Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Esercizi spirituali,
Ariccia 11-13 giugno 1960


I
IL LAVORO SPIRITUALE
PER LA PREPARAZIONE AL CIELO1


Vi è tanto da benedire il Signore per le grazie ricevute in questi santi giorni di Esercizi spirituali. C’è stata abbondanza di preghiera e abbondanza di Parola di Dio, comodità per ricevere i santi sacramenti. Poi vi è stata anche la cooperazione alla grazia mediante i riflessi, gli esami di coscienza e, credo, i propositi. Allora, Te Deum di cuore a Gesù Signore e Maestro. Per mezzo di Gesù Maestro, che è nell’ostia santa, il ringraziamento alla Santissima Trinità, al Padre celeste. Ringraziamento anche a Maria, la madre che sempre intercede presso il suo figlio, così come ha interceduto alle nozze di Cana2 presso Gesù, il quale alla sua preghiera ha operato il miracolo. E l’ha costituita nostra madre dalla croce3; poiché noi abbiamo due madri: una madre naturale e una madre che è in cielo, che ci ha dato il Signore. Una madre naturale la quale ci ha dato la vita naturale e una madre spirituale da cui è pervenuta la grazia, cioè la vita nostra spirituale.
Il ringraziamento, poi, va a S. Paolo. Recitare tre Gloria Patri per ringraziare la Santissima Trinità per le innumerevoli grazie che il Signore ha concesso all’Apostolo, e per mezzo dell’Apostolo, ha concesso a noi che abbiamo preso da lui, come modello, l’apostolato. Recitare la coroncina a S. Paolo4, perché a S. Paolo noi chiediamo, per la sua intercessione, le vocazioni. La coroncina è stata composta appositamente per questo: per le vocazioni, ricerca, reclutamento, e per la loro formazione. Formarle santamente, formare delle persone convinte,
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persuase, persone che amano davvero il Signore, non a parole, ma con le opere, cioè con le virtù e con l’esercizio dell’apostolato.
Ora avete concluso con i propositi, credo, e il Signore li benedica, affinché si passi di virtù in virtù, e cioè: aumento di fede, di speranza, di carità; si passi alle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, e alle virtù religiose: povertà, castità, obbedienza. Avanti nell’umiltà, nella bontà, nel fervore, poiché quando lo Spirito Santo è in noi, opera in noi, non sta muto, parla ai nostri cuori, illumina le nostre menti. Lo Spirito Santo ha tante iniziative per indurci a vivere sempre più soprannaturalmente la vita e capire l’apostolato.
Lo Spirito Santo con i suoi doni facilita l’esercizio, la pratica delle virtù, e allora vengono i dodici frutti dello Spirito Santo, secondo S. Paolo che li enumera5. Tuttavia questi sono come di esempio, ci sono poi molti, innumerevoli altri frutti. Se assecondiamo tutta l’azione dello Spirito Santo in noi, si arriverà anche a possedere le Beatitudini, cioè: la gioia della povertà; la soavità e dolcezza nella mitezza; la sete e fame della giustizia di Dio, cioè della santità, e avanti fino alle lacrime per i nostri peccati e per i disordini altrui; fino a sentirci sereni e contenti nelle nostre sofferenze. Questo è il culmine della preparazione, è l’ultimo punto a cui arriva la vita cristiana e lì non si sta più, si è già nel confine dell’eternità, delle beatitudini che si sono già pregustate qui. C’è il confine tra la beatitudine terrena e la beatitudine celeste, c’è solo più un velo, è il velo del corpo che poi cade e allora si contempla il Signore, si possiede il Signore, si gode il Signore per l’eternità intera.
