Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. SACERDOTI NOVELLI1

Domani chiudiamo l’anno consacrato da noi a Gesù Maestro divino2 e, per rendere più solenne questa chiusura, e perché la memoria di questo anno resti più impressa nei nostri cuori, si è anticipata l’ordinazione sacerdotale dei diaconi3.
L’anno a Gesù Maestro è stato grandemente fruttuoso, ne dobbiamo ringraziare il Signore. Molto si è penetrata la dottrina sul Maestro divino, molte anime hanno avuto progressi più notevoli nella loro via di perfezionamento, di santificazione.
In tutte le case della Congregazione delle Famiglie Paoline vi è stato un succedersi di predicazioni, di adorazioni solenni, di ossequi, in tante maniere e in tante forme, soprattutto abbondanza di preghiera e abbondanza di corrispondente grazia.
Questa mattina siamo invitati ad assistere alla consacrazione dei diaconi. È bene seguire la liturgia la quale è ricca di ammaestramenti. Accompagnare i diaconi con la preghiera all’altare onde abbiano più copiosa elargizione di grazia, infusione di Spirito Santo e di grazia per tutta la vita.
La giornata di quest’oggi si riflette su tutta la vita del sacerdote, questa giornata impone dei grandi doveri ad essi. Fino ad ora è stata la preparazione, e noi lodiamo la loro preparazione; ogni promozione è una approvazione. Ma se fino ad ora è stata la preparazione, ora cominciano i gravi pesi della vita sacerdotale. Necessità quindi di preghiera umile.
Ricordare con quanta solennità e con quale pietà i primi Papi consacravano i loro sacerdoti e i loro vescovi. La liturgia riflette ancora molto di quelle solennità e di quelle preghiere.
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Inoltre la liturgia ci invita a considerare la dignità sacerdotale, la venerazione che dobbiamo portare al sacerdote come tale.
Se Gesù è il Maestro divino Via, Verità e Vita, il sacerdote si unisce a lui e forma con lui un solo magistero, anche lui deve essere via, verità e vita. In queste tre espressioni o denominazioni è espressa tutta la dignità del sacerdote e nello stesso tempo i doveri che i fedeli hanno verso di lui.
In primo luogo il sacerdote è verità. È verità in Cristo, in quanto egli predica la stessa dottrina. In un certo senso egli può dire: «Mea doctrina non est mea, sed Deus qui misit me: La dottrina che predico non è mia dottrina, ma è di colui che mi ha mandato»4. Il che significa che egli predica una dottrina che è sua e nello stesso tempo non è sua. È sua perché egli la crede fermamente e ne è così persuaso che sente il bisogno di presentarla, esporla, sostenerla innanzi al popolo, innanzi all’umanità intera.
D’altra parte non è sua, poiché egli predica ciò che ha ricevuto, predica quella dottrina che egli ha penetrato negli anni di studio e che è la stessa dottrina della Chiesa, la stessa dottrina di Gesù Cristo: «Doctrina eius qui misit me». «Misit me praedicare - dice S. Paolo - e guai a me se non predico: Vae autem mihi si non evangelizavero»5. Il prete che si facesse muto avrebbe la più grande responsabilità davanti a Dio e davanti alla società. Predicazione, predicazione costante, predicazione che si compie non soltanto dal pulpito, ma si compie anche attraverso il catechismo, attraverso i sacramenti, i libri, i periodici, la radio, il cinema, la televisione.
È un magistero quello del sacerdote che forma una cosa unica con il magistero di Gesù Cristo. Ed ecco qui la sua prima dignità: il sacerdote è maestro universale. I re, i governanti e tutti quelli che hanno qualche potere, che compiono anche un ufficio di insegnamento comune, gli devono prestare attenzione. «Andate, insegnate a ogni creatura»6. È il maestro universale di tutti e a lui tutti devono inchinarsi. La sua dottrina non
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può essere discussa in quanto è provata con argomenti ben più alti che i ragionamenti umani. È maestro di una dottrina necessaria. Nessuno può dispensarsi dall’andare alla sua scuola. Tutti devono ascoltare la sua parola, perché la sua dottrina è quella che salva. Non ha riflesso soltanto sulla società, ma si riflette sulle anime che si perpetuano nell’eternità. E se tutti quelli che insegnano qualche cosa di utile alla società portano vantaggi che riguardano la vita presente, il sacerdote ha di mira la vita eterna.
È dottrina poi che è sommamente utile: il sacerdote non è un capo partito, il sacerdote però predica anche una dottrina sociale, che è quella che porta i maggiori beni alla società. Oh, se la dottrina sociale di Pio XII7, Pio XI8 e andando indietro fino a Pio IX9, se questa dottrina sociale fosse bene accolta e diventasse la vita della società, noi troveremmo in tutta la società altre condizioni morali, economiche, condizioni ben diverse poiché le diverse classi sociali guidate dal Vangelo si abbraccerebbero in un amplesso cordiale e cesserebbero le ingiustizie che sono veramente la ragione fondamentale delle discordie e delle minacce continue di lotte e di guerre sotto cui sottostiamo. Ma soprattutto nella società ci vorrebbe una moralità che portasse gli uomini ad obbedire, e che portasse gli uomini a governare saggiamente, e a vivere secondo i comandamenti di Dio.
Il sacerdote inoltre è via. Egli deve insegnare agli uomini a compiere, a fare quello che Gesù stesso ha insegnato: In
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segnate a fare quanto io vi ho detto, quindi la sua dottrina è orale. Ma non basta, egli ha l’obbligo di essere esempio per le anime, poiché il suo ministero non è soltanto di parola, ma di esempio. Egli infatti deve poter dire: Imitate me come io imito Gesù Cristo. È la parola di S. Paolo: «Imitate me, come io imito Cristo»10. Grande impegno questo e grande dovere di esaminarci continuamente se noi diamo l’esempio che dobbiamo dare alle anime, e se possiamo, a fronte alta, predicare agli altri ciò che prima abbiamo fatto. Gesù ha cominciato a fare, poi ha insegnato. E se un giorno ha detto: «Se non vi farete come questi bambini non entrerete nel regno dei cieli»11, Gesù prima si era fatto bambino: lui il Figlio di Dio che regna nei cieli si è fatto bambino! E se noi capiamo la sua dottrina è perché noi vediamo il suo esempio. Il mondo capirà la nostra dottrina se noi mostreremo di viverla bene e di praticarla.
In terzo luogo il sacerdote è vita come Gesù Cristo, in quanto che egli ci comunica la grazia che è la vita soprannaturale delle anime. Quali beni egli quindi dà agli uomini! Potete pensare a un maggiore benefattore dell’umanità quando egli dice: Io ti battezzo in nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo, quando dice: Io ti assolvo dai tuoi peccati, ecc. Egli infonde una nuova vita che è divina, per cui l’uomo viene elevato alla dignità di figlio di Dio, e come figlio, erede, erede di Dio e coerede con Gesù Cristo. Allora, se qualche santo ha detto: Io bacerò la terra dove è passato il sacerdote, noi consideriamo il sacerdote un altro Gesù Cristo.
Ecco, approfittiamo del suo ministero; egli predica, e noi lo ascoltiamo, insegna a vivere bene, e noi lo seguiamo, dà la grazia, e noi accostiamoci ai sacramenti, accostiamoci al confessionale, accostiamoci bene alla Comunione e riceviamo con devozione, fede e umiltà tutti i sacramenti. A lui dobbiamo ricorrere per la direzione spirituale nelle cose che sono essenziali e riservate a lui.
Nello stesso tempo ogni sacerdote ha da ricorrere a un altro sacerdote per la propria santificazione. Il Signore ha
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elevato l’uomo a questa grande dignità: «Ministri Christi, dispensatores misteriorum Dei»12. Ma nello stesso tempo lo tiene nell’umiltà, egli continua ad essere un uomo fragile, egli continua a essere un uomo soggetto alle prove della vita, egli continua a subire le tentazioni, egli ha bisogno dell’aiuto della preghiera. Se il popolo riceve molto da lui, dia a lui molta preghiera. Quante anime ho avvicinate che mi hanno espresso il desiderio di offrirsi interamente per la santificazione del clero: e vi è grande bisogno. I giovani preghino per il loro maestro, i penitenti preghino per il confessore, gli uditori preghino per il predicatore, i lettori preghino per lo scrittore. Si riceve e occorre dare, e dando si ha un vantaggio, poiché il prete dotto ci darà la verità meglio, il prete santo ci mostrerà la via della perfezione, il prete per il suo carattere [sacerdotale] ci assolverà dai peccati e ci aprirà le porte dell’eternità felice. Dal sacerdote si riceve sempre di più di quanto si dà; dare almeno quanto possiamo.
Rinnoviamo questa mattina, specialmente durante la funzione solenne questi pensieri, ricordandoli e cercando di rinnovare i propositi. E ancora un’altra intenzione: ricordare e pregare per le vocazioni sacerdotali, tutti in questi due giorni particolari pregare per le vocazioni sacerdotali.
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1 Meditazione tenuta alla Famiglia Paolina il 5 gennaio 1956 a [Roma]. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 4 (22x28).

