Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

21. IL ROSARIO E GLI ANGELI CUSTODI1

Certamente questa mattina ognuna ha già offerto al Signore il mese, affinché sia pieno di meriti. E giacché il Signore ci dà ancora giorni e mesi di vita, che li spendiamo bene questi giorni, questi mesi. Tutto e sempre nell’amore di Dio. Tutto e sempre per aumentare i meriti per il cielo. La vita se ne va, perché con ogni giorno un po’ di tempo se n’è andato e ce ne resta meno, ma ci aspetta l’eternità. La vita presente è solo un inizio, la vera vita è lassù, in cielo, ciò che avete scelto nella professione. Tutto, solo e sempre per cercare Dio in ogni cosa e in ogni tempo.
Il mese di ottobre è consacrato a due devozioni: la devozione del rosario e la devozione dell’angelo custode. Non si contraddicono queste due devozioni, nel rosario noi troviamo gli angeli. Nel primo mistero gaudioso è l’angelo che appare a Maria e le annuncia il mistero dell’incarnazione, la sua elevazione alla dignità, all’ufficio di Madre di Dio. Nel primo mistero doloroso è ancora l’angelo che compare a Gesù: «Apparuit ei angelus confortans eum»2. Gesù era nell’orto del Getsemani in orazione, come in agonia, in quell’ora così penosa per lui, fino a sudare sangue: «Apparuit ei angelus confortans eum: Apparve l’angelo a confortarlo». Troviamo ancora gli angeli nel primo mistero glorioso. Gli angeli appaiono alle donne che venivano al sepolcro per imbalsamare la salma di Gesù, per finire almeno l’imbalsamazione che era stata affrettata il venerdì santo. Gli angeli apparvero: «Non vogliate temere. Sappiamo che cercate Gesù Nazareno, ma non è più qui, è risorto»3.
Perciò la devozione al rosario e la devozione agli angeli non si contraddicono, cioè dire il rosario con le intenzioni degli angeli, e farsi accompagnare dall’angelo custode nel pregare la
~
Madonna. Che l’angelo custode ci ispiri sentimenti di devozione e di fiducia, di amore a Maria santissima. Vedete, qualche volta il rosario ci si abitua a dirlo un po’ superficialmente. Ci si abitua, perché sovente si dice durante l’apostolato, e allora naturalmente la mente non può essere fissa nella meditazione del mistero. Con facilità, si risponde al Pater e all’Ave Maria, ma un po’ superficialmente, e ci si accontenta, e allora basta un pensiero, perché non è come recitare il rosario quando si è in chiesa. Non si formi però l’abitudine di dirlo distrattamente.
Preghiamo gli angeli custodi che ci diano il raccoglimento. Cosa vuol dire raccoglimento? Vuol dire raccogliere i nostri pensieri, la nostra mente, il nostro cuore e anche la nostra volontà nella considerazione del mistero. Nel mistero, in ogni mistero, c’è sempre un insegnamento, una verità da considerare, da ricordare per fare un atto di fede. Supponiamo, nel primo mistero gaudioso noi consideriamo il mistero dell’incarnazione del Verbo divino: il Figliuolo di Dio si unisce all’umanità, prende un corpo e un’anima come abbiamo noi. Maria è la mediatrice, cioè sta in mezzo. Maria con la sua santità ha reso qualche servizio al Figliuolo di Dio meritando che il Figliuolo di Dio si unisse all’umanità. Ella, santissima, fu il mezzo che Dio scelse. Quindi, sotto quest’aspetto, è la mediatrice di natura presso Gesù Cristo, come Gesù Cristo è il mediatore di natura tra noi e il Padre celeste.
Una verità sempre da considerare, un insegnamento pratico sempre da prendere, per esempio l’umiltà, e sempre una grazia da chiedere. Sì. In questo mistero chiedere la grazia dell’umiltà oppure chiedere la grazia di far bene le Comunioni, quando anche noi ci uniamo, per mezzo della Comunione, a Gesù. Oppure chiedere di conoscere sempre più Gesù Cristo, poiché Maria, come si esprime un Dottore della Chiesa, diede al mondo a leggere il Verbo divino, come un libro. È il libro della rivelazione, è il libro del Vangelo che viene interpretato dalla Chiesa e proposto a noi.
