Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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V
II COOPERATORE PAOLINO E GLI ISTITUTI SECOLARI1


Le virtù fondamentali sono le virtù teologali, cioè la fede, la speranza e la carità. La maggiore è la carità. La carità è un preludio di paradiso e ci immette nella vita che sarà seguita dal gaudio eterno in cielo. Carità imperfetta finché siamo sulla terra, carità perfetta quando avremo raggiunto il nostro fine, il paradiso. Ora, la carità, secondo il Maestro divino, sta precisamente in questo: Amare gli altri come noi stessi, «Secundum praeceptum: diligere proximum tuum sicut teipsum»2. E questa carità particolarmente sta nel fare del bene, prima del bene spirituale, poiché le opere di carità spirituale sono le prime, poi fare del bene anche materiale in quanto possibile; le opere di carità corporale vengono come seconde.
Ora, cosa devono fare i membri delle Famiglie Paoline? Per questo sono possibili, date le diverse condizioni degli uomini, due beni: primo, guidare, aiutare almeno le anime, a raggiungere la maggior perfezione, perché diano più gloria a Dio e raggiungano il massimo grado di gloria per il cielo, poi, in secondo luogo vengano associate all’apostolato. Ora questo come si compie? Vi sono particolarmente due condizioni di persone: vi sono le persone chiamate allo stato coniugale, e per queste che cosa possiamo fare noi? Ciò che abbiamo detto ieri sera, e cioè farne cooperatori dell’opera nostra. Essi nel loro stato raggiungeranno quella perfezione che possono raggiungere, a cui sono destinati secondo la loro vocazione. Non ai voti, ma al distacco dalle cose della terra, all’osservanza della castità secondo il loro stato, e all’obbedienza nelle loro circostanze di vita: obbedienza nella società fondamentale che è la
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famiglia, nella società più alta e soprannaturale che è la Chiesa, e nella società più larga, cioè la società civile. Non che sia più larga della Chiesa, perché la Chiesa è soprannazionale, ma volevo dire più larga della società familiare. E poi cooperino secondo le loro forze all’apostolato della verità, all’apostolato della santità, all’apostolato della salute delle anime con l’orazione o con l’azione o con gli aiuti materiali, la beneficenza.
Oltre a queste persone, vi è come uno stato di mezzo tra lo stato laicale e lo stato religioso. Vi sono molte anime che si trovano in circostanze particolari. Vi è un discreto numero di persone, di signorine che desiderano consacrarsi al Signore in una vita di maggior perfezione, e insieme dedicarsi ad un apostolato per la salvezza delle anime. Ma non amano l’abito religioso o hanno uffici in società che non si possono facilmente abbandonare senza lasciare un maggior bene. Oppure hanno salute non adatta ad una vita pienamente in comune o vorrebbero un apostolato più moderno e corrispondente ai bisogni attuali, o una vita ben diretta in tanta libertà di iniziative, così da esplicare le tendenze e tutti i propri talenti o una maggiore agilità nell’intervenire alle necessità nuove, pur sempre sotto la sicurezza di operare con il merito dell’obbedienza. A queste anime, che sovente ci parlano e che in parte non hanno potuto o non possono abbracciare la vita religiosa, la Chiesa ha provveduto in qualche maniera. Vi è una maniera generale data per mezzo della Provida Mater Ecclesia3, e vi è un’altra maniera particolare secondo determinate circostanze.
Ora, queste persone vorrebbero raggiungere la maggior perfezione nel loro stato, secondo le loro possibilità. Vi sono facilmente religiose e persone della Famiglia Paolina che vanno a cercare la spiritualità di questo o di quell’istituto, di questo o di quel santo, di questo o di quell’autore. Invece, la via retta è di attirare altri nella vostra spiritualità, ed estendere la vostra spiritualità alle anime, spiritualità che deriva e che è connessa con la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita, con la devozione alla Regina Apostolorum e a S. Paolo. Spiritualità che è abbastanza spiegata sia nelle istruzioni sia ancora
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nelle varie comunicazioni, nei libri, nel San Paolo4 stesso, nel periodico Regina Apostolorum5.
A queste anime che cosa si può proporre? Si può proporre questa spiritualità e la possibilità di attendere alla vita perfetta, di entrare in uno stato di perfezione emettendo i voti di povertà, castità, obbedienza, oppure facendo il giuramento di osservare questi consigli evangelici, ed insieme di dedicarsi all’apostolato secondo le loro circostanze6. Quindi ci vuole un desiderio di santità e un grande amore alle anime. Perciò queste persone devono attendere alla gloria di Dio e alla santificazione dei membri mediante i tre voti, l’osservanza di certe regole che vengono proposte, e d’altra parte adoperarsi con i mezzi moderni per la stampa, il cinema, l’organizzazione, la radio, la televisione, e quei mezzi che sono proposti dalla Chiesa.
Quante volte arrivano lettere o vostre o di persone che sono nelle varie diocesi o nelle varie nazioni, persone che aspirano veramente a una vita, diciamo, simile alla religiosa, poiché la vita religiosa non è solamente la vita comune, ma vorrebbero imitarla per quanto è possibile. Dobbiamo fare i sordi a questi desideri? No! S. Paolo non avrebbe fatto il sordo ai desideri di queste anime, e Gesù Maestro le avrebbe scelte e guidate alla maggior perfezione, utilizzate per la salute del prossimo. Anime ferventi, a volte anime le quali comprendono che cosa è donarsi a Dio, e d’altra parte vanno soggette a molte deviazioni, perché non trovano sempre chi le guidi in uno spirito giusto. Quante volte abbiamo letto: Molti non raggiungono la perfezione, perché mancano di direzione. Ora, per direzione non si intende soltanto quella minuta, quella direzione che cercano in casi particolari e a volte in cose molto secondarie, ma la dire-
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zione in uno spirito, in una devozione, la direzione anche in un apostolato. Anime che si sbandano, anime sempre in cerca di una via, senza mai trovarla, muoiono con la sete di Dio senza averlo raggiunto in quella misura che potevano, con la sete delle anime senza aver potuto portare ad esse ciò che sognavano.
La vita di certe persone è una vita di sogni, di desideri, una vita che si può paragonare a chi cerca una strada per arrivare a una determinata meta, sempre studiando, in ricerca di questa strada, senza trovarla, sbandate. E un po’ seguono una spiritualità, un po’ si danno ad un’opera e un po’ ad un’altra senza concludere. Occorre dare stabilità alle anime, e dare loro del lavoro guidandole. Questo si può fare se noi sappiamo organizzare queste persone e organizzarle in una certa misura, tenendo conto delle loro circostanze di vita. Non è sempre necessario che facciano vita comune, anzi per lo più conviene che stiano ai loro posti, tanto più se hanno dei posti in cui esercitano una influenza sociale larga. Tuttavia occorre qualche misura di vita comune, in quanto devono fare ogni anno gli Esercizi spirituali, poi gli esercizi di pietà settimanali, quotidiani, mensili, una certa vita comune di cui si dà l’indirizzo per mezzo di fogli, di comunicazioni, che oggi sono sempre più facili.
D’altra parte la loro vita può essere vissuta in famiglia e anche fuori della famiglia, nel mondo. Chi occupa già un posto distinto, un posto di influenza sociale, non deve abbandonare quello in cui già fa un bene largo, tuttavia essere guidato in quelle opere che fa, in quella attività e in quello spirito di iniziative.
Così non hanno e non è conveniente che abbiano l’abito religioso. Come possono i religiosi entrare ovunque? Come potrebbero i religiosi occupare qualunque posto? Esempio: vi è un capo fabbrica che ha sotto di sé circa seicento persone, e in quella fabbrica, con gli operai e con le loro famiglie esercita una vera missione. Non solamente ha costruito la chiesa, non solamente procura la Messa domenicale, ma spesso raduna i vari gruppi, fa qualche conferenza religiosa, sociale, e la missione è già segnata. Però se si mettono in una certa obbedienza, il merito che fanno è molto maggiore, e nell’eternità avranno un premio maggiore, e vivono in castità, distaccate dalle cose
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della terra. Si capisce, l’obbedienza lì va capita in altro modo e applicata in altro modo che nella vita religiosa strettamente presa, come da voi. E così la povertà va esercitata in altro modo. Ma vi sono indirizzi che già sono stati dati, l’autorità religiosa li ha ben spiegati, e quanto a particolarità vengono adattati secondo le necessità.
Per queste persone, se si devono promuovere alla professione di voti o di giuramenti o di promesse che impegnano, c’è sempre come una specie di noviziato che si fa per lo più anche nel mondo. E poi vi sono le ammissioni. Generalmente vi sono tanti istituti che ho considerato di cui ho letto, almeno un duecento, molti però sono con pochissimi membri e non sono riusciti a stabilirsi. Un centinaio lavora abbastanza bene nella Chiesa di Dio, si vede subito, si nota nelle persone un grande fervore, tuttavia i voti perpetui si emettono solo dopo lunghissime prove. Non è come per coloro che vivono nella vita propriamente religiosa, ma anche loro fanno i voti temporanei per molto tempo oppure i giuramenti, che sono più facili a sciogliersi, o le promesse. La loro soluzione dipende da determinate circostanze e da chi guida queste anime. È necessario procedere con massima cautela, perché vi sono tanti fuochi di paglia e vi sono tanti desideri che sono aspirazioni vaghe, incerte, anche perché non hanno trovato direzione, non hanno potuto raggiungere una stabilità di vita. Uno stato, vuol dire una stabilità di vita.
Le circostanze sono tante e si comprende come queste promesse, giuramenti e voti, prima di essere resi perpetui devono essere preceduti da molte prove. La ragione è perché queste persone vivono a contatto con il mondo, in molti pericoli, d’altra parte spesso vengono disorientate più che aiutate da tanti suggerimenti. Tutti decisi a fare un po’ di bene, e con il desiderio di fare un po’ di bene tante volte vengono dati consigli e indirizzi vari. Occorre una stabilità nella vita, sia per raggiungere un certo grado di virtù e di merito per il paradiso sia per compiere un vero apostolato.
Gli apostolati che si possono compiere sono tanti. Vi è una persona che è sempre inferma, e farà l’apostolato della sofferenza. Vi è una persona invece che può operare in diverse ma-
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niere, perché ha beni materiali di cui dispone, e può forse procurare la diffusione di libri, supponiamo, molti abbonamenti ai periodici che vengono distribuiti tra gli operai e le operaie, e particolarmente tra la classe meno agiata. Noi dobbiamo pensare che se in Italia ci sono quarantanove milioni di abitanti, almeno quaranta milioni sono costituiti da contadini, da operai e da commercianti più bassi, ecc. È alla massa che dobbiamo dirigerci. Certo, sono anime di Dio anche quelle che appartengono ai ceti più elevati, e a volte possono avere più influenza sociale, ma prima salviamo la massa.
Il Maestro divino è la nostra guida. Come ha operato Gesù, come lo ha imitato Paolo, e qual è lo spirito della Regina Apostolorum? Maria, come dimostra Leone XIII nella sua Enciclica7, dopo l’ascensione di Gesù al cielo, ha operato in mezzo agli apostoli e in mezzo alla povera gente come faceva il Maestro divino, con la preghiera, con l’esempio, con l’incoraggiamento, secondo i casi, e con la sua parola santissima.
