Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IX
LA FEDE1

Avevamo fatto un ritiro sopra l’umiltà2. Veramente, sempre si ha da cominciare con l’umiltà, come in una costruzione di casa, sempre bisogna pensare al fondamento, alla base, perché la casa possa sussistere. L’umiltà serve a togliere la fiducia in noi, serve a considerare di Dio i beni che sono in noi; serve a farci meditare i nostri debiti con Dio, i debiti contratti col peccato; soprattutto l’umiltà serve a farci sentire il bisogno della grazia di Dio, dei doni di Dio. I primi tre doni sono: la fede, la speranza e la carità. Questa sera domandiamo il primo dei tre: la fede, anzi lo spirito di fede. Che cos’è la fede, l’importanza della fede e l’esercizio pratico della fede.
Fede è credere ciò che non si è veduto, sentito. Se viene data una notizia, supponiamo di cosa avvenuta in America o avvenuta in una casa lontana, si crede a quella notizia, non perché si è veduto il fatto, ma perché si presta fede alla persona che lo riferisce. Così la fede è ciò che non si vede, ma che si crede, perché Dio l’ha rivelata e perché la Chiesa ce lo insegna, come espressamente diciamo nella formula dell’Atto di fede, e diciamo pure, pressappoco, nel Credo. Fede è dunque credere ciò che non si vede. Fede è credere al paradiso, e ancora non lo vediamo. Fede è credere a Gesù realmente presente nell’Ostia, e non lo vediamo. Fede è credere che la Chiesa è infallibile e non lo vediamo. Fede è credere all’autorità di chi guida, dei superiori, che cioè Dio comanda in essi e per mezzo di essi. E non si vede Dio con gli occhi materiali, ma si crede che rappresentano Dio, perché il Signore ha detto:
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«Chi ascolta voi, ascolta me»3. Fede è capire che tutta la vita dev’essere indirizzata all’eternità. Fede è capire e credere che dopo la vita presente vi sarà un giudizio; credere che nostro Signore Gesù Cristo è nato da una vergine, ha predicato la sua divina dottrina, ci ha insegnato la via del cielo ed è andato a patire e morire per salvarci; credere che per lui ci sono rimessi i peccati e quindi credere che, dopo la Confessione, i peccati sono scancellati. Non si vede, ma si deve credere. Credere che la Chiesa cattolica è infallibile. Non si vede come sia infallibile un uomo che definisce, supponiamo, l’Assunzione di Maria al cielo. Non l’abbiamo vista questa Assunzione, ma la crediamo, perché è rivelata da Dio e la Chiesa la insegna e il Papa l’ha definita come un dogma da credersi. Fede!
La vita della religiosa è tutta una vita di fede. Quella giovinetta si è sentita attratta verso il Signore; Gesù ha esercitato sopra di lei un’attrattiva come fosse una calamita rispetto al ferro, e quell’anima ha sentito il desiderio di amare Gesù perfettamente, di essere intieramente sua. La voce di Dio poi si è fatta conoscere anche attraverso le persone, come il confessore, i superiori. Sì, perché ho detto giorni fa4 che per andare avanti nella vita religiosa, prima professione e professione perpetua, occorre avere un doppio giudizio favorevole del confessore che ci dice: Sei fatta per la vita religiosa, e poi delle superiore che promuovono alla professione o temporanea o perpetua.
Allora si crede che la persona è chiamata e non bisogna metterlo più in dubbio quando si sono avute queste voci, cioè questo doppio giudizio. Il resto, di lì in avanti, è solo debolezza e tentennamento o meglio incorrispondenza. Perché è vero che ci sono le professioni temporanee, quindi la libertà ancora di scelta prima della professione perpetua, ma nello stesso tempo la persona che fa la prima professione, ha l’intenzione di proseguire per rinnovare poi ogni anno, finché si arriva, dopo cinque anni, alla perpetua. Credere a questa chiamata e credere che se anche ci fossero stati degli sbagli: Si non es vocatus,
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fac ut voceris: Se non sei chiamato, fa’ di essere chiamato5. Come? Preghiera!
La religiosa vive di fede. Perché vuol farsi religiosa? Alle volte si tratta di persone che avrebbero un bell’avvenire in famiglia, nel mondo, un buon avvenire per quanto si può prevedere. E perché rinunziano e si sottomettono all’obbedienza invece che dire: Ormai abbiamo ventun anni e possiamo ragionare e comandare noi? Invece si condannano a lasciar comandare gli altri e sempre fare l’obbedienza fino alla fine, anche in cose piccole. Ventun anni: dunque posso possedere, ventun anni, così comincio ad entrare nella maggiore età. Quindi posso, è il tempo di poter possedere e proprio allora fa il voto di povertà, di possedere mai nulla e di non amministrare mai nulla, e anche quello che guadagnerà darlo al Signore attraverso la Congregazione. E a ventun anni si potrebbe fare una posizione, formare una nuova famiglia, e proprio allora fa il voto di castità. Ma che cos’è che guida questa figliuola a dire addio a tutto per assoggettarsi a una nuova vita, che di per sé non è molto ambita dai mondani? È ammirata qualche volta, ma ambita no! Oh, allora che cos’è che guida questa persona a offrire a Dio per mezzo della castità il suo corpo, per mezzo dell’obbedienza offrire a Dio la sua volontà, per mezzo della povertà offrire a Dio tutto ciò che potrebbe possedere, potrebbe avere, e l’ambizione, e il vestire elegante secondo la moda? Che cos’è che invece della libertà che potrebbe avere, a ventun anni si condanna, perché si condanna, alla vita comune? Ecco, la speranza, la fede nei beni futuri: paradiso!