Ammirare e ricordarsi che Maria è colei che ha corrisposto più di tutte le creature alla grazia. Fu piena di grazia da parte dello Spirito Santo, ma fu piena anche di corrispondenza; pienezza di grazia, pienezza di corrispondenza. Elevarvi, mirare in alto alla santità vera, quando noi avremo finalmente messo sotto i piedi l’amor proprio, l’io, quando ci saremo distaccati da tutto, perché il cuore veramente si riposa in Dio. Ecco, allora un amore solo, è l’amore che si compie, si perfeziona e
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si eterna in cielo. Quando in punto di morte si potrà dire: Non sono più della terra, io non ho più nel cuore e nell’anima alcun desiderio fuori che Dio... Una persona che soffriva tanto in punto di morte diceva: Quanta gioia nell’avere ancora queste sofferenze. Allora la preparazione al cielo è fatta.
Non stiamo poi tanto su questa terra. Considerare che voi potete cambiare sovente casa nella vostra vita, e cioè un po’ si è in una casa, un po’ si è in un’altra, in Europa o in altro continente. Ma tutto questo è un passaggio, è tutto un cammino, la fermata è in cielo. La stazione che è l’ultima fermata oltre la quale non si va, è la stazione beata quando saremo arrivati alla città celeste. L’ultima fermata, dove c’è Iddio, la Santissima Trinità, Gesù Cristo nostro amore, la Vergine benedetta, i santi del paradiso, gli angeli che ci aspettano. Avanti! Ecco quello che volevo dire stamattina: il lavoro spirituale per la preparazione al cielo.
In questi giorni avete fatto la preparazione al lavoro spirituale e interiore per quest’anno. E ora farete la preparazione all’apostolato, specialmente a ciò che quest’anno è veramente una grazia. L’anno paolino, interamente l’anno paolino, cioè dal 30 giugno corrente fino al 30 giugno del 1961: l’Anno biblico. Questo lavoro interiore, spirituale, di santificazione è il primo, fondamentale, necessario, più necessario di ogni altro. Anche l’apostolato che voi intendete rendere sempre più attivo e produttivo, deve uscire dal lavoro interiore, perché si amano Dio e le anime, si vuole procurare la gloria a Dio e si vuole aiutare le anime perché si salvino, arrivino al paradiso. Tutto dall’amor di Dio, tutto dal lavoro interiore. Perché si è santi, si desidera che altri siano santi. Siete religiose? Il desiderio che altre giovinette partecipino a questi beni che godete voi, cioè i beni della vita religiosa.
Il lavoro spirituale credo che l’abbiate preparato con i propositi che devono essere completi: primo, il lavoro interiore, secondo il primo articolo [delle Costituzioni], la mente, il cuore, la volontà, proposito che comprende tutto il nostro essere, quindi la parte che è l’amore a Dio per mezzo dell’intelligenza, della mente: «Tota mente tua»; per mezzo del cuore, con tutto il tuo cuore: «Ex toto corde»; e per mezzo della volontà:
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«Omnibus viribus»6, con tutte le forze. Questa è la prima parte dei propositi.
Seconda parte: l’attività esteriore, cioè l’apostolato. L’apostolato che può essere di redazione o di tecnica o di diffusione, secondo che l’obbedienza vi assegna, poiché non dobbiamo avere delle volontà, perché dobbiamo avere solo una volontà, che è la volontà di Dio, non delle preferenze o desideri. Dopo che ti sei data tutta a Dio hai ancora di te stessa qualcosa che ti interessa, in cui vuoi disporre, dei desideri, preferenza di una casa o di un’altra, di questo o di quello? Nessun ufficio, nessuna preferenza, nessun posto, ma una sola volontà: la volontà di Dio. Quindi l’apostolato che viene assegnato: distaccarsi! Diventare suore... e quando si è veramente religiose? Quando l’essere è tutto di Dio, è penetrato dalla religione in maniera che si può essere chiamate religiose, diversamente non lo si è completamente. Ma voi lo siete e lo volete essere sempre meglio.
Allora la seconda parte dei propositi riguarda la vita esteriore che è l’apostolato, l’attività: cinema o libro o periodico, redazione o altro, quello che l’autorità della Congregazione vi assegna. Non è che dobbiamo fare due lavori, dobbiamo fare la volontà di Dio. Prima c’è la volontà di Dio: «Haec est voluntas Dei sanctificatio vestra»7, è il primo articolo delle Costituzioni che riproduce meglio la parola della Bibbia: «Questa è la volontà di Dio, che vi facciate santi». E poi il secondo articolo riguarda l’amore al prossimo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso», quindi la seconda parte dei propositi.
Dunque, lavoro interiore e lavoro di apostolato. Alla fine, abbiamo due resoconti da fare a Dio, e se fate bene le Confessioni, gli esami di coscienza, sempre sui due punti: santificazione individuale, primo resoconto al giudizio di Dio; e santificazione dell’apostolato, seconda parte del giudizio di Dio e secondo articolo delle Costituzioni. Osservando bene quei due articoli, primo e secondo, si arriva al resoconto finale, davanti a Dio per il premio in serenità!
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Questo lavoro spirituale, ho detto, è il più necessario, perché se si guadagnasse anche tutto il mondo e si avesse detrimento per l’anima, perdita per l’anima, si finisce in sostanza con il perdere i meriti. E che cosa sarebbe di noi? Quindi, non perdere i meriti! Amare sinceramente e veramente noi stessi, arricchirci di meriti. E se faceste anche un apostolato splendido, se foste messe in un ufficio distinto, se godeste la stima di tutte le sorelle, e se faceste anche impressione dovunque andiate, e se aveste anche la miglior salute e la miglior abilità nelle cose, ma aveste danno all’anima, tutto è perduto. A volte è meglio aver meno doni ma usarli tutti, che averne tanti e non usarli per il Signore e per la nostra eternità. Temere i posti alti, gli uffici di superiorità, poiché sono una tentazione in più, tentazione di vana compiacenza e anche occasione di distrazione, perché oltre che pensare a noi, si deve pensare agli altri. E dobbiamo fare due resoconti al Signore: quello che abbiamo fatto per noi e quello che facciamo per gli altri. Santità, lavoro spirituale delicato, continuo.
In questi giorni devo occuparmi un po’ del processo canonico diocesano del canonico Chiesa. Egli scriveva: Propositi, e poi esame preventivo al mattino; esame particolare verso mezzodì e poi esame generale alla sera nella Visita al SS.mo Sacramento. E per noi: Questi esami come sono osservati? Sia nella parte che riguarda la santificazione, sia nella parte che riguarda l’apostolato? Al mattino sempre parlarne con il Signore, sempre domandare alla Madonna che ci accompagni nella giornata, che ci tenga la sua santa mano sul capo, poi avanti cercando di conservare un abituale raccoglimento nella giornata, pur dovendo attendere a tante cose. Perché quando si ama davvero il Signore, si è attaccati a lui con una mano in continuità, e con l’altra si dà il libro, si parla con gli uomini, si fa l’apostolato in sostanza, e si compie quello che si deve fare anche in casa, in cucina o la pulizia o altre cose che sono necessarie nella casa stessa.
Quando si è conservato questo raccoglimento in tutta la giornata, si sono fatti gli esami di coscienza e si è detto al Signore la sera: Perdonatemi il male commesso e se qualche bene ho compiuto accettatelo, allora si va a riposare sotto la protezione
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dell’angelo custode. E l’ultimo pensiero: Un giorno riposerò del riposo eterno. L’eterno riposo dona a loro o Signore, mandare un saluto alle anime del purgatorio e pensare a quel giorno in cui si andrà in quella camerata a dormire: il paradiso. Però non sarà un sonno come qui! Sarà il riposo eterno dalle occupazioni della terra che hanno consumato la nostra salute, e sarà un inizio di attività spirituali che non stancano più; attività e lavori che qui sulla terra non possiamo comprendere e che ci beatificheranno, ci renderanno felici.
Quando si fa sempre l’esame così, si è già preparati alla Confessione: a volte si va quasi all’improvviso, ma chi per sette giorni nella settimