Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. FARE LA COMUNIONE COME MARIA
E CON MARIA1

Chiedere in questa meditazione la grazia di fare le Comunioni nostre come Maria e insieme a Maria e per Maria e nelle intenzioni di Maria2. Abbiamo l’altro giorno chiesto la grazia che le nostre Comunioni fossero complete. Ora, perché siano complete, rivolgiamoci a Maria. Nessuno al mondo farà mai più una Comunione così completa come Maria. Le relazioni tra Maria e l’Ostia santa sono le più strette, le più intime: in primo luogo, perché Maria diede l’essere umano a Gesù Ostia, e quando noi riceviamo Gesù, riceviamo qualche cosa di Maria, del suo sangue. Il cuore sacratissimo di Gesù, il corpo sacratissimo di Gesù si formò appunto col sangue della Vergine santissima. E allora, quale unione più stretta e più completa che quella di una madre col suo bambino! Il Bambino che noi adoriamo nel presepio è il Figlio del Padre celeste, ed è il Figlio di Maria, perciò Maria Madre di Dio.
Quando diciamo: Magnificat anima mea Dominum, abbiamo da pensare che Maria ingrandì Iddio, Gesù; e poteva Iddio essere ingrandito? In questo senso: Iddio è infinito e non può avere, ricevere perfezioni maggiori, ma il Figlio di Dio non aveva il corpo e un’anima come abbiamo noi. E fu Maria a provvedergli questo corpo, e in quel momento il Padre celeste creò l’anima più bella che sia esistita: l’anima di Gesù che unì al corpo.
E così il Figlio di Dio assunse la natura umana per Maria. Non è possibile a noi entrare in una intimità tale. Così Maria, avendo ricevuto il Figlio di Dio fatto carne: «Verbum caro factum
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est»3 nel suo seno. Ecco, lo portò la prima volta in processione da Nazaret, ove era avvenuta l’annunciazione, alla casa di Elisabetta e Zaccaria, facendo tanti chilometri di strada. E Gesù portò là ogni grazia, ogni benedizione al bambino, al precursore Giovanni Battista, e a Elisabetta e a Zaccaria.
Maria poi partecipò in maniera ineffabile, e neppure qui è possibile a noi uguagliarla, ma solo possiamo imitarla, al sacrificio della croce, la prima grande Messa, il sacrificio del Calvario, il quale è come la Messa da cui prendono essere, valore tutte le altre Messe
E Maria assistette a quella Messa. Ecco, Maria è il modello delle anime che capiscono la Messa, ma non solo nella parte tecnica alla quale più facilmente siamo inclinati, ma nella parte intima, nel senso che si entri nel vero pensiero e nell’unione a questo sacrificio. Il che significa: la redenzione, e significa che Maria è corredentrice, e significa che noi abbiamo da essere corredentori, cioè sacrificarci con Gesù per la salvezza delle anime.
Il sacrificio della croce è già in se stesso di valore infinito, però questa Messa e il frutto di questa Messa, cioé la redenzione, è completa, ma ha bisogno di essere applicata alle anime. E questo è il senso delle parole di S. Paolo: «Adimpleo ea quae desunt passionum Christi in corpore meo: compio quello che manca alla passione di Cristo»4. Che cosa poteva mancare? Nulla in sé, ma tutto nell’applicazione, e cioè tutto: il frutto della passione di nostro Signore doveva venire applicato alle anime.
Maria quante volte poi ricevette la Comunione da S. Giovanni evangelista! Poiché Giovanni la prese con sé, Giovanni celebrava, Maria assisteva alla Messa e Maria faceva la santa Comunione. Entrare nello spirito con cui Maria faceva le sue Comunioni e prima faceva le sue adorazioni, assisteva alla santa Messa. Come si sarà compiaciuto il paradiso, si saranno compiaciuti gli angeli di vedere la Madre di Dio nella sua semplicità, nella sua umiltà, nel suo amore, assistere alla Messa.
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Quale atteggiamento, quale contegno, quale interiorità, quale sapienza nella sua assistenza alla Messa! E gli angeli con Maria adoravano l’Ostia consecrata. Maria aveva imparato ad adorare da quando ella medesima fece l’esposizione del Santissimo, e cioè dopo che ebbe il bambino nella grotta, lo rivestì e lo adagiò sulla paglia. La prima esposizione! Poi lei si prostrò ad adorare con S. Giuseppe; e vennero i pastori ed anch’essi adorarono il Bambino con Maria e con Giuseppe. Ecco la prima esposizione agli uomini del Figlio di Dio incarnato, esposto all’adorazione degli uomini.
