Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
L’OSSERVANZA DEI COMANDAMENTI1

Quando si ha da fare un viaggio, la prima cosa è avere in mente il posto, la città, la nazione dove si vuole arrivare, perché se si è fissato bene il luogo di arrivo si prenderà la strada che conduce a quel posto, a quella città, a quella nazione. Se si determina di andare a Milano, non si prende il treno per andare a Napoli. E se si vuole andare negli Stati Uniti, non si prende il treno che conduce in Germania. Fissare in mente la meta del grande viaggio che è la vita: «Peregrinamur a Domino»2. La nostra vita è un viaggio e un viaggio verso il cielo. Fissare il punto di arrivo: il paradiso, non l’inferno. Fissare il punto d’arrivo: il paradiso, non il purgatorio. Fissare il punto di arrivo: un bel posto in paradiso vicino a Maria, vicino a S. Paolo, vicino al divin Maestro. Non un posto inferiore, magari subito dietro la porta, ma un posto bello, un posto elevato. Fissare bene in mente il posto, perché dobbiamo essere sicuri di questo: o che arriviamo a salvarci o che andiamo perduti nell’inferno, una delle due. La nostra vita è breve, ogni giorno abbiamo delle dimostrazioni, dei fatti che ce lo comprovano, e anche quello che avete oggi da ricordare e cioè il passaggio all’eterno riposo di don Federico vi persuade.
Il giornale di ieri e più ancora di questa mattina riporta il fatto di un aereo che, partendo da New York per andare a Caracas nel Venezuela, è caduto nell’Atlantico a 65 km dalla costa. Settantaquattro persone, settantaquattro annegate o bruciate vive; si sono recuperate tre salme bruciacchiate e non altro, il resto affondato o consumato dalle fiamme. La nostra vita è
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breve. Si dirà: Non prendo mai l’aereo. Ma prendete il treno. E il giornale ugualmente portava la notizia di ventiquattro morti in uno scontro ferroviario. Prenderemo la corriera, e quante corriere vanno in rovina? Andiamo a piedi, e non ne muoiono andando a piedi? Staremo in casa; i più muoiono in casa e i più a letto. Non andrete più a coricarvi? La vita è breve, si va verso l’eternità; è un giorno la vita del mondo. Poi soltanto due posti resteranno: quello dei salvi, il paradiso, e quello dei dannati è l’inferno; sarà chiuso anche il purgatorio.
Allora fissare bene, ditelo chiaramente: Dove voglio andare? Ma seriamente, dove voglio andare? Perché per voler essere felici, per andare in paradiso sono tutti d’accordo. Ma lo dico seriamente con i fatti? Voglio farmi santa, grande santa, presto santa…3, e non incomincia mai. Voglio andare in paradiso e superare in santità e in felicità tanti altri: ma la buona volontà e la preghiera com’è? Ieri ho detto che il fervore risulta da due punti: volontà ferma, risoluta, decisa, costante e preghiera. Questi due elementi costituiscono il fervore, il che vuol dire camminare sveltamente e decisamente, non un passo avanti e uno indietro, non correre un poco e poi fermarci; non andare avanti stentando, piangendo, quasi per forza, lamentandoci a destra e a sinistra che questo è difficile, che quello è troppo duro, che i superiori sono troppo rigorosi, che altri non fanno così, cioè non sono fervorosi, che altri fanno come noi… Ma così si va in paradiso e si vuole un bel paradiso? A forza di scuse e di ragionamenti noi stiamo indietro, quando non si prende la via di sinistra.
Vi sono due strade, l’una è agevole e comoda e porta all’inferno, l’altra invece è in salita, ripida, seminata di sassi, ma porta al paradiso. Quella agevole discende giù giù nell’inferno. Quella ripida sale su in paradiso. Ci vuole poco a discendere. Se le scale sono lunghe a discendere, si fanno facilmente, ma se le scale sono lunghe cinquanta, sessanta, settanta gradini, se si sale, a un certo punto si comincia a rallentare il passo,
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perché si soffia, perché si sale, si va in alto. In alto: Sursum corda, in alto i cuori!