Assicurarsi di più, meglio, il paradiso, e assicurarsi un paradiso più bello. Voler raggiungere la santità, voler raggiungere l’intimità con Gesù e voler essere sua per sempre: ecco la fede.
La religiosa vive di fede finché sta nel suo spirito. Quando perde la fede, è meno di una cristiana comune. Meno, perché nei superiori vede tutt’altro che Dio, quindi brontolamenti, ecc. Nelle cose che capitano vede delle contrarietà, non delle disposizioni di Dio. In quello che è determinato e in quello che
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è fissato vede soltanto l’umano, i perché, i ragionamenti umani. Nelle sorelle non vede realmente quello che deve vedere, l’immagine di Dio e persone collegate per la santificazione. L’invidia, la gelosia ed altre passioni mostrano tutt’altra cosa nelle sorelle. La religiosa senza fede è un’infelice e la religiosa con la fede è felice. Quando c’è un malato che non ha fede, lo vedete irritato, quasi non lo si può avvicinare, lamenta il suo stato e se la prende con gli uomini e con Dio.
E vedete invece religiose che vanno a cercare la sofferenza e si impongono penitenze per soffrire, per mortificarsi, per farsi più meriti. Ma perché questo contrasto? Perché in uno, nel primo non c’è la fede, e nella religiosa c’è la fede, la fede che mostra il valore del patimento, della sofferenza, della mortificazione. Ho bisogno della mortificazione se no non domino le mie passioni; ho bisogno della mortificazione, perché voglio pagare i debiti con Dio per i miei peccati. Ho bisogno della mortificazione, perché così hanno fatto i santi, così ha fatto Gesù che ha sofferto. Le mortificazioni aumentano i meriti per l’eternità. A volte bisogna opporsi, perché non si esageri nelle mortificazioni. Che cos’è tutto questo? Tutto questo significa aver fede, vivere di fede, pensare al gran premio del paradiso, pensare a sfuggire il purgatorio anche con la mortificazione e con l’indulgenza che la Chiesa dà per certe pratiche. Oh, sì, la fede!
Quando non si ha fede, un po’ ci si lamenta degli affari, un po’ ci si lamenta del tempo che è caldo, che è freddo; un po’ ci si lamenta di chi sta attorno, di chi ci accompagna; un po’ ci si lamenta della casa, un po’ ci si lamenta della salute, un po’ delle incomprensioni. Religiosus negligens et tepidus undequaque patitur angustias6. La religiosa tiepida che ha solo una parvenza di fede, oppure ha una fede che non arriva alla pratica, soffre sempre, e dappertutto ha da fare lagnanze, dappertutto.
Quale differenza tra i santi e noi! Quante volte bisogna stare a sentire la storia di queste sofferenze! E poi se si volesse parlare chiaro, si risponderebbe: Sei senza fede, altrimenti
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parleresti in modo assai diverso. Perché io non parlo soltanto delle verità del Credo, che tutte certamente ammettono: Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore... e poi, in Gesù Cristo e che è nato dalla Vergine, e che ha patito ed è morto sulla croce, e che è risuscitato, e che salì al cielo, e che mandò lo Spirito Santo alla Chiesa, e che la Chiesa cattolica è la vera Chiesa di Gesù Cristo; e che c’è il Battesimo e che c’è la remissione dei peccati anche per mezzo della Confessione, e che c’è la vita eterna. Certamente, almeno in teoria così si crede a questi articoli. Ma se uno si fermasse anche solo su una verità di fede: Credo vitam aeternam, l’ultimo articolo del Credo, allora con questa vita eterna, con questo paradiso che ci aspetta, tutto sembrerebbe leggero. Quasi ci lamenteremmo che la giornata non è abbastanza lunga per lavorare di più, che la vita comune è troppo larga, che non richiede molti sacrifici, che la preghiera è troppo breve, che le sorelle ci trattano fin troppo bene, che non conoscono i nostri difetti, se no quante cose ci direbbero che meritiamo, molto di più se abbiamo ricevuto un torto, perché i nostri peccati meritano molta più pena; anzi è una grazia se abbiamo qualche occasione di pagare la pena dei peccati. La vita prende tutto un altro aspetto.
La superiora ha questo difetto. Ma guarda che c’è l’immagine di Dio che comanda! Che cosa t’importa che abbia il naso lungo o corto. Dico questo per dire: la superiora avrà i suoi difetti, e quando andiamo in una casa, una porta i suoi e l’altra porta i suoi. E poi bisogna sempre che ammettiamo questo: noi nella vita commettiamo innumerevoli errori, tutti, e tutti abbiamo una quantità di difetti che non sappiamo neppure descrivere. Dunque se abbiamo questi difetti, se commettiamo tutti tanti errori, perché ci stupiamo che anche l’altra ne commetta? Si ragiona: Ne ho fatti di più io; io avevo più grazia, a quest’ora se avessi corrisposto quanto sarei più santa!
Le discordie, le difficoltà a ubbidire e alle volte anche il comandare poco bene dipende dal non avere fede. Non dipende solamente da una parte. Vi è una difficoltà, si abbandona tutto: E qui è così, qui vocazioni non ce ne sono, qui nessuno corrisponde, qui è inutile tentare. E la preghiera? Quante volte la preghiera ha ottenuto ciò che noi non potevamo fare! Una
