Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

Roma, 12-13 e 16 luglio 1958,
FSP - Superiore


I
AGGIORNAMENTO DELLO SPIRITO1


È stato ben disposto questo corso di Esercizi. In primo luogo cinque giorni destinati a portare ciascuna alla propria anima: uno sguardo al passato, preghiera per il presente, e poi propositi per il futuro. Quindi tre giorni di aggiornamento.
Veramente il primo e principale aggiornamento è proprio quello che state facendo, l’aggiornamento dello spirito. Dopo molti anni impiegati, in gran parte per il Signore, per la santificazione, per l’apostolato, oggi si può vedere se vi è il fervore dei giorni del noviziato, dei giorni felici della prima professione, delle professioni seguenti e specialmente della professione perpetua. Aggiornamento interiore: di pensiero, di sentimento, di volontà.
Aggiornamento di pensiero, cioè vedere se noi attualmente conserviamo tutto quell’insieme di principi, di verità che reggono la vita religiosa in generale, e in particolare i principi, le verità che reggono la vita paolina. Se siamo penetrati da questo principio massimo: «Se vuoi essere perfetto»2. Si è abbracciata la vita religiosa per essere perfetti, cioè per consacrare tutto il nostro essere al Signore e lavorare per mondare il cuore e lo spirito, per quanto è possibile, da quanto è difettoso nella nostra povera umanità e secondo i nostri sforzi.
Ricordare i principi: consacrate a Dio per la perfezione quale è descritta nelle Costituzioni. Le Costituzioni, studiate durante il noviziato, e poi susseguentemente lette, le abbiamo tutte nella mente, particolarmente quei capitoli, quegli articoli che si riferiscono alla santificazione.
Vi è grande carità fra di voi e grande amore alla Congregazione? Subentra qualche volta una certa tiepidezza riguardo
~
Qualche volta subentrano dei principi che sono falsi nella vita religiosa: Le Costituzioni non obbligano sotto pena di peccato. Ma vedi un po’ cosa dici! Le Costituzioni per il 90% di quello che dispongono sono di Diritto canonico, un’altra parte è di legge cristiana, e un’altra parte di legge naturale. Come si può fare quest’asserzione così generica: Non obbligano sotto pena di peccato? Può infiltrarsi questo principio, e lo si sente ripetere. Bisogna toglierlo. Sarebbe una polvere molto densa che si va a depositare sul cuore e tocca la mente. Per questo è bene che leggiate e meditiate quell’articolo in cui si dice e si spiega come obbligano le Costituzioni3. Le Costituzioni hanno valore in quello che obbligano per quanto riguarda la legge naturale, la legge cristiana, la legge ecclesiastica, ecc. Sono ben poche le volte e le cose in cui si può dire che si dispone qualcosa che riguarda solamente l’indirizzo ascetico o la disciplina. Rettificare le idee, considerando le Costituzioni davanti al Signore: questa è la volontà di Dio ed è la direzione della vita. Quante cercano direzione qua e là, in un libro, in un confessore o in altra maniera! Ma la direzione prima è nelle Costituzioni, necessaria questa e semplice e ci obbliga e assicura la santità. Quindi sempre aggiornarsi nella cognizione delle Costituzioni.
Secondo, aggiornare il cuore. Quando si sono fatti i voti, l’anima era tutta tesa verso due cose: la gloria di Dio, l’amore a Gesù. Conservare tutti i sentimenti e dare al Signore fino alle ultime fibre del cuore. Non è subentrato niente dopo? E l’amore alle anime per cui abbiamo abbracciato questo apostolato paolino, questo amore è ancora l’amore che si sentiva nell’abbracciare questa vita? È cresciuto questo amore? Bisogna aggiornare i sentimenti nella vita religiosa secondo i due principi delle Costituzioni, cioè attendere alla perfezione mediante l’osservanza dei santi voti e poi, secondo articolo, dedicarsi all’apostolato con i mezzi moderni e con quei mezzi che sono indicati dalle Costituzioni e sono approvati dalla Chiesa4. Il cuore è rivolto lì?
~
alla Congregazione. Si considerano più i difetti e i sacrifici che comporta che non la bellezza per quello che è la vita religiosa in sé e per quello che è la vita paolina in specie, in particolare. Si sentono a volte delle frasi che sconfortano. E se poi le dicesse una superiora alla presenza delle giovani, allora quale esempio si darebbe? Si potrebbe anche arrivare a ciò che diciamo scandalo.
Aggiornare il cuore. Questo cuore non deve invecchiare! Questo cuore si deve sentire sempre più giovane nell’amore di Dio, perché la vita religiosa è un’esuberanza del cuore, dell’amore che c’è nell’anima, dell’amore verso il Signore. Vedete, vi è l’elettricità: vi sono i fili che portano la tensione a 120 e altri a 240, e vi è l’alta tensione. La religiosa ha un cuore ad alta tensione! Questa è la vita! Ma, invecchiando e passando nelle varie occupazioni e qualche volta anche nelle delusioni, si deve perdere il fervore? No! Si deve purificare l’amore a Dio, l’amore alla Congregazione. Purificarlo, notando che la vita eterna è carità. Se non cresciamo nella carità, come ci avviciniamo al paradiso? Ci avviciniamo al purgatorio, perché poi bisognerà accenderlo questo cuore, perché possiamo essere ammessi alla visione beatifica. La carità è la virtù che rimane in eterno. Aggiornamento del cuore: sempre giovani! Il corpo cederà. Ma i santi, man mano che il corpo era stanco ed esausto dalle fatiche, magari dalle sofferenze, avevano uno spirito sempre più vivace, sempre più generoso, più attaccato a Dio. E il loro amore, il loro cuore purificato, dovendo distaccarsi nel corso della vita da molte cosette che forse prima impressionavano, a un certo punto l’anima si stabilisce in Dio per riposare eternamente in Dio. L’eterno riposo.
Poi l’aggiornamento della volontà. La tiepidezza infiacchisce la volontà, per cui qualche volta le osservanze non sono più così precise. Come mai si dice la frase: Fervorosa come una novizia? No, piuttosto dire: Fervorosa solo come una novizia, e cioè che non ha progredito. Invece fervorosa come un’anima che si avvicina a Dio, al paradiso, come un’anima che si prepara a entrare in cielo. Pazienza che siano meno fervorose le giovani, ma man mano che si diventa anziane essere più fervorose, più di Dio.
~
L’aggiornamento interiore, quindi, della mente per rivedere i principi della vita religiosa, specialmente le Costituzioni. L’aggiornamento del cuore, sempre più diretto a Dio e liberato da tante cosette che prima impressionavano molto. Ciò che vale adesso è ciò che è eterno. Ciò che passa cosa vale? E l’aggiornamento poi della volontà: rafforzarla nella preghiera. Rafforzate questa volontà nell’assoluta osservanza dei voti: la povertà come è descritta nelle Costituzioni; la purezza con tutte le attenzioni e le mortificazioni che richiede e con tutta la parte positiva che essa comporta, cioè l’amore al Signore e alle anime. L’aggiornamento della volontà fortificata in una dedizione generosa, pronta, obbediente, costante, onde vivere pienamente nel volere di Dio. Persone che esigono molto dalle suore giovani e non esigono abbastanza da sé che pure sono più anziane: questo è un errore di base. Essere più esigenti con noi, e più comprensive con gli altri. Poi verrà l’aggiornamento dell’apostolato.
Parlando dell’aggiornamento, il primo è sulla pietà. Quanto alla pietà, alla preghiera, bisogna considerare le tre formule o i tre gradi: [primo,] quando tutto l’essere va a Dio, è tutto l’essere che prega. Secondo, quando si dicono delle formule, si recitano a memoria delle formule di preghiera, spesso quasi senza considerare il loro contenuto, supponiamo che uno dica il rosario senza meditare i misteri. Terzo: le pratiche quotidiane, e le pratiche settimanali, mensili e annuali.
Primo: la vera pietà è proprio l’amore intero a Dio. La pietà è l’amore di Dio. Si chiama pietà filiale verso Dio che è Padre nostro, verso Gesù che è il nostro Maestro, il nostro cibo eucaristico. La pietà verso la Vergine Santissima, l’amore alla Madre celeste, alla Regina. La pietà paolina verso l’Apostolo, l’amore all’Apostolo. Con il nome di pietà intendiamo veramente l’amore. A volte vi sono persone che magari non sembrano avere tutta quella quantità di preghiere che si leggono talvolta nelle vite di certi santi, ma la loro volontà è tutta in Dio. Non muovono un ciglio che non sia indirizzato a Dio, non hanno un battito del cuore che non sia per il Signore, non fanno un passo, non fanno uno scherzo, non dicono una parola che non sia tutto indirizzato a Dio. Questa pietà riempie l’anima, la
~
penetra tutta e la porta a considerarsi vera figlia di Dio. «Dedit eis potestatem filios Dei fieri»5. Figli di Dio, amanti, penetrati di amore verso il Signore in tutto l’essere.
Quando si va in chiesa, allora tutto l’essere si mette in adorazione di Dio infinito, in ringraziamento di Dio che si è dato tutto e ci ha dato una vocazione così bella, e non ci ha sorpresi con la morte mentre si era in peccato; in riparazione di tante offese, sconoscenze e incorrispondenze alla grazia, del tempo perduto, e in supplica affinché ci sia nella vita una continua preparazione al paradiso. Dal primo uso di ragione fino all’estremo respiro, tutta la vita è ordinata verso il paradiso. Solo verso il paradiso. Ecco allora la vera pietà.
Si cammina sempre sotto lo sguardo di Dio, si sente di essere di Dio in tutto quello che si fa e in quello che si dice. Le parole stesse riflettono il cuore e la mente di Dio. E la vita poi si considera solo come un mezzo per guadagnare meriti per il paradiso. Tutto l’essere allora sta davanti a Dio e tra l’anima e Dio si comunica in intimità: l’anima si apre con Dio Padre, si apre con Gesù ostia; l’anima si apre con Maria per fare confidenze di figli, di figlie. Il cuore è rivolto verso S. Paolo e vuole studiarlo, vuole imitarlo, vuol parlare il suo parlare, la sua lingua, e vuole operare nel suo spirito. Allora tutto l’essere, e non soltanto qualche pratica di pietà, che qualche volta non è neppure sentita, ma è la vera e vivente pietà che prende l’anima dal mattino alla sera, che opera sempre sotto lo sguardo di Dio e sempre per Dio. La vera pietà!
Secondo, le formule. Vi sono tante formule di preghiera: quelle che abbiamo nelle orazioni del mattino e della sera, quelle che abbiamo nel libro delle orazioni, quelle che abbiamo nel rosario, e tante preghiere liturgiche. Sono formule. Queste formule recitarle con senso, cioè riflettendo a quello che si dice, e magari, se si è distratti, cercare di seguirle e intenderle, comprenderne il senso ed esprimere quei sentimenti di adorazione, di ringraziamento, di amore, ecc., che sono contenuti in esse.
Poi le pratiche di pietà descritte nelle Costituzioni. Vi è la meditazione, vi è l’esame di coscienza, vi è la lettura spiritua-
~
le, vi è la Visita al Santissimo Sacramento, specialmente vi è la Messa, vi è la Comunione. Queste pratiche come devono essere fatte? Anzitutto nel tempo più adatto. Non spingere l’adorazione, la Visita quando già la giornata ci ha stancate tanto e si sente più il bisogno di riposare che di pregare, e anche con la volontà di pregare, non si riesce più così facilmente come si vorrebbe. Ma le esigenze della propaganda…. Prima la preghiera! Dove si è più tesi verso la propaganda che verso Dio, non indoviniamo la strada.
Questo specialmente per voi che avete da fortificare le giovani. Uscite dal noviziato non è che siano forti, hanno tanta buona volontà, ma quando vengono a trovarsi a contatto con le difficoltà, hanno sommo bisogno della preghiera, altrimenti si raffreddano, si sentono come deluse, si sentono, a un certo punto, come stanche della vita, un po’ scontente. E quando c’è lo scontento si comincia a guardare dalla finestra: che cosa offrirebbe ancora il mondo se si fosse state là! Quindi le vocazioni possono essere messe in pericolo.
Vedete, le Maestre hanno questo supremo ufficio. È da considerarsi quello che diceva Gesù: «Ne intretis in tentationem, vigilate et orate»6. Il Maestro divino lo diceva agli apostoli. Sempre dirlo alle giovani professe. E non soltanto alle giovani professe. Pregate e vigilate, cioè mortificatevi per non entrare in tentazione, perché la tentazione sorprende chi non è forte, chi ha pregato poco. Pregate e vigilate!
Può essere che una superiora, una suora anziana si possa reggere in piedi per le buone abitudini che già ha contratte, ma le giovani, no; hanno bisogno di contrarle le buone abitudini! Contrarle facendo bene, e il far bene dipende dalla preghiera. Anzi, uscite dalla casa di noviziato, hanno bisogno di pregare di più, perché nel noviziato vi era una disposizione di orari, vi era una vigilanza, vi era una continua istruzione, vi erano tanti buoni esempi ed era più facile stare buone. Ma uscite dal noviziato, le difficoltà sono maggiori. Perciò il Maestro divino: «Vigilate et orate ne intretis in tentationem». Vigilare, mortificare gli occhi, il cuore, la lingua, il tatto, l’udito; mortificare e
~
mortificarsi anche di più nel cuore, nella fantasia e nell’immaginativa e nella memoria. Mortificarsi!
