PRESENTAZIONE
Mentre ci avviamo al centenario di fondazione della Famiglia Paolina, ho la gioia di presentare un altro volume dell’Opera Omnia, nella serie Alle Figlie di San Paolo, al quale hanno lavorato con grande passione le sorelle del Segretariato Internazionale di Spiritualità.
La predicazione qui raccolta, riguarda l’anno 1956, anno in cui la Congregazione va acquisendo i lineamenti della maturità e il Fondatore è impegnato a trasfondere nei membri, che affluiscono numerosi, la ricchezza di una vocazione che pone al centro della vita e della missione la persona del Maestro. Scorrendo le varie meditazioni occasionali o date in occasione di esercizi spirituali, emerge il nucleo del magistero alberioniano: portare ogni persona a vivere in Cristo, sull’esempio dell’apostolo Paolo, a rivestirsi della mentalità, del volere, dei sentimenti di Cristo fino a venir trasformata in Lui. Nessuna fibra dell’anima o del corpo va esclusa da questo innesto che il Fondatore così esplicita: Sentire di appartenere a Gesù, e che Gesù viva nella mente, nel cuore, nella volontà, viva nell’essere, viva nel corpo che rende vergine. … È vero che viviamo ancora noi, ma realmente «vivit vero in me Christus»1.
La sua preoccupazione costante è di favorire nelle persone la comunicazione piena con Dio in modo da giungere all’unione. Per semplificare al massimo, Don Alberione usa un linguaggio metaforico paragonando l’unione con la persona di Gesù, alla trasfusione di sangue: Si mette in comunicazione la vena del datore di sangue con la vena di colui che si deve rafforzare. Quando sono bene in comunicazione, si può far passare il sangue dall’uno all’altro, al malato, alla persona che è debole, che è anemica. Bisogna che ci sia comunicazione, l’unione tra il cuore di Gesù e il cuore tuo, il cuore nostro, onde passi questo sangue
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