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volta ho portato l’esempio della chiesa del Divin Maestro ad Alba7. Quella chiesa dal 1913 e 1914 fino al 1937! Ma quanti rosari abbiamo detto, perché sorgesse quella chiesa e la casa delle Figlie! Si ottiene con la preghiera. Soldi non ce ne erano. Quante cose si ottengono con la preghiera! La preghiera ci fa indovinare le strade, la preghiera ci rende prudenti, la preghiera ci fa vedere cose che prima non vedevamo.
Quella persona è incorreggibile. Ma prega! Io ho questo difetto, son fatta così. Ma prega e puoi diventare in un altro modo, se sei così! Io ho quella tentazione; ma io sono già abituata a quei difetti. Ma è la grazia di Dio che ti aiuta! Ma c’è un po’ di fede o non ce n’è? Ci vuole la fede!
Ora potremmo dire come si acquista la fede. Vedete, la fede è infusa da Dio nel Battesimo e la fede come si aumenta? Si aumenta negli altri sacramenti: Confessioni, Comunioni, Messe, ecc. Tuttavia nella fede noi dobbiamo cooperare. L’esercizio della fede! Riguardo a questo, sempre istruirci nelle verità cristiane: il catechismo, le letture spirituali, la lettura della Bibbia, particolarmente del Vangelo, le vite dei santi, le prediche che si sentono, ecc. Tutto questo nutre la mente con le verità soprannaturali. Non che basti istruirsi: uno può sapere tutta la teologia e non credere. Ma se uno ha l’istruzione e poi domanda la grazia di credere, quell’istruzione gli giova, la sua fede sarà più illuminata e diventerà sempre più profonda. Abituarsi alle buone letture, a sentire bene le prediche, a studiare il catechismo costantemente, ecc. Nutrire la nostra fede! Vi sono persone che sanno nutrire bene la loro fede, altre invece leggicchiano alcune cose qua e là solo per la fantasia.
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Le verità della fede bisogna meditarle. È allora che la verità passa dalla testa alla nostra volontà, al cuore. Meditare! Meditare il giudizio particolare, meditare il giudizio universale, meditare l’inferno, meditare il paradiso, meditare la risurrezione finale e meditare la sentenza con cui Gesù concluderà il giudizio universale; meditare la Chiesa, la Passione di Gesù Cristo, i misteri dolorosi, meditare le stazioni della Via crucis, meditare la vita di Gesù; considerare le vite dei santi, considerare l’azione della Chiesa, il valore del Battesimo, della Cresima, della Confessione, della Comunione, della Visita. Meditare le verità di fede. Meditare più profondamente certe verità: la provvidenza di Gesù Cristo che è nostro Signore e che comanda per mezzo dei superiori; l’obbedienza, il valore della carità, il valore dell’umiltà, il valore della castità. Meditare le verità di fede. La meditazione può essere fatta in tante maniere, ma c’è un modo ordinario. Se non si fa la meditazione e non si fa la lettura spirituale, la fede si illanguidisce.
Poi bisogna parlare e stare con le persone che parlano secondo la fede. Si sentono delle suore che ragionano proprio come se non credessero e altre che ragionano in tutto soprannaturalmente. Lasciare chi non ha spirito di fede, pur usando gentilezza e tratto conveniente, non frequentarle, perché quei discorsi così senza fede, che vedono in tutto soltanto il capriccio, la fatalità, il difetto, il male, abbassa tanto il morale. Una poi che vuole farsi santa deve proprio lavorare spiritualmente, e farà doppia, tripla fatica. Alle volte in una casa basta una che ragioni sempre umanamente, perché abbassi il livello spirituale di tutta la casa, siano sei o siano dieci o siano venti suore. Quel ragionamento umano! Sempre vedere il difetto in tutti e in tutto! Allora che cosa dobbiamo fare noi? Meditare, meditare e fuggire le compagnie, la frequenza, la familiarità con le persone che hanno poca fede.
A volte, persino andando a casa una settimana, quindici giorni in famiglia dove non si ragiona che materialmente, la suora già si sente a disagio e quando ritorna sente il bisogno di dimenticare i discorsi, le cose udite. Così a volte anche per la propaganda. Ma allora c’è la grazia di Dio, perché c’è la volontà di Dio. Quel ministero non ve lo imponete voi, ma ve
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lo impone la vocazione dell’Istituto. Allora c’è la grazia, anzi aumenterà ancora la fede. Ma lì, per i secolari e anche per la famiglia, non c’è tanto pericolo. Il pericolo c’è quando in una casa vi è qualcuna o diverse persone che ragionano sempre umanamente, perché uno non si guarda, la suora non si guarda da quel pericolo e a poco a poco assorbe quel modo di pensare, di ragionare, di giudicare, di operare. Abbi fede e salva la tua fede! Qualche volta bisogna dire le verità soprannaturali con coraggio, anche in ricreazione. Dire le verità soprannaturali!
Adesso domandiamo un grande aumento di fede. Credo, Signore, ma tu aiuta la mia debolezza nel credere. Fa’ che io creda sempre più!
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1 Predica tenuta a Roma il 12 marzo 1956. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 24a = ac 42a.

2 Cf Meditazioni varie n. 10.

3 Cf Lc 10,16.

4 Cf Meditazioni varie n. 17.

5 S. Agostino, Contra Petilianum, 2.

6 Cf Imitazione di Cristo, I, XXV, 3: “Il religioso negligente e tiepido trova una tribolazione sull’altra ed è angustiato per ogni verso”.

7 L’acquisto del terreno in zona ‘San Cassiano’ ad Alba da parte del can. Chiesa, di Don Alberione, del can. Priero e di don Sibona risale al 1913, prevedendo lo sviluppo della città e l’approvazione per la costruzione di una chiesa dedicata al S. Cuore di Gesù venne concessa da Mons. Re (1848-1933) il 15 agosto 1915. La chiesa sarebbe sorta come “tempio votivo nazionale per i combattenti”, essendo iniziata la prima guerra mondiale. In seguito Don Alberione diventò unico proprietario di quel terreno destinandolo alla neo fondazione per la buona stampa. La prima pietra della chiesa fu posta il 21 agosto 1927 da parte di Mons. Re. Nel frattempo si iniziò la costruzione di una casa per la comunità delle Figlie di San Paolo, dove si trasferirono nel novembre del 1933. La chiesa sarà poi consacrata e dedicata a Gesù Divino Maestro da Mons. Grassi (1887-1948) il 25 ottobre 1936.