II
FORTEZZA DI VOLONTÀ1
In questa preghiera di otto giorni, come sono gli Esercizi spirituali, chiedere la luce, chiedere l’amore, chiedere la fermezza, la fedeltà. Chiedere la luce a Gesù Verità, chiedere l’amore al Signore, a Gesù, il quale è la nostra Via, la nostra Vita, e chiedere la fermezza di volontà, la fedeltà al Signore che è la nostra fortezza. E questa mattina abbiamo specialmente da domandare la fortezza di volontà. Amare il Signore con tutte le forze.
Per esaminarci convenientemente negli Esercizi, la domanda principale è questa: Sono progredita in quest’anno? Progredita nella conoscenza di Dio, progredita nell’amore a Dio, progredita nel servizio di Dio e delle anime? Perché il Signore ci dà i giorni, i mesi, gli anni a questo scopo che progrediamo, come ci ha dato l’esempio il Maestro divino, il quale cresceva e si fortificava: «Et proficiebat sapientia, et aetate et gratia»2. Ogni anno un po’ più virtuose, ogni anno più unione con Gesù, ogni anno più sapienza celeste.
Progresso significa fare dei passi: ‘pro gressus’ cammino [in avanti]. Ora il cammino si fa movendo i due piedi. I due piedi sono precisamente questi: la buona volontà e la preghiera. Secondo il grado di buona volontà e secondo la quantità e qualità delle nostre preghiere si cammina, si progredisce. Prima, allora, analizziamo la nostra annata, vediamo come nell’anno abbiamo fatto la preghiera e quale grado di volontà abbiamo avuto. Se siamo andate avanti, se siamo progredite è segno che avevamo buona volontà e che pregavamo bene. Da noi l’impegno
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di camminare, e dall’altra parte la grazia per camminare, la forza: «Cooperatores Dei sumus. Non ego autem, sed gratia Dei mecum»3.
Siamo in due per progredire, e cioè la nostra volontà, il nostro desiderio e dall’altra parte l’infusione della grazia che si ottiene mediante l’orazione. La volontà c’è stata? Sì, chiedere la fortezza che è un dono dello Spirito Santo e chiedere la fortezza che è virtù cardinale.
Che cosa è fortezza? Qui non si intende la fortezza fisica, corporale per cui uno potrebbe, ad esempio, portare cinquanta chili, ottanta chili con le sue braccia. Qui s’intende fortezza morale, spirituale, cioè la volontà decisa e costante. La buona volontà. Di volontà ce ne possono essere almeno quattro specie.
La prima sarebbe una volontà cattiva, maliziosa per cui c’è volontà, ma di fare il male, di peccare. Volontà maliziosa! Quando si vanno a cercare le occasioni di peccato, quando si cerca di soddisfare l’orgoglio, si cerca di soddisfare il senso, si cerca di soddisfare la gola, si cerca di vendicarsi, si cerca l’indipendenza, si cerca di contentare il corpo che c’induce alla pigrizia, si cerca di leggere le cose che sono maliziose: ecco, cattiva volontà. Questa cattiva volontà può essere anche un po’ coperta, allorché l’anima s’illude, perché si confessa ma, o cambia sempre confessore, o non produce dalle sue confessioni alcun vantaggio. Allora può essere una volontà maliziosa: si confessa pure, ma in realtà nella maniera che fa, cioè mancando il pentimento e non volendo la correzione, solo fa tacere i rimorsi di coscienza. Malizia! Continuare a peccare e tuttavia sperando di salvarsi; cercare di far tacere i rimorsi della coscienza, ma non correggersi.
Secondo: vi è qualche volta la mancanza di volontà, una volontà che è nulla, che non c’è praticamente. Si vivacchia, si guarda di passare le giornate senza grandi fastidi, vedendo da una parte di non essere rimproverati e dall’altra parte evitando quel tanto di fatiche, di sacrifici che si possono evitare; e quanto
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a santità, quanto a virtù, quanto a divozione, quanto a vita interiore, quasi niente. Una vita interiore che manca, un fuoco che forse ancora esiste in fondo, ma è coperto dalla cenere. Non c’è volontà, non sanno neppure perché il Signore conceda gli anni, i mesi, perché si faccia il ritiro mensile, perché ci siano gli Esercizi spirituali ogni anno, perché si debba fare la meditazione. C’è qualcosa di esterno, di pratiche, ma quello che costituisce la vera volontà è il desiderio di camminare, cioè di correggerci e di conquistare le virtù. Assenza di volontà! Abulico vuol dire senza volontà. Non fanno né gran bene, né gran male, ma dovrebbero fare gran bene.
