IV
LA PREGHIERA1
Considerando la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, la SS.ma Vergine, le pie donne e i fratelli devoti, si legge: «Repleti sunt omnes Spiritu Sancto et coeperunt loqui: Erano ripieni dello Spirito Santo e incominciarono a predicare2. Così dobbiamo prima riempirci di Spirito Santo, ossia di sapienza celeste, di grazia, di amor di Dio, di virtù, e poi dare quello che possediamo. Dare la sapienza celeste per mezzo dell’apostolato; dare la virtù per mezzo del buon esempio; dare la grazia, cioè ottenere la grazia per mezzo della preghiera, particolarmente della preghiera eucaristica, dei sacramenti, della liturgia e tutta la pietà personale. Perciò in primo luogo nutrirsi e non dare parole che non siano accompagnate dalla vita, cioè dalla grazia. Che cosa significa? Significa battere l’aria, cioè come un tamburo che fa rumore, ma non comunica la vita. Se le nostre parole procedono dallo Spirito Santo che alberga in noi, le parole divengono spirito e vita.
In questi giorni ho visto che predominava negli argomenti ciò che riguarda la pietà. Giusto! E adesso confermiamola. Il lavoro spirituale interiore, cioè la pietà vera deve essere il frutto principale di questo ritiro che avete fatto con tanta applicazione. Attualmente, lo spirito del laicismo ha portato, fra le altre conseguenze, anche una certa disistima della pietà. Azione, fare. Serve quello? No! L’azione dopo l’orazione: prima nutrirci e poi dare. La mamma deve alimentarsi meglio, perché deve preparare anche il latte al bambino. Il primo posto, il posto assolutamente necessario è quello che viene dato per mezzo della pietà.
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Quanto più sono importanti gli uffici, tanto più dobbiamo prendere dal Signore, per condurre le anime non al nostro modo di vedere, ma assecondare i disegni di Dio e interpretarli bene, non come vogliamo noi. Dobbiamo fare quello e come vuole il Signore: prendere da Dio e dare a Dio.
Può esserci un pericolo notevole. Primo, l’orgoglio: credere di avere già le qualità di santità, di scienza, di zelo, perché si è nel posto a cui si è stati elevati. Quando c’è questa persuasione che già siamo buoni e capaci dell’ufficio, comincia il disastro. Quanto meno ci crediamo [capaci], tanto più penseremo a domandare aiuto a Dio e tanto più saremo efficaci nell’apostolato, nell’ufficio e nella stessa nostra santificazione. Il nemico è l’orgoglio segreto.
Quando sono andato dal Papa3 per domandargli la benedizione sul corso di Esercizi di un mese, l’aprile scorso, ho detto al Santo Padre: Finora non ero venuto ancora a presentarmi, e compiere il mio dovere di sottomissione, di ossequio. Pensavo che prima dovessero passare le persone più importanti, noi siamo così piccoli. Finché starete piccoli, voi allargherete il vostro apostolato e spargerete nel mondo largamente la verità. Finché siete piccoli e siete considerati piccoli. Quando entra l’orgoglio è finito, uno può subito mettersi da parte, perché allora può pensare che diviene sterile per sé e per gli altri.
Secondo, vi è di nuovo quell’eresia di cui parlava Leone XIII: questa disistima della preghiera per darsi tutto all’azione. Si crede di educare con ragionamenti, con accorgimenti e con la soluzione dei problemi della gioventù, una soluzione ispirata a principi umani, a interessi temporali o temporanei, ad astuzie, ecc. Allora si dà una formazione strana che non è né per l’eternità, né per la vita presente. Diviene inefficace. E così avviene riguardo la nostra vita. Progrediamo nella virtù, nella santità a misura che ci uniamo con Dio, perché è da lui che viene la grazia. Ora, la santità è grazia ed è lui che la comunica. In secondo luogo, perché la nostra parola abbia frutto, di nuovo si richiede la grazia. Pensare agli apostoli che nei primi
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tempi erano molto occupati nel soccorrere i poveri, ad amministrare, preparare il cibo, ecc., a quelli che li seguivano, siccome: «Omnia bona erant communia: i beni venivano messi assieme4. Ma a un certo punto si accorsero che non avevano più tempo per pregare e anche meno tempo per predicare, allora elessero i diaconi che facessero il lavoro esterno di amministrare e di preparare gli abiti e il vitto, ecc. agli orfani, alle donne vedove e ai vecchi, ecc. «Noi invece, dissero, attenderemo alla preghiera e alla predicazione5. Sì, attenderemo alla preghiera.
Così anche la superiora: preghiera per sé, preghiera per le persone con cui convive e che deve guidare, e preghiera perché l’apostolato abbia il suo frutto. Non cadiamo nell’errore che sarebbe fatale: occuparsi prima di cose esteriori e soltanto di apostolato! Ma anche l’apostolato senza la preghiera non lo si sente come l’ufficio di alimentare le anime. Non si vede dietro la libreria, dietro la propaganda, dietro le varie iniziative di organizzazione, non si vedono le anime. Si fa come se uno fosse un semplice operaio che fa una bella composizione anche ben corretta; stampa bene e fa una buona legatura, presenta bene il libro, fa un lavoro, ma non è apostolato. Distinguere fra il lavoro e l’apostolato: il lavoro è per guadagnare il necessario per vivere, l’apostolato è per nutrire le anime. Sempre vedere le anime dietro a tutta l’azione.
Dunque, prima un lavoro di orazione, lavoro interno. A che cosa è ordinata la preghiera? È qui che bisogna entrare ancor di più in noi stessi per non sbagliare, ricordando che S. Bernardo scriveva al Papa6, che aveva un bell’ufficio, non è vero? L’ufficio più alto che si può pensare sulla terra, altro che un piccolo gruppo di persone che devono stare sottomesse! È l’ufficio più grande, e il Papa deve guidare tutto il mondo. Eppure S. Bernardo gli dice: Non lasciarti lusingare, e non pensare soltanto
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all’attività esterna. Maledictae illae occupationes, questi tuoi uffici sarebbero maledetti se ti distogliessero dalla preghiera7. Eppure gli uffici del Papa sono ben santi! Se fossimo così esteriori, superficiali, allora quelle azioni stesse sarebbero da maledirsi, perché ci svuotano e renderebbero vuoto anche l’apostolato. La preghiera deve essere ordinata a questo: alla santificazione.
Si prega per correggere la mente, i pensieri e santificarli; si prega per correggere il cuore e orientarlo verso Dio, verso le anime; si prega per compiere il volere di Dio, nell’osservanza dei comandamenti, dei voti, delle virtù religiose e nell’osservanza delle Costituzioni. La preghiera non è solamente lode a Dio, certo deve essere lode a Dio, ma è per alimentare la nostra vita spirituale. La preghiera è per correggere quei difetti che abbiamo conosciuto negli Esercizi, dove abbiamo visto quello che ci mancava. La preghiera è per acquistare ciò che negli Esercizi abbiamo conosciuto ed è necessario acquistare, per esempio: all’orgoglio sostituire l’umiltà, all’egoismo sostituire la carità, ecc. La preghiera ci porti a compiere il lavoro interiore di santificazione e quindi: aumento di fede per conoscere Gesù, conoscere meglio il Signore; in primo luogo sei creato per conoscere Dio. Sempre di più il catechismo, e si faccia anche una specie di teologia per la suora8. Esercitarsi alla conoscenza precisa delle Costituzioni e delle norme ascetiche, ecc. Conoscere: che io conosca Dio, che io aumenti la mia fede, perché la conoscenza non è ancora fede, bisogna poi che si pieghi la testa, con un atto di volontà si pieghi l’intelligenza a credere.