La nostra vita può essere vita umana, vita cristiana, vita religiosa, vita celeste. La vera vita è la celeste, cioè la nostra vera vita è il paradiso. Ma vi piace andare in paradiso? Fate un po’ il confronto: supponiamo che abbiate voglia di vivere cento anni. Sono paragonabili cento anni a centomila anni? Vi è la proporzione? Allora la vita di cento anni qui e centomila anni nell’eternità. Sarà finita l’eternità quando siano passati centomila anni? Sarà come da principio. E se passeranno anche cento milioni di anni l’eternità è ancora da capo, perché non cammina mai, è sempre ferma. Tota simul existens4 l’eternità. Non è che si passi da un piacere ad un altro, no, si sta fermi in quello che abbiamo meritato con la nostra vita. La prima è umana, la vita umana è quella che conducono coloro che non hanno il Battesimo. Anch’essi, gli ebrei ad esempio, sono ordinati ad una felicità eterna, però devono vivere bene come uomini. Cosa devono fare per arrivare ad una felicità eterna, come quella dei bambini morti senza Battesimo, quella di coloro che hanno una beatitudine naturale? Non il paradiso, ma il limbo5 che vuol dire lembo del paradiso, fuori del paradiso, al margine del paradiso. Per arrivare lì bisogna osservare i comandamenti, cioè la legge naturale. La legge naturale è contenuta nei comandamenti.
Il primo comandamento ci ordina di pregare, e tutti gli uomini devono pregare ancorché siano senza Battesimo, pregare quel tanto che è necessario per osservare i comandamenti.
Il secondo comandamento poi ordina di rispettare il nome di Dio e di osservare i giuramenti e i voti. I voti sono da osservarsi anche da coloro che non hanno il Battesimo. Hanno fatto il voto, supponiamo, di portare un dono al tempio, come presso gli ebrei, di fare un sacrificio a Dio. Se il voto è fatto, obbliga.
Se voi fate i santi voti siete obbligate a osservarli.
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Il terzo comandamento ordina di santificare la festa e per noi la festa è la domenica e quelle solennità che sono ricordate nell’anno come quelle di S. Giuseppe, del Corpus Domini, di S. Pietro, dell’Assunta, dell’Immacolata, del Natale6. Santificare qualche tempo offrendolo a Dio ed esercitarci in opere di carità, di pietà, opere buone. È comandamento naturale, il quale comandamento naturale obbliga di più che la legge ecclesiastica e la legge evangelica, perché la legge naturale non può morire. Si può cambiare qualche cosa della legge ecclesiastica, come, ad esempio, il digiuno è stato facilitato. Prima bisognava essere digiuni e neppure si poteva bere una goccia di acqua, e quando qualcuna lavandosi ingoiava una goccia di acqua era tutta in agitazione se fare la Comunione o no; adesso anche se ne bevono mezzo litro non fa niente. Ecco, le leggi ecclesiastiche vanno soggette a mutamento, le leggi divine no.
Il quarto comandamento ordina di obbedire ai superiori, ai genitori, rispettarli, amarli, aiutarli: è legge naturale, è lì che si fanno i peccati maggiori contro i comandamenti. Qualche volta avviene che si dà grande importanza al voto, e sta bene il voto, è di legge naturale, ma qualche volta avviene che si dà importanza a una cosa minima delle Costituzioni che non è abbracciata dal voto, e si trascura ciò che è di legge naturale! Prima viene l’obbedienza ai superiori e ai genitori: amarli, rispettarli e aiutarli nelle loro necessità.
Quinto: non ammazzare, il che significa rispettare il prossimo nella roba, ma soprattutto nella persona e nella fama. Non dirne male, non bisticciare, non criticare, non invidiare, non maledire, non sospettare in male. No, quello è proibito dalla legge naturale. Ma bisogna fare del bene al prossimo, aiutarlo, rispettarlo. Rispettare i bambini, non dare scandali, particolarmente su certi punti che riguardano il sesto comandamento. Su questo essere molto attente e delicate, perché quando succedono scandali, avvengono tragedie nelle anime e, alle volte, da una abitudine che si è formata da ragazzi, da giovanette, o che può formarsi anche più tardi, non si riesce a liberarsi. Amare il
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prossimo, non solo non fare del male al prossimo, bisogna fare del bene, per quanto è possibile soccorrerlo con elemosine, incoraggiarlo con i buoni consigli, istruirlo con l’apostolato, con i catechismi, con le scuole, con il dare buoni suggerimenti, buoni incoraggiamenti: è legge naturale.