Terzo: una volontà tiepida, cioè una volontà che qualche volta si mostra sì, ma a sprazzi, e così a volte c’è anche una fiammata, un desiderio di santificazione, però è cosa di un momento. È qualcosa che si sente in qualche circostanza particolare, tuttavia non è una volontà ferma, una volontà continua e non è neppure forte; neppure forte perché quando si tratta di sacrificio ci si ferma. Si vorrebbe la santità, ma purché non costi sacrificio. Si vorrebbe camminare, ma purché non si abbia da faticare, da scuotersi; si vorrebbe andare avanti, ma davanti alla prima difficoltà ci si ferma, ci si disorienta: quell’anima si smarrisce per un nonnulla. Sono persone che guardano tanto le cose che succedono a destra e a sinistra, chi c’è in chiesa e che cosa fanno, come si comportano gli altri, sanno più degli altri che di se stesse. Persone che non camminano, non guardano sé. Hanno da giudicare gli altri, hanno da criticarli, condannarli, vedono difetti in tutti e non considerano i propri, non sono tesi verso la santità. Vanno in chiesa, ma il cuore e l’anima e la mente non sono totalmente in chiesa. Tiepidezza! Tiepidezza! Non sono né calde, né fredde. E allora sono anime che fanno pena, poiché da una parte non possono godere le consolazioni di Dio e dall’altra non possono neppure soddisfarsi, cioè godere il loro capriccio, le loro passioni. «Utinam frigidus esses»4: anime che non piacciono a Dio.
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Poi vi è la volontà buona, e a questa volontà buona sono promessi i beni celesti che sono compresi in quella parola: «Pax hominibus»5.
La volontà buona è la volontà di quelle persone che sono veramente decise di santificarsi, che realmente combattono i loro difetti, non fanno mai pace, non si scoraggiano e anche quando sono cadute, sono pronte ad alzarsi e, se cadessero anche parecchie volte, sempre si rialzano e ricorrono allora a Dio con maggiore umiltà e con maggiore fiducia, con maggiore preghiera. Persone che non si fermano davanti ai sacrifici, davanti agli ostacoli, persone che vogliono conquistare le virtù, costi quel che vuole la santità, ma sono decise di acquistarla, di arrivarci. Vedete, questa volontà come si mostra: propositi chiari, ogni mattina li rinnovano, ogni settimana ritornano ad accusarsi, a detestare i loro difetti, ad insistere per l’acquisto di quelle virtù su cui hanno i propositi, particolarmente nelle Confessioni, e ogni mese i ritiri mensili indirizzati particolarmente a rafforzare la volontà, a rivedere i conti con Dio, a esaminare come è stato il mese passato e come si vuole passare il mese che si incomincia.
Volontà ferma! Anime che piacciono a Dio, anime investite della virtù dello Spirito Santo, anime che vivono raccolte in sé, pure applicandosi a tante opere buone, persone che guardano a se stesse, neppure si accorgono quasi chi c’è in chiesa e che cosa fa. Esse guardano che c’è Gesù e che nella Messa Gesù si immola, e nella Visita Gesù si comunica all’anima, e vogliono la sua luce e vogliono il suo amore e vogliono la volontà di progredire e supplicano il Signore. Persone raccolte! Quando hanno una cosa da fare la fanno intieramente, non superficialmente, ma la fanno intieramente dedicandosi con energia e il loro risultato è buono.
Non importa che siano cose che si vedano da tutti, come non importa che siano cose che sono nascoste; queste persone hanno solo Dio in mente, l’eternità, la santificazione propria, il paradiso, la pratica vera della virtù. È questo a cui sono tese queste anime, per cui vivono. E come sono diligenti nell’esaminarsi
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e come sono pronte ad accettare i consigli che possono venire dal confessore o da persone esterne. Di lì a un anno vi è più bontà in queste persone, vi è un maggiore spirito di preghiera, l’apostolato è più perfetto. Di lì a un anno c’è maggior unione con Dio. Ecco, senza che parlino, coloro che stanno attorno si accorgono che vi è un progresso in quelle anime. A volte, quelle che stanno attorno fanno il confronto tra chi è indolente e va a ritroso, cioè va indietro nella via della santità, ed è sempre meno delicato, sempre meno attento nel parlare, sempre più distratto; e il confronto con quelle persone che invece di giorno in giorno fanno dei passi nella via della santità.
Questa fortezza è importante? È assolutamente necessaria: «Mulierem fortem quis inveniet? Procul et de ultimis finibus pretium eius: Chi troverà una donna forte? Il suo prezzo è inestimabile»6. Ecco perché si dice la donna: sesso debole. La donna è sesso debole, ma per virtù dello Spirito Santo può diventare un’eroina.
Quanta fortezza in alcune martiri, anche giovani, S. Agnese, ad esempio. Quanta dedizione e spirito di sacrificio in certe suore, le quali sono così costanti nel loro apostolato, sono servizievoli, sanno sopportare alle volte delle pene grandi, delle sofferenze veramente grandi. Fanno dei sacrifici e li fanno quasi con spontaneità tanto vi sono abituate. Suore, delle quali la Chiesa può andare gloriosa. Suore che sono l’ornamento e la corona della vita religiosa. Vi sono persone veramente forti per la grazia e per la virtù dello Spirito Santo. Avendo una natura più debole, quando lo Spirito Santo fortifica un debole, meglio si riconosce la virtù dello Spirito Santo. Perciò nell’Oremus di S. Agnese si dice: Signore, che hai dato anche alla donna, al sesso debole, la fortezza di subire il martirio… Questa virtù deve essere chiesta allo Spirito Santo sia come dono dello Spirito Santo sia come virtù cardinale.
