38. SAN PAOLO MODELLO NELLA PRATICA
DEI COMANDAMENTI1
S. Paolo apostolo ci sta davanti come il grande dottore delle genti, come colui che nella maniera più efficace ha adattato ai tempi la parola di Gesù, il Vangelo. Ci sta davanti come il modello di ogni virtù. Egli, imitando il Maestro divino, prima faceva e poi insegnava agli altri, così attirò attorno a sé tante anime e dietro di lui vi è un corteo di santi e di anime apostoliche. S. Paolo ci sta davanti come il protettore, cioè provveditore di quello che riguarda la nostra vita particolare. Egli è colui che parla di noi presso il Padre celeste, che parla di noi presso la Vergine santissima in cielo. Egli è il protettore di tutto l’Istituto, affinché si mantenga nella verità e ogni persona progredisca nella santità, nella sapienza del Vangelo e nello spirito vero di povertà.
Questa mattina consideriamo però S. Paolo nostro modello nella pratica dei comandamenti. L’osservanza della vita religiosa, come della vita sacerdotale, è una conseguenza dell’osservanza dei comandamenti. Dall’osservanza dei comandamenti si passa facilmente alle virtù religiose e sacerdotali.
Se si osserva bene il primo comandamento, ossia se si ha la pietà giusta, si passa poi alla pietà religiosa e sacerdotale con facilità. Ma se non c’è una pietà giusta e un grande amore alla preghiera da giovani, non si pregherà mai bene, perché la gioventù è il fondamento della virilità e della vecchiaia. Se un candeliere non è fermo sulla base, cascherà assieme alla candela che regge. Quando non si è fatta l’abitudine, non c’è la resistenza, non c’è il carattere...
Quando un giovane è rispettoso del nome di Dio, fedele alle promesse e ai propositi che fa, preciso nelle Confessioni...
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fondamento e non arriverà a produrre i suoi frutti che sono la fiducia e la stima da parte degli uomini. E così dicasi per i due ultimi comandamenti. Quando non c’è la santità dei pensieri e dei sentimenti interni, quando non si domina l’orgoglio, l’ira, l’invidia, l’affezione disordinata, non è possibile arrivare alla vita religiosa e osservarla bene. Difatti solo quando il giovane ricco assicurò di aver osservato i comandamenti fin dalla fanciullezza, Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto...»4. L’osservanza dei comandamenti è assolutamente necessaria, e non si progredisce nella vocazione e nel bene se non c’è questo fondamento.
Saulo aveva sbagliato circa il concetto su Gesù Cristo. Stando a quello che generalmente dicono, egli non aveva veduto Gesù, e non aveva veduto i suoi miracoli, ma aveva una grande rettitudine di cuore, un’osservanza scrupolosa della Legge: «abundantius - dice - super coëtaneos meos»5. Saulo difendeva la Legge. Di qui la sua prima persecuzione contro i cristiani, ma in buona fede, solo per zelo della Legge. Allorché, però, fu illuminato da Gesù Cristo, lo zelo che prima aveva avuto contro il Vangelo e contro i cristiani, lo mutò in zelo verso la Chiesa di Gesù Cristo. E chi si spese più di lui? Chi lavorò più abbondantemente di lui?
Saulo amava la preghiera raccomandata dalla Legge, per questo si capisce bene come Gesù dica di lui ad Anania: «Ecce enim orat: Ecco, sta pregando»6. Subito dopo la conversione sulla via di Damasco, Saulo pregava; ma pregava ancor più nel deserto, negli anni di preparazione al suo ministero. E in quello spirito di umiltà che praticò per tutta la vita, e in quell’amore a Gesù che gli faceva dire: «Quis nos separabit a caritate Christi?»7, e in quello zelo per Dio e per le anime che gli faceva esclamare: «Guai a me se non avrò evangelizzato»8. E in quella dedizione totale che gli faceva sopportare lapidazioni, persecuzioni, flagellazioni, carcere, naufragi, c’è il fervore, c’è lo zelo della gioventù.
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S. Paolo praticò la povertà in maniera totale: nonostante fosse di famiglia benestante, si guadagnava il pane lavorando: «Ministraverunt manus istae»9. E l’obbedienza che prima prestava alla Legge e ai sacerdoti ebrei, dopo la prestò a Pietro e alla Chiesa.
In Roma vi sono luoghi santificati dallo zelo dell’Apostolo, dalla sua predicazione, dalla sua prigionia: il carcere Mamertino, e il luogo del suo supplizio e del suo martirio10. Questi luoghi ci fanno meditare: poiché S. Paolo era abituato all’osservanza dei comandamenti, che sono di legge naturale, fu poi docile alla volontà di Dio, allo zelo della legge cristiana.
La giovinezza è il fondamento di tutta la vita. Sarà buon religioso chi da giovane avrà amato il lavoro, la delicatezza di coscienza, lo studio, l’apostolato, la povertà, o meglio l’osservanza del settimo comandamento. Occorre mettere le basi della vita. E chi non mette a base della vita l’osservanza dei comandamenti, più tardi si troverà a disagio. È assai difficile rimediare quando si è giunti alla virilità. Quando si continua a portarsi appresso i vizi, si finisce coll’andare a dormire nel sepolcro con gli stessi vizi «et dormiunt cum eo in pulvere»11, e allora ci sarà trasgressione del voto e del comandamento, trasgressione della vita religiosa e cristiana, anzi anche semplicemente umana.
Pensiamo un momento a quello che dice il Vangelo riguardo al giovane ricco. Si presentò a Gesù un giovane, il quale lo interrogò: «Che cosa devo fare per salvarmi? Gesù rispose: Osserva i comandamenti»12. Quel giovane rispose che li aveva sempre osservati. Solo allora Gesù gli diede il consiglio di maggior perfezione.
Adesso l’esame di coscienza. Si osserva il comandamento della pietà? Si ha rispetto del nome di Dio e dei propositi fatti? Si santifica veramente la festa e la si considera come il giorno
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del Signore che va santificato più degli altri? Si è obbedienti? Si amano i fratelli, i compagni? Si è delicati riguardo al sesto comandamento? Si ha cura e rispetto della roba degli altri, particolarmente di quello che si usa in casa? Si è sinceri? Si cura la santità interiore, riguardo ai pensieri e ai desideri che sono comandati nel nono e nel decimo comandamento? È più importante la santità interiore dell’esteriore, perché ciò che non si può fare all’esterno, non si può neppure desiderare all’interno. Vi è l’osservanza dei comandamenti? Si mette una buona base alla vita per assicurarci la salvezza?
Ora diciamo la coroncina a S. Paolo perché possiamo praticare i comandamenti con fedeltà come ha fatto S. Paolo e così arrivare ad una vita religiosa ben vissuta, all’apostolato e a una grande santità.
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1 Predica tenuta a Roma il 2 giugno 1956. Stampata in Spiritualità paolina, Edizioni Paoline, Roma 1962, pp. 458-462. Non essendoci altra fonte, riteniamo questa come originale. Sembra una meditazione tenuta ai chierici della Società San Paolo. Anche il Diario curato da don Speciale lo conferma: “Detta la meditazione del primo sabato del mese alla comunità del vocazionario di Roma”.
4 Cf Mt 19,21.
5 Cf Gal 1,14: «Superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei».
6 Cf At 9,11.
7 Cf Rm 8,35: «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?».
8 Cf 1Cor 9,16.
9 At 20,34: «…hanno provveduto queste mie mani».
10 Il martirio di S. Paolo è avvenuto a Roma probabilmente nell’anno 67, durante la persecuzione di Nerone, nella località delle Aquae Salviae sulla via Laurentina.
11 Cf Gb 20,11: «Con lui giacciono nella polvere».
12 Cf Mt 19,16-22.