Sesto: la purezza. La purezza deve conservarsi secondo il proprio stato. Altro è la giovanetta, altro è la coniugata, altro è la suora. Orbene, ognuno secondo il proprio stato. Qui sopra è necessario una volta fare una Confessione ben fatta con semplicità, apertura, senza timore di sgridate e senza vergogna. Ma costa! E cominciamo a fare penitenza. L’umiliazione che dobbiamo subire in quel caso è una penitenza. Rispettare i fanciulli; evitare i discorsi non buoni, evitare le pellicole non buone, le letture non buone, le compagnie non buone, le occasioni pericolose ed evitare di ascoltare anche alla radio e alla televisione trasmissioni non buone; non guardare persone pericolose: legge naturale. Custodire il cuore: sia tutto per Gesù. E per quanto si può, favorire un ambiente sereno, un ambiente soprannaturale. Attenzione ai pensieri, ai desideri, alle fantasie! Legge naturale per dominare noi medesimi, poiché a causa del peccato originale siamo deboli. Se Eva, nonostante che non avesse il peccato originale, ha disgraziatamente peccato, che cosa dire di noi che invece siamo così deboli dopo il peccato originale e molto più facilmente il demonio ci inganna.
Poi viene il settimo comandamento: non rubare. Non rubare al prossimo la sua roba, fosse anche solo un filo, perché questo è richiesto dalla giustizia. Non rubare né le frutta, né i dolci, non rubare neppure la penna stilografica, neppure volere avere in camerata il posto tutto per sé e lasciare gli altri allo stretto. Non rubare. Nella Congregazione occorre lavorare, ma non solo in Congregazione, deve lavorare chi vuole vivere, chi vuole mangiare. «Mangerai il pane con il sudore della fronte»7. E S. Paolo energicamente dice: «Chi non lavora non mangi»8. Quando non si produce, in realtà si ruba alla comunità. Se non lo capite subito, non importa, ma ritenetelo, perché spiegarvelo
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richiederebbe molto tempo che non ho. Così sprecare trattando male le macchine, trattando male gli oggetti in uso, gli indumenti, i libri… Ma crediamo proprio che non ci sia niente di cattivo in questo, niente che offende il Signore? No. Rispetto per tutto quello che è degli altri e a tutto quello che è della Congregazione e a tutto quello che avete in uso. Si ha in uso quello di cui ci vestiamo, il pane che mangiamo, la camerata dove si abita, la cappella o la chiesa dove si va, lo studio dove ci raccogliamo per la scuola oppure per fare i compiti, studiare le lezioni. Rispettare tutto. Anche le macchine che si usano: la macchina messa in mano ad una persona diligente può durare dieci anni, messa in mano a una che non ha riguardo può durare cinque anni, e gli altri cinque anni? Se la macchina costava cinque milioni e la si rovina in cinque anni per altri cinque anni occorreranno altri cinque milioni. Si pensa allora che si rubano cinque milioni? Ma non mi accorgevo… adesso ti accorgerai.
L’ottavo comandamento ordina di non dire falsa testimonianza. Non dire bugie, non ingannare, peggio se si inganna in confessionale, se si inganna con ipocrisie; per entrare nell’Istituto si portano ragioni che non ci sono: Io ho una grande vocazione, che non c’è; una grande vocazione di mangiare! Oppure si coprono difetti e tendenze e abitudini che dovevano denunziarsi, anche malattie. Non dire falsa testimonianza. Non fingersi devoti e tutti raccolti se non si è; non fingere di studiare se non si studia, non mettersi lì con le mani alla testa da sembrare raccolti per mandare a memoria un tratto di storia e invece si pensa a delle storie. Non dire falsa testimonianza.
Il nono e il decimo comandamento proibiscono i pensieri e i desideri non buoni, e comprendono la santificazione interna. Ora, se esteriormente dobbiamo vivere rettamente, tanto più interiormente, perché molti peccati si fanno all’interno. Se uno ha desiderato la roba di un altro, ha peccato ancorché non sia riuscito a rubargliela. Se uno esce e davanti alla vetrina fa degli atti di golosità vedendo quei bei dolci e quelle belle frutta, ma non può rompere il vetro e quindi non può mangiarli, ha peccato? Sì, ha peccato. Se uno desidera che Gesù sia amato, venga il suo regno, che si compia la sua volontà, che sia santificato
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il suo nome, ha un merito? Sì. Ma non ha fatto niente perché sia santificato il nome di Dio! Il desiderio è già merito, come il desiderio cattivo è peccato.
Perché vi ho detto questa sera queste cose? Perché avviene un errore. Adesso non sentitevi come umiliate quasi che volessi farvi una sgridatina, ma è così. Molte volte si fa l’esame di coscienza su quello che è di consiglio, e niente esame sui comandamenti. Ma i comandamenti sono più importanti: lì ci sono i meriti più grossi e i peccati più grossi; i meriti più grossi se li osserviamo e i peccati più grossi se non li osserviamo. Di conseguenza l’esame di coscienza sui comandamenti ci sia sempre. Ma io sono già in alto, in alta sfera, volo già sulle nubi… metti i piedi a terra se no caschi giù, con tutto l’orgoglio che hai finirai con il cadere giù. Come quel tale9 che voleva volare ed arrivare al cielo, al sole; si è messo le ali e le ha attaccate con della cera indurita. Poi vola verso il sole. Il sole ha scaldato la cera e le ali si sono perdute ed egli è caduto a terra a pezzi. Camminare sulla terra e con gli occhi rivolti al cielo, alla vita religiosa, alla santità.
Qui bisogna dire una cosa importantissima: non entrare nella vita religiosa, che è la vita dei consigli, senza che ci sia prima l’osservanza dei comandamenti. Ma io ho promesso… ma io voglio… d’ora in avanti non commetterò più quelle cose. Se hai buona volontà di non più commetterle, ricevendo l’assoluzione, dopo puoi fare la Comunione. La buona volontà di non commetterle, confessandole restano assolte, quindi puoi fare la Comunione, sei in grazia di Dio. Invece la buona volontà per andare avanti [nella vita religiosa] non basta, bisogna ci sia la prova di osservare i comandamenti, non la promessa, ma la prova di anni. Allora si può andare avanti con fiducia.
Temo che anche nella Visita al santissimo Sacramento, nel secondo punto, allorché si deve fare l’esame di coscienza, temo che si faccia l’esame sui propositi di Esercizi spirituali e non sui comandamenti. I comandamenti sono in primo luogo. Ma io avevo fatto un proposito approvato dal confessore e
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un programma che le Maestre hanno detto che andava bene. Questo per andare avanti e per perfezionarti, ma è sempre necessario che prima sia fatto il proposito di osservare i dieci comandamenti, la legge di Dio prima. E l’esame di coscienza negli Esercizi prima sui comandamenti e, se fa bisogno, una Confessione generale o, se basta, la Confessione annuale va bene, ma quando non si è sicuri del passato e specialmente se si deve entrare in noviziato, la Confessione generale è utilissima e raccomandabile.
Ma anche chi viene dal mondo, chi è aspirante, veda bene se è il caso di mettere bene a posto le cose del passato con una Confessione generale, se si teme un po’ dai sette anni in avanti, di tutti gli anni di lì in avanti, affinché poi si cominci bene: Sono a posto, se morissi oggi andrei in paradiso. Ora il mio pensiero è solamente il paradiso e camminare bene in seguito. Allora la grande pace, lo slancio, si progredisce di più e si è benedetti da Dio. Ma quando si è sempre in titubanza: sono a posto o non sono a posto; chissà se quella cosa l’ho spiegata, chissà se ho avuto il dolore. Facciamola finita! Fare una Confessione generale delle cose che danno pena e sono più gravi, poi siete a posto, basta, non pensarci più anche se si è in punto di morte. Stare tranquilli, perché si è messa la coscienza a posto negli Esercizi.
Vi benedica tanto Gesù e vi consoli. Non affannatevi, che con poche parole si può mettere a posto tutto, non pretendete di fare la storia lunga, poche parole con semplicità e il confessore che aspetta sarà tanto felice di mettere l’anima in pace e dire: D’ora in avanti non ritornare con i pensieri e magari con i rimorsi e con gli affanni al passato.
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1 Predica tenuta a [Roma] il 21 giugno 1956. Dattiloscritto, prima e unica battitura, carta vergata, fogli 6 (22x28). La meditazione è stata tenuta nel pomeriggio, dopo la morte di don Federico Muzzarelli SSP.

2 Cf 2Cor 5,6: «Andiamo pellegrinando lontano dal Signore» (Volgata).

3 Proposito formulato da S. Bartolomea Capitanio (1807-1833) all’età di dodici anni e che mantenne fino alla morte. Insieme a S. Vincenza Gerosa (1784-1847) fondò l’Istituto delle Suore della Carità, dette di Maria Bambina.

4 L’eternità è interminabile, e non ha in sé parti che si susseguono (tota simul existens). Questa definizione si trova in De consolatione philosophiae, I, VI, di Severino Boezio (475-525), filosofo romano. Cf S. Tommaso, S. Th., I, q. 10, a 1 c.

5 Il Catechismo della Chiesa Cattolica oggi non parla più di limbo. Al n. 1283 dice: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Liturgia della Chiesa ci invita a confidare nella misericordia di Dio, e a pregare per la loro salvezza”.

6 Le feste comandate variano da luogo a luogo e sono stabilite in accordo tra la Chiesa e il governo.

7 Cf Gen 3,19.

8 Cf 2Ts 3,10.

9 Si riferisce a Icaro che, secondo la mitologia greca, tentò di fuggire dal labirinto del re Minosse volando con ali applicate con cera.