Quindi pregare per l’aumento di fede in noi, e fede che si estenda a tutte le verità rivelate, particolarmente a quelle di cui ordinariamente noi dobbiamo più penetrare: fede nell’Eucaristia; fede nel sacramento della Confessione; fede nel governo, nella provvidenza di Dio che ci guida, che ha cura di
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noi; fede soprattutto nel paradiso, conoscere che cosa dobbiamo fare sulla terra, e perché ci siamo. Poi la preghiera ci porti ad aumentare la buona volontà, ad avere fede nel paradiso, e desiderarlo, perché, dopo averlo desiderato, possiamo mettere in attività i mezzi per conseguirlo. E i mezzi sono: la grazia e la buona volontà. Fiducia nei meriti del Salvatore, nella sua passione e morte. La grazia che dobbiamo comunicare agli altri, dobbiamo possederla. Fiducia nella bontà di Dio e nella passione e morte di Gesù Cristo; nella protezione della Vergine e di S. Paolo; nell’aiuto di S. Giuseppe, degli angeli custodi. Fiducia nelle stesse preghiere delle anime purganti e di quelle anime che si trovano nel possesso eterno della gloria celeste dove hanno anche il potere di intercedere per noi.
Fiducia: mediante le opere buone che io debbo e voglio fare9. Mediante: che cosa vuol dire in pratica? Osservanza della vita religiosa, perché non dobbiamo fare le opere di qualunque persona. Altra è la madre di famiglia e altra è la religiosa. Noi abbiamo da fare le preghiere e domandare le grazie di compiere quelle opere buone, praticare quelle virtù che sono proprie del nostro stato: l’osservanza delle Costituzioni, l’obbedienza, il distacco dalle cose mediante lo spirito di povertà, l’amore di Dio mediante la castità che deve diventare il più prezioso e più intenso amore a Dio mediante le buone opere che io debbo e voglio fare.
L’ufficio è servizio, non è comando, è servizio, poiché: «Non sono venuto per essere servito10. Così nessuno di noi. È una disgrazia l’ufficio di superiora, perché, se non preghiamo un po’ di più, ci mette nella maggiore difficoltà per farsi santi. Osservare, compiere il nostro ufficio: «Non son venuto per essere servito, ma per servire». Il superiore, o la superiora, si metta a servire umilmente tutti, qualche volta bisogna servire persino i capricci, oltre a tutto il compatimento, l’aiuto nella preghiera, il buon esempio.
In terzo luogo la preghiera deve essere ordinata ad acquistare un’intimità, una comunicazione sempre più stretta e più
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sentita con Gesù, in maniera che nella giornata non passino ore in cui non si ricorda Dio, la meditazione, la Comunione. No! Come chi raccoglie i frutti che stanno su una pianta: con una mano raccoglie il frutto, ma con l’altra sta attaccato all’albero per non cadere. Allora stare attaccati a Dio che è l’albero della vita, è la vite11, attaccati a Dio, sentirlo. Quando in un’anima è entrata la sapienza celeste, il più alto dono tra i doni dello Spirito Santo, la persona può diventare attivissima, di un’attività e di una intraprendenza che sembrerebbero eccessive. Ma quell’intraprendere, quel donarsi è sempre un donarsi sapiente e saggio.
Sentire ugualmente Iddio, prima Dio e far derivare lo spirito di intraprendenza, di attività dall’ispirazione, dalla grazia di Dio. Intendiamo bene: ci vuol l’anima dell’apostolato. Non basta che ci sia un cadavere di apostolato, un cadavere non è animato, né vede, né sente, né ha la vita. Così, a volte, ci sono apostolati e uffici senz’anima! Si vuol dare, ma si comanda piuttosto che servire. Non si dà, perché non si possiede, ma se si possiede si dà. E allora, poche parole sono più efficaci di un lungo discorso; e un lungo discorso, tante volte, non vale poche parole.
In sostanza, la preghiera è ordinata alla santificazione della mente, della volontà e del cuore. Preghiera pratica: fatti i propositi stamattina, li ricorderò nel corso della giornata, e mi esaminerò nel momento opportuno, specialmente nella Visita al SS.mo Sacramento. Poi continuerò a pregare per avere la grazia di santificarmi. Lasciare perciò tutte quelle cose che si compendiano in sostanza nell’amor proprio, per amare sinceramente Iddio, vedere lui, cercare lui: santificazione della volontà, santificazione del cuore. A volte, sotto certe apparenze di pietà e sotto certe formule di umiltà, quanto amor proprio domina! È il grande nemico della santificazione, perché è opposto all’amor di Dio. Allora, in umiltà ordiniamo tutta la pietà alla pratica.
Venendo poi a un altro punto, la pietà va ordinata anche al proprio ufficio. Quando si dice: mediante le opere buone
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che voglio fare, e che debbo fare, ecco, che debbo fare è, tra le altre cose, l’ufficio. Quindi, pietà ordinata all’apostolato esterno: Di che cosa hanno bisogno queste anime? Che cosa io devo dare a ciascuna di queste anime? Quale ufficio hai: libreria, cinema, propaganda esterna, attività e iniziative proprie? Domandare al Signore di arrivare alle anime in sapienza, in carità, in bontà, moltiplicandosi, poiché quando c’è la sapienza interna, quella sapienza che è il più alto dono dato dallo Spirito Santo, allora questo viene. Iddio guida!
Persone che sembrava avessero poca intelligenza, magari poca salute, poche capacità esterne, sono riuscite a fare un bene immenso; altre invece sono state il tamburo che ha suonato, che ha fatto chiasso. Quante volte la persona che è inferma, che ha poca salute oppure non ha molta intelligenza, in realtà esercita, con la grazia di Dio, un’influenza sugli altri mediante la sua preghiera, il suo spirito di umiltà e di mortificazione. Dunque domandare la grazia di possedere la sapienza dell’apostolo!
Ci vuole anche una coscienza amministrativa. Una coscienza intellettuale e spirituale certo, ma anche la coscienza dell’apostolato. Quando ci si riducesse a contare i soldi che arrivano a casa e a fare un resoconto che soddisfi l’occhio, non possiamo dire che ci sia il nostro guadagno, il guadagno dei nostri meriti, la ricchezza dell’anima. L’apostolato è in primo luogo per arricchire noi. Considerarlo nell’aspetto supremo di redazione, dando la sapienza di Dio, di tecnica perché si presenti degnamente, poiché contiene le verità divine, e nessun altro libro, per quanto sia un libro di scienza, ecc., ha bisogno ed è degno di una presentazione migliore come il libro del Vangelo, il libro che contiene la scienza divina. Questa esteriorità occorre fino a un certo punto!
Così la diffusione nel senso giusto come è stato comunicato anno per anno, e particolarmente secondo lo spirito delle Costituzioni. Non dobbiamo fare altro! Qual è la gerarchia delle edizioni? Catechismo: fate di più; secondo Bibbia; terzo Tradizione. Che cosa dicono le Costituzioni? In questa gerarchia delle edizioni, noi dobbiamo sempre essere guidati, non peggiorare, ma dare la sostanza! Non pretendere di camminare
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e pronunciarsi in questioni che sono di punta, chiamiamole di punta come è sempre stato spiegato, ma in quello che fa del bene12. Come se in un ospedale si mettesse tutta la cura a portare dei fiori, a dare buone tinte ai muri e mettere bei mobili, ecc., invece della medicina, della cura del malato, dei buoni medici, delle buone infermiere! Ora, il genere umano è ammalato, perché la malattia l’ha portata il peccato di Adamo che ha inquinato l’umanità.
Che cosa diamo? Beate voi, beati i passi di quelli che portano la sapienza di Dio, che portano la pace13! Stabilirvi nel nostro apostolato. Nostro apostolato, perché sono appena permesse le cose che riguardano gli altri, le edizioni altrui, come anche in una certa misura gli oggetti religiosi. Ma l’Istituto è una persona, l’Istituto è rappresentato da una parrocchia: Che cosa si deve dare dal parroco e da quelli che coadiuvano il parroco? Che cosa si deve dare? Dare dei trattenimenti, dei divertimenti soltanto? Quelli possono servire un poco ad avvicinare, condurre le anime, a guadagnare i ragazzi, ma...
Dunque, facendo ancora un passo avanti, oltre a domandare la grazia, domandare la coscienza dell’apostolato che è ben diversa questa dal lavoro di diffusione o redazione, ecc. Non fare un lavoro, ma fare l’apostolato! Non abbassiamoci! Sentire Dio, sentire le anime. La pietà sia ordinata al proprio ufficio, e giacché siete, in grande maggioranza, Maestre nelle case, che veramente siate Maestre di spirito. Che sappiate illuminare, incoraggiare, portar letizia, che sappiate dare l’esempio buono, Maestre di spirito e Maestre di apostolato. Primo: non Andate, ma Parto, venite dietro di me. Punto essenziale questo: non Partite, ma Venite dietro di me. E Gesù: «Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini14. Precedeva: venite dietro.
Quindi, domandare la coscienza sì, ma coscienza dell’ufficio che si ha, e poi Maestra anche in quelle cose che è necessario che le figlie sappiano. Che intendano bene quello che viene detto, che viene comunicato nelle circolari, ecc. Prima capirlo
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voi, poi farlo capire. E se in certi punti di scienza, la superiora sa che c’è una giovane che ha studiato, faccia fare anche il catechismo da lei, se c’è bisogno!
Certe volte si può lasciare che qualcosa venga spiegato dalle sorelle che forse sono state formate bene. Arrivando in una casa, vengano sentite e si domandi: Che cosa vi hanno insegnato, che cosa vi hanno spiegato nel tal punto e nel tal altro, perché vogliamo seguire l’indirizzo dell’Istituto e quindi ciò che è la volontà di Dio.
Saper istruire quindi, e nello stesso tempo educare in maniera che possiamo dire che è educazione umana anche per ciò che riguarda la salute e per trattare con le persone. Una predica intera era stata fatta negli Esercizi sul modo di trattare ed è stata una predica utile: sia per trattare direttamente con le persone, per scrivere una lettera, per comportarsi bene in casa in maniera che si può chiamare vita religiosa. Anche la vita religiosa perfeziona la natura, quindi deve perfezionare la vita umana. Quindi, una vita buona, considerata anche umanamente buona, in maniera che si sia proprio veramente Maestre.
Perciò, la preghiera sia indirizzata alla santificazione della mente, del cuore e della volontà, e ordinata all’apostolato, a compiere bene il proprio ufficio. Con tanta buona volontà che avete, la grazia dello Spirito Santo sia tanto abbondante in questa conclusione dei vostri Esercizi spirituali. Sono giorni benedetti e se ricaviamo il frutto, in punto di morte benediremo questi giorni. Sì, sono benedetti da Dio e benediremo anche noi questi giorni, se avremo ricavato il massimo frutto. Però, umiltà, sentire il bisogno di Dio, fare precedere la preghiera indirizzata al lavoro interiore, alla santificazione interiore. Il resto poi verrà facilmente da sé, poiché lo Spirito Santo vi sarà compagno e guida: «Dux eius fuit15.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 2 giugno 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 80a = ac 135a. Stampata in Aiuti fraterni, ottobre (1960), pp. 5-9.
2 Cf At 4,31.
3 Don Alberione fu ricevuto in udienza dal Papa S. Giovanni XXIII il 23 marzo 1960.
4 Cf At 2,44.
5 Cf At 6,4.
6 Eugenio III, al secolo Bernardo Paganelli (1080ca.-1153), scelse la vita monastica dopo aver incontrato S. Bernardo di Chiaravalle del quale divenne discepolo e amico. Eletto Papa nel 1145 visse in tempi difficili e trasse luce e coraggio dagli insegnamenti del suo maestro.
7 “En quo trahere te possunt hae occupationes maledictae: Ecco dove ti possono trascinare queste maledette occupazioni”. Cf S. Bernardo, De Consideratione, lib. II, cap. VI.
8 All’epoca era diffuso: AA.VV., Cultura teologica della suora, 3voll., Piccola Casa della Divina Provvidenza, Torino 1954.
9 Cf Atto di speranza.
10 Cf Mt 20,28.
11 Cf Gv 15,5.
12 Cf Cost’53, artt. 258-260.
13 Cf Is 52,7.
14 Cf Mc 1,17.
15 Cf Dt 32,12: «Il Signore, lui solo lo ha guidato».