Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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46. UNIONE CON DIO1

Questa mattina abbiamo parlato dei due grandi mezzi di santificazione: l’uno per togliere il male cioè la Confessione, e l’altro, la Comunione, per mettere Gesù. Uno per togliere il nostro io e l’altro per mettere Dio nel cuore e rendere Dio padrone di tutto il nostro essere. La santità sta in questa unione con Dio. Ma adesso è utile che consideriamo come si stabilisce veramente l’unione dell’anima nostra, del nostro essere con Dio, non solo dell’anima, anche del corpo, poiché anche il corpo ha da amare Dio. E voi avete questo grande desiderio che anche tutto l’essere umano sia consacrato a Dio: gli occhi, l’udito, la lingua e il tatto. Verginità completa del corpo, in tutti i sensi e del cuore in modo da essere, anche riguardo al corpo, totalmente di Dio.
Questo amore bisogna che sia inteso bene. Come amiamo Dio? Vi era uno che diceva: Come faccio ad amare Dio che non vedo? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore! Questo è un grande sproposito, come se l’amore di Dio fosse una sensibilità, è tutt’altra cosa. L’amore di Dio non è una sensibilità. Un buon fanciullo ama la mamma, ama il papà e com’è il suo amore? Ama la mamma quando è obbediente, non quando la baciucchia; ama la mamma quando ama ciò che la mamma vuole che egli faccia, e i suoi sentimenti di affetto, i suoi pensieri sono rivolti alla mamma, a colei che gli ha dato la vita e che vuole indirizzare bene la sua stessa vita.
L’amore di Dio sta in tre atti indicati dal primo comandamento: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la tua mente, con tutte le tue forze, con tutto il tuo cuore»2. Ecco che l’amore sta nei pensieri, questo è difficile a capirsi, eppure l’amore è l’unione di mente con Gesù, l’unione di volontà con Gesù, l’unione
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di cuore con Gesù. Questa è l’unione completa. E quando si va alla Comunione e si dice a Gesù: Dammi i tuoi pensieri, aumenta in me la fede, fa’ che io pensi come pensi tu, allora c’è questa unione di mente. Dire a Gesù: Stampami il tuo Vangelo nel cervello, perché abbia gli stessi pensieri tuoi, è unione di mente, la parte più nobile.
Vi sono persone che credono di amare Gesù soltanto se hanno doni straordinari, oppure se sentono qualche volta dolcezza nella Comunione, o qualche volta si sentono commosse per qualche bella parola, qualche bella espressione che leggono nei libri o che sentono nella predica. Il primo amore nella mente: è su questo che bisogna soprattutto vigilare. Che cosa sarebbe da dirsi qui? Tutto quello che ho scritto in quel libretto: Santificazione della mente3. L’avete tutte? Avere pazienza di leggerlo e meditarlo. Per quest’anno, in una casa, il Maestro dei novizi mi ha scritto, mediteremo solo quel libretto, punto per punto e ne avremo per tutto l’anno. Siamo sicuri che santificando la mente trarremo un grande beneficio, perché chi pensa bene parla poi in bene. Se pensi bene della sorella, poi ne parli anche in bene, ma se pensi male che cosa uscirà dalla tua bocca quando discorri con le sorelle?
Primo, rettitudine di mente secondo la ragione umana: ragionare bene, non ragionare male. Poi un aumento di fede: credere, e sentire di credere le verità che il Signore ci ha predicato e che noi troviamo scritte nel santo Vangelo. Penso che, essendo voi molto zelanti per le giornate del Vangelo e in generale per la propaganda del Vangelo, penso che sia come una preghiera, perché il Vangelo si stampi nella vostra mente. E ogni volta che vedo che diffondete il Vangelo o fate queste giornate del Vangelo sono lieto, in questo senso: Fanno del bene agli altri e fanno del bene a se stesse, otterranno la santificazione della mente per queste opere care al divin Maestro.
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Santificare la mente vuol dire escludere pensieri cattivi, tutti i pensieri cattivi. Tutti i peccati cominciano con la mente. Non ci può essere peccato se non c’è la mente. Di notte quando si dorme, qualunque cosa accada, se si dorme non si fa peccato, manca quella che si chiama intelligenza, l’avvertenza della mente. E d’altra parte molti meriti si fanno con la sola mente, senza che passino nella volontà e nell’opera. Vi sono persone magari infermicce che desidererebbero tanto di fare la propaganda e offrono a Dio la loro sofferenza per la propaganda. Queste persone guadagnano il merito anche se non si muovono mai dal letto, si fanno il merito così, con il pensiero e il desiderio.
A volte si fanno dei peccati con i pensieri e desideri cattivi. Per esempio, pensiero cattivo è il pensiero di vendetta o di sospetto contro una sorella, conservare il rancore, non parlare più con quella sorella. Sono peccati che si consumano dentro, anche se esteriormente quella persona continuasse a disporre, a fare le gentilezze a quella persona di cui ha invidia o contro la quale ha qualche rancore, poiché il rancore si conserva dentro e il pensiero porta spesso a vedere male quello che la sorella fa.
