Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. AUGURI AL PRIMO MAESTRO1

Maestra Assunta2: Primo Maestro, tanti e tanti auguri, mille voti di bene e attuazione piena dei suoi desideri e di quanto di più caro porta nel cuore. È inutile dirle che abbiamo pregato per lei, che abbiamo offerto al Signore ciò che egli stesso ogni giorno ci chiedeva e ci chiederà. Sono cose che lei sa ormai, e sa anche che noi siamo fatte così: quando vogliamo una cosa, la vogliamo a ogni costo, ci fosse pure da disturbare tutto il cielo e mezza la terra. Ci ha insegnato lei a fare così, non è vero? Ce lo ha insegnato lei a fare così, ed è anche un po’ la nostra natura. E noi vogliamo vivere tutto, anche nelle minime sfumature lo spirito paterno.
Primo Maestro, noi abbiamo più che mai bisogno di attingere, o meglio, di sorbire il suo spirito fin nelle più intime sostanze. Ne abbiamo bisogno perché se siamo tanto fortunate di vivere accanto a lei, abbiamo anche il grande impegno di trasmettere ai posteri tutto ciò che è fondamentalmente indispensabile per la vita a venire della Congregazione. Soltanto ieri ci diceva che le Figlie di San Paolo camminano abbastanza bene, ma ci resta tanto ancora da fare. La nostra via è tanto spaziosa e luminosa, ma ardua per percorrerla in lunghezza e larghezza. Per questo sentiamo la preziosità dei suoi consigli e della sua parola ispirata, onde apprendere le direttive di vita paolina.
Sia prodigo con noi, Signor Primo Maestro, nonostante le nostre evidenti e continue incorrispondenze, e creda che non è proprio cattiveria, ma solo debolezza. Tutte in fondo siamo
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convinte che la sua parola è per noi una direttiva, il suo consiglio quasi regola, il suo agire vera norma di vita che porta infallibilmente al cielo.
La ringraziamo, Primo Maestro, per quanto ci ha dato, ci dà e continuerà a darci. Noi a S. Giuseppe chiediamo per lei tutta l’abbondanza di grazia e tutta la provvidenza che il suo bilancio celeste ci consente. Ci benedica.

Primo Maestro: Adesso, diciamo tre Gloria Patri, perché non hai conchiuso bene. Hai ringraziato me e non hai ringraziato il Signore: Gloria Patri (tre volte).
Adesso, dopo il Signore, viene la Madonna, no? E allora avete cantato qualche volta: Anima mea magnificat Mariam?3Lo sapete bene, no?4Ma no, adesso non è il caso [di cantarlo], perché non avete tutte il libro. Lo canterete poi.
Poi che cosa devo aggiungere? Il ringraziamento. E da parte mia non ho che da dire degli atti di dolore. Nella strada che si è fatta, si poteva fare molto meglio. Tuttavia, diciamo, quello che è stato il mezzo adoperato da Dio, il mezzo umano, è stata la Prima Maestra5, la quale sempre ha preso6tutto, e voi l’avete seguita. Siate riconoscenti e continuate a seguirla bene. Va bene? Docilmente e sempre pregando e sempre conservando quello che abbiamo meditato nel ritiro mensile: Abbiate il dolore dei peccati, che è tanto fondamentale, tanto fondamentale! Ho visto le cose mirabili che avete preparato di là7. Andate avanti sempre così.
Quello che si ha da dire adesso: pregate per l’Africa. Ieri sono stato per circa tre ore con i missionari di quella terra, per prendere le informazioni, per vedere quale sia la cosa più ur-
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gente e quale sia la maniera di regolarsi con prudenza e nello stesso tempo con efficacia.
L’Africa è il continente che si fa avanti, e se prende una via buona, dopo continuerà con più facilità su questa via buona. Ma ci sono già tante insidie in quel continente: non solamente l’islamismo, ma vi è già anche l’ateismo, vi è già anche il protestantesimo, e particolarmente vi è il comunismo che si vale delle occasioni per suscitare rivolte8. Vogliono la libertà, ed è giusto, la vogliamo anche noi, però bisogna che sia la libertà del Vangelo, non una libertà che sia ispirata al comunismo. Una libertà che devono godere i figli di Dio, e non l’indipendenza dei nemici di Dio.
Sì, pregare molto per l’Africa. Dico per l’Africa, perché già per le altre regioni, per gli altri continenti, l’abbiamo detto tante volte, non e vero? Abbiamo benedetto l’offset, che si è dovuto subito comperare per l’Africa, e così si prepara il lavoro. Hanno subito raccomandato tanto di fare quel che avete rappresentato qui9. Sarebbe bene che quei padri venissero a vederlo. Due cose: la stampa dei catechismi e la stampa dei Vangeli. Sarebbe proprio bene che vedessero, perché il Vicario10 già parte domani per andare in Belgio e bisognerebbe dire a don Barbieri che vada a prenderlo e lo conduca qui un momento. E poi supplicano, non so se l’abbiano detto dieci volte, che le Figlie prendano il cinema, perché loro hanno solo qualche padre anziano che può lavorare e vorrebbe lasciare il lavoro. E poi hanno due persone olandesi a passare le pellicole. Però bisogna studiare subito il francese e dopo c’è la lingua originale, la lingua del posto che noi chiamiamo dialetto. Ma, in sostanza, il Congo ha diciotto-venti milioni di abitanti, ci sono circa sei lingue principali. È come dire: in Italia ci sono tanti dialetti quante sono le regioni, non è vero?11. Il francese, perché l’hanno portato i Belgi, e perché i missionari che sono
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andati lì, quelli che stanno attorno alla capitale Léopoldville12, sono di lingua francese. Il Belgio ha tre lingue, e quelli sono di lingua francese.
Certo, è di nuovo uno studio, ma già i nostri13stanno lavorando attorno ai due periodici, i due giornali che ci sono. Hanno scritto ieri che fanno un po’ da muratori, e un po’ da falegnami, pur di mettere su casa. Tuttavia vi è una certa difficoltà, perché loro sono neri e vorrebbero vedere nelle figure dei neri. Anche in Giappone vorrebbero vedere le loro facce. Anche per il catechismo in Africa vorrebbero vedere i bambini neri, in Giappone con gli occhi a mandorla.
Adesso mi prendo le preghiere, i vostri doni, e domani preghiamo S. Giuseppe tutti assieme, non è vero? E poi… che vi mandi presto in Africa. Mi sono informato bene se vi sono vocazioni fra le nere, e hanno detto che ci sono. Tuttavia là ci sono due modi diversi di educarle e formarle: chi ha più una tendenza, e chi ne ha più un’altra. Ma si vedrà, l’esperienza dirà qualcosa, poi sul posto anche si conosceranno. Del resto, le Paoline hanno questo spirito di universalità infusa dal loro padre S. Paolo e quindi capiscono abbastanza presto le tendenze, i desideri, le abitudini, i caratteri del popolo dove vanno, perché questo è lo spirito di S. Paolo. E poi riuscendo a capire presto, adatteranno anche i mezzi e la formazione alle condizioni e alla psicologia del posto.
S. Giuseppe, è andato in Africa con l’asinello, cioè la Madonna era a cavallo dell’asinello con il Bambino, e S. Giuseppe lo guidava tenendolo per la cavezza. Dunque, là in Africa c’è andato Gesù, Giuseppe e Maria, e allora voi siete state precedute. Il Signore, la Madonna e S. Giuseppe di terre straniere hanno visitato solo l’Egitto, quindi solo l’Africa. Siete state ben precedute.
Adiutorium nostrum in nomine Domini...
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1 Conversazione augurale tra Don Alberione e Maestra Assunta Bassi avvenuta a Roma il 18 marzo 1958. Trascrizione da nastro: A6/an 45b = ac 77b.
2 Maestra Assunta Bassi (1915-2012), responsabile in quel tempo del Centro apostolico delle Figlie di San Paolo e consigliera generale per l’apostolato. Ogni anno, in occasione dell’onomastico del Fondatore, il gruppo di lavoro del Centro con Maestra Assunta porgevano gli auguri al Primo Maestro a nome delle Figlie di San Paolo e come dono presentavano il resoconto dell’attività apostolica compiuta nell’anno. Alla conversazione era presente un’assemblea di Figlie di San Paolo, molto serena, che a volte partecipava con interventi entusiastici. Dalla registrazione si percepisce tutto lo spirito filiale che il gruppo vive.

3 Titolo dell’inno composto in latino da Don Alberione, modellato sull’inno lucano (cf Lc 1,46-55) e pubblicato in FSP33**, p. 120; cf Giacomo Alberione, Maria nostra speranza, Edizioni Paoline, Roma 1938, pp. 331-342; cf CISP, p. 39.
4 Conversazione gioiosa sul canto indicato.
5 Venerabile Tecla Merlo (1894-1964) cofondatrice e prima superiora generale delle Figlie di San Paolo. Con il titolo Prima Maestra fino al Capitolo speciale del 1971 si intende la Superiora generale. Questo titolo era stato attribuito a sr Tecla Merlo al momento dell’approvazione diocesana dell’Istituto (cf C. A. Martini, Le Figlie di San Paolo, o.c., p. 158, e Appendice I, doc. 45, pp. 403-404).
6 Accolto.
7 Era tradizione per S. Giuseppe presentare al Fondatore il bilancio di quanto si
era fatto, attraverso statistiche, pannelli, ecc.

8 In questi anni cominciano i primi moti insurrezionali per l’indipendenza del Congo Belga che avverrà il 30 giugno 1960.
9 Cioè l’apostolato illustrato con i pannelli.
10 Don Luigi Damaso Zanoni (1912-1995) Vicario generale della Società San Paolo eletto durante il I capitolo generale del 1957.
11 Risponde a una domanda proveniente dall’assemblea sulla lingua francese.

12 L’attuale Kinshasa.
13 I primi tre Paolini che partirono per il Congo il 9 novembre del 1957 furono: don Giacomo Ilario Corrà (1923), don Raffaele Tonni (1915-1995) e don Giuliano Giovanni Zoppi (1926-2009). Cf Giuseppe Barbero, Il sacerdote Giacomo Alberione. Un uomo un’idea, Edizioni dell’Archivio Storico generale della Famiglia Paolina, Roma 1987, pp. 775. Il 27 giugno 1958 le Figlie di San Paolo aprirono la loro casa a Léopoldville.