35. L’ANNO LITURGICO1
L’anno liturgico si divide in due semestri. Il primo semestre va dalla prima domenica di Avvento fino a tutta l’ottava di Pentecoste, finita ieri. Il secondo semestre va dalla domenica presente, chiamata la domenica della santissima Trinità, fino all’ultima domenica dopo Pentecoste. E le domeniche possono essere da ventiquattro fino a ventotto. Nella prima parte l’anno liturgico ci rappresenta la vita di Nostro Signore Gesù Cristo e i grandi mezzi che noi dobbiamo usare per arrivare alla salvezza eterna, al paradiso. È il Figlio di Dio che si è incarnato e ci ha portato dal cielo la sua dottrina, ci ha lasciato i suoi esempi e ha operato la redenzione con la sua morte. Poi ha compiuto l’opera sua mandando lo Spirito Santo e istituendo la Chiesa. Ora è il tempo di usare questi mezzi che il Figlio di Dio ci ha portato dal cielo per la nostra salvezza. Non si deve dire in senso assolutamente proprio, ma in generale: la prima parte della storia umana ci ricorda il regno del Padre celeste e si estende dalla creazione fino alla venuta del Figlio di Dio nella sua incarnazione. Poi abbiamo il tempo o il regno di Gesù Cristo che si estende fino alla discesa dello Spirito Santo.
Ora viviamo sotto l’azione dello Spirito Santo. E il regno dello Spirito Santo va fino alla fine del mondo e la sua opera sta nel rendere efficace l’opera del Figlio di Dio incarnato e noi approfittiamo della grazia che egli ha conquistato con la sua morte di croce. Diremmo così che oggi comincia il tempo più importante, poiché da una parte si inizia la storia della Chiesa, cioè si inizia la storia di quella società che è soprannaturale, a cui Gesù Cristo ha affidato il compimento e l’applicazione di quello che egli aveva portato dal cielo.
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La Chiesa è il corpo mistico di Gesù, è Gesù che continua a insegnare, è Gesù che continua a dirigere le anime nella via della santità, che continua a comunicare la vita soprannaturale. Tutta la storia della Chiesa è un grande inno allo Spirito Santo. Tutti i trionfi della Chiesa dipendono dalle comunicazioni che lo Spirito Santo fa ad essa: tutta l’azione, tutto il ministero di predicazione, tutto il magistero dell’insegnamento, tutta l’opera di direzione interna ed esterna delle anime e tutta l’opera di santificazione delle anime medesime. Il tempo dopo la Pentecoste è perché noi approfittiamo, è perché noi gustiamo, ci nutriamo dei frutti della redenzione del Figlio di Dio.
Allora ecco l’anno liturgico. Comincia l’anno liturgico con il ricordarci che noi andiamo incontro a un giudizio, che la nostra vita è sì dotata e gode della libertà, ma non gode della licenza. La libertà ci mette nella possibilità di guadagnare i meriti. Ma la libertà può essere abusata e ci mette nel pericolo di perdere i meriti e di perdere il paradiso. E allora la Chiesa ci dice: Ricordatevi del giudizio, godete della libertà.
Anche gli angeli erano liberi, ma una parte cadde nell’inferno proprio perché usò la libertà in proprio danno, alla propria rovina, e l’altra parte popola il paradiso, entrò a godere quello che il Signore aveva loro preparato: la felicità eterna.
Ora è il tempo nostro. Come agli angeli fu lasciata questa libertà così a noi, quindi ci sono le due vie e gli uomini possono prendere la via che conduce al cielo liberamente, fare il bene ogni giorno liberamente. Questa libertà bene usata è l’amore a Dio, cioè la ricerca di Dio, il volere contentare Dio e il voler raggiungere Dio in cielo. Ma vi è pure la via che conduce all’inferno, e la libertà può essere usata scegliendo questa via, la via del piacere, la via dell’orgoglio, la via delle soddisfazioni, quella via in cui si cercano i beni della terra dimenticando il paradiso. Avete la libertà, ricordate però che andate incontro a un giudizio. Avete una libertà fisica: ma vi è una legge che avete da seguire e quindi non c’è una libertà morale nel senso di poter scegliere il bene o il male: c’è la libertà di scegliere volontariamente il bene. Ricordate che la vostra vita va soggetta e va incontro al giudizio di Dio. Così comincia l’anno liturgico e finisce di nuovo ricordandoci nell’ultima domenica
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di Pentecoste il giudizio finale, perché la Chiesa intende che teniamo fisso sempre bene il pensiero al fine. Dove dovete andare? Perché siete creati? Il pensiero fisso al cielo, e sempre presente il giudizio nel quale il Signore esaminerà come avete camminato, come avete usato della libertà.
La seconda parte dell’anno liturgico comincia oggi, con la festa della santissima Trinità. La Chiesa vuole imprimerci bene in mente: il Figlio di Dio incarnato vi ha fornito i mezzi di salvezza. Allora la vostra vita sia indirizzata a Dio: conoscere, amare e servire Dio, al quale triplice dovere noi aggiungiamo l’apostolato. Ecco perciò che la domenica presente ci fa considerare Dio sommo bene e quindi nell’epistola si legge: «O incommensurabile ricchezza della sapienza di Dio, come sono imperscrutabili i suoi giudizi e come sono nascoste le sue vie! Chi infatti ha posseduto il pensiero del Signore o chi gli fu mai consigliere? Chi gli ha dato per primo, per averne a ricevere il contraccambio? Da lui e per lui e in lui sono tutte le cose. A lui sia gloria nei secoli. Così sia»2. Ecco: Gesù Cristo è il mediatore ed è mediatore in quanto è Maestro ed esempio ed è mezzo per andare al Padre, è colui che ha portato la vita soprannaturale. E il mediatore indica appunto che di là c’è qualche cosa ancora: la Trinità. Egli è in mezzo, cioè il medium, il mediatore per arrivare al Padre, a Dio uno e trino. Allora il nostro pensiero va a Dio. Dio è uno e trino, uno nella natura, trino nelle persone. Questo è il grande mistero. Noi inutilmente vorremmo scrutare. Anche S. Agostino ci dice che aveva voluto penetrare più a fondo questo grande mistero, ma è un mistero. Chi lo crede, un giorno vedrà questo mistero svelato pienamente. Chi non crede è già giudicato.
E allora il Vangelo ci dice: «In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco che io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo»3. Ecco, questo
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è un mistero. Però se noi guardiamo come è fatto il mondo, se noi guardiamo come è fatto l’uomo saremo come inclinati, sentiremo come una spinta e quasi un bisogno di considerare Dio uno e trino, perché Dio si è stampato in tutti e in tutte le cose del creato: uno e trino. Meravigliosi libri sono stati scritti sopra questo punto e altri se ne stanno preparando. Se noi facciamo la sintesi e non soltanto l’analisi delle cose... Allora rivolgiamoci a Dio uno e trino. E il modo? Conoscere, amare e servire Dio, per noi anche predicarlo. Conoscere Dio, il gran bene, eterna felicità! La scuola principale è sempre quella del catechismo, è sempre l’istruzione religiosa. A questa la massima importanza. Amare il Signore: scegliere lui, la sua volontà. Amare lui sommo bene. Volere lui servendolo nell’osservanza dei comandamenti e nell’osservanza di tutti i precetti e i consigli che ci ha lasciato Gesù Cristo… il quale andò al Padre facendo la sua volontà.
E poi a noi l’incommensurabile bene, l’apostolato, perché gli uomini conoscano e amino e servano Dio e osservino i suoi comandamenti. Condurre questi uomini alla felicità eterna. Il sacerdote compie un’opera sociale, la più alta, la più preziosa, la più necessaria fra tutte le opere che si possono compiere, siano pure benefiche, in altri campi. Il grande ministero del sacerdote!
