XVI
RENDERE STABILE IL FRUTTO DELLA PROPAGANDA
I COOPERATORI1
Questa volta cerchiamo di non lasciar succedere un inconveniente che molto spesso si ripete negli Esercizi spirituali. Fino al quinto giorno molta serietà, preghiera, silenziosità, raccoglimento. Fatta la Confessione, si parla dell’apostolato, si danno le notizie alle sorelle che da tempo non si erano più viste, si comunicano le cose nuove. Va bene, questo da una parte è un buon segno, è un buon segno in quanto si amano le sorelle, si ama la Congregazione e si desidera imparare tutto quello che è possibile imparare venendo a Roma e comunicare con le Maestre che avete sentito tante volte. Ecco, prendere le notizie delle case da dove vengono, come si sviluppano, quali apostolati hanno, le difficoltà che incontrano, le vocazioni che raccolgono e anche le pene che sovente si provano: tutto questo è amore alla Congregazione. Essa è la vostra famiglia, e in una famiglia si vogliono sapere le notizie della mamma, del papà, dei fratelli, delle sorelle. Questo mostra l’affetto soprannaturale alla Congregazione. Poi vi sono le notizie e le istruzioni sull’apostolato. Anche queste bisogna che prendiate, specialmente dalla visita a Casa madre, a Casa generalizia.
La Congregazione non progredisce solamente in persone, ma progredisce anche in opere e le stesse opere vanno progredendo in quanto sono fatte con maggiore intelligenza, con spirito sempre più elevato. Perciò prendere tutto ciò che c’è di progresso nell’apostolato, anche ciò che ho già ricordato, cioè l’intenzione che ho messo nelle preghiere di quest’anno: come rendere stabile il frutto della propaganda. Renderlo duraturo!
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Le vostre visite alle case, alle famiglie sono come il passaggio di un angelo di luce e di benedizione. E quante grazie ottenete con i vostri passi a quelle famiglie che visitate: beati i vostri passi! Invece di essere solamente il passaggio di un angelo, sia anche la dimora di un angelo. Ecco, interessare l’angelo di quella famiglia, di quelle persone: papà, mamma, figli, figlie; interessare l’angelo custode e gli angeli custodi della famiglia e dei membri della famiglia, perché la grazia continui, quella luce risplenda ancora, porti del bene.
Il miglior modo forse per rendere stabile il frutto della propaganda è di lasciare i continuatori, le continuatrici come cooperatori, come cooperatrici. Il segreto del grande lavoro di S. Paolo nel mondo era: visitare le regioni e fermarsi quanto era necessario per impiantare una chiesa, cioè raccogliere fedeli e poi amministrare loro i sacramenti, dare norme di condotta, abituarli alla preghiera. Ma il segreto era stabilire i continuatori. Sceglieva fra gli anziani qualcuno che godesse stima presso gli altri, che venisse ordinato sacerdote, oppure anche se non sacerdote, fosse di buon esempio e avesse i doni di Dio per continuare a ricordare le verità sentite, parlare, ripetere il Vangelo. Un grande esempio in questo lo avete in S. Timoteo. Un altro grande esempio in S. Tito. Ecco, S. Paolo allontanandosi da quei luoghi dove aveva predicato, lasciava questi. E proprio S. Timoteo, il quale gli era così caro, e d’altra parte era giovane, ma aveva il consenso di tutti, stima presso tutti. Gli scriveva: «Ministerium tuum imple: Compi il tuo ministero; opus fac evangelistae: Fa’ l’opera che deve fare un evangelista»2, cioè continua ad evangelizzare le popolazioni.
Oggi ho visto sul giornale che sono stati celebrati i funerali di don Trione3, salesiano, con il quale sono stato parecchio in relazione, il quale mi ha dato buoni consigli a suo tempo. Egli aveva 87 anni, era stato con don Bosco circa diciassette, diciotto anni. Era il direttore dei cooperatori e in ogni paese dove andava ne stabiliva un gruppo. La diocesi di Alba aveva
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una trentina di gruppi di cooperatori nelle varie parrocchie, tanto più nelle parrocchie dove vi erano le salesiane che tenevano o gli asili o le scuole o gli ospedali, ecc. Egli portandosi in un posto stabiliva un gruppo che continuasse a ripetere le cose che don Bosco aveva insegnato e perché queste persone continuassero a mantenere vivo il fuoco salesiano. Qual è? Cura della gioventù. Lo spirito di don Bosco è particolarmente questo: la cura, l’educazione della gioventù. Allora giova tanto che si lasci qualche continuatore, qualche continuatrice. Don Trione, quando veniva in Alba, radunava i rappresentanti dei cooperatori e delle cooperatrici in un comitato diocesano, di cui era presidente il canonico Chiesa. Le più anziane ne sanno qualcosa. Sotto la sua guida si faceva tanto bene, specialmente si insisteva sempre per l’educazione della gioventù. Veniva in Alba, faceva la funzione, distribuiva la Comunione finché c’erano i ragazzi, i giovani; poi agli altri la faceva distribuire da altri. Lo spirito salesiano, lo spirito di don Bosco!
Dunque imparare a rendere stabile il frutto della vostra propaganda, perché mi pare che sia arrivata l’ora dello sviluppo della Congregazione. Ma lei ne ha sempre una nuova! Perché prima c’erano le biblioteche, poi le giornate del Vangelo, poi le giornate mariane, poi le giornate catechistiche e poi la propaganda collettiva e adesso c’è da rendere stabile il frutto della propaganda. E poi ce n’è ancora un’altra che aspetta: i tridui e le giornate vocazionarie. Facciamo intanto preparare il catechismo vocazionario4, che stanno già scrivendo a Grottaferrata, poi su [Vita] pastorale quest’anno scrivo solo di questo ogni volta che esce. Ho già cominciato con due numeri5. A fare le opere ci vogliono persone, no? È difficile che parli con una suora e non mi dica: Siamo poche, in quella casa siamo poche. Credo che, se in cento andate dalla Prima Maestra, quasi tutte dite la stessa cosa. Si può fare il cliché di questa domanda.
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Fare il cliché vuol dire sempre ripetere la stessa domanda. E forse tutte hanno il cliché bello e pronto. Oh, dunque faremo il lavoro per le vocazioni a Dio piacendo, non è vero? Giornate vocazionarie!
Tra le altre cose ho potuto fermarmi un po’ di più a Cuba dove, essendoci solo una casa maschile6, non c’era bisogno di girare molto per trovarla. Aspettano le suore. Ho guardato un poco le condizioni della nazione: sono sei diocesi, sei province, sei milioni di abitanti: sei, sei e sei! Il cardinale7, perché gli ho parlato delle vocazioni diceva: L’anno scorso, anzi un anno e mezzo fa ho fatto una settimana vocazionaria, invitando tutti i sacerdoti, poi tutti gli istituti religiosi, tutte le suore, tutte le madri e i padri di famiglia, le maestre e i giovani e le giovani. Abbiamo parlato sempre delle vocazioni, come esse siano necessarie, come Iddio nella sua provvidenza le mandi alla Chiesa, come si conoscono, come si possono avviare alla vita religiosa, ai seminari secondo il caso, come possono essere formate, ecc. Fatto è che in diocesi il seminario si è raddoppiato di alunni e adesso sto facendo costruire, perché non c’è più posto per le domande che continuano. Così mi hanno riferito i superiori degli Istituti religiosi e le suore particolarmente.
Vi sono suore che si moltiplicano e si sacrificano. Perciò se possiamo aumentare il personale, ci saranno più lavoratori, più lavoratrici, non è vero? Nel mondo occorrono sette milioni e mezzo di suore e ce n’è un milione. E occorrono due milioni e mezzo di preti e ce ne sono quattrocento mila. Vedete, la messe è molta e gli operai pochi, gli operai sono veramente ancora pochi. Bisogna pregare dunque il padrone della messe che mandi buoni operai alla mietitura.
Allora, senza discostarci tanto, rendere stabile il frutto della propaganda, diversamente di lì a un anno passando si è di nuovo da capo. Tutto il lavoro da iniziare! Ma se lì vi è già qualche gruppo che vi aspetta, se vi è chi ha continuato il lavoro da
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voi incominciato, per esempio: stabilire chi raccoglie abbonamenti e poi distribuisce i periodici quando arrivano, qualche iniziativa di biblioteche, e se vi è chi curi il gruppo di queste collaboratrici, cooperatrici, cooperatori, ogni mese alla prima domenica si faccia l’adorazione, si faccia come un ritiro mensile. Questo certamente servirà a tenere vivo il fuoco e quante cose verranno fuori, non è vero? Quante iniziative verranno fuori! In una parrocchia vi è il gruppo dei cooperatori e delle cooperatrici, non sono molte, perché sempre bisogna cominciare dal poco, le cose che vogliono durare e crescere, nascono sempre piccole. Il seme della quercia è piccolo, ma produce una quercia che in cento anni riceve un grande sviluppo e produce un buon legname. Ora: un piccolo gruppo e una persona che alla prima domenica del mese inviti a fare la Comunione, l’adorazione per le intenzioni della Congregazione, della vita paolina. Poi essa stessa paga il caffè e la colazione a coloro che son venuti a fare la Comunione, e certo, con una attrattiva così è più facile che quel buon seme abbia da svilupparsi e produrre dei frutti.
La suora quando viene via da un paese non ha solamente da scuotere la polvere dai calzari, perché non è stata ben ricevuta, ma ha da portarsi quelle anime nel cuore. Cosa dirà al Signore quando viene a casa e farà la Visita? Ma io ho la testa piena di quello che ho sentito, veduto e non posso raccogliermi. Perché? Perché mi vengono in mente le persone che ho visto, le cose che ho sentito, le cose buone e le cose non buone. Parlane con Gesù Maestro: sono tue queste anime più che mie. Io ho cercato di seminare, ma né colui che semina, né colui che innaffia conta, ma colui che dà vita alle opere, chi dà la grazia alle anime è Gesù. Non è vero? Parlarne con Gesù. Se siete distratte, distratte nei pensieri di queste anime, non è distrazione, è ispirazione, è segno di buona volontà. Molte volte si credono distrazioni le cose che sono ispirazioni di Dio.
Come vi è un’altra materia molto delicata in cui non vi è proprio nulla di male, c’è solo da chiarire le idee. Nulla di male! Il male lo fa, lo crea la fantasia. Arrivata a una certa età sono cose naturali che l’uomo, la persona si sviluppi e si désti nell’anima la curiosità di sapere i misteri della vita e ciò
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che riguarda il matrimonio. Ma non si deve sempre credere che tutte le cognizioni circa la vita vengono dalla malizia o dal peccato o dall’impurità. No, tutt’altro! Serene, ma chiarirvi bene le idee e non credere che sia male ciò che non è male. E che male c’è? Il Matrimonio è un sacramento e il Signore lo ha circondato di tanta dignità, lo ha voluto lui, è lui che ha messo nelle persone la tendenza di uno verso l’altro sesso. Questa è tendenza naturale. Adamo lo confessò a Dio: «Ecco la carne della mia carne e le ossa delle mie ossa. Per questo l’uomo, la donna abbandoneranno il padre e la madre e saranno due in una carne»8. Ciò vuol dire che è la volontà di Dio che ha stabilito quella tendenza dell’uno all’altro. Il male sta nel pericolo di seguire e nell’acconsentire al male; il sentire non è male. Il merito della verginità, della castità sta appunto in questo: sentire e farne un fioretto a Gesù. Sento questa tendenza, ne faccio un sacrificio, perché voglio uno sposo più alto. Come S. Agata9 che diceva: Già mi ha conquistato Gesù, sono sua, non posso essere di un altro. Ecco, sentire che si è inclinati ad amare e cambiare l’oggetto, cioè invece di una persona di questo mondo scegliere Gesù che è il più amabile fra gli uomini, che è Dio, che paga tutti i sacrifici fatti per lui e che vi darà le consolazioni, il centuplo! «Possederete il centuplo»10. Le consolazioni di Dio poi andranno sempre più crescendo finché si svilupperanno in quella consolazione eterna che è il paradiso, dove la vostra intimità con Gesù sarà perfetta. Allora, tenerci in alto. Le idee giuste in tutto. Si fanno dei peccati per ignoranza, perché non si distingue quello che è male da quello che non lo è. Una volta che ci si è offerte a Dio, bisogna conservare integro il giglio profumato; il giglio bisogna circondarlo con la siepe, perché il serpe non si avvicini al giglio e la siepe sia così densa che neppure al serpe possa essere aperto il passaggio. E subito si faccia come Maria: «Ipsa conteret caput tuum». Maria non lasciò che il serpente si avvicinasse al suo cuore, ma gli calpestò la testa appena cercò di avvicinarsi: «Insidiaberis
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calcaneo eius»11. Perciò se su questi punti rimane qualche cosa da sentire, qualche cosa in cui istruirsi, ecco occorre che parliate con le Maestre, con le più anziane, con libertà. Ma che cosa c’è lì dentro che sia male, se è un sacramento? E che cosa c’è lì dentro da tutelare? Il bel giglio! Anime elette, le quali hanno trovato uno Sposo che non è di terra.
Allora soprattutto quello slancio di amore per Gesù che faccia dimenticare certe cose e sempre tenere il corpo come una pisside: rispetto, la si pulisce, la si monda ed essa continuerà a tenere le ostie per domani mattina. E il vostro cuore continuerà a ricevere Gesù domani mattina nella Comunione. Ecco, nel giorno siete portatrici di Cristo e lo portate come Maria. Appena il Verbo di Dio si incarnò nel suo seno: «Verbum caro factum est»12, lo portò nella casa di S. Elisabetta, e là i prodigi della grazia: Elisabetta fu illuminata e profetò, conobbe le cose occulte, Giovanni fu purificato dalla colpa originale, santificato, e Zaccaria riebbe la parola e illuminato da una luce dello Spirito Santo uscì nel cantico: «Benedictus Dominus Deus Israel»13. Così siano le vostre visite alle famiglie.
Benedite il Signore che vi ha chiamate. Come consola la vista di un gruppo così grande come questo, di anime le quali vogliono essere intieramente di Gesù e lanciarsi alla conquista di altre anime per condurle con sé in paradiso! Che spettacolo che Gesù guarda con amore dal tabernacolo, e Maria Regina sta benedicente a voi apostole e al vostro apostolato!
Letizia e coraggio! Perciò, il rispetto alla pisside vuol dire rispetto al corpo, che sia santificato. Quando benedico, benedico tutto l’essere, non solamente la testa, la volontà, il cuore, ma tutto l’essere, perciò gli occhi, l’udito, il tatto, la fantasia, la lingua, tutto l’essere con tutte le membra del corpo stesso. «Glorificate et portate Deum in corpore vestro: glorificate e portate Dio nel vostro corpo»14. Intenderlo bene questo, perché qualche volta è male inteso, e allora porta degli errori che magari preparano sorprese e amarezze per la vita. Intenderlo
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bene, specialmente prima dei voti, affinché il vostro dono a Dio sia completo, sia cosciente, consapevole di quello che si fa, di quello che si dona, di quello che si riceve, di quello che si ha in cambio, e di che cosa si intende per centuplo. È stato scritto un bell’articolo che ho letto stamattina sulla spiegazione di questo centuplo.
Allora adesso non ho fatto la meditazione che volevo fare. E vuol dire che la faremo dopo. La faremo poi, mi pare, verso le sei, no? Piacendo al Signore. Ma vorrei impegnarvi. Quante siete? Non lo so, ma voi press’a poco potete saperlo: la lega tra di voi, sempre intemerato il giglio. Tutti assieme pregheremo e tutte queste forze che sono nell’anima e nel corpo siano tutte date a Gesù e tutte date a Gesù nell’amore alle anime.
Amore a lui e amore alle anime. Questa intimità con Gesù rifletta quello che è detto nella Scrittura: «Erunt duo in carne una». Sarete due, voi e Gesù, in una sola persona: «Vivit vero in me Christus15, vivo io, ma in me vive Cristo». Due in uno. La vita in due. Altro che dire che si atrofizza il cuore col donarsi a Dio! Vedete, c’è una specie di mistero in queste tre proposizioni: la povertà è la più grande ricchezza; la castità è il più grande amore; l’obbedienza è la più grande libertà, però tutte le tre proposizioni sono verissime.
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1 Predica tenuta a Roma il [16] marzo 1956. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 25b = ac 45a.
2 Cf 2Tm 4,5.
3 Don Stefano Trione (1869-1956) zelante sacerdote salesiano che, fra gli altri incarichi, ricoprì quello di responsabile dei ‘cooperatori’. I cooperatori salesiani sono laici che si dedicano alla stessa vocazione della Famiglia Salesiana.
4 Il catechismo vocazionale fu preparato da sr Lucina Bianchini (1913-1993) e fu pubblicato con il titolo E tu che farai?, Edizioni Paoline, Centro catechistico, Roma 1957.
5 Probabile riferimento a Vita pastorale, periodico paolino per la pratica del ministero sacerdotale, iniziato nel 1916 sotto la direzione di Don Alberione. Il numero di febbraio 1956 riporta un articolo del Primo Maestro dal titolo: “Settimane, tridui, giornate vocazionarie” che, a puntate, continuò fino ad agosto.
6 La presenza della Società San Paolo in Cuba durò otto anni e dieci mesi, dal 1953 al 1962, fino all’avvento di Fidel Castro (1926). Don Alberione visitò la comunità due volte: nel 1953 e nel 1955.
7 Cardinal Manuel Arteaga Betancourt (1879-1963), vescovo a L’Avana dal 1941 al 1963, eletto cardinale nel 1946 da Pio XII.
8 Cf Gen 2,23-24.
9 Cf Agata (ca. 230-ca. 251) vergine e martire di Catania.
10 Cf Mt 19,29.
11 Cf Gen 3,15: «Questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
12 Cf Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne».
13 Cf Lc 1,68: «Benedetto il Signore Dio d’Israele».
14 Cf 1Cor 6,20.
15 Cf Gal 2,20.