20. FESTA DI SAN GIUSEPPE1
Sappiamo che l’Antico e il Nuovo Testamento sono profondamente collegati fra di loro tanto che il Nuovo Testamento è adempimento di quello che era stato predetto, prefigurato nell’Antico. Tra le figure che troviamo nel Nuovo Testamento vi è quella di S. Giuseppe. Giuseppe nell’Antico Testamento è stata una figura di Giuseppe del Nuovo Testamento. Giuseppe dell’Antico Testamento fu casto, Giuseppe del Nuovo Testamento fu vergine. Giuseppe dell’Antico Testamento conservò il grano per il tempo della carestia onde sfamare i concittadini, e Giuseppe del Nuovo Testamento, nota il Breviario2, conservò il pane vivo del cielo, Gesù Cristo, l’Eucarestia per l’umanità, per tutta la storia, fino al termine dei secoli. Giuseppe l’antico fu largo nel perdonare i fratelli che lo avevano maltrattato e li beneficò; Giuseppe del Nuovo Testamento fu cooperatore della redenzione. Egli vide Gesù, suo figlio putativo, perseguitato appena nato, eppure non nacque in lui sentimento di rancore. E, deceduto il suo persecutore, egli se ne tornò a Nazaret, luogo destinato da Dio e vi stabilì la sua dimora.
Ora, se il Signore ha voluto prevenire Giuseppe del Nuovo Testamento con una figura, questo non è senza mistero. Il culto a S. Giuseppe nei primi tempi della Chiesa fu come la vita stessa del santo: come egli era stato silenzioso, se ne era vissuto in una casetta nascostamente, lontano dalle chiacchiere degli uomini, così fu nel periodo immediatamente dopo il suo transito. Ma con il passare dei secoli il suo culto si vivificò e penetrò dappertutto. E chi non ricorda oggi quanto è diffuso
~
il culto: le immagini, le chiese, gli altari, le istituzioni, le opere, la fiducia del popolo cristiano nella sua protezione, San Giuseppe pensateci voi, San Giuseppe provvedete.
Oggi è un giorno grande per i Discepoli3 e sono felice di potere dire che i voti, i desideri e le mie promesse del 1952 sono compiute4. La Congregazione porta appunto la data del 19 marzo per ricordare loro il Protettore, la loro missione e ricordare quanto devono confidare in questo gloriosissimo, carissimo e silenziosissimo Santo che sempre operò nel silenzio. Così fanno i santi, i quali si manifestano per quanto è necessario secondo la loro vocazione e sanno trovare sempre i loro momenti di silenzio se sono dedicati ad una missione pubblica. Vivono nel silenzio come le viole, nascostamente: la loro missione non è destinata alla pubblicità. Così i Discepoli ricevono oggi la conferma della loro vera missione, della loro vera posizione nella Congregazione. Tre conseguenze quindi. Prima di tutto letizia: la vita della Congregazione si svolga in santa amicizia, quell’amicizia però che è fraternità, quell’amicizia che è uno scambio di beni, di doni. Fra il Sacerdote e il Discepolo ci deve essere questo scambio di doni e di bene. Il Sacerdote deve dare la parola di Dio, il Sacerdote deve comunicare la grazia e il Discepolo deve compiere la sua missione che porta a termine e dà maggior valore all’apostolato del sacerdote. È associato nel governo della Congregazione, ma della Congregazione secondo la sua natura clericale.
Il primo pensiero da ricordarsi per onorare S. Giuseppe è questo: la sua vita interiore. S. Giuseppe viveva, come ho detto, nella silenziosità. Egli era sempre proteso verso una cosa sola: fare la volontà di Dio.
Se andate nella cappella dove è attualmente la sede dello stabilimento cinematografico, vedrete che nell’abside c’è un affresco dedicato a S. Giuseppe, dove sono rappresentati i vari
~
episodi della vita del santo e poi la figura di S. Giuseppe spicca meravigliosa nel quadro5.
S. Giuseppe quando riceveva gli avvisi dell’Angelo, per esempio: «Noli timere accipere Mariam coniugem tuam»6; «Fuggi in Egitto»7 ecc., non impiegava neppure il tempo a rispondere di sì. Si alzava e faceva. Era sempre pronto a tutto quello che piaceva al Signore e, operando in questo modo, era sempre pronto a compiere la volontà di Dio. In tutta la sua vocazione egli vi corrispose, e divenne, dopo Maria, il più grande cooperatore della nostra redenzione. Egli preparò l’Ostia di propiziazione, il Sacerdote eterno, il Maestro divino all’umanità. Quale missione! Oh, se tutti sempre capissero la missione del Discepolo, quanti Magnificat sgorgherebbero dai loro cuori, quanta stima e rispetto da parte di tutti e quale impegno nel rendersi degni di questa grande missione!
S. Giuseppe nel suo silenzio era uomo di fede, di speranza ferma, di abbandono in Dio inalterabile, di rettitudine di intenzione, di prontezza nel sacrificio. S. Giuseppe prudente, S. Giuseppe forte nelle difficoltà, S. Giuseppe umilissimo, S. Giuseppe pazientissimo: che bella vita! Una santità tutta interiore, che poi necessariamente veniva a mostrarsi all’esterno nelle opere. Di lui non sappiamo molte cose, ma sappiamo quello che è essenziale: prontezza al volere di Dio, costante abbandono in Dio. Il Signore trovò in lui una docilità costante per cui poté condurlo a compiere il suo volere: rappresentare sulla terra la bontà, la paternità e la cura e la premura del Padre celeste. Egli è il più grande santo dopo la Vergine: imitarlo!
Inoltre pregarlo: basta che voi recitiate la coroncina composta ad onore di S. Giuseppe. Ecco le sette grazie da chiedersi al santo, e chiederle con molta fiducia. Il suo potere presso
~
Dio è proporzionato alla sua santità. Prima grazia da chiedere: come egli fu cooperatore per la redenzione del mondo, così noi possiamo ottenere di poter applicare la redenzione operata da Gesù Cristo al mondo per mezzo dell’apostolato. Perciò si dice nel primo punto della coroncina: otteneteci lo spirito dell’apostolato perché con la preghiera, la parola, le opere e le edizioni cooperiamo umilmente alla cristianizzazione del mondo8.
Nella seconda domanda al Santo si ricorda che egli ebbe un grande spirito interiore, una continua unione con Dio e raccoglimento abituale. E si chiede quindi il raccoglimento, l’aumento della grazia interiore, lo spirito di fede, una fermezza maggiore nella speranza, una carità ardente verso Dio e una carità più paziente e più benigna verso il prossimo, lo zelo per la salute delle anime.
Nel terzo punto: S. Giuseppe viene chiamato e onorato come il modello dei lavoratori, l’amico dei poveri, il consolatore dei sofferenti ed emigrati, il santo della provvidenza. E oggi il Santo Padre Pio XII lo ha confermato come il protettore dei lavoratori9. La festa di S. Giuseppe artigiano verrà festeggiata ogni anno il 1° maggio che universalmente è ricordata come la festa dei lavoratori. E noi intendiamo: lavoratori intellettuali, lavoratori morali, lavoratori di braccia, tutti i lavoratori.
Invochiamo poi la sua bontà per tutti i sofferenti: sono tanti nelle famiglie, nella società. Invochiamo la potenza di S. Giuseppe per tutti i lavoratori, quelli che sono in patria e quelli che devono cercarsi il pane fuori dalla patria, per tutte le istituzioni che hanno bisogno del suo aiuto e dell’aiuto di Dio.
Dobbiamo considerarlo come il Santo della provvidenza. Vi sono periodici che riportano gli innumerevoli miracoli e grazie a questo riguardo. La città di Montreal in Canada ha un celeberrimo santuario eretto da un frate laico10. È meta di tanti
~
pellegrinaggi ed è anche un monumento di arte. Il periodico che là viene pubblicato racconta dei molti prodigi ottenuti da S. Giuseppe, prodigi di ordine materiale e di ordine spirituale.
Quarto punto: onoriamo S. Giuseppe per la grazia che egli ebbe di convivere con Gesù fanciullo, con Gesù bambino, con Gesù che cominciava ad apprendere il mestiere di falegname sotto la sua guida. «Nonne hic est filius fabri?»11. E nell’inno che avete cantato vi è un bel pensiero: I santi vedranno Dio in paradiso, lo contempleranno faccia a faccia12. S. Giuseppe mentre viveva ha provato e prevenuto la sorte dei santi. Portava in braccio il suo bambino. Scherzava con lui, faceva santissimi discorsi e il bambino gli asciugava i sudori della fronte ed egli si compiaceva di passare qualche tempo fra la venerazione e l’amore. Domandare l’intimità con Gesù, specialmente nella Visita e nella Comunione.
Inoltre invochiamo S. Giuseppe come lo sposo di Maria santissima e domandiamo a lui questa grazia: di amare Maria, di amarla tanto. Egli era pieno di venerazione, di rispetto e di affetto verso la sposa santissima che il Signore aveva voluto mettere al suo fianco. Chiedere sempre la devozione a Maria, perché chi ama Maria si salva e chi ama Maria cammina diritto nella strada della sua vocazione.
Poi chiediamo a S. Giuseppe, protettore degli agonizzanti, che i morenti passino all’eternità riconciliati con Dio, in grazia di Dio, che siano salvi. Egli ebbe la grazia di morire tra Maria e Gesù, di essere da loro assistito. Pregate per gli agonizzanti di questa notte e pregate per gli agonizzanti di questo giorno.
In ultimo chiediamo che protegga la Chiesa universale. Egli fu eletto protettore della Chiesa universale13. Nella preghiera si dice: …come scampasti la vita insidiata del Bambino Gesù, così ora difendi la Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da
~
ogni avversità14. Che i cristiani non facciano peccati. Che la cristianità sia la famiglia vera di Dio; si è figli di Dio quando si vive nella sua grazia che ci è stata infusa nel Battesimo per la quale siamo diventati figli di Dio, eredi di Dio e coeredi di Gesù Cristo.
Dunque giorno di letizia per tutti, particolarmente per i Discepoli. Giorno in cui dobbiamo considerare che la santità non fa molto rumore. La santità deve essere in primo luogo interiore: purezza, distacco da tutto, particolare prontezza a tutto il volere di Dio. Chiedere queste grazie insistentemente a S. Giuseppe, ripetendo di frequente la coroncina. E il Santo ci guardi benigno, abbia verso di noi quella cura e quella premura come la ebbe verso il bambino Gesù, suo figlio putativo, e per la sua sposa santissima. Che ci voglia assistere nel nostro passaggio da questa vita all’eternità. S. Giuseppe, pensateci voi, San Giuseppe, provvedete.
~
1 Meditazione tenuta alla Famiglia Paolina con un particolare riferimento ai Discepoli del Divin Maestro, [Roma,] 19 marzo 1956. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 4 (22x28). Ci sono molte correzioni a mano nella prima e seconda pagina, poi non è più stato corretto. Si è considerato originale il testo senza tener conto delle correzioni. Sr Epifania Maraga nel suo elenco dice che la meditazione è stata tenuta nella Cripta del Santuario Regina Apostolorum.
2 Cf Breviarium Romanum, solennità di S. Giuseppe sposo di Maria Vergine. Matutinum II Nocturno, lectio VI da Omelia 2 Missus est di S. Bernardo abate.
3 Nella Società San Paolo dall’ottobre 1928 i fratelli consacrati a Dio per la missione paolina accanto ai sacerdoti sono chiamati Discepoli del divin Maestro (cf Sgarbossa E., Il Maestro. Excursus storico carismatico, in Gesù il Maestro, ieri, oggi e sempre, Ariccia 14-24 ottobre 1996, p. 83).
4 Cf CISP, p. 352, “Allungare la formazione” (San Paolo, gennaio 1952) e pp. 352-359 “Il gran giorno per i discepoli” (San Paolo, aprile 1953).
5 La comunità della Società San Paolo a Villa San Giuseppe in via Portuense dal 23 ottobre 1944 era luogo del noviziato dei Discepoli. Dal 1954 diventò sede della San Paolo Film e dello stabilimento di riduzione dei film da passo normale a 16/mm, inaugurato ufficialmente da Don Alberione il 20 agosto 1955. L’affresco della cappella, probabilmente posteriore ai lavori fatti nel Tempio superiore della Regina degli Apostoli consacrato e aperto al pubblico il 30 novembre 1954, è di Giuseppe Antonio Santagata (1888-1985).
6 Cf Mt 1,20: «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa».
7 Cf Mt 2,13.
8 Cf Le preghiere della Pia Società San Paolo, Edizioni Paoline, Roma 1944, pp. 111-112.
9 La festa liturgica di S. Giuseppe artigiano fu assegnata al 1° maggio da Pio XII nel 1955.
10 Fratel André Bassette (1845-1937) canadese, della Congregazione della Santa Croce, canonizzato nel 2010. Nel 1904 edificò una cappella a S. Giuseppe divenuta poi grande santuario, uno dei centri più frequentati del mondo.
11 Cf Mt 13,55: «Non è egli forse il figlio del carpentiere?».
12 Si riferisce al canto A te Giuseppe i popoli, in Le preghiere della Pia Società San Paolo, Edizioni Paoline, Roma 1944, p. 292.
13 Pio IX l’8 dicembre 1870 proclamò S. Giuseppe Patrono della Chiesa universale.
14 Leone XIII nell’enciclica Quamquam pluries (15 agosto 1889) illustra il fondamento teologico del Patrocinio di S. Giuseppe riassunto nella fervida preghiera A te o beato Giuseppe.