Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. MISSIONE DELLA DONNA1

I sacerdoti della Casa generalizia hanno chiesto di fare una meditazione su ogni episodio e sopra tutte le parti della chiesa Regina Apostolorum. Stamattina siamo arrivati all’episodio della sacra Famiglia. Penso sia utile anche qui ripetere, secondo le vostre speciali necessità, quello che abbiamo meditato prima insieme della Messa: l’episodio dove è rappresentata la sacra Famiglia al lavoro. Maria è al fondo del banco dove lavora S. Giuseppe e Gesù sta imparando il lavoro di falegname. «Erat subditus illis»2. L’episodio rappresenta appunto il ritorno della sacra Famiglia a Gerusalemme, dove Gesù era stato smarrito e ritrovato. Il Vangelo termina dicendo che: «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia e che Maria conservava tutte le parole che aveva udito e le meditava nel suo cuore»3.
Quale grazia chiedere in questa meditazione? Non sarebbe una grazia, ma sarebbero tutte le grazie che sono indicate nel libro La donna associata allo zelo sacerdotale4, il quale circola da almeno quaranta anni e continua a portare i suoi frutti.
Occorre considerare il grande problema della donna nella società, cioè la sua missione accanto all’uomo. Perciò la donna non è tratta dalla testa di Adamo e neppure dal piede, dice un santo Padre, ma dalla costola, cioè che vive a fianco dell’uomo, lo accompagna come «adiutorium simile sibi: Come l’aiuto simile all’uomo stesso»5. E nel senso spirituale, nel senso altissimo della rivelazione: Maria che accompagna Gesù; Gesù che
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si fa redentore, Maria che è la corredentrice; Maria che è nella gloria celeste accanto al suo Figlio Gesù, ugualmente glorificati, ciascuno nella propria posizione, si capisce.
La donna come madre. Oh, se ci fossero tante buone madri! Se fossero tutte buone le madri! La donna come sposa nel senso che dice S. Paolo: Si è santificato il marito infedele per l’opera della donna fedele6. E fossero tutte buone le giovani! Esemplari, virtuose, delicate. E vivessero in casa come buone sorelle che aiutano in famiglia, sia per l’educazione dei fratellini, delle sorelline più giovani, e sia come conforto, consolazione dei genitori.
In secondo luogo: la donna considerata nella sua missione accanto al sacerdote. Sempre «adiutorium simile sibi», aiuto simile a sé, al sacerdote.
Gesù ha voluto offrire all’umanità una donna ideale come esempio, Maria, la quale ha introdotto nel mondo la verginità; Maria la quale è stata la sposa più fedele; Maria, la quale è stata la madre del primo chiamato, la prima vocazione: Gesù; Maria, che è regina dei martiri; Maria, la quale assistette alla nascita della Chiesa e la portò, bambina, tra le braccia, come aveva portato Gesù. La donna per eccellenza! «Donna, ecco tuo Figlio»7. «Signum magnum apparuit in coelo: mulier amicta sole»8. La donna: grande prodigio in cielo! Ella continua in cielo ad essere associata alla redenzione, al Sacerdote per eccellenza, Gesù Cristo. Gesù Cristo sempre fonte della grazia, Maria la distributrice e la mediatrice.
Così deve essere nella Chiesa di Dio. L’opera del sacerdote ha bisogno di essere affiancata dall’opera della suora. Posti nella loro rispettiva missione, possono moltiplicare il bene per le anime. Ma se non sono posti nella loro giusta missione, potrebbero diventare l’uno rovina dell’altra.
A tale riguardo v’è qualcosa da ricavare dal Vangelo. Il Maestro divino venuto al mondo per riabilitare tutta l’umanità caduta, pensò e volle certamente riabilitare la donna. E come
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si comportò? Prima fu figlio devoto: «Erat subditus illis». Poi nella sua vita Gesù s’incontrò con tante donne di ogni specie e ad ognuna portò quell’aiuto e quella riabilitazione che è di esempio per tutta l’opera sacerdotale e per tutta l’opera che dovete fare voi riguardo alle giovani, alle bambine, alle madri, alle spose. Come si comportò Gesù con la samaritana caduta fino al fondo del male; come si comportò con la Maddalena? Di queste ne fece due apostole: le sollevò dal loro abisso e le portò fino ad essere cooperatrici della sua opera, della sua missione. Come si comportò con l’adultera; come si comportò con la cananea; come si comportò con la madre vedova che accompagnava l’unico figlio al sepolcro? «Donna, non piangere»9. E come volle Maria vicino a sé sul Calvario e come la pose veramente come aiuto agli Apostoli: «Giovanni, ecco tua madre»10. C’è qualche cosa di divino da considerare in tutto questo, e tuttavia è qualche cosa di così delicato e così pieno di conseguenze che è necessario sempre pregare.
Qual è la donna che può cooperare con il ministero sacerdotale? Quella che è piena di Gesù Cristo, cioè che attinge dal Tabernacolo la luce, la delicatezza, l’amore che deve possedere una donna apostola; che attinge lo spirito di fede, la fermezza della speranza cristiana, le virtù cardinali, le virtù religiose.
Attualmente viviamo in un periodo storico tanto delicato e difficile. Si dovrebbe ripetere in grande ciò che si vede in piccolo in tante famiglie. Quando in una famiglia vi è una madre santa, lo sposo, i figli e le figlie ne ricevono un gran bene. La donna opera quasi insensibilmente, ma opera nell’anima, nel cuore delle persone che costituiscono la famiglia. Così adesso la donna dovrà operare nel cuore della Chiesa. La Chiesa si compone di anime, di uomini, quindi quando diciamo la Chiesa intendiamo il complesso di fedeli che vivono sotto la guida dei pastori e partecipano ai beni della redenzione.
Parlando particolarmente di voi, l’apostolato vostro anzitutto deve rivolgersi alla donna: alle bambine, alle giovinette, alle giovani, a quelle che sono vicine al matrimonio, a quelle
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che sono già entrate in questo stato per mezzo del sacramento, a quelle che sono madri, a quelle che sono spose che accompagnano tante volte l’uomo nei momenti più difficili della vita. Quante volte nella storia, nella vita dei Santi incontriamo madri che sono state veramente educatrici! E quante di voi pensano con riconoscenza alla mamma che le ha educate così bene! La riconoscenza consiste nella preghiera, nel comprendere i benefici ricevuti, quindi la riconoscenza dimostrata nelle condizioni vostre di suore.
In secondo luogo vi è da operare anche nella Chiesa, però sempre in quei limiti e in quell’ordine conforme alla vostra condizione e alla posizione che avete nella Chiesa. Tuttavia si deve sempre notare che in tutto ci vuole una grande prudenza. Dovete prendere dal sacerdote tutto quello che è santo e contribuisce al sacerdozio e al ministero sacerdotale con la preghiera.
Vedete il comportamento di Gesù riguardo non solo alle donne che incontrò durante il suo ministero pubblico, ma anche riguardo alla sua Madre stessa. Sono da considerare molto le parole di Gesù: «Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me, ma sopra di voi e sopra i vostri figli»11.
Occorre quella riservatezza di comunicazioni che sia sempre tale che si possa portare in pubblico, come ogni episodio, ogni incontro sarà portato al giudizio universale. Prendere e dare: l’aiuto della preghiera, il comportamento dignitoso, riservato, e l’aiuto dell’azione di apostolato. Ecco quello che è da farsi. Gesù non chiama mai Maria col suo nome: la chiama donna. Non intimità. Alla debita distanza. È esortazione di S. Alfonso per i confessori: Sit sermo vester brevis et durus cum mulieribus12. E S. Alfonso è il restauratore della teologia morale, il grande maestro dei confessori. Parlare breve e duro. Duro non vuol dire insolente: vuol dire chiaro, senza mettervi sentimentalità.
E le suore che vanno a cercare il contrario? Occorre vigilare. Ciascuno nella sua posizione. Ho detto che è di grande aiuto
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la collaborazione. Bisogna che mai il diavolo prenda occasione. Anche a vostra volta sermo brevis et durus cum hominibus. Vuol dire che dovete essere svelte, cioè brevi; e durus vuol dire chiaro e semplice, senza sentimentalità.
Chiedere le grazie che sono notate nel libro La donna associata allo zelo sacerdotale. Primo: che il Signore dia alla sua Chiesa madri sante, come quella di S. Agostino13, come la madre di S. Giovanni Bosco14, ecc., e dia spose fedeli che santifichino il marito in casa; particolarmente hanno responsabilità quelle che devono accompagnare i mariti nella società. Vi sono donne che hanno tanto contribuito a far cambiare le leggi in senso cristiano. Non sempre i loro consigli sono stati ascoltati. Per esempio Pilato quando ha sentito l’avviso di sua moglie non l’ha ascoltato; quando la donna, cioè, gli mandò a dire mentre stava seduto in tribunale: Non occuparti di questo uomo. E voleva dire: Non condannarlo, perché in sogno sono stata avvertita15.
Buone spose, buone giovani che nelle parrocchie siano di esempio. Quando è buona la gioventù femminile, in una parrocchia si ha un buon fondamento per lavorare con tutte le categorie di persone. Buone giovanette, gioventù che ami i Sacramenti. Pregare, in secondo luogo, che il vostro apostolato abbia specialmente questo indirizzo: la parte femminile della società. Dovranno votare, ad esempio, anche le donne. Il numero delle donne che vanno a votare è maggiore del numero degli uomini, come risulta dalle statistiche. Operare anche in questo senso. La donna poi dovrebbe operare, a sua volta, in famiglia, sia con il marito e sia con i figli quando sono già maggiorenni, quindi che hanno diritto al voto. L’apostolato vostro deve in primo luogo santificare la donna.
Poi, in secondo luogo, associato all’opera della redenzione, cioè all’opera sacerdotale. Domandare molte vocazioni sacerdotali. Che i sacerdoti siano di esempio e pieni di zelo, e che
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portino a voi con il loro ministero, con la loro parola il frutto che ha portato Gesù Cristo riguardo alla riabilitazione della donna. Marta e Maria: quell’episodio quanto si deve considerare! La potenza supplichevole della donna rispetto a Gesù, la sua fede quanto si deve considerare, ad esempio, nella cananea, nell’emorroissa.
Dunque vi è tanto da pensare. La cosa più importante, però, è formarvi bene nella vostra vocazione. Allora sarete come angeli che portate dappertutto la luce, e la vostra presenza sarà sempre di edificazione. Però bisogna che la suora si santifichi in casa, perché la vita in pubblico, nelle relazioni con i fedeli e con i non fedeli, sarà un riflesso della santità, della pace, della grazia e della spiritualità di ogni anima. Non possono esistere le vere virtù sociali se non ci sono le vere virtù individuali; le vere virtù religiose devono precedere l’apostolato.
Sarete tanto efficaci quanto sarete unite e trarrete la vostra forza, la vostra luce dall’Eucarestia. Entrare bene in questa vita eucaristica per attingere bene la grazia dal Tabernacolo, come il tralcio attinge dalla vite. Gesù è la vite: «Ego sum vitis»16.
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1 Predica tenuta a [Roma] il 14 aprile 1956. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 5 (22x28), con varie correzioni. Il luogo è stato aggiunto a mano. Riprende alcuni concetti scritti per l’enciclopedia sulla donna, pubblicata dalla SAIE, cf CISP, pp. 1259-1273.

2 Cf Lc 2,51: «… stava loro sottomesso».

3 Cf Lc 2,19.51.

4 È il secondo libro, dopo Appunti di teologia pastorale, scritto da Don Giacomo Alberione negli anni 1912-1915, nel periodo prefondazionale. La prima edizione fu stampata nel 1915 dalla Scuola tipografica “Piccolo operaio”.

5 Cf Gen 2,18.

6 Cf 1Cor 7,14.

7 Cf Gv 19,26.

8 Cf Ap 12,1: «Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole».

9 Cf Lc 7,13.

10 Cf Gv 19,27.

11 Cf Lc 23,28.

12 “Con le donne la conversazione sia breve e asciutta”. Detto attribuito a diversi autori, ma già noto a S. Agostino.

13 S. Monica (331-387) ebbe un ruolo determinante nel cammino di conversione del figlio.

14 La venerabile Margherita Occhiena (1788-1856) seguì il figlio nella sua missione tra i giovani poveri e abbandonati di Torino.

15 Cf Mt 27,19.

16 Cf Gv 15,5: «Io sono la vite».