2 L’anno dedicato al Maestro divino si svolse dall’Epifania 1955 all’Epifania 1956 (cf CVV 215, pp. 510ss.).

3 L’ordinazione sacerdotale fu conferita ai diaconi: Beltran Luigi, Ciaccio Virgilio, Danna Reginaldo, Giraudo Enrico, Girlanda Teofano, Malachini Contardo, Mammana Emilio, Panebianco Venanzio, Pizzeghello Ignazio, Sabarino Eduardo, Stanco Amedeo (cf CISP, p. 1215).

4 Cf Gv 7,16.

5 Cf 1Cor 9,16: «Guai a me se non predicassi il Vangelo».

6 Cf Mc 16,15.

7 Eugenio Pacelli (1876-1958) eletto Papa nel 1939, all’inizio della seconda guerra mondiale. Considerevole è la vastità del suo insegnamento attraverso molteplici discorsi e importanti encicliche. Fra gli interventi a carattere sociale citiamo: Summi pontificatus (20 ottobre 1939), Quemadmodum (6 gennaio 1946), Fulgens radiator (21 marzo 1947) e molti importanti discorsi.

8 Achille Ratti (1857-1939) Papa dal 1922. Stipulò con l’Italia i Patti Lateranensi nel 1929. È considerato il Papa delle missioni, dell’Azione Cattolica. Di notevole rilievo è il suo insegnamento sulla vita sociale con l’enciclica Quadragesimo anno (1931) e la promozione delle “Settimane sociali dei cattolici italiani”, un appuntamento fisso a cadenza pluriennale. La prima edizione si è svolta a Pistoia dal 23 al 28 settembre 1907 proposta dall’economista e sociologo Giuseppe Toniolo (1845-1918) e dal cardinale Pietro Maffi (1858-1931).

9 Pio IX (beato), Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878). Nei suoi trentun anni di pontificato dette slancio all’attività missionaria in Asia e in Africa. Iniziò la celebrazione del Concilio Vaticano I (1868).

10 Cf 1Cor 11,1.

11 Cf Mt 18,3.

12 Cf 1Cor 4,1: «Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio».