Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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45. CONFESSIONE E COMUNIONE1

Gli Esercizi spirituali si compongono di tre parti e cioè in primo luogo: meditare sopra le verità fondamentali della religione, poi meditare sugli insegnamenti e gli esempi che ci ha lasciato il Maestro divino, terzo meditare sul culto, cioè la pratica della preghiera sia liturgica, sia privata. Se si prendono gli appunti durante la meditazione è più facile fare i riflessi immediatamente e poi ricordarli successivamente. Se vi sono questi appunti o, se in qualche maniera, vengono ricordate le cose udite, è utile che per un certo periodo, ad esempio, per quindici giorni, un mese, si torni a considerare le cose meditate negli Esercizi, onde approfondirne il senso e quindi applicarle a noi e pregare. Fare atti di speranza, di amore, di dolore, di pentimento. Vivere uniti a Gesù, specialmente per mezzo dei sacramenti, della preghiera, delle pratiche quotidiane di pietà.
I due sacramenti da considerarsi a fondo una volta sono: la Confessione, che è specialmente purificazione, l’altro quello che è specialmente edificazione, cioè nutrimento delle anime nostre, che viene a nutrire la mente, il cuore, la volontà dell’uomo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita»2 disse Gesù, e «Io sono venuto a portare la vita e la vita più abbondante»3. Allora particolare importanza a questi due sacramenti con quello che è connesso ad essi.
1. Il sacramento della Confessione ha lo speciale fine di purificare il passato e di fortificarci per l’avvenire onde non cadere più. Qual è la preparazione a questo sacramento? Ognuno pensa che la preparazione sia quella registrata nel catechismo, e sta bene: esame, dolore, proposito, accusa, assoluzione, soddisfazione. Questo è essenziale, è per tutti i fedeli. Ma la religiosa
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non fa soltanto ciò che è essenziale, cioè l’osservanza dei comandamenti, la religiosa osserva anche i consigli. I consigli che si danno attorno a questo sacramento sono quelli che assicurano il frutto più ampio. Anche il cristiano che viene semplicemente a fare Pasqua, e che si accosta una volta l’anno alla Confessione, se mette quelle disposizioni è sufficiente, purché le metta bene. Ma vi è grado e grado. Vi sono le disposizioni remote che assicurano le prossime. Le disposizioni prossime sono le cinque già dette, ma le disposizioni remote sono ancora altre, cioè quelle che stanno nel consiglio.
In primo luogo è l’esame di coscienza. Quando una persona si abitua all’esame di coscienza, conosce se stessa, quindi l’esame è già fatto. Ma posso aver dimenticato qualche cosa. Non vi è gran fastidio, se ci siamo accusate come ricordavamo, e c’è l’abitudine all’esame di coscienza ogni giorno, si può stare tranquilli. Se poi viene in mente qualcosa che in modo assoluto si è certi di aver dimenticato si dice, ma è già assolto. Anche se ti sei confessata ieri e stamattina ti ricordi di quello che a te pare di aver assolutamente commesso, assolutamente grave, mai assolto, puoi fare la Comunione tutta la settimana e poi fra otto giorni o quindici giorni ti confesserai e ti accuserai. E se muori, sei in grazia di Dio e ti salvi. La preparazione remota, dunque, è l’abitudine all’esame di coscienza quotidiano, generale nella Visita e particolare negli altri tempi, per esempio a mezzo giorno, come usiamo fare noi sacerdoti della Casa generalizia, oppure alla sera. L’esame di coscienza quotidiano assicura il frutto più abbondante della Confessione, perché è come una confessione spirituale. Infatti la persona si esamina, si eccita al pentimento e propone, poi riconosce i suoi peccati davanti a Dio e i debiti che ha con il Signore, e si accusa che ha mancato, e senza dirlo a parole si presentano i nostri peccati a Gesù. Se si è in chiesa, Gesù è sacramentalmente presente, più presente che in altri luoghi, perché come Dio è in ogni luogo e come Dio e uomo è in cielo e nel santissimo Sacramento dell’altare. Se poi la persona fa bene l’esame di coscienza si impone una piccola penitenza di riparazione che può essere una Ave Maria, può essere un Angelo di Dio, un Atto di dolore, meglio se un atto di amore.
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La confessione spirituale praticata per otto giorni è chiaro che è preparazione alla Confessione sacramentale. Conosciamo meglio noi stessi, conosciamo il bene per confermarlo e continuare a farlo, e conosciamo il male in cui siamo caduti per evitarlo. Nello stesso tempo ci pentiamo, perché Gesù ci dia il perdono e se vi è la contrizione perfetta si è certi che subito il peccato, fosse anche mortale, è assolto. Certo rimane poi l’obbligo di confessarlo non appena possibile e ci sia l’occasione propizia. Non sempre qualunque sacerdote che si incontra è una occasione che vada bene per l’anima. O l’anima si sente bene preparata ed ha più confidenza di farsi conoscere subito, o perché quel confessore l’ha conosciuta da molto tempo e di conseguenza con poche parole ci si fa capire.
Poi un’altra preparazione remota alla Confessione è l’umiltà del cuore e la riflessione su noi. Siamo pieni di miserie: la persona lo sa e detesta tutto ciò che impedisce la grazia di Dio in lei, detesta tutto ciò che impedisce il merito, la santità, è una disposizione che basterebbe anche per la Confessione. Anche se non si dicesse l’atto di dolore, poiché non è necessario dirlo nella formula con cui lo diciamo abitualmente, basta dire: Mi pento e prometto, oppure è già inteso quando uno va a confessarsi, non va mica a confessarsi per scherzare; c’è una disposizione interna ancorché non si dica con parole. L’atto di andarsi a confessare e di voler sottomettere i nostri peccati alle chiavi della Chiesa, cioè al potere di assolvere del sacerdote, è una Confessione: ci riconosciamo colpevoli e desiderosi di perdono, perché non vogliamo più commetterne. Anche se la persona non avesse finito di dire l’Atto di dolore, perché il Confessore aveva fretta e subito ha detto: Io ti assolvo, stia tranquilla. Questa abitudine di umiltà e di desiderio di santità forma la preparazione remota alla Confessione.
Ma sono andata in chiesa e non c’era nessuno al confessionale e ho dovuto correre, perché il sacerdote se non vedeva più nessuno se ne andava, ma c’è già una preparazione di otto giorni, non ti basta? Se in quel momento si ravviva la memoria delle colpe più importanti e si ravviva il pentimento e si fa il proposito e poi si fa l’accusa, il frutto è maggiore. Le suore sono sempre pronte a confessarsi. E se venisse un disastro e
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non hai tempo né a inginocchiarti, né a fare l’esame di coscienza, né a ricevere quelle grazie che volevi ricevere in quel momento, basta l’assoluzione, c’è l’abituale pentimento e l’abituale proposito di non voler offendere Iddio e di volerlo amare. La vita della suora è tutta una preparazione alla Confessione: Non voglio il peccato, il mondo, le passioni e voglio darmi tutta, solo a Dio sempre di più, eliminando giorno per giorno quello che impedisce l’aumento di grazia e di carità. La suora con le sue abitudini è sempre al confessionale e mostra di detestare il male e di volere il bene e di voler essere di Dio. Quindi sono disposizioni abituali e la suora che vive in queste disposizioni è sempre pronta a confessarsi.
Del resto sarà sempre pronta anche a comunicarsi. Ecco dunque la preparazione remota la quale è di consiglio e assicura un pentimento più profondo, un’assoluzione che toglie almeno in parte la pena del peccato, poi una maggiore abbondanza di forza per non commetterne più. La Confessione è come il centro della settimana con tutt’attorno questa preparazione o questa abituale disposizione, o almeno, l’abituale esame di coscienza fatto specialmente nella Visita.
2. Per camminare nella santità occorre l’unione con Dio e cioè l’unione più intima. Quando noi riceviamo Gesù sacramentato, Dio e uomo, l’anima si nutre di Dio stesso o meglio di Dio fatto uomo, poiché nel Sacramento vi è il corpo, il sangue di Gesù, l’anima di Gesù, la divinità di Gesù che viene a nutrire l’anima. Quindi la Comunione serve ad aumentare la vita dell’anima e a fortificare anche il corpo per resistere meglio alle tentazioni, diminuire la veemenza delle tentazioni, la forza della carne e stabilire in noi l’amore continuato, fermo in Dio.
Quali disposizioni per fare bene la Comunione? Sappiamo che ci vogliono le disposizioni del corpo: il digiuno nella forma adesso praticata, poi ci vuole la retta intenzione e lo stato di grazia, cioè che l’anima non abbia nessun peccato mortale. Perché sia proibita la Comunione ci vogliono tre condizioni: che ci sia qualche peccato certamente grave. Alle volte sono fantasie e non peccati. Perché è venuta in mente quella certa cosa, perché è venuta in mente in chiesa o mentre si andava alla Comunione o si pregava la Madonna..., venire in mente è
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come il venire una mosca sull’abito. Non è il pensiero che fa il peccato. Il pensiero è peccato quando è ricordato, quando è tenuto in mente appositamente, quando si ama questo pensiero e la persona si vuole dilettare di questo pensiero. Alle volte non si riesce a mandarlo via e tuttavia la volontà è contraria e la persona non commette peccato, perché il pensiero non è che si possa mandare via direttamente. Se uno ha scritto sulla lavagna, con uno straccio o una spugna si cancella, ma nella mente non si fa così, non c’è straccio, né spugna, ma c’è un solo mezzo cioè mettere pensieri buoni, specialmente dopo esserci raccomandati a Maria: O Maria siate la salvezza dell’anima mia, oppure altre giaculatorie.
