Apostolorum3si è trattato di dipingere la scena del Calvario abbiamo fatto fare al pittore4varie prove, e siamo andati due o tre volte fino a Genova a vedere le prove fatte, perché il pittore rappresentasse bene il dolore di Maria e, nello stesso tempo, riproducesse il consenso che Maria dava a Gesù quando le diceva: «Donna, ecco tuo figlio»5. Quindi, da una parte il volto di Maria atteggiato al supremo dolore e dall’altra parte il volto di Maria che già s’illumina nell’accogliere tutta l’umanità, accogliere noi come suoi figli. Ringraziamola di averci accolti come figli e vogliamole bene, preghiamola che ci accompagni in tutta la vita come ha accompagnato il suo divin Figlio Gesù, e che ci assista in punto di morte.
Oggi è il giorno del supremo lutto. Da ieri, quando si è ricordata l’ora della morte di Gesù, fino a stasera, quando si celebrerà la veglia pasquale, grande lutto. Per eccezione si può dare, come a voi, il permesso di aver la Messa anche prima.
~
Indovinare come Maria ha passato questo giorno, quali sono stati i suoi sentimenti. La sera, con Giuseppe d’Arimatea e alcune pie donne, aveva accompagnato la salma di Gesù al sepolcro, e poi era partita straziata di dolore nel suo cuore e nello stesso tempo piena di fiducia. Maria è colei in cui la fede non si spegne, è la candela che rimane accesa6. Gli apostoli erano invece fuggiti, e anche alcuni discepoli avevano perso la fiducia, vedendo Gesù Cristo condannato a morte. Non pensavano, ma Maria pensava e credeva: «Sarà crocifisso il Figlio dell’Uomo, ma risorgerà il terzo giorno»7. E Maria come aveva creduto la prima parte: «Sarà crocifisso e morrà sulla croce», così credeva l’altra parte: risusciterà.
Questa giornata per Maria fu una giornata di raccoglimento profondo, di dolore, di preghiera e di fede. Di attesa, perché oramai era vinto il peccato, vinto il demonio, vinto il nemico di Gesù. Ora restava solo che la vittoria fosse pubblica, cioè che Gesù uscisse dal sepolcro e risuscitasse. La fede di Maria!
Ecco, queste le applicazioni. Nelle Confessioni non infastiditevi tanto delle accuse, quanto del dolore. Pensare quale dolore ebbe Maria quando vide sul corpo di Gesù gli effetti del peccato.
Secondo: il proposito e soprattutto la speranza di cambiare vita. Fede nella risurrezione nostra dal peccato e dai difetti. Se il Signore vi ha chiamate ad essere sue, vuol dire che vi ha chiamate alla santità. Vi sono persone che diffidano troppo di questo. Quasi non pensano che hanno le grazie per farsi sante, e magari si scoraggiano: Quanti peccati ho fatto, quanti difetti ho, come posso farmi santa, ecc.. La vocazione è la sicurezza che ci sono le grazie per la santificazione. Avere questa fiducia di risorgere. Ma commetterò ancora tanti difetti. Oh, certo! E non li conoscerai mai tutti. Ma i difetti che non sono volon-
~
tari, non offendono Dio e non impediscono la santità. I difetti servono ad umiliarci. Ma pensare alla grazia di Dio, cioè che Gesù, vedendo che facciamo i nostri piccoli doveri come possiamo giorno per giorno, unisce i suoi meriti, ci dà i suoi meriti, e questo costituisce la santità. Il nostro buon operare nella giornata, secondo come ci troviamo, chi è sano, è sano, chi è malato, è malato, chi fa la pulizia e chi invece prepara le ostie della pisside, è tutto lo stesso: per amor di Dio, ciò che piace al Signore. Ma fiducia che Dio agisce con la sua grazia, fiducia e certezza che abbiamo la grazia di diventare santi. Ecco, questa è la fede nella nostra risurrezione, perché la risurrezione di Gesù la crediamo, la risurrezione del Signore la chiediamo. Ci prepariamo alla risurrezione della carne credendo la risurrezione di Gesù Cristo e operando la nostra risurrezione. Basta avere il pentimento e il desiderio di far bene, poi andare avanti con fiducia che Gesù ci comunica i suoi meriti.
Così si arriva alla santità. Non ci siano anime disperate, se no fanno come gli apostoli che si erano disperati: è finito tutto. Anche i due discepoli di Emmaus: «Noi speravamo…, ma tutto è andato a monte. Fino adesso non sappiamo niente. Ci sono state le parole delle pie donne, ma non sappiamo se hanno riferito la verità, ecc.»8. Fanno la professione, poi vanno avanti, di lì a vent’anni non si sentono ancora senza difetti: Speravamo, ma siamo quasi deluse... Brutta cosa, questa! Avere la certezza che ci sono le grazie. Certezza che mettiamo quella volontà che possiamo mettere e possiamo fare quel poco di bene che possiamo. Certezza che Gesù mette i suoi meriti. Tanto li deve mettere lui i suoi meriti, se no non ci facciamo sante. Un ebreo che facesse come fate voi, supponiamo l’infermiere, e facesse ancor più bene di voi, se possibile, fa tutte opere naturali, buone, ma che non hanno merito per il paradiso, non santificano. Ciò che fa il merito è fare le piccole opere che possiamo nella fiducia che Gesù aggiunga i suoi meriti, la sua grazia. Quindi non possiamo mai dubitare.
Particolarmente a Pasqua rinnovarsi ed essere in serenità fiduciosa; allora si può cantare bene l’alleluia. Sì, posso farmi
~
santa. Ho le grazie per farmi santa, voglio fare bene le mie cose, come posso, anche con molti difetti, ma ho fiducia che Gesù aggiunge la sua grazia, i suoi meriti. Allora: pace! Quindi vi auguro un buon alleluia, una Pasqua lieta e santa, soprattutto fiduciosa, che non troviamo mai persone pessimiste o scoraggiate o anime disperate.
La Madonna fu la candela che non si spense. Non si spenga mai la vostra candela, quella che si è accesa nel vostro cuore quando avete fatto la professione e il sacerdote vi ha risposto: Se sarai fedele riceverai il centuplo e possederai la vita eterna9. Questa candela rimanga sempre accesa, anche sul letto di morte. E sul letto di morte riceverai la vita eterna: la candela accesa. Adesso vado, vado al Padre. Avrai la vita eterna. Vado nella vita eterna. E allora la candela che si spegne accanto alla salma, si accende in cielo: Lux aeterna luceat eis Domine, la luce eterna risplenda ad essi. Sempre questo, sotto lo sguardo di Maria, che verrà a chiuderci gli occhi, ad accoglierci per portarci nella luce eterna. Fiducia!
~