Per voi è più facile operare in questo senso: per la parte femminile, per la donna, per la giovane. Ci possono essere vedove, ci possono essere giovani che per salute non possono abbracciare la vita religiosa. Sovente anche giovani che chiedono, ma non possono essere ammesse ai voti, perché, ad esempio, hanno un carattere che non è adatto alla vita in comune e tuttavia hanno un grande desiderio di tendere alla perfezione.
Vi è poi la parte maschile: la parte maschile che si trova press’a poco in circostanze uguali a certe persone, a certe donne e a certe giovani. In questo la vostra missione è più ristretta, si capisce, e d’altra parte è sempre necessario guardarsi, operare con prudenza, perché dallo zelo non nascano deviazioni e non nascano relazioni che non sarebbero approvate dalla Congregazione, da chi guida. Non bisogna mai confondere il vero zelo con certe relazioni che non sono vero zelo, sono sbandamenti. Per curare il prossimo non bisogna danneggiare noi stessi, perché amare il prossimo come noi stessi, in modo simile, ma non uguale. Prima la nostra anima, specialmente
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guardarsi dalle relazioni troppo frequenti con le famiglie. Ma di questo già avete sentito parlare. Tuttavia sempre amare i voti e amare la vita comune, e allora se si scelgono i voti, le osservanze religiose, se si sceglie la vita comune si sente anche il bisogno di far partecipi pure altri di questi beni ineffabili che la Chiesa ci ha dati e a cui il Signore ci ha chiamati. Amare il prossimo come noi stessi, non in modo simile, e tuttavia non esporsi a perdere noi l’amore alla Congregazione e la delicatezza.
Che cosa è necessario come disposizione di animo, per poter operare in queste persone? Primo: occorre essere veramente Figlie di San Paolo fino in fondo. Non si può dare agli altri quello che non possediamo noi. Vere Figlie di San Paolo, per obbedienza, per castità e delicatezza, per spirito di povertà e per amore alla Congregazione, alla vita comune, in maniera che quel che si dà agli altri sia come un soprappiù: la vasca troppo piena versa sugli altri. Il cuore pieno di Dio! Allora si fanno partecipi dei beni che noi stessi abbiamo ricevuto coloro che ci sono attorno.
Specialmente volevo dire su questo punto: molta delicatezza tra di voi. Man mano che passano gli anni, vedo sempre più necessaria questa delicatezza nel tratto, nel parlare, nel comportamento, nei sentimenti interni, nei pensieri. Delicatezza! E per questa delicatezza ci vuole un grande amore a Gesù. La tendenza ad amare sia tutta sfogata, diciamo così, sia esaurita nell’Eucaristia, nell’amore a Gesù Ostia. Guardarsi dalle tiepidezze, perché poi il cuore allora ci gioca, e dove il cuore non è pieno di amore a Gesù, che cosa entrerà?
Secondo, prudenza. In generale questa deve essere riservata alle suore che hanno già passato una certa età. Le altre possono dare un po’ di aiuto. Prudenza! In questo ci sarà poi bisogno di una certa corrispondenza per avere spiegazioni, oppure per proporre qualche caso particolare. Primo, potrò far passare un foglietto dove viene descritto quello che in tali casi si può fare. L’ho già preparato. Secondo, si potranno proporre le circostanze varie e guardarsi però sempre dalle persone che parlano molto e concludono poco. È come entrare nella vita paolina. Le persone che non sono abituate al lavoro non ci
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possono entrare, e se entrano molto giovani forse prenderanno lo spirito della paolina. Diversamente dobbiamo dire che a Dio va dato tutto il nostro essere: la mente sì, ma il cuore, la volontà e anche le forze fisiche, perché se le forze fisiche non sono impiegate per il Signore, straripano e dilagano attorno. Che alla fine della vita possiamo dire di essere vissuti come piaceva al Signore. Alla fine della vita poter dire che c’è stata una verginità di mente e di cuore e di volontà, non mescolanza di bene e male. Dedizione anche delle forze fisiche al Signore, non esagerando, ma donando con prudenza e secondo l’indirizzo che è giusto.
Le Figlie di San Paolo camminano molto bene. La Congregazione cammina molto bene: vivano sempre meglio! Non è che siate perfette, siamo lontani! Ma la benedizione di Dio è stata larga sopra di voi e il primo Capitolo generale8, che si è celebrato la primavera scorsa, è servito particolarmente a confermare lo spirito, a riesaminare la Congregazione e vedere se camminate secondo la volontà di Dio. Si è confermato, si è approvato e si è deciso di camminare sempre più energicamente, sempre più abbondantemente, eppure sempre prudentemente nella medesima via.
Ringraziare il Maestro divino che spande nelle case grandi e nelle case piccole, dove forse sono solo tre o quattro persone, i suoi lumi dal tabernacolo, le sue consolazioni, la sua forza. Sì, il merito diciamo così, di quello che si fa nella Famiglia Paolina è di Gesù più che nostro, è Gesù nel tabernacolo che opera silenziosamente, ma nella maniera più efficace. Allora la Congregazione non teme di mandare persone anche lontano, perché la Congregazione si preoccupa in primo luogo che nelle case piccole e grandi ci sia Gesù nel Sacramento di amore. E che sia tenuto Gesù come deve essere tenuto: la Messa, la Comunione, la Visita al Santissimo Sacramento. Camminare con Gesù, stare con Gesù, sentire Gesù, parlare a Gesù, intimità con Gesù. Quante difficoltà si risolverebbero senza bisogno di ricorrere a destra o a sinistra! Quante volte, a quelle difficoltà
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che vengono proposte, a quei consigli che si domandano, si potrebbe rispondere solo così: Va’ un po’ più da Gesù. Lo hai in casa, non hai bisogno di sprecare il francobollo a scrivere, non ci vuole carta, si parla direttamente. Fate belle Comunioni e quando Gesù è nel cuore, nell’intimità con lui, parlate dei vostri bisogni. Quando poi si è religiose, le superiore hanno quasi solo da dare un consiglio: Vivete le vostre Costituzioni, seguite gli usi che sono introdotti in Congregazione e seguite gli avvisi e i consigli, gli indirizzi che sono dati nelle circolari interne. Questa è la direzione. E se avete bisogno di aiuto, ecco, in ogni cappella vi è Gesù vivo, e a destra e a sinistra i due quadri, Regina Apostolorum e S. Paolo.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 16 marzo 1958. Trascrizione da nastro: A6/ an 45a = ac 77a. Esercizi spirituali alle suore che avevano partecipato al Convegno della San Paolo Film.
2 Cf Mt 22,39.

3 Cf med. 11, nota 4.

4 Cf San Paolo (SP) bollettino interno della Società San Paolo, fondato da Don Alberione nel 1926. Tutti gli articoli, le prediche e gli opuscoli di Don Alberione in esso pubblicati sono stati riproposti nella raccolta Carissimi in San Paolo (CISP) a cura di Rosario F. Esposito ssp, Roma 1971, pp. 1539.
5 Cf Regina Apostolorum (RA) bollettino interno delle Figlie di San Paolo negli anni 1948-1972. Le comunicazioni qui menzionate sono pubblicate in: RA, 4 (1958) 1-6; RA, 5 (1958) 1-4; RA, 6-7 (1958) 2-8: RA, 11 (1958) 3.
6 Cf Pio XII, Provida Mater Ecclesia, art. III, 2, 1: “Con la professione del celibato e perfetta castità, fatta davanti a Dio, e confermata con voto, giuramento o consacrazione che obblighi in coscienza a norma delle Costituzioni”.

7 Cf med. 13, nota 2.

8 Il primo Capitolo generale delle Figlie di San Paolo fu tenuto a Roma, via Antonino Pio, dal 4 all’8 maggio 1957. Cf Martini C. A., o.c., p. 302.