«Et orate». Pregare con intensità. Gli apostoli non l’hanno ascoltato e sono caduti. Che cosa vi indica questo? Questo vuol dire che se capitò a loro che erano con Gesù Maestro, che proprio in quel momento stava pregando, che cosa potrà capitare a noi che siamo fragili, così come ci sentiamo! E poi se consideriamo la fragilità di chi è giovane… La preghiera avanti tutto, se no, non si sa dove si finisce, perché la vita religiosa bisogna che sia ben alimentata, fortificata. E questo con la preghiera.
Cominciare ad abbandonare un po’ la preghiera, significa indebolirsi. Supponete che una cessa di respirare. La preghiera è chiamata il cibo dell’anima, è chiamata il respiro dell’anima7. Quando non si mangia sufficientemente la persona si indebolisce e va incontro a qualche malattia. E quando non si prega a sufficienza si sente difficoltà a condurre la vita religiosa. E si incomincia a sentire difficoltà a pregare: la preghiera viene a noia. Sì. La preghiera è il respiro, ma quando si respira male, non si possono più fare le scale in fretta, e la vita religiosa è una vita a scala che si sale nella perfezione. Qualche volta bisogna proprio ricorrere all’ossigeno, ma l’ossigeno è un rimedio che serve per poco. Non si può vivere con l’ossigeno, cioè ad aiuti, ad incoraggiamenti: Va’ avanti e passerà, ecc.. Non passa se non si prega. Abbiamo un bel parlare, esortare, ma non passa, non si vive con l’ossigeno! Bisogna vivere respirando a pieni polmoni aria buona, che è la preghiera. Persone o superiore che credono che basti la loro sorveglianza, il loro incoraggiamento, i loro avvisi… No! La forza deve venire dall’interno ed è la grazia dello Spirito Santo. Così riguardo al cibo.
Soprattutto le superiore hanno questo dovere: pregare e far pregare. Far pregare. Sì. A questo punto sarebbe molto bene avere tempo per spiegare che la superiora, quando è nominata a questo ufficio, ha un aumento di grazia di Dio. L’aumento di grazia sta qui: poter fare il suo ufficio, il suo dovere come tale, e avere con sé, pregando, le grazie che sono necessarie per le altre suore che sono con lei. Vuol dire questo: la preghiera
~
della superiora è più efficace, perché non solamente ottiene le grazie perché essa possa vivere bene, ma le grazie necessarie anche per le altre. E se prega bene, le ottiene. Tanto più poi, se la superiora è saggia, fa così: alle pratiche comuni aggiunge nella giornata almeno un quarto d’ora in più di orazione, in cui tratta con il Signore le necessità della sua casa, delle sue suore. Tratta con il Signore facendo l’esame speciale: E io faccio ciò che devo riguardo a queste persone? Per parte mia, il contributo che devo portare al loro spirito vi è, lo do? Verità consolantissima questa delle grazie di ufficio, l’esistenza delle grazie di ufficio. Ma le grazie di ufficio potrebbero anche perdersi se la superiora non fosse la più abbondante nella preghiera. Non dobbiamo addossarci ancora questa responsabilità delle mancanze dei nostri, delle nostre: «Ab alienis parce servo tuo: Dalle mancanze degli altri, ci liberi il Signore»8. Sì, poiché avendoci il Signore dato in cura altre persone, noi dobbiamo poi renderne conto.
Diciamo spesso riguardo ai genitori: Se il Signore vi ha dato questi figliuoli, queste anime, vuole che le conduciate in paradiso. Se il Signore mi manda queste suore, vuole che le conduca alla perfezione, le conduca alla santità oltre che all’apostolato. E le condurrai alla santità, prima ottenendo loro le grazie con la tua preghiera efficace presso Dio, e poi ottenendo le grazie che tu stessa hai bisogno di avere. Le grazie per tutte!
Non affanniamoci troppo riguardo le persone che dipendono da noi, ma in primo luogo la preghiera, poi l’istruzione, poi gli incoraggiamenti, la grande bontà che edifica, l’esempio santo, poi il buon trattamento. Infine la vigilanza, perché il demonio è astuto, quindi le piccole correzioni non siano tanto sgridate, quanto incoraggiamenti. Confidando sempre nella grazia del Signore e confidando sulla buona volontà che hanno le suore che sono con voi.
~

1 Meditazione tenuta a Roma il 12 luglio 1958 in occasione del corso di Esercizi spirituali alle Maestre. Trascrizione da nastro: A6/an 51a = ac 86a.
2 Cf Mt 19,21.

3 Cf Cost ’53, art. 507.
4 Cf Cost ’53, artt. 1-3.

5 Cf Gv 1,12: «Ha dato loro il potere di diventare figli di Dio».

6 Cf Mt 26,41: «Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione».

7 Cf DF 55,2.

8 Cf Sal 18,14 (Volgata).