Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVII
APOSTOLATO DEI DESIDERI E BUONI PROPOSITI1

Quello che maggiormente importa è il presente e il futuro. Il passato come è stato è stato, e i meriti che sono stati fatti già ci aspettano sulla porta dell’eternità. E d’altra parte il tempo che fosse stato perduto o speso non bene è già ora completamente messo a posto, cioè vi è già stato il perdono, l’assoluzione. Quello che abbiamo da curare è il futuro. Il passato non possiamo cambiarlo, solo scancellare ciò che non piacque al Signore. Ma il Signore ci vuole santi nel futuro. Ecco, perché il Signore dà il tempo? Il Signore dà il tempo precisamente per lo stesso fine per cui ci ha creati. Come è il fine di tutta la vita, così è il fine di parte della vita e, secondo che speriamo, di quest’anno che va da questo corso di Esercizi al corso seguente.
E qual è il fine della vita? Perché Dio ci ha creati? Conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita, e poi l’eterno gaudio in paradiso. Così è quest’anno. Perché è concesso quest’anno? Per conoscere un po’ più Iddio, per amare un po’ più Iddio, per servire un po’ meglio Iddio e così aumentare i meriti per andare a godere Iddio più abbondantemente in paradiso.
È un dono di Dio un anno spirituale. Un anno spirituale il quale corrisponde all’anno scolastico, ad esempio, in cui si ha da studiare e progredire nello stesso studio; all’anno civile che va dal primo gennaio al trentuno dicembre; all’anno liturgico che comincia con la prima domenica di Avvento e termina con l’ultima domenica dopo Pentecoste. Vi è una varietà di anni. Vi è anche l’anno sociale, vi è anche l’anno commerciale, vi è l’anno spirituale. Accettare dal Signore questo gran dono di
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un altro anno. Si può sempre dire che non sappiamo neppure se vivremo fino a stasera o se domani ci saremo ancora. Non si può certamente dire questo, ma nella speranza che ci venga dato e poi anche se non ci venisse dato, la disposizione è quella che dà il merito. Perché quando si ha il desiderio di passare bene un anno, si comincia a raccogliere i meriti dell’anno. Il desiderio buono è un atto di amore di Dio e perciò questo atto di amor di Dio merita innanzi al Signore. Se uno desiderasse di peccare in questo anno, fare cento peccati, li farebbe adesso con il desiderio. E se una desidera di far cento opere buone, le fa adesso con il desiderio. I desideri cattivi hanno solamente da affrontare il male? Avere tanti e buoni desideri! Non vi pare? È così! C’è l’apostolato dei desideri. Ho scritto un capitolo intiero nel libro Regina Apostolorum2.
Allora perché Daniele è chiamato «vir desideriorum»3, l’uomo dei desideri? Perché supplicava la venuta, accelerava con le sue preghiere la venuta del Salvatore e quindi in quel desiderio restavano assolti i peccati, restava fortificata la sua virtù, godeva già i frutti della redenzione in anticipo, ‘vir desideriorum’.
Crediamo noi che quando Gesù disse: «Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum: Ho desiderato con gran desiderio di mangiare questa Pasqua»4, che non abbia fatto merito? Egli con questo desiderio preveniva i meriti dell’ultima cena e li compiva. Quando poi avvenne il fatto, l’opera aggiunse qualcosa. Vi è la disputa tra i teologi se sia più grave il peccato di desiderio o il peccato che viene con l’opera, dopo il desiderio. Innanzi a Dio è più peccato desiderare rubare il trasformatore alle Figlie di San Paolo o è più peccato arrivare a portarselo via? Vi è la disputa fra i teologi. In sostanza è sempre da confessarsi - non è vero? - perché è peccato. Il desiderio cattivo è peccato; il desiderio buono è merito.
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Dunque, ancorché non avessimo da vivere tutto l’anno, il buon desiderio, il proposito già guadagna i meriti. Sembra che non ci crediate, ma io intendo, incominciate a farvi i meriti adesso con questi buoni propositi che state facendo: pregheremo di più, faremo bene la propaganda, lavoreremo per osservare la carità, guarderemo di coltivare un più profondo spirito di fede, e l’osservanza dei tre voti, della vita comune. Più è acceso il desiderio, più è intenso, più grande è il merito. Però si capisce che si tratti sempre di desideri veri, non di ‘desidererei’, ma ‘desidero’, ‘voglio’.
Ecco l’anno è concesso per conoscere un po’ di più il Maestro divino, per amare un po’ di più il Maestro divino, per servire un po’ di più il Maestro divino. Concepire i buoni propositi. Ci sono dei propositi però che stanno proprio solamente alla punta dei capelli, altri invece che entrano nella testa. Bisogna che entrino anche nel cuore, sentirli, volerli. E metterò in pratica i mezzi che posso adoperare: pregherò di più, fuggirò le occasioni, domanderò consiglio, sarò più attenta alle Confessioni, farò le Comunioni con maggior calore; nella Visita entrerò con maggior intimità nella conversazione con Gesù; prenderò la divozione a Maria, mediterò S. Paolo, mi farò sempre accompagnare in tutta la propaganda dall’angelo custode. Voglio impratichirmi di tutte le edizioni. Voglio sapere che cosa dire per persuadere. Voglio disporre meglio in libreria i libri, fare una migliore esposizione. Voglio tenere l’ordine nelle pellicole. Voglio proporre bene a tutti il libro che fa per l’anima, che santifica, il libro di formazione. Si daranno anche i libri che non sono direttamente di formazione in certi ambienti e in certi tempi, quando non prenderebbero libri seri e a chi non prenderebbe libro serio e leggerebbe invece delle cose non buone o vedrebbe delle pellicole che non sono buone. Propositi!
Allora, primo, scegliere il proposito e poi i propositi. Scegliere il proposito che, secondo le ispirazioni di Dio, secondo le meditazioni, secondo gli esami di coscienza, secondo quello che si è sentito di avvisi, ecc., ci sembra più necessario. Dovrà essere uno il proposito? Se è fondamentale in cui è compreso tutto il resto, basta uno. Se, per esempio, ci vuole maggior preghiera, si sa già, la preghiera serve a tutto, quindi basta uno.
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Perché se c’è la preghiera, c’è la meditazione, c’è l’esame di coscienza, c’è la Visita, allora si faranno meglio anche le altre cose. Perciò vi sono dei propositi che sono come il germe della pianta: quella quercia nasce da un piccolo seme e si ingrandisce e si irrobustisce! Così vi sono dei propositi che sono il seme di tante buone opere e di tante virtù che dipendono da lì, dipendono da lì! E un germe quello della preghiera che poi produce una pianta che si carica di frutti, di frutti abbondanti, di frutti saporiti.
Può essere la buona volontà il proposito: scuotermi. Avere decisione. Non vivere nella tiepidezza: essere religiosa davvero o niente. Allora avere il coraggio di uscirne. Ci vuole anche coraggio per questo. Allora se c’è la volontà ferma, questi due: o preghiera assidua che contiene anche la volontà, o la volontà buona che fa pregare. Questi sono semi di una vita migliore. Si parlerà meglio, si opererà meglio nella comunità, si osserverà di più la carità, la pazienza, l’obbedienza. Si opererà meglio nell’apostolato, ecc.
Vi sono dei propositi che sono il seme. Vi può essere l’amore di Dio. Che cosa si sottrae all’amore di Dio? Niente! L’amor di Dio entra in tutto. L’amor di Dio anima la preghiera. L’amor di Dio anima l’apostolato. L’amor di Dio anima la vita della comunità e la letizia dell’animo. «Quis nos separabit a caritate Christi?»5. Ci spinge anche al sacrificio e ci dà la benevolenza, l’amabilità, la benignità con le persone e ci insegnerà a sopportare le contraddizioni e il rifiuto del nostro apostolato.