Chiedere all’angelo custode di dire bene il rosario e farsi accompagnare da lui. L’angelo custode ci è stato messo da Dio come compagno della nostra vita, dal momento in cui l’anima nostra è uscita dalle mani creatrici di Dio. Che grande dignità
~
ha l’anima nostra, che il Signore si degna di mandare un angelo a custodirla! L’angelo ci è stato messo accanto e ci accompagna in ogni passo. L’angelo custode come deve aver gioito allorché abbiamo ricevuto il Battesimo e siamo stati fatti figli di Dio! L’angelo custode quanto ci ha sostenuti, custoditi da bambini! Potevamo incorrere in qualche malattia o in qualche disgrazia. L’angelo, quando la nostra intelligenza si è aperta, ci ha illuminati a chiamare come prima parola Maria, il Padre celeste e Gesù. L’angelo custode ci ha assistiti nell’imparare il catechismo e nell’accostarci la prima volta al Pane degli angeli, che è la Comunione. E ci ha assistiti successivamente in tutti gli anni della fanciullezza. Chissà da quanti peccati ci ha salvati! E chissà quante ispirazioni ci ha dato!
Gli angeli sono così: gli angeli cattivi, che si chiamano demoni, stanno alla sinistra dando sempre ispirazioni cattive e cercando sempre di presentare a noi inciampi, dubbi, incertezze, tentazioni di vario genere. Come sono cattivi i demoni! A volte sotto aspetto di bene, altre volte invece sotto aspetto di un nostro interesse, perché la loro natura è nel male. Il loro peccato è diventato l’inferno. L’inferno è il peccato personificato nelle creature. E allora solo male vogliono a noi. Male in qualunque forma e, se non fossero trattenuti dalla bontà e dall’onnipotenza di Dio, cosa succederebbe a noi? Nel Vangelo si legge di tanti indemoniati. E Gesù quanti ne liberò?
Poi gli angeli custodi: quante ispirazioni per la vocazione e quante cose hanno ordinato, organizzato perché noi sentissimo la voce di Dio, e perché ci venissero quegli aiuti esterni, quel coordinamento di avvenimenti e di cose per cui ora siamo qui, prediletti di Dio. Gli angeli custodi adesso si adoperano perché corrispondiamo all’amore di Dio, alla vocazione, e perché giorno dopo giorno si vada un po’ avanti nella santità, giorno dopo giorno acquistiamo qualche virtù in più, e giorno dopo giorno abbiamo maggiore misericordia di Dio. La misericordia di Dio non è solo per perdonare, ma è specialmente per conferirci, per distribuirci la grazia, per santificarci, perché, anche confessandoci, abbiamo non tanto da preoccuparci del passato, quanto dell’avvenire. E pensare, sperare la misericordia di Dio per non ricadere, anzi per acquistare le virtù, l’amore di Dio, lo
~
spirito di fede, l’amore alla vocazione, il desiderio di santificare tutti i momenti, perché tutti i momenti di tempo che ci sono concessi si cambino in gemme per il paradiso.
Quante di voi sono chiamate a maggior santità e forse a santità molto alta! Pensare che se il Signore ci ha preparato tante grazie nella nostra gioventù affinché arrivassimo a questo tempo, era perché conoscessimo meglio lui: conoscere Dio, conoscere Gesù eucaristico, conoscere gli attributi di Dio, cioè la misericordia, la bontà, l’onnipotenza, ecc. Conoscere meglio il Signore. L’istruzione catechistica non è mai troppa. Se poi una vuole passare avanti, legga le spiegazioni del catechismo, particolarmente consiglio i commenti del catechismo di don Dragone4 che sono chiari, pratici. Sempre più conoscere il Signore. Se non lo si conosce, non lo si ama. Una cosa che non è conosciuta non si desidera. E quanto più noi conosciamo il Signore, tanto più il cuore sarà portato ad amarlo, perché Dio è tutto per noi e noi siamo totalmente per lui.
Egli è la felicità, e noi non possiamo trovarla che in lui. Il resto ci darà sempre amarezza e inquietudine. Chiedere sempre perdono dei giorni in cui non l’abbiamo amato abbastanza. Per conoscere il Signore maggiormente, e quindi per amarlo di più, l’angelo custode organizza, diciamo così, va combinando delle cose e dei pensieri e delle circostanze per cui siamo portati ad amare di più il Signore e lo serviamo meglio. Il dono della vita religiosa è grande. E, diciamo, non è tanto grande solo in sé, ma è grande se la si vive bene. Non bisogna tanto lodarsi o consolarsi, perché siamo entrati nella vita religiosa, quanto regolarsi e voler essere osservanti. Quando si continua a seguire la nostra volontà, allora la vita religiosa è un abito esterno, non è penetrata nel nostro essere. Quando si amano ancora le lodi o le sciocchezze o si è ancora attaccati a delle cose che non hanno valore, la vita religiosa è un abito esterno. L’abito lo fa la sarta, ma la santità dobbiamo farcela noi!
~
Così, quando abbiamo ancora pensieri che non convengono a noi, perché sono solo distrazioni, la vita religiosa non è del tutto penetrata. Il Signore aspetta specialmente la nostra mente conformata ai suoi pensieri, ai pensieri di Gesù, cioè: «Beati i poveri, beati i miti, beati quelli che piangono i loro peccati, beati coloro che hanno fame e sete di giustizia di Dio, beati coloro i quali soffrono perché sono consolati, beati quelli che non sono compresi, magari contraddetti, magari perseguitati…»5. Quando è che pensiamo come Gesù?
Ora, l’ufficio dell’angelo custode è questo: che viviamo bene la vita religiosa. Egli ci ha accompagnato per mano per arrivare alla vita religiosa. Noi non ci accorgevamo, ma alla destra c’era l’angelo che ci dava la mano e ci ha condotti all’altare, alla Comunione, ci ha condotti alla professione. Adesso vuole che corrispondiamo. E queste sono le grazie da chiedersi, cioè che siamo veramente osservanti, religiosi conformati, penetrati da Gesù Cristo: «Conformes fieri imagini Fili sui»6. Questa è la vocazione: diventare immagini di Gesù Cristo. Ma immagine, non una fotografia che può prendere il fotografo. È la fotografia dell’anima: cosa pensa, cosa vuole, cosa desidera, che cosa non vuole; se è fervorosa, se è tiepida, se pensa ancora ad altre cose esteriori, invece che pensare e tendere a Dio, a Dio solo. Cercare Dio in tutto. Ordinare a Dio tanto il nostro cibo come le nostre cure, le nostre preghiere, le nostre ricreazioni, il riposo stesso. L’apostolato tutto ordinato cercando Iddio in esso, in tutto: Deus meus et omnia7.
E allora gli angeli custodi che si sono affaticati per noi, adesso si affaticano, si industriano attorno a noi perché la volontà di Dio la compiamo totalmente: «Sicut in coelo et in terra»8, come si compie dagli angeli in cielo, così si compia da noi sulla terra. Se noi vogliamo veramente rispondere alla grazia che il Signore ci ha fatto dandoci un angelo custode per
~
accompagnarci, ecco dobbiamo avere per lui grande riverenza. Non fare alla presenza dell’angelo custode una cosa e non dire una parola che non diresti alla presenza, supponiamo, del Papa o di un personaggio grande. Alla presenza dell’angelo custode comportati come ti comporteresti alla presenza del Papa: con riguardo, attenzione, con riverenza, misurando le parole.
Sempre chiedere i lumi a questo angelo: Illumina, custodisci, reggi, governa noi. Noi siamo stati affidati a questo angelo dalla bontà di Dio, dalla misericordia divina. Tante volte nella giornata possiamo ripetere l’Angelo di Dio: si va di qua, si va di là, a volte stiamo facendo una cosa o un’altra che non richiedono tanta attenzione, ma è piuttosto un lavoro che si esegue. Lui non si dimentica di noi, e noi ci dimentichiamo di lui così facilmente! Si dovrebbe pensare che accanto, a destra, ci sta l’angelo: lasciamogli il posto di maggiore dignità. Ogni tanto un’occhiatina a destra, pensando che lui c’è, ci assiste e ci illumina. Chiedere i consigli all’angelo custode, chiedere di amare il Signore come egli lo ama, chiedere di fare la volontà di Dio come egli la fa stando vicino a noi.