Maria fu la donna forte, la Regina dei martiri. Vi sono persone che nella loro semplicità sono forti: i loro doveri ad ogni costo. Come sono in quelle librerie, come sono in quella propaganda, come sono in quell’apostolato tecnico, in quell’ufficio
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che è stato assegnato! Oh, precisione vi è! Vi è delicatezza, vi è costanza. Vi è osservanza dell’orario. Persone che al male dicono male e al bene dicono bene, che non si adattano. Persone con cui è inutile intraprendere un discorso che non va, perché loro resistono, non vi prendono parte, a differenza di persone, le quali si adattano a tutti i venti, si piegano anzi ad ogni leggerissimo vento. Persone che dopo i propositi, passa un’ora e già hanno dimenticato tutto. Fanno i loro propositi al mattino e durano poco. Fanno i loro propositi alla Confessione e durano poco. Fanno i loro propositi agli Esercizi e durano poco. Vanno sempre un po’ su e un po’ giù.
Ma la donna forte, la suora forte: Hanno fatto i voti, ma come osservano quella povertà! Sono forti! Hanno fatto i voti, ma come osservano quella purezza! Forti, nonostante che spiri tanto vento cattivo attorno e vi siano tanti pericoli. Passano in mezzo ai pericoli svelte e il loro passo è leggero, sembrerebbero angeli. Persone che hanno votato l’obbedienza, ma come lo sono obbedienti! Senza tante difficoltà, senza portare tante scuse, senza difendere tante volte le loro idee, senza trovare dappertutto un ostacolo, persone che hanno da fare una cosa e la fanno. Vedete come sono in libreria, come fanno! Come si impratichiscono, come trattano, come espongono, come scelgono, come sanno offrire.
Fortezza, è necessaria! Sì, che tutto l’Istituto si componga in fortezza. La vostra vita ha delle difficoltà notevoli, non è una vita passiva e nascosta soltanto, ma è tutta un’attività. Quell’attività che si vede all’esterno, però deve partire dall’interno, dalla fortezza con noi stessi. Per cinque anni, per dieci anni, quindici anni, lo stesso proposito, finché riescono. Nelle lettere, negli scritti del Maestro Giaccardo c’è: Sono quindici anni che lavoro per l’umiltà7. Lavoro, e quale lavoro era il suo! Che vigilanza, che attenzione, che sforzo, che mortificazioni!
Sempre insistere, sempre picchiare. Qualcuna dirà: Ma ormai non oso più confessarmi lì sopra. E sì, quello dimostra la buona volontà. Dimostra la buona volontà! Certamente quella
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sarta che si perfeziona e confeziona bene quegli abiti che deve fare, quella cuoca che si perfeziona e fa bene il suo ufficio, quella persona che prega sempre un po’ meglio, che acquista sempre una fede un po’ più profonda, un amore più intenso, non ha soste, non ha debolezze. Eppure le debolezze si fanno sentire, ma sempre ella va al Signore, va al Signore! Forse mentre il corpo si indebolisce, si ammala, e mentre la salute si riduce a poco, vedete che di spirito è sempre serena, lieta, pronta. E raramente ha da fare lagnanze, raramente ha da esporre i suoi mali. Ecco, c’è fortezza!
Domandare dunque in questi giorni la grazia di conoscere come stiamo di fortezza. Poi, seconda cosa, domanderemo a noi stessi come stiamo di preghiera. Se ci sono queste due cose, cioè fortezza che è buona volontà8 Liete nel Signore, ma anche profonde. Giudichiamo con verità: questo è anche segno di fortezza. Non di arrendersi ai difetti, no, mai pace con loro. Nella mia vita ho commesso innumerevoli difetti, ma non ho mai fatto pace con essi, così diceva un santo vicino alla morte. Innumerevoli difetti quindi anche nei santi, ma non fare pace con essi>.
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1 Predica tenuta a Roma il 10 marzo 1956. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 21b= ac 39a. Probabilmente questa predica è stata tenuta il giorno 9 marzo.
2 Cf Lc 2,52: «…cresceva in sapienza, età e grazia».
3 Cf 1Cor 3,9: «Siamo collaboratori di Dio». 1Cor 15,10: «Non io però ma la grazia di Dio che è con me».
4 Cf Ap 3,15: «Magari tu fossi freddo o caldo».
5 Cf Lc 2,14: «… pace in terra agli uomini…».
6 Cf Pr 31,10.
7 Cf Lamera A., Lo spirito di don Timoteo Giaccardo, Edizioni Paoline, Roma 1956, p. 329.
8 Il nastro si interrompe. Testo preso dalla trascrizione precedente.