Così fu poi nella sua vita. Le Comunioni di Maria furono complete, di mente: credette alle parole dell’angelo, ed Elisabetta poi lo constatò: «Beata te che hai creduto, perché avendo creduto si compiranno tutte le cose che ti furono annunciate»5. Beata Maria che credette alle parole dell’angelo. Quello che le era stato detto si compì: «Verbum caro factum est, et habitavit in nobis». Il Verbo in quel momento si fece uomo, prese cioè la natura umana e secondo l’espressione: «Verbum caro factum est», il Verbo si fece carne in ciò che appariva ed era esterno. Quindi la mente di Maria era totalmente unita a Dio e alle parole che l’angelo le aveva detto a nome di Dio: «Missus est angelus Gabriel, ecc.»6. Maria fu unita di cuore e di volontà: «Fiat mihi secundum verbum tuum»7, è la dedizione totale al volere di Dio: Si faccia come vuole il Signore, io sono l’ancella del Signore, totalmente messa al servizio di Dio, come umile ancella, totalmente data, uniformata al volere di Dio. Uniformata che è più che conformata. Il volere di Dio è il volere stesso di Maria. Comunione di volontà, e comunione di cuore di Maria. Specialmente dopo che lo Spirito Santo discese sopra gli apostoli e particolarmente su Maria santissima nel giorno della Pentecoste, il cuore di Maria fu tutto infiammato di amore per Gesù: una nuova infusione di carità discese nella sua anima. Del resto Maria ebbe sempre il suo cuore pienamente unito a Dio, a Gesù. Cuore vergine, cioè in lei c’è un solo amore,
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l’amore di Dio. Nell’unione fra noi e Dio tutto deve essere stabile: la mente, la volontà e il cuore. Nessuna creatura fu così unita al suo Dio quanto la Vergine benedetta.
Allora Maria è il modello delle sante Comunioni, delle Comunioni complete: mente, cuore, volontà e intendiamo anche il corpo. Maria non alzò un figlio8, Maria non disse mai una parola se non nel volere di Dio, se non a servizio di Dio: perfezione. Allora domandiamo questa grazia: imparare a fare la Comunione completa ed assistere alla santa Messa veramente in spirito soprannaturale, nei pensieri, nelle disposizioni di Maria, e fare le adorazioni come ella le faceva. Maria, modello quindi delle anime che si comunicano, delle anime che assistono alla Messa e delle anime che adorano.
Ecco la conclusione. Se troviamo un po’ difficile fare Comunioni perfette, complete, serviamoci di questo pensiero o di questa guida: con Maria e come Maria e nelle intenzioni di Maria, cercando di prendere le sue disposizioni, anzi, cercando di ottenere che Maria faccia anche al nostro posto quello che noi non sappiamo fare. Noi dopo la Comunione sappiamo ringraziare poco come si deve il Signore, ma Maria, se noi la preghiamo, ci impresterà i suoi sentimenti, ci ispirerà i pensieri, gli affetti, i propositi da farsi dopo la Comunione, e sentiremo di più che siamo innestati in Gesù, sentiremo di più che siamo come il tralcio unito alla vite, e come l’innesto, il quale è stato preso da un’oliva buona e messo sopra un’oliva selvatica, come eravamo noi, un olivastro. Sentiremo di più che Gesù vive in noi, che va man mano sostituendo i nostri pensieri con i suoi, i nostri affetti con i suoi, i nostri voleri con i suoi finché si realizzerà: «Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus»9, «Mihi vivere Christus est: la mia vita è Cristo»10.
Gesù benedica tutte le menti e benedica tutti i cuori e benedica tutte le volontà, ci faccia suoi intieramente, in modo che d’ora in avanti né si muova un ciglio, né si esprima una parola, né si faccia un passo se non tutto e sempre e solo diretto alla
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gloria di Dio, cioè come avrebbe fatto Gesù e come Gesù vuol fare in noi, perché egli vuole operare in noi, vuole prendere tutta la nostra personalità e farla sua. Quando si arriverà qui, il purgatorio sarà già fatto, come resta fatto quando l’anima con le dovute disposizioni dice profondamente: Tutta mi dono, offro e consacro. E la vita sarà una preparazione continua al cielo, si entrerà a far parte di quegli adoratori: gli angeli e i santi che sono in paradiso. Entrare in quella famiglia divina, dove sta il Padre celeste e ha una casa tutta occupata dagli apostoli, dai martiri, dai confessori, dai vergini, dai santi. E ognuno cerchi di rendere adorazione e amore e ossequio al Padre celeste, come figlioli che amano veramente il loro Padre. La vita della religiosa sarà capita: preparazione al cielo. La professa perpetua entra nel noviziato del cielo, nel noviziato cioè che prepara alla professione eterna in paradiso.
Se i cristiani devono esser di Gesù, che cosa dire della religiosa che non vuole altro, come dice S. Paolo: «La vergine non pensa che a Gesù»11, pensa solo a Gesù.
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1 Meditazione tenuta alla comunità di Roma il 12 aprile 1956. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 27a = ac 47b.

2 Richiama la formula di devozione mariana di S. Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716), autore di: Il trattato della vera devozione a Maria. La devozione mariana è compendiata in questa frase : “Fare tutte le azioni per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria, onde farle più perfettamente per mezzo di Gesù, con Gesù, in Gesù e per Gesù” (cf Trattato della vera devozione a Maria, n. 257).

3 Cf Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne…».

4 Cf Col 1,24.

5 Cf Lc 1,45.

6 Cf Lc 1,26: «L’angelo Gabriele fu mandato…».

7 Cf Lc 1,38: «… avvenga di me quello che hai detto».

8 Espressione non chiara.

9 Cf Gal 2,20: «Non son più io che vivo, è Cristo che vive in me».

10 Cf Fil 1,21.

11 Cf 1Cor 7,34:«… chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore».