Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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36. GLORIFICARE IL PADRE E IL FIGLIUOLO
E LO SPIRITO SANTO1

Tutti, insieme agli angeli e ai santi del paradiso, secondo quello che ci esprime Dante: Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, / cominciò ‘gloria!’ tutto il paradiso, / sì che m’inebbriava il dolce canto2... Il dolce canto, che sta elevandosi in cielo, sia accompagnato qui dal dolce canto di tutti noi, in questo momento innanzi a Gesù Sacramentato. Quindi per primo cantate il Padre nostro come lo cantate frequentemente.
L’adorazione presente è divisa in tre punti: per glorificare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tre persone e un solo Dio. Secondo per preparazione alla festa del Corpus Domini, giovedì prossimo. Terzo, il fine speciale di oggi, per il buon esito delle elezioni3.
1. Glorifichiamo il Padre. Al Padre attribuiamo specialmente le opere di onnipotenza, fra esse la prima è la creazione. Ricordiamo quello che è scritto nella Bibbia: «In principio vi era il cielo e la terra»4…; poi l’opera dei sette giorni. Il settimo veramente è dedicato al riposo, ma è il riposo di Dio, diciamo così, in quanto cessò dal creare, e indicava il riposo nostro e costituiva una legge morale per gli uomini: santificare la domenica e prima santificare il sabato. Il Padre da cui tutto procede, il Padre il quale mentre creò il mondo lo governa con la sua amabilissima e delicatissima provvidenza. Dio è il
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padrone del mondo, Dio è il Re del mondo. Dio non dà mai le dimissioni per quanto gli uomini qualche volta gli neghino la sottomissione, anzi la fede. Dio provvido. Come l’onorava, il Figlio suo incarnato, Gesù! Il bel capitolo sulla provvidenza, ad esempio. E come lo indicava a noi come ideale di perfezione: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli»5. Gesù ricordava che il Padre suo aspettava tutti in paradiso: «In domo Patris mei mansiones multae sunt»6. La provvidenza di Dio a nostro riguardo! Creò direttamente l’anima che infuse nel corpo ed è lui che ci sostiene ogni giorno, non solo con il pane materialmente preso, ma con l’aria che respiriamo e con tutti quei doni e conforti umani di cui noi godiamo, come il vestito, l’abitazione, le relazioni sociali, autore di tutto quello che a noi viene di bene. Perché è detto da S. Paolo: «Tutto ciò che mi viene di bene, mi viene da lui»7. Oh, sì, adorare il Padre e ringraziarlo e chiedergli perdono delle nostre ingratitudini. Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo. Come era in principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia. (Tre volte).
Tutti ricordiamo ciò che abbiamo studiato nel catechismo a questo riguardo. Quelli che hanno studiato teologia richiamino facilmente il trattato De Deo Uno et Trino, e se ne servano per l’adorazione più illuminata secondo i doni che hanno ricevuto da Dio.
Vi sono santi che facevano una serie di genuflessioni ripetendo: Vi adoro. Noi non abbiamo questa pratica, ma in riparazione ai segni di croce [fatti male] ripetiamo adesso tre volte il segno di croce, perché ci indica i due misteri principali della nostra fede. Con il segno di croce dobbiamo cominciare la giornata e dobbiamo chiuderla. Con il segno di croce dobbiamo cominciare il nostro apostolato, la nostra scuola. Con il segno di croce noi ci appressiamo a prendere il cibo. Ricordo una bravissima persona che dopo essere stata assistita durante la sua malattia, sentendosi vicina a spirare mi disse: Mi aiuti,
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voglio fare il più bel segno di croce ora, prima di spirare. Ripetiamolo tre volte, poi il Credo (De Angelis).
2. Gloria al Figlio. Dobbiamo cominciare questo secondo punto cantando il Benedictus Deus in latino o in italiano secondo che lo sapete meglio.
Gloria al Figlio; lo ripetiamo tutte le mattine terminando la Messa8: «In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum». Ora il tratto del Vangelo termina con le parole «...Verbum caro factum est et habitavit in nobis, et vidimus gloriam eius, gloriam quasi unigeniti a Patre plenum gratiae et veritatis». Contemplare il Verbo divino nel seno del Padre, generato dal Padre. Contemplarlo lassù mentre egli forma il disegno del mondo e stabilisce tutte le leggi che governeranno la natura, non solamente la natura inanimata, nella quale abbiamo le leggi e le scoperte che oggi ammiriamo, ma le leggi che governano la vita, le leggi che governano tutta la morale, che costituiscono cioè tutto il fondamento della morale: «Omnia per ipsum facta sunt et sine ipso factum est nihil, quod factum est».
Senza di lui nulla. Egli ha illuminato ogni uomo, ci ha dato l’uso di ragione e ha illuminato, per l’opera dello Spirito Santo, ogni uomo che crede in lui e ci ha dato il lume della fede, e illuminerà ogni uomo fedele alla sua Parola con il lume della gloria. E questo Verbo divino si fece carne e «...Colui che nascerà da te sarà il santo»9. E noi lo adoriamo perché «abbiamo veduto la sua gloria, la gloria dell’Unigenito del Padre». «Perché io opero e il Padre opera in me. Se non volete credere a me, credete alle mie opere. Le opere che io faccio sono la prova della mia divinità»10. E se fu umiliato dagli uomini, fu glorificato dal Padre. Risorse dal sepolcro, ascese al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente. Ma trovò un modo amorosissimo, una invenzione di amore che nessun uomo può immaginare: «Io sono con voi»11. Con noi nella Chiesa. Con noi nel