Vi sono dunque dei propositi che sono semi, che sviluppati producono innumerevoli frutti. Allora basterà un proposito, ma in tre punti. I tre punti sono facili. Prima, supponiamo che si abbia il proposito che ho detto: la preghiera. Istruzione sulla preghiera: leggere, meditare sulla preghiera, eccitarsi al fervore nella preghiera, conoscere le condizioni della preghiera, in maniera di avere una larga istruzione. Santificazione della mente in questo punto. La prima parte è la conoscenza giusta, larga della preghiera.
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Poi viene il cuore. E che cosa propongo per il cuore? Amore alla preghiera, desiderio di pregare, conservare l’unione con Dio, in maniera che il cuore sia sempre disposto a entrare in comunicazione con Dio, così quando si va alla preghiera si è preparati. E se anche si va, e la mente è preoccupata dell’apostolato, si parla con Gesù dell’apostolato. Quindi il cuore: amore alla preghiera. La desidero? La voglio? La cerco? L’aspetto? E [a pregare] ci vado sempre volentieri? Ci sto volentieri e vi occupo bene tutto il tempo?
Poi la pratica e cioè la volontà. La volontà è duplice, la volontà è questa: fermezza nella preghiera. Le pratiche fatte, fatte bene! Insegnare a pregare bene, insegnare a pregare bene! Diffondete libri di preghiera. Libri che possono essere Le Massime eterne e libri che raccomandano la preghiera che possono essere: Voci dall’alto6 e le vostre belle raccolte sulla pietà, per esempio adesso la Settimana Santa.
Allora la preghiera. Se potete, cantate bene. Se potete, in chiesa mettetevi in luogo per stare raccolte, dove entrare in intimità con Gesù ed essere meno disturbate, senza guardare gli altri.
Se potete, sceglietevi bene il confessore, state attente a essere brevi, la volontà deve arrivare qui: esser brevi al confessionale, ma piuttosto un po’ lunghette nella preparazione e nel ringraziamento. Se la volontà deve esercitarsi, mi sforzerò nella meditazione dove troverò più difficoltà; mi sforzerò nell’esame di coscienza, caso mai prenderò nota, scriverò.
In sostanza è un solo proposito che si applica alla mente, al cuore e alla volontà; è un solo proposito con tre punti, ma non uno che riguardi il pensiero, supponiamo il giudicar bene il prossimo, l’altro che riguardi invece supponiamo il dolore dei peccati e un terzo proposito che riguardi ascoltare la Maestra. È un pasticcetto, fatica in più, fa tre volte fatica, tre volte di meno il merito, cioè il frutto. Non so se mi sono spiegato o se non riesco a spiegarmi. È una sola cosa che investe la mente, il cuore, la volontà.
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Più si arriva lì, più si è svelti nel lavoro interiore. Che cosa vale dire: Faccio il proposito sulla preghiera e sulla volontà, e poi si torna sempre alla confessione passata. La volontà stia ferma. Il confessore mi ha detto: Più niente. E basta! E, ma mi vengono in mente tante cose! Meglio che non le confessiate più. Basta. E non si è mai così sicuri di essere perdonati come quando il confessore dice: Non dite più nulla. Allora tutto quel che c’è è perdonato, ancorché ci fossero settanta peccati. E questa è una condizione favorevole. Ferme, ferme! Alle volte invece vi è da esercitare la volontà nella preghiera, perché bisogna cantare. Insegnare a cantare ai bambini, ad esempio. Alle volte bisogna esercitare la volontà nella preghiera, perché in certi momenti ripugna, perché quella meditazione non abbiamo voglia di farla su quell’argomento, perché ci danno quel libro e noi vorremmo sceglierne altri, con altri metodi più sublimi. Preghiera, volontà ferma; elevarsi ogni giorno nella preghiera.
Entrare nell’intimità, sforzarsi nelle nostre divozioni, non andare a cercarne in giro. Divozione al Maestro divino, divozione alla Regina degli Apostoli, divozione a S. Paolo, divozione agli angeli custodi e a S. Giuseppe, alle anime del purgatorio, per tutto indirizzare alla santissima Trinità. Stare al nostro spirito, al nostro metodo. Ecco la volontà!
Credo che così sia più facile che abbiate capito: proposito sulla preghiera, istruzione sulla preghiera e meditazione sulla preghiera. Secondo, amore alla preghiera, alla Comunione, alla Messa, alla Visita, ai rosari: un amore efficace. Terzo, volontà di pregare e pregare bene secondo le Costituzioni, secondo lo spirito delle Figlie di San Paolo e nello stesso tempo insegnare la preghiera. Quindi un proposito con tre punti.
Secondo, il proposito poi dev’essere fermo, e cioè, questi tre giorni sono preziosissimi per fortificare la volontà, perché fin adesso si può dire si son preparate le cose, si è sistemato il passato e si è preparato una specie di programma di lavoro per l’anno, ma sappiamo già che per farci santi, cioè per mettere in pratica questi propositi, ci vogliono due cose per camminare e progredire: fortificare la volontà e aumentare la preghiera. Due cose abbiamo considerato il primo giorno: volontà buona e preghiera buona.
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Questi tre giorni sono per fortificare i nostri propositi così da sentirli e applicarli ai singoli casi. E se mi capitasse questo, che una persona mi dice una cosa che mi ferisce fino al fondo dell’anima; io ho il proposito sulla carità. Come mi regolerò? Tacerò, finché sia passato. E se dentro l’anima mi sento ribollire il cuore, offrirò a Dio e, se occorre parlare, aspetterò a parlare quando sia tornata la calma, la serenità. E se non occorre parlare, ne parlerò solo con Gesù e l’offrirò a lui. Prepararsi alle lotte, perché il diavolo adesso vi lascia fare tutti i desideri, tutti i propositi buoni e dice: Ti aspetto poi alla prova, alla prova dei fatti. Quindi un proposito, proposito fermo. E fermo perché vi è la volontà fortificata e vi è la preghiera di questi tre giorni.
Terzo, proposito confidente, fiducioso. Con Dio posso tutto. Ciò che dobbiamo esigere è di non peccare deliberatamente contro il proposito. Non peccati veniali deliberati. Delle imperfezioni ne capiteranno parecchie, ma non dovranno scoraggiarci, purché non offendano Iddio, non ci sia la volontà! Quindi fiduciose: Gesù è con me. Mi metto sotto il manto di Maria. Domando la fortezza di S. Paolo. Fiduciose!
Anime disperate! Tanto non mi faccio santa. Tanto ho già cominciato molte volte, non ci riesco. Quella formica che non poteva salire sulla pianta, ha provato una volta e non è riuscita, ha provato un’altra volta, è salita d’una spanna e poi è caduta. Ma ha provato almeno dieci volte, ed è andata su. È andata a mangiare i frutti della pianta. Ecco, così: ostinarsi, ostinarsi! I santi sono degli ostinati. Quando una cosa è buona e ci vuole, bisogna ottenerla, bisogna farla.
Tre condizioni quindi: il proposito ben scelto, fermo e fiducioso. Ma Gesù che vi ha già fatto tante grazie e vi ha condotto qui, dubitate che adesso vi conduca alla santità? No. Mettiamo la buona volontà. Vi conduce, vi dà le grazie, vi vuol bene. Fiducia, sempre! Questa fiducia è la virtù della speranza, non è vero? E più si esercita la speranza e più meriti si fanno.
Vi benedica dunque il Signore in tutti i vostri santi desideri e in tutti i santi propositi.
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1 Predica tenuta a Roma il [16] marzo 1956. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 25b = ac 44b.

2 Cf Alberione G., Maria Regina degli Apostoli, Pia Società San Paolo, Roma 1948. Istruzione V: Apostolato dei desideri, pp. 48-60.

3 Cf Dn 9,23: «L’uomo dei desideri» (Volgata).

4 Cf Lc 22,15: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi».

5 Cf Rm 8,35: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo».

6 Collana di libri di ascetica delle Edizioni Paoline iniziata a Roma nel 1954.