Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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14. ESSERE TUTTE DI DIO1

Man mano che la Congregazione procede, va sempre migliorando il suo apostolato. Dopo la propaganda collettiva, la propaganda del Vangelo, dei periodici, e particolarmente di Così, pare che vada gradatamente formandosi l’iniziativa contro i protestanti2, i quali ora hanno preso d’assalto in modo speciale l’Italia e, con il danaro di cui dispongono, mostrano uno zelo speciale per distaccare le anime dal Vicario di Gesù Cristo, uno zelo che invece dovrebbe essere impiegato nel condurre l’umanità a Gesù Cristo e al suo Vicario, il Papa.
Fra gli altri dolori che il Santo Padre in questi tempi prova vi è proprio questo: di vedere nella nostra bella Italia e nella stessa Roma un fervore mai notato da molto tempo, un fervore protestante. I protestanti fanno un lavoro intenso in tante maniere. Sono tante le sette, ma uno è il fine: distaccare le anime dalla Chiesa cattolica, sottrarle all’obbedienza della fede, all’amore del Papa. L’essenza del protestantesimo sta proprio lì: pretendere che l’uomo se l’aggiusti da solo con Dio e che leggendo la parola di Dio nella Bibbia, nel Vangelo, possa interpretarla secondo il suo gusto, mentre Gesù ha stabilito una autorità nella Chiesa. Ha costituito il Papa, maestro infallibile in fatto di fede e di costumi; ha costituito il Papa pastore universale di tutta la Chiesa. «Pasce agnos meos, pasce oves meas»3. E ha costituito il Papa come centro della vita, cioè egli manda i vescovi e i sacerdoti e li autorizza ad amministrare i Sacramenti per conferire la vita alle anime.

1 Predica tenuta a [Roma] il 17 febbraio 1956 durante gli Esercizi spirituali. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 5 (22x28). Il titolo e il luogo sono stati aggiunti dalle curatrici. Una nota di sr Epifania Maraga dice: Solo questa copia è autentica. Esiste infatti un dattiloscritto successivo in cui è stata omessa la prima parte e ha come titolo Vocazione paolina e propaganda.
2 In quegli anni si iniziava il movimento Ut unum sint con la pubblicazione di volantini e libri per contrastare l’attività dei protestanti. In seguito diventa un’attività per l’ecumenismo. Cf Martini A. C., Le Figlie di San Paolo, note per una storia 1915-1984, p.300.
3 Cf Gv 21,15.17: «Pasci i miei agnelli… pasci le mie pecore».
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Le Figlie di San Paolo si sono messe al lavoro e sono andate avanti dando inizio gradatamente ad una iniziativa nuova. Non possiamo chiamarlo centro, ma un movimento. Il lavoro già fatto è tanto, altro è in corso, più avanti se ne potrà fare di più. In quello che è possibile e in quello che vi sarà indicato potrete collaborare con molto merito. Ut unum sint: Gesù Cristo nella preghiera che aveva fatto prima di iniziare l’agonia nel Getsemani ripetè fino a quattro volte «ut unum sint»4. Che vi sia l’unione fra coloro che abbracciano il cristianesimo, l’unione dei capi, dei vescovi con il Papa, e poi l’unione dei fedeli con il Papa e con i loro vescovi. Fare questa preghiera. Potete mettere adesso l’intenzione generale, perché l’iniziativa proceda bene giacché rimane ed è divenuta un lavoro delle Figlie di San Paolo. Mettere adesso l’intenzione per tutto l’anno: che la fatica, il peso che sopportate per la propaganda sia offerto al Signore per l’unità della Chiesa. E questo serve anche per celebrare l’ottantesimo del Padre comune, il Papa, ottantesimo di età5: Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum eius6.
Bella preghiera che il Maestro Giaccardo aveva introdotto per il Papa quando aveva aperto la casa di Roma: ... Siate la sua consolazione, si dice nella preghiera7, la consolazione del vostro Vicario. D’altra parte al principio del nostro Istituto noi aggiungevamo ai tre voti un quarto: il voto di fedeltà al Papa quanto all’apostolato. Poi è venuta la tendenza ad escludere il quarto voto che pure i Gesuiti hanno. Ma quello che, quando sono state approvate le Costituzioni, non sembrava indirizzo dato dai superiori, adesso diventa invece indirizzo dei superiori.
Tuttavia questa promessa e questo impegno di esser fedeli, uniti al Vicario di Cristo quanto all’apostolato non perdiamoli mai e fate bene nel corso degli Esercizi arrivare anche
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fino a questo punto. Per ora privatamente poi in seguito si vedrà come giudicheranno i nostri superiori.
Parlando dei voti, penso ci sia una cosa su cui si debba insistere sovente, cioè se realmente siamo del tutto di Dio, cioè se realmente il cuore, la mente, le forze sono per il Signore, se questo nostro dono a Dio è completo, se non gli togliamo mai nulla. Vedere se continuiamo a conservare questo dono ogni giorno della vita, anzi se cerchiamo che questo dono sia sempre più sentito, da poter dire: Io sono tutta, solo e sempre di Dio. Sentire che si è uniti a Dio. Noi non abbiamo appoggi, noi non abbiamo un cuore che batte per noi. Sentire invece che voi avete un cuore che batte per voi, è il Cuore Eucaristico di Gesù. Sentire che avete un amore più alto. Sentire di appartenere non ad una creatura, ma al Creatore. Non ad uno sposo terreno, ma allo Sposo celeste. Innamoriamoci sempre più di questo Sposo celeste: Io sono tutta, solo e sempre di Dio, di Gesù.
Nell’esame di coscienza certamente vi sarete fermate sopra questo punto che è essenziale nella vita religiosa: tutta solo e sempre di Gesù. Non sia soltanto una formula che si recita, no, è una vita che si deve vivere. Si deve pensare come Gesù, perché deve essere Gesù che pensa in noi. Si deve amare Gesù, cioè il nostro cuore sia interamente suo e noi amare Dio con il cuore di Gesù. Si deve donare la vita e le forze all’apostolato, in modo che Gesù operi e noi operiamo con lui, che si realizzi bene la frase di S. Paolo: «Vivo vero iam non ego, vivit vero in me Christus»8. Erant duo in corde uno9. Gesù e la suora sono due con un solo cuore. Un solo spirito, una sola mente, una sola attività: Gesù opera in noi, noi operiamo con Gesù.
Elevarsi! Questa è la bellezza della vostra vocazione! Per quanti anni abbiate da vivere non lo comprenderete mai abbastanza! Se noi comprendessimo la bellezza della vocazione che abbiamo, che il Signore ci ha dato, il valore di esserci donate a Dio e il valore di rinnovare questo dono, quanto ringrazieremmo
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maggiormente il Signore! Sempre la lode a Dio, la lode alla Vergine che è il nostro modello nella vita religiosa e lode a S. Paolo che ci ha accolto come suoi figli, come sue figlie. Su questo punto scrutare con la lanterna per vedere che nel cuore non ci sia qualche angolo occupato dal nostro amor proprio e non da Gesù. Così pure nella mente: vedere se la nostra testa pensa al modo di Gesù, così che le nostre giornate siano tutte per Gesù, che le nostre forze siano spese tutte per Gesù. Finché rimane un po’ di forza e un po’ di energia tutto sia per Gesù. Sempre, dal mattino alla sera, non ci sia nessun vuoto nella giornata dove ci sia qualcosa che non sia di Gesù. Tutto, solo e sempre di Gesù.
Volevo ancora fare questa meditazione per dire un’altra cosa, ed è questa. Nelle tre meditazioni precedenti abbiamo considerato che l’umiltà è diffidare di noi, il da me nulla posso. Bisogna però completare e aggiungere: con Dio posso tutto. Distaccarci da noi, non fidarci di noi è un passo; ma non staremmo in piedi se non ci attaccassimo a qualche altra cosa. Come potremmo progredire nella virtù? Attaccarci a Dio: ma con Dio posso tutto. Da me cadrei. Dire a Maria: O Madre celeste, non abbandonatemi, non lasciatemi un momento. Datemi la mano, conducetemi per mano a Gesù e che io ami Gesù con il vostro cuore, con la vostra mente, con le vostre forze, con la vostra santità, con la vostra grazia, con il vostro amore. Appoggiarsi dunque a Gesù: ma con Dio posso tutto. Cominciare le giornate con Gesù: Vado avanti, vincerò le tentazioni oggi, con Gesù posso tutto. Vado avanti, vivrò bene la mia vita religiosa perché sono con Gesù, non sono sola. Ma vi è una difficoltà e ve n’è un’altra: sono con Dio, posso tutto. «Cum infirmor tunc potens sum»10. Togliendo la fiducia da me divento potente perché metto la fiducia in Dio.
Così l’apostolato con Gesù, con lo spirito con cui Gesù andava di paese in paese, di casa in casa. Dice il Vangelo di oggi che Gesù andava di borgo in borgo a predicare il Vangelo, e voi imitatrici del Maestro divino andate di casa in
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però se vivete veramente il vostro dono a Gesù: Tutta mi dono offro e consacro.
Allora che cosa rimane? Suscitare attiviste, vocazioni, che siate tante, che invadiate. Ma si dirà che questo non va bene, che quello non va bene. Mi domando io se c’è qualcosa che vada bene su questa terra. Che cosa pretendete, il perfetto? Mai! Avete avuto una buona formazione, siete discrete in generale. Mentre andate con zelo e buona volontà non fate violenza, penetrate con mitezza e con la grazia del Maestro che è con voi. Dirlo: Gesù è con noi e noi siamo con Gesù, ma fino al fondo. Ora siete trionfanti con Gesù trionfante che entra in Gerusalemme acclamato, perché la giornata del Vangelo è andata bene. Qualche volta invece vi grideranno: Crucifige! Ma siete con Gesù! O la giornata è lieta e trionfale o la giornata è un venerdì santo, siete con Gesù. E se è un giorno di venerdì santo prendete per voi l’umiliazione, non importa. Il venerdì santo è stato il giorno più utile all’umanità, il giorno più utile di tutti i giorni che il sole ha segnato per gli uomini. E il giorno in cui vi pare di aver fatto niente, offrendo il vostro sacrificio, le vostre delusioni, le vostre pene voi otterrete più grazia e più luce a tante anime. È un mistero questo. Quando si è sepolti negli insulti, dimenticati, osteggiati, quando si trovano tutte le porte chiuse allora si ha più forza. Perché Gesù ha detto: «Quando sarò elevato sulla croce, omnia traham ad meipsum»14. E voi siete già una conquista di Gesù Crocifisso, una conquista del Maestro divino: egli vi ha guadagnate. Allora operando con Gesù, voi per lui e lui in voi otterrete dei trionfi: «Omnia traham ad meipsum». Però, la preghiera! Voi avete le vostre pratiche di pietà, fatele bene, non c’è bisogno di aumentarle di numero, ma aumentare la fede, l’umiltà e la perseveranza, sì. E tuttavia vi sono anime belle che hanno sempre qualche nuova preghiera pronta. Quando il Maestro Giaccardo saliva con l’ascensore diceva l’Angelo di Dio. Quando andava da una casa ad un’altra pensava ai viaggi di Gesù e aveva una sua preghiera pronta, e così per ogni occasione: per le occasioni
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di tentazione e di lotta, per le occasioni di tentazioni difficili, per le occasioni in cui c’era da guadagnare qualche anima o c’era da vincere qualche difficoltà. Ecco: «Euntes ibant et flebant mittentes semina sua; venientes autem venient cum exultatione portantes manipulos suos: Andavano con pena e anche qualche volta con le lacrime, ma poi verranno portando la messe che hanno raccolto»15. Mietitrici divine! Intendo nel senso giusto. Spigolatrici! E chissà quanta messe e quanto grano porterete nel granaio celeste!
Avanti sempre! Quando vedrete tutte le anime attorno a voi nel giudizio universale, le anime a cui avete fatto un po’ di bene, quanto sarà grande la vostra gioia! Allora leverete al Signore un bel cantico di riconoscenza, perché si è servito di voi così misere e povere per fare del bene, per aiutare tante anime. Allora si capisce la donna associata allo zelo sacerdotale16!
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4 Cf Gv 17,11.21a.21b.22.

5 Il Papa Pio XII celebrò il suo ottantesimo genetliaco il 2 marzo 1956.

6 Preghiera: Oremus pro Pontifice nostro: Il Signore lo conservi, lo fortifichi, lo allieti sulla terra e non lo abbandoni in mano ai suoi nemici.

7 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, Alba 1985, p. 26.

8 Cf Gal 2,20: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me”.

9 “Erano una sola anima in due corpi”. Cf Gregorio Nazianzeno, Discorsi. Si riferisce alla profonda stima e amicizia che intercorreva tra S. Gregorio Nazianzeno e S. Basilio.

10 Cf 2Cor 12,10: «Quando sono debole, è allora che sono forte».

14 Cf Gv 12,32: «Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me».

15 Cf Sal 126,6.

16 AD 109. Una ripresa del tema in modo illuminato si trova in FSP-SdC 25, p. 75.