Santificare la mente! Vi sono poi i mezzi positivi, cioè istruirci nella religione: catechismo, sentire volentieri e meditare la parola di Dio, la lettura della giornata farla volentieri, e pregare il Signore che aumenti in noi la fede.
Con la mente e con il cuore si possono praticare tutte le virtù interiormente, e con la mente e il cuore si possono fare tutti i peccati. Alle volte una simpatia spinta non si mostra all’esterno, ma se è assecondata volontariamente diviene un peccato. Se è involontaria, sebbene qualche volta o anche frequentemente si senta la sensazione, è involontaria e allora non c’è niente di male. Con la mente si può peccare contro la fede, contro la speranza, contro la giustizia, contro la prudenza, contro la temperanza, contro l’obbedienza, contro l’umiltà.
Santificare la mente: unione di mente con Gesù, questo è il primo amore. Veda ogni anima se crede bene, se pensa bene, se tutti i suoi pensieri sono santi, se pensa come Gesù, e cioè a poco a poco va stampandosi nella mente il Vangelo e ogni massima del Vangelo.
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Secondo: unione di volontà con Gesù, e cioè amare la volontà di Dio, amare i comandamenti, volerli osservare, amare i consigli evangelici e volerli osservare, amare i doveri del proprio stato come paoline e volerli osservare, amare le Costituzioni e volerle osservare, amare l’ufficio in cui ciascuno è destinato e volergli bene, amare e stare dove è destinato dai superiori, stare volentieri in quello stato di salute come ha disposto il Signore e anche nello stato spirituale permesso dal Signore. Può essere che dopo un dato tempo un’anima per salvarsi debba abbracciare non più la via dell’innocenza, perché l’ha perduta, ma la via della penitenza.
Amare la via della penitenza, cioè della mortificazione e della emendazione, della santificazione della vita che il Signore ancora ci dà. Quindi la persona che ama il volere di Dio e che lo ama in tutte le sue sfumature e lo ama non solo per quello che riguarda l’esteriorità, ma proprio lo ama interiormente, è unita di volontà a Dio. L’abbandono sereno nelle disposizioni di Dio, nella volontà di Dio è veramente il fiore dell’amor di Dio. Quando un’anima è arrivata a non desiderare nulla e a non chiedere nulla e a non rifiutare nulla e intanto fare generosamente, docilmente quello che viene disposto da Dio, allora si è nel fiore dell’amore per parte della volontà. Quindi il secondo amore è nella volontà.
Terzo: unione con Gesù da parte del cuore. Non si vuole dire soltanto che la persona abbia degli affetti per Gesù, ma deve lasciare ogni altro affetto e concentrare tutto in Gesù, così da acquistare poco per volta i sentimenti di Gesù e detestare quello che Gesù detesta e desiderare quello che Gesù desidera. Come è Gesù, divino Sposo nel tabernacolo, come è il suo cuore, che cosa dice Gesù nel tabernacolo al Padre celeste? Che cosa vuole e che cosa ispira a noi Gesù nel tabernacolo? Parte negativa: togliere gli affetti che non sono buoni. Ci sono degli affetti umani che sono buoni, retti, creati dalla ragione, affetti umani perché il Signore ci ha fatto uomini e non angeli. Affetti umani buoni sono l’affetto verso le sorelle, le Maestre, la Congregazione. Togliere gli affetti umani cattivi: attaccarsi a qualche cosa che in sostanza fa venire l’avarizia e fa mancare in qualche modo di povertà. Vi sono alle volte desideri vani ed
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inutili. A volte è il desiderio di far bella figura o un desiderio ambizioso, oppure un desiderio di attirare gli sguardi, di farsi considerare oltre la giusta misura.
Ora: il cuore può attaccarsi a tre cose in sostanza, tre cose che ne comprendono molte altre e sono descritte da S. Giovanni quando dice: «Omnia quae in mundo sunt», che cosa sono? «Concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia vitae»4. Queste cose possono eccitare e attirare il nostro cuore. Vedete, il mondo ha o l’avarizia, cioè lo sfrenato desiderio dei beni della terra, o il piacere, oppure il desiderio di primeggiare. Persone che vivono di ambizione, fanno grandi sacrifici e magari danno via denaro e denaro solo per ambizione. «E se io dessi via denaro ai poveri e non avessi l’amore di Dio, non avessi la carità, sarei come un tamburo vuoto che fa molto chiasso, ma che è vuoto»5. Vedere se su questi tre punti il nostro cuore non è attirato, non è guadagnato. Certamente non sempre il cuore può essere guadagnato del tutto, ma può essere che qualche fibra del cuore vi inclini troppo. Concupiscentia carnis: la carne, la passione; concupiscentia oculorum cioè i beni della terra che qualche volta si riducono a niente che meriti il nostro affetto: la superbia, l’amicizia, il posto, volere che ci trattino con riguardo, offendersi per qualsiasi parola che ci sia detta.
Purificare il cuore da questi tre affetti che in un certo limite sono buoni, ma in una maniera buona. Invece sono cattivi in altra maniera quando non rispettano più i diritti di Dio sul nostro cuore. Esempio: amare la propria stima è buono, perché la Scrittura dice: «Melius est bonum nomen quam divitiae multae: È meglio un buon nome che molte ricchezze»6. Ma noi quale stima abbiamo di noi? Amiamo prima di essere stimati da Dio? Che Dio sia contento di noi e di conseguenza che siamo stimati dagli uomini per dare loro buon esempio, per fare loro maggior bene, per conservare la pace con tutti?
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Occorre dunque distinguere, perché nell’umano c’è tanto del buono. Se uno è più ambizioso e vuol farsi più santo di un altro, fa peccato? No, desiderio buono. Ma vuole andare più in su degli altri, vuole primeggiare in paradiso. E vada più in su.
Dopo aver tolto gli affetti che sono imperfetti e che qualche volta possono trascinare la persona al male, mettere l’amore di Dio. Amare Dio e le cose di Dio, amare Gesù e il suo paradiso; amare i santi e amare la nostra Madre celeste e le grazie che lei ci può ottenere dal cielo. Amare ciò che Dio ama e che è nel volere di Dio: Dio vuole che ami le sorelle, Dio vuole che ami tutti gli uomini, Dio vuole che ci sia una carità più ordinata: amerai più chi ti è vicino, amerai di più chi ti ha beneficato, amerai di più chi ti ha dato buon esempio, ecc. Amare ciò che ama Dio: amare i santi del paradiso, amare le anime del purgatorio, amare tutti gli uomini, anche i peccatori, perché Dio li ama e li vuole guadagnare tutti a sé. Non c’è cosa odiata da Dio fuorché il dannato, colui ormai che è confermato nel male e non potrà più ritornare sulla via buona, non tornerà più ad amare il Signore.
Amare gli uffici e amare le case in cui si è, e le persone che le compongono, amare la Congregazione con tutto il suo apostolato, con i mezzi di apostolato, con le organizzazioni sue, con le sue pratiche di pietà, con la sua vita sociale. Amare tutto quello che piace a Dio nella maniera ordinata, ad esempio, nell’affetto alla Maestra noi cerchiamo il volere di Dio che ha stabilito nel quarto comandamento di amare i superiori. E per noi religiosi ha stabilito il voto di obbedienza, che vuol dire: amore, rispetto, obbedienza, cooperazione alle Maestre. Amare Gesù sopra tutti: unione di cuore con Gesù, quindi Comunioni sante, Visite sante a Gesù Sacramentato, comunioni spirituali almeno qualche volta nella giornata, giaculatorie che siano come altrettante saette che partono dal nostro cuore verso quello di Gesù. Desideri di paradiso, desideri di meriti, desiderio di essere un giorno più vicine a Gesù e di essere più sante in modo che Gesù possegga tutto il nostro cuore fino all’ultima fibra. Allora molta diligenza nel ricevere i sacramenti e molta diligenza nel ricordarci di Gesù durante il giorno.
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Si può amare il Signore? Sì, riassumendo, con l’unione di mente, di volontà e di cuore. Spingersi avanti finché si sente il gusto in questa unione, finché si sente che questo amore sostituisce ogni altro amore, finché si sente che è meglio un giorno di vita con Gesù, che diecimila giorni con i peccatori. Stimare le dolcezze e l’amore di Gesù più che tutti i piaceri che possono godere lecitamente coloro che sono nelle famiglie, e illecitamente quelli che vanno dietro alle loro passioni. Stabilire questo amore interno. Gesù è capace di soddisfare tutti i desideri di un’anima retta. Quando quest’anima sarà arrivata alla pace, a stabilizzarsi interamente in Dio, allora il Signore le svela Dio stesso. [L’anima] passa dalla terra al cielo e contempla Dio e ama Dio in eterno, perché sarà cessata la fede, e sarà caduta la speranza e rimarrà in eterno la carità. «Caritas manet in aeternum»7.
Pregate tutti vicendevolmente per arrivare a questa sublimità di amore. La suora non ha un cuore che sia silenzioso, un cuore che sia abbandonato, no, ha un cuore che è vivificato da un amore più alto, e i suoi sono tutti amori verginali, amori quindi che piacciono a Gesù e dureranno in eterno.
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1 Predica tenuta durante gli Esercizi spirituali a [Roma] il 28 settembre 1956. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 5 (22x28). Autore e luogo sono aggiunti a mano. Esiste una sola battitura.

2 Cf Mc 12,30.

3 Il contenuto di questo libretto fu pubblicato a puntate sul San Paolo da settembre 1954 a maggio 1955 con il titolo Amerai il Signore con tutta la tua mente, cf CISP pp. 1123-1194. Gli stessi articoli furono pubblicati anche su Regina Apostolorum. Nel 1956 si stampò il libretto Santificazione della mente. Nel 2005 entra a fare parte del volume Anima e corpo per il Vangelo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), pp. 11-111.

4 Cf 1Gv 2,16: «Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita…».

5 Cf 1Cor 13,1.

6 Cf Pr 22,1.

7 Cf 1Cor 13,8: «La carità non avrà mai fine».