Quindi tre disposizioni: disposizioni che riguardano il corpo e disposizioni che riguardano l’anima, che sono lo stato di grazia e la retta intenzione, cioè andare alla Comunione per avere più merito, per avere più grazia, o per fare un atto di riparazione a Gesù o per ottenere una grazia per noi o per altri.
Inoltre vi è una preparazione remota che è di consiglio, la quale assicura il frutto e lo assicura abbondantemente. La preparazione remota è il desiderio di santità, il desiderio di diretta unione con Gesù, di stabilire questa unione che, ricevendo l’Ostia, diventa sacramentale, e quando le Specie eucaristiche sono consumate, rimane la presenza spirituale di Dio in noi, quindi l’inabitazione di Dio nell’anima. Quando vi è questo desiderio di amare di più Gesù e di unirsi a Gesù e questo desiderio è conservato nella giornata: ecco la preparazione. Se dal mezzodì alla sera noi facciamo tutto in ordine alla Comunione del giorno seguente questa è preparazione remota. Indirizzare tutte le azioni, la preghiera e anche la sofferenza come preparazione, cioè per preparare il mazzo di fiori da presentare a Gesù il giorno seguente. Quando Gesù odorerà il mazzo di fiori che ho fatto, mi farà un sorriso di amore e verrà volentieri nella mia anima e mi porterà l’abbondanza delle grazie.
Ecco: la metà della giornata in preparazione alla Comunione del giorno seguente, come la mattinata, cioè il tempo che corre fra la Comunione e il mezzodì, in ringraziamento alla Comunione. Passare bene la mattinata per continuare il ringraziamento. Al pomeriggio dunque la preparazione, questa
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preparazione poi sarà più diretta alla sera quando la persona, prima di addormentarsi, dice a Gesù: Prepara bene la mia anima a riceverti domani mattina, monda la mia anima come si deve mondare una pisside che deve contenere l’Eucarestia, e accendi il mio cuore di desiderio di unirmi a te per la vita, a te nella morte, a te nell’eternità, perché realizzi la mia professione: Tutta mi dono offro e consacro. E si fa brevissimamente questa rinnovazione, poiché la persona prima di addormentarsi, mettendo la mano sul cuore o sull’immagine della Madonna o sul Crocifisso, intende rinnovare il dono di sé a Dio, un dono rinnovato con fervore, come se fosse l’ultima volta che lo fa, perché se nella notte vi fosse una morte improvvisa, si prepara bene all’ingresso in cielo. Al mattino poi, aprendo gli occhi alla luce, pregare la Madonna che voglia con la sua grazia disporre l’anima nostra a ricevere Gesù: Credo la presenza di Gesù e spero di ricevere l’abbondanza di grazia da Gesù e voglio stare unita a lui intimamente. Ecco allora che comincia quella preparazione che si può chiamare prossima, sebbene la prossima è quella che va dall’entrata in chiesa fino al momento in cui si riceve il Signore.
Ecco allora i due sacramenti: nella Confessione purificazione e fortificazione contro il peccato, contro i difetti, le debolezze e fragilità umane e poi stabilire l’unione con Gesù, l’unione più intima, stabilita nel modo più intimo. Questa Comunione allora porterà un risveglio di pietà che deve durare almeno mezza giornata. E la persona quando va alle sue occupazioni, allo studio, all’apostolato e alle altre cose, sente che Gesù è con lei e può contare sul suo aiuto. Ogni tanto le sembra quasi di sentire il cuore di Gesù che palpita e allora dirà: Gesù ti amo, e in quella parola vi è tutto il dono dell’anima a Dio.
Confessioni fatte cinquantadue volte all’anno così, Comunioni così fatte, supponiamo trecentosessantun giorni all’anno. Sarà così un anno di santificazione. Voi fate il vostro programma che durerà da questo corso di Esercizi fino al prossimo. Un anno di spiritualità e vi darà tante consolazioni e vi farà amare la vita religiosa, la vita paolina molto di più e vi sentirete così di Gesù, proprietà di Gesù. Io sono tutta tua e quello che ho te lo offro per mezzo di Maria, tua santissima Madre.
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1 Predica tenuta durante gli Esercizi spirituali a [Roma] il 27 settembre 1956. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 5 (22x28). Autore e luogo sono aggiunti a mano. Di questa seconda predica esiste anche un dattiloscritto successivo.

2 Cf Gv 6,54.

3 Cf Gv 10,10.