Allora cominciamo umilmente il secondo semestre dell’anno liturgico. Tutte le domeniche adoperate il Messalino, poi grande importanza ai catechismi, alle scuole e a tutto l’insegnamento religioso; soprattutto imparare non solo teoricamente la religione, ma imparare a praticarla e a viverla.
Ora è il tempo in cui lo Spirito Santo si comunica alle anime. Vi è una doppia storia della Chiesa. Vi è una storia esteriore: la propagazione della fede, le sue lotte per vivere ed espandersi nel mondo. Vi è quella che è stata fatta per conservare pura la dottrina, per seguire Gesù Cristo e per comunicare la grazia. Ma vi è una storia interiore, la storia delle comunicazioni dello Spirito Santo alle anime. Vedete quale santità hanno raggiunto tante anime! I Messalini più completi, prima di cominciare a spiegare le domeniche dopo Pentecoste, presentano una specie di quadro generale. Non ricordano solamente la storia dei
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Papi, la storia delle definizioni e gli insegnamenti generali che la Chiesa ha dato attraverso i secoli, l’opera di espansione e l’opera di santificazione, ma i santi, i quali hanno usato, hanno approfittato dei mezzi che la Chiesa propone alle anime che sono state docili alla grazia.
Adesso se siete in grazia di Dio, se siete cioè molto unite a Dio, sentite l’invito dello Spirito Santo: imitare Gesù Cristo, seguire Gesù Cristo, profittare bene dei doni che Gesù Cristo ha dato, particolarmente la grazia. Anime che si sono decise per la santificazione e per l’apostolato. Che belle vocazioni ci sono nelle Famiglie Paoline! Vocazioni non solo all’apostolato, ma alla santità, ad una alta santità! Vi sono anime che capiscono di più, anime che capiscono di meno, anime che capiscono niente. A quale genere di anime noi apparteniamo? Anime che capiscono tanto, hanno il dono dell’intelletto. Anime che capiscono poco e per lo più per orgoglio, per impurità. E anime che capiscono al rovescio le cose. Oh, che siamo fra quelle anime che vivono nella luce di Dio e sono docili all’azione dello Spirito Santo e seguono Gesù Cristo e mirano al cielo, al sommo bene, all’eterna felicità e non hanno un pensiero che non sia indirizzato al cielo. Dio ci attende in cielo, arriveremo a contemplarlo.
Quest’oggi è un giorno in cui si recita più solennemente il Credo per ricordare la verità: Quicumque vult salvus esse: Chiunque vuole essere salvo, creda alla santissima Trinità e all’opera compiuta da Gesù, perché noi possiamo arrivare alla contemplazione della Trinità in cielo4.
Ora un bel Credo e un proposito di essere sempre docili alla grazia e chiedere sempre la luce di Dio e nello stesso tempo seguire il mezzo che Dio ci ha dato per arrivare a lui: il mediatore Gesù Cristo.
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1 Predica tenuta a [Roma] il 27 maggio 1956. Dattiloscritto, una sola battitura, carta vergata, fogli 4 (22x28). Una nota in calce a calligrafia di sr Epifania Maraga dice: “In Cripta Santuario Regina Apostolorum il giorno della SS. Trinità che cadeva il 27 maggio”. Dal testo sembra trattarsi dell’omelia. Dal Diario curato da don Speciale risulta che il Primo Maestro ha concelebrato alla Messa in Cripta per la Famiglia Paolina.
2 Cf Rm 11,33-36.
3 Cf Mt 28,18-20.
4 Accenno al Credo atanasiano che inizia con le parole “Quicumque…”. È attribuito a S. Atanasio (295-373) patriarca di Alessandria d’Egitto, Padre e Dottore della Chiesa.