VI
LA PUREZZA1
Questa mattina chiediamo a Gesù, sposo delle vergini, e per mezzo della Vergine, la grazia di custodire sempre bene il giglio del candore, la purezza. Abbiamo da portare questo tesoro preziosissimo, tesoro preziosissimo in un vaso che è di terra. Poiché lo spirito è bianco, l’anima è bianca, uscita dalle mani creatrici del Padre celeste, ma il corpo è di terra e perciò più inclinato al male che al bene. L’anima però è più attratta verso le cose belle, le cose vere, le cose celesti. «Come io conobbi che non potevo essere puro se non per la grazia di Dio, ecco che sono ricorso al Signore e l’ho supplicato devotamente»2. Questo dice Salomone nella sacra Scrittura.
Che cosa sia il candore del giglio e quanto esso sia prezioso e i mezzi per conservarlo intatto. Domandare questa grazia al Signore di essere non solo vergini, ma ancora di seminare il profumo del candore del giglio in vita; e poi che lo stesso sepolcro sia un campo di germinazione, cioè un campo in cui e per cui nascono molti gigli; e che dal cielo si possa avere questa missione: suscitare sulla terra anime candide, le soavissime e delicatissime ‘sponsae Christi’.
La purezza è preziosissima, in primo luogo, essa fa l’uomo simile agli angeli. Gli angeli però sono puri per natura, non hanno il corpo. L’uomo invece ha il corpo, perciò per l’uomo è grandemente meritoria la purezza. Perché meritoria? Perché vi è la lotta. E l’anima pura è un’anima vittoriosa, bell’anima, anima libera, anima che può elevarsi a Dio con facilità. Fa l’uomo simile agli angeli. L’uomo mondo è un uomo vittorioso, perciò carico di meriti. Bella la purezza appunto per questo, perché è
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frutto di lotte, di lotte che spesso nessuno conosce, perché si combattono nel cuore; di lotte che non sono di un momento, ma di lotte continue, perché bisogna custodire la mente, custodire il cuore, custodire gli occhi, custodire la lingua, custodire il tatto, custodire l’udito. Custodire sempre anche la fantasia, la memoria. Non bisogna leggere quel che non bisogna leggere ad esempio, e non vedere ciò che non bisogna vedere. Lotta grandemente meritoria, poiché fra le umane lotte, fra le lotte che dobbiamo sostenere su questa terra, le battaglie più dure sono le battaglie per la bella virtù, per la purezza. E allora sono anche le battaglie per cui si guadagnano maggiori meriti e per cui vi sono maggiori grazie. Maggiori grazie!
La purezza rende l’anima aperta alle cose spirituali. L’anima pura capisce molto bene le cose spirituali, capisce anche molto bene le altre virtù. L’anima pura generalmente è molto schietta e sincera, non ha inganni. Si diceva di S. Tommaso, il dottore più sapiente, il grande lume della Chiesa, che a cinquant’anni, quando è morto, possedeva ancora l’anima di un fanciullo. Perché? Per il suo candore che traspariva in tutto il suo atteggiamento, per l’anima sua bella. Perciò l’anima pura capisce molto bene i consigli, l’anima pura entra in comunicazioni più intime con Gesù eucaristico. Le Comunioni sono più intime, costituiscono una maggior unione col Signore; le conversazioni che queste anime fanno con Gesù eucaristico sono più familiari, più spontanee. Esse godono della presenza di Gesù, lo sentono vicino.
A Betlemme vi erano tre gigli, tre gigli a Nazaret: Maria, Giuseppe, Gesù. E quale intimità di comunicazioni, quali altezze di pensieri fra quelle tre persone santissime, perché purissime e perciò elette alle più grandi opere, alle opere che riguardano la redenzione, la santità per loro e la salvezza per gli uomini! Vergine S. Giuseppe, Maria vergine dei vergini e Gesù è il figlio vergine che nacque da una vergine e fu custodito da due vergini nella sua infanzia. Poiché Gesù non voleva essere toccato che da mani vergini, ed era S. Giuseppe quindi che gli dava la mano quando lo accompagnava fanciullo per strada; ed era Maria che gli preparava il cibo e che usava verso di lui tutti quei servizi che una mamma deve fare al suo bambino.
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Quanto è più bella la Comunione di un’anima pura! Rassomiglia tanto alla comunione strettissima di Maria che porta per nove mesi nel suo seno il Vergine dei vergini, Gesù, e lei Vergine delle vergini. Così l’anima pura capisce anche molto più la divozione a Maria, ha una tendenza naturale a Maria; e basta che sollevi lo sguardo al volto soavissimo, modestissimo di Maria perché scompaia dalla sua anima ogni ombra e il cuore si metta in pace. A queste anime sono riservate comunicazioni più segrete da parte di Gesù. Sono più intelligenti, più illuminate nelle cose spirituali.
Del resto vi è una cosa che sempre bisogna ricordare e cioè: un’anima pura è sicurissima della sua salvezza eterna. Poiché se si pecca gravemente, il peccato comincia di lì; e se si fa una vita disordinata, si comincia dal primo disordine, l’anello della catena. Il primo anello è quasi sempre il peccato brutto, novantotto su cento casi. Del resto l’anima pura anche se avesse peccato riguardo ad altro comandamento, con facilità ritorna a Dio e quindi col dolore e col pentimento ripara ad ogni peccato.
Il mondo è pieno di fango: gli spettacoli, le figure, quel che c’è appeso ai muri, i giornali, i cinema, i discorsi, i divertimenti, le conversazioni, tante cose che portano l’uomo in basso. E allora questa colomba bianca che attraversa tutto questo fango senza macchiarsi, quanto è gradita a Dio, quanto gli piace! Quel Gesù che attorniato in paradiso, Jesu corona virginum: Gesù corona dei vergini3, quel Gesù ama queste anime e le favorisce di tanti doni, che non sono vistosi, perché anche l’umiltà è custode della verginità, perché l’umile diffida sempre di sé e teme. Gesù stabilisce un’intimità con queste anime.
Questa verginità è stata sublimata dalla Vergine Maria santissima. Prima non si conosceva nel mondo, anzi allora la donna vergine era come disonorata. Maria elevò questo grande privilegio a una dignità ineffabile. Che cosa significa dunque questo? Che il Signore si vuole circondare sulla terra da uno stuolo di vergini. Quanto è bello considerare la moltitudine delle anime, delle giovani che si consacrano a Dio e sono degne
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di circondare l’altare di Gesù, dell’Agnello Immacolato! Ecco, la purezza viene elevata a voto e quindi si acquista un merito più alto, più bello, preziosissimo. Quando la giovane decide di consacrarsi a Dio, di lasciare la famiglia, proprio lasciar la famiglia, non solo perché vien via da casa, ma perché intende rimanere solo sposa di Gesù, rimanere solo con lui, allora si mette in uno stato superiore, lo stato più alto che si possa vivere sopra questa terra, si mette già in mezzo fra l’uomo e l’angelo. È ancora in lotta, quindi è ancora una persona umana, ma ha tutte le tendenze e lo stato è di verginità, è di angelo, è uno stato superiore. Molti credono che si guadagni soltanto merito sulla purezza, quando si è tentati e si combatte, no, il merito è continuato. Quindi non solamente quando vi sono tentazioni o pericoli, ma è lo stato stesso di vergini consecrate a Dio che stabilisce una continuità di merito. Non importa fosse anche mai tentata. Ma la sua ricchezza spirituale, il suo bel giglio è sempre caro a Gesù e quindi il merito è perenne, finché vive sulla terra. Anche dormendo, anche non pensandoci mai, è in uno stato di purezza, di verginità.
Ora veniamo a considerare i mezzi per conservare intatto il giglio. I mezzi sono due: il primo, vigilanza su di noi, e il secondo, ricorso a Dio.
1) Quando si vigila sui pensieri e sui sentimenti, sulla memoria, sulla fantasia allora si pratica positivamente questa virtù, si vive in questo stato elevato. Occorre sempre la vigilanza. Non che un sentimento o un pensiero sia peccato di per sé. Il senso non è consenso, il sentire non è acconsentire. Quindi nessun turbamento, anche se la lotta è dura e continua e magari arriva qualche sensazione per cui l’anima si spaventa un po’. Ma dove non c’è la volontà non c’è mai il peccato, qualunque cosa succeda.
Vigilare sugli occhi, vigilare su quel che si sente, su quel che si vede, su quel che si tocca. S. Gabriele dell’Addolorata4 faceva il proposito di non toccare nessuno e di non lasciarsi toccare, perché si era dato a Maria: Rispettatemi, perché
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io sono cosa di Maria. Vi sono persone seminatrici di buoni pensieri che non si accorgono, ma il loro fare modesto, tutto rassomigliante a quello di Maria, da una parte impone rispetto e dall’altra concilia pensieri santi. Particolarmente quindi vigilare sul tatto, sul comportamento, sulle posizioni, sulla gola stessa, sulle parole che si dicono o si ascoltano, sulle canzoni, su quello che si vede al cinema, alla radio, alla televisione. Vigilanza, perché i pericoli sono cresciuti.
In secondo luogo occorre non pensare neppure al passato. Quando si è fatto l’esame di coscienza e ci si è confessate con sincerità, non ritornarci sopra con confessioni generali. La tentazione tornerebbe a nascere ricordando cose che non è bello ricordare. Una volta spiegato, basta. Anche se si devono fare confessioni generali, su questo punto passare leggermente, appena in generale.
Stare occupate, perché il demonio attende il momento in cui la persona non è occupata. «L’ozio: multam malitiam docuit otiositas, insegna molte malizie»5. Sempre occupati. Non ci sia spazio di tempo per dare udienza al demonio e alla carne.
È proprio un giglio che nasce tra le spine: piccole mortificazioni, anche volontarie, specialmente l’apostolato, in casa o fuori, il lavoro, le attenzioni, sopra tutto quello che riguarda la convivenza tra sorelle. Vi sono persone che a furia di cercare e accusare, gustano il male; e sotto l’aspetto di voler tutelare la delicatezza e allontanare i pericoli, pensano a queste cose e sospettano, perché sono fango dentro. La tendenza naturale si manifesta anche quando si opera o si dicono parole che vorrebbero essere in difesa della delicatezza.
2) La pietà. Occorre molta divozione a Gesù Ostia: intimità nelle Comunioni, nelle Messe, nelle Visite. Occorre molto pentimento dei peccati: la Confessione ben fatta. Ma parlo di peccati comuni contro la carità, contro il silenzio, contro l’obbedienza, contro la povertà, ecc. Su quel punto parlarne solamente tanto quanto è necessario, intendo sul punto della purezza. Però se c’è qualche idea da chiarire è meglio chiarirla
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o in confessionale o con la Maestra, perché anche questo c’è da dire: sovente si comincia a peccare per ignoranza. E in principio non sono peccati, ma dopo entra la cognizione e forse la persona si è abituata e trova difficoltà a combattere.
Poi tanta divozione a Maria, Mater purissima, Mater castissima, Maria santissima. Rosario, rosario! È passata anche lei attraverso un mondo tutto sporco. Non è che il tempo di allora fosse migliore di adesso, ma è passata vergine. Se una bambina porge la mano alla mamma e la mamma la sostiene, ecco la bambina cammina sicura, così sempre porgere la mano a Maria e farci accompagnare da lei. Rosari, le [tre] Ave Maria, le giaculatorie, specialmente nei momenti difficili, consecrazione a Maria, santificazione del sabato a Maria.
Poi i propositi non diretti sulla purezza, ma i propositi diretti sulla pietà, il fervore, l’amore a Gesù, alla Madonna, il desiderio del paradiso, l’osservanza dell’obbedienza, la generosità nell’apostolato, il voler bene alla Congregazione, alle sorelle, alle persone che sono nella Congregazione, quel bene, quell’affetto soprannaturale che piace tanto a Dio.
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1 Predica tenuta a Roma l’11 marzo 1956. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 23a = ac 40b.
2 Cf Sap 8,17-21.
3 Inno attribuito a S. Ambrogio.
4 Gabriele dell’Addolorata (1838-1862), dopo una giovinezza spensierata, entrò nell’ordine dei Passionisti e in cinque anni raggiunse la vetta della santità.
5 Cf Sir 33,29 (Volgata).