Ho chiesto a una malata come faceva a stare così tranquilla, perché il male era molto intenso e si avvicinava all’eternità, e lo sapeva: Io penso che sta accanto a me l’angelo custode, e mi presenterà lui al Signore per il giudizio. Adesso spero, con la sua assistenza, di prepararmi bene e, presentandomi lui al giudizio di Dio, io possa ottenere grazia e misericordia. Voglio domandargli che come fu messo accanto a me, ed è sempre stato con me dal momento che il Padre celeste mi ha creata, così io possa stare con lui per tutta l’eternità. Voglio poi che in paradiso l’angelo custode non si dimentichi di me. Voglio cantare le lodi di Dio, voglio in cielo compiere il volere di Dio in tutto, come egli l’ha sempre compiuto!. Beato, o meglio beati noi con l’angelo che è beato in cielo e che sempre è inabissato nella visione di Dio e nell’amore di Dio, così che siamo compagni a lui in cielo, come adesso egli accompagna noi sulla terra.
Nel mese di ottobre, dunque, rosari meglio recitati, e recitati anche facendoci accompagnare dagli angeli custodi. E poi la devozione all’angelo custode: dire più spesso la Coroncina
~
all’angelo custode9 e non dimenticare così facilmente questo compagno di viaggio che nella vita è sempre con noi notte e giorno. Ci chiude gli occhi alla sera, e al mattino ce li apre per guardare Gesù, il Crocifisso, per guardare Maria, il quadro della Vergine. La devozione quindi all’angelo custode anche recitando la coroncina per tutti gli angeli custodi che accompagnano i due miliardi e settecento milioni di uomini che vivono adesso. Che li ispirino bene, che ricordino loro che siamo creati da Dio e dobbiamo andare a Dio! Che non si ostinino nel peccato! Gli angeli salvino tante anime dal peccato e quindi dall’inferno! Che siano come un esercito che combatte contro satana e i suoi angeli, un esercito che combatte per la Chiesa e contro lo spirito del male!
Non c’è dubbio che satana continui a scorazzare ad perditionem animarum10. E allora che un esercito di angeli lavori e salvi tutti gli uomini dal peccato e dall’eterna dannazione. Supplicare molto gli angeli custodi per questo. Non solo il nostro angelo custode. La coroncina lo ricorda.
~

1 Meditazione tenuta ad Albano il 1° ottobre 1958. Trascrizione da nastro: A6/ an 56a = ac 94a.
2 Cf Lc 22,43: «Gli apparve allora un angelo del cielo per confortarlo».
3 Cf Mc 16,6.

4 Dragone Carlo Tommaso ssp, Spiegazione teologica del Catechismo di S. Santità Pio X, Edizioni Paoline, Alba 1950. Don Dragone (1911-1974), fu consigliere generale della Società San Paolo e superiore della Casa Scrittori di Albano. Il Fondatore si consigliava con lui molto spesso, soprattutto negli anni ’50 e ’60 in riferimento alla dottrina su Gesù Maestro.

5 Cf Mt 5,3-11.
6 Cf Rm 8,29: «[predestinati] a essere conformi all’immagine del Figlio suo».
7 “Mio Dio, mio tutto”: espressione di lode attribuita a S. Francesco d’Assisi (1181-1226). Cf S. Alfonso M. de’ Liguori, La pratica di amare Gesù Cristo, cap. XI.
8 Cf Mt 6,10: «Come in cielo così in terra».

9 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1985, pp. 133-136.
10 …per portare le anime alla dannazione. Cf Preghiera a S. Michele Arcangelo di Leone XIII che prima del Concilio Vaticano II si recitava a conclusione della Messa.