1 Meditazione tenuta ad Albano il 5 aprile 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 46b = ac 80a. Sull’audiocassetta si trova la data del 4 aprile 1958 e il titolo “Venerdì santo”. Dal testo si deduce che la meditazione è stata tenuta il Sabato santo, quindi il giorno 5 aprile. Nel Diario Sp. si legge che la mattina del 5 aprile 1958 il Primo Maestro “va alla Clinica Regina Apostolorum di Albano dove si ferma per più di due ore”. Mentre il 4 aprile risulta che rimane tutto il giorno a Roma. Per questi motivi le curatrici hanno deciso di cambiare titolo e data.

2 L’espressione “Madre della Chiesa, Maestra e Regina degli Apostoli” desunta dall’enciclica di Leone XIII Adjutricem populi christiani, 5 settembre 1895, costituì per Don Alberione l’orientamento per la devozione verso Maria Madre, Maestra e Regina degli Apostoli. Cf anche UPS, n. 234, p. 502.
3 La costruzione del santuario ebbe inizio nel maggio 1945, come adempimento del voto fatto dal Fondatore durante un bombardamento a Roma quando: “Una bomba cadde a pochi metri dal Primo Maestro”: O Maria, Madre e Regina degli Apostoli, se salverai tutte le vite dei nostri e delle nostre, qui costruiremo la chiesa al tuo nome. Cf CISP, p. 596.
4 Antonio Giuseppe Santagata (1888-1985), pittore e scultore genovese. Fra il 1951-1954 realizzò gli affreschi della cupola e dei pennacchi nella basilica minore Maria Regina degli Apostoli in Roma. I grandiosi affreschi della cupola presentano Maria Madre dell’umanità nei principali episodi della sua vita.
5 Cf Gv 19,26.

6 Prima della riforma liturgica, la celebrazione del Triduo Pasquale era chiamata “Ufficio delle tenebre”. Innanzi all’altare, dal lato dell’epistola, era posto un candelabro di forma triangolare, sormontato da quindici candele che venivano progressivamente spente dopo il canto di ciascun salmo o cantico. La candela posta al vertice del candelabro rimaneva accesa e riposta dietro l’altare. Il significato simbolico del rito è vario. Per Don Alberione l’unica candela rimasta accesa significava la fede di Maria che nel silenzio attende la risurrezione.
7 Cf Mt 20,19.

8 Cf Lc 24,13-35.

9 Cf Mt 19,29. Dal Rituale della Pia Società delle Figlie di San Paolo, Vestizione, Noviziato, Professione religiosa, Roma 1945, p. 43.