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tabernacolo. Con noi nel sacerdozio: «Vobiscum sum». Allora tre Gloria a questo Figlio divino incarnato, tre Gloria, ma di cuore, più di cuore di come diciamo ordinariamente. Gloria al Padre, ecc. (tre volte).
L’esame di coscienza lo facciamo sul Vangelo della prima domenica dopo Pentecoste. Leggiamo le espressioni di questo Figlio di Dio incarnato e vediamo se noi abbiamo capito quello che egli ci ha detto: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso». Siamo misericordiosi? Il nostro cuore si commuove per gli ignoranti nella fede? Per i peccatori, per le anime del purgatorio? Poi: «Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati»12. Giudichiamo gli altri? Interpretiamo in male le loro azioni e vogliamo fare piovere il fuoco dal cielo su quelli che non ci vogliono bene? Non sappiamo di che spirito dobbiamo essere? «E non sarete condannati»: sentiamo bene! Non condanniamo, perché abbiamo troppi peccati di cui dobbiamo chiedere perdono e la misura è questa: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori»13.
Noi vogliamo essere perdonati anche del purgatorio; perdoniamo anche i disgusti datici per inavvertenza. «Perdonate e vi sarà perdonato». Chi perdona pienamente è perdonato pienamente. «Date e vi sarà dato, si darà a voi una misura abbondante scossa, traboccante»14. Siamo generosi con gli altri? Se non possiamo dare soldi, diamo almeno la preghiera, facciamo un atto di gentilezza, diciamo una parola buona, scriviamo una lettera edificante, facciamo un canto che porti alla devozione. «Date e vi sarà dato». Chi vuole ricevere da Dio, dia agli uomini, specialmente, la massima carità: «Veritatem facientes in caritate»15. Dare l’apostolato e con l’apostolato la verità, la salvezza. Così veramente, con la medesima misura con la quale voi avete giudicato sarete giudicati. Alcuni non si vedono di buon occhio, non si parlano da un po’ di tempo... Ecco la misura con la quale saremo giudicati. Si amano tutti,
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si vogliono un gran bene: ecco la misura con la quale Dio misurerà noi.
Poi l’esame sul punto seguente: «Inoltre proponeva loro questo paragone: Forse che può un cieco condurre un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una fossa? Il discepolo non sarà più del Maestro. Ma sarà più perfetto chiunque sarà come il Maestro. E quindi: Perché tu vedi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non pensi alla trave che è nel tuo?». Quante volte rimproveriamo gli altri e siamo carichi di difetti noi! «O come puoi dire: Fratello, permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, tu che non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, leva prima dal tuo occhio la trave e poi vedrai come togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello»16. Correggiamoci! E poi in carità correggiamo gli altri. Che cosa ci dice la coscienza? Davanti a Gesù che ci ha dato questi insegnamenti che cosa concludiamo? Proposito.
Il canto: Gloria in excelsis Deo cantato bene da tutti.
3. Glorifichiamo lo Spirito Santo. Gloria al Padre, ecc. (tre volte).
Adoriamo la terza Persona della santissima Trinità. Abbiamo considerato nel giorno di Pentecoste la sua discesa sopra gli Apostoli. A essi portò doni di sapienza, di fortezza, di santità, di zelo. Lo Spirito Santo era disceso prima su Gesù battezzato nel Giordano, da Giovanni. Lo Spirito Santo discese su di noi quando siamo stati portati bambini al battistero, alla chiesa. E lo Spirito Santo discese più abbondantemente ancora nella Cresima. Lo Spirito Santo operò in tutta l’umanità antica, nell’Antico Testamento. Et in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem qui ex Patre Filioque procedit. Qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur qui locutus est per prophetas17. I profeti illuminati da lui, e gli scrittori illuminati da lui. Lo Spirito Santo che rende la Chiesa infallibile, indefettibile e vi insinua, vi immette una vita di espansività,
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è lo Spirito che guida le nostre anime. Ecco i doni della fede, della speranza e della carità. Ecco le virtù cardinali; ecco la vocazione; ecco i consigli evangelici; ecco i frutti dello Spirito Santo e prima i suoi doni; ecco le Beatitudini. Glorificare lo Spirito Santo e stiamo sotto l’azione dello Spirito Santo. E nello stesso tempo, come nel catechismo dobbiamo specialmente considerare le parti che ci parlano del Padre e poi le parti che ci parlano del Figlio incarnato, consideriamo quelle che ci parlano dello Spirito Santo, della preghiera, dei sacramenti, del sacerdozio, della vita religiosa. E coloro che studiano teologia oltre al trattato De Verbo incarnato, studiano il trattato De Spiritu Sancto. Convertiamo in pietà tutti questi lumi, questi tesori di sapienza che sorpassa tutta la scienza umana. A me piace tanto la pietà quando nasce dalla teologia, diceva Pio X.
Adesso confessiamo Dio uno e trino, confessiamolo più solennemente che si può glorificando il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. I sacerdoti vengano all’altare e tutti insieme cantiamo il Te Deum. Nel Te Deum si professa l’unità di Dio: Te Deum laudamus! Si professano le tre Persone divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
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1 Ora di adorazione predicata a [Roma] il 27 maggio 1956 alla Famiglia Paolina. Dattiloscritto, prima e unica battitura, carta vergata, fogli 4 (22x28). Dal Diario curato da don Speciale: “Nel pomeriggio [del 27 maggio 1956] verso le ore 16 [Don Alberione] ha tenuto l’Ora di adorazione per tutte le comunità romane predicando sulla santissima Trinità”.

2 Alighieri Dante, La Divina Commedia, Paradiso, canto XXVII,1.

3 Dal Diario curato da don Speciale: “Terminata la concelebrazione della Messa in Cripta, [il Primo Maestro] ha fatto esporre il Santissimo Sacramento affinché si faccia l’adorazione continuata per chiedere al Signore la buona riuscita delle votazioni provinciali e comunali in tutta l’Italia, che si terranno oggi e domani. Anche in Santuario ha fatto esporre Gesù Sacramentato per l’adorazione che faranno le Figlie di San Paolo e la popolazione”.

4 Cf Gen 1,1.

5 Cf Mt 5,48.

6 Cf Gv 14,2: «Nella casa del Padre mio ci sono molti posti».

7 Cf 1Tm 4,4.

8 Cf Gv 1,1-14. Alla fine della Celebrazione Eucaristica, prima della riforma della liturgia, si pregava il Prologo di S. Giovanni.

9 Cf Lc 1,35.

10 Cf Gv 10,25.38.

11 Cf Mt 28,20.

12 Cf Lc 6,36-37.

13 Cf Mt 6,12.

14 Cf Lc 6,38.

15 Cf Ef 4,15.

16 Cf Lc 6,39-42.

17 Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Dal Credo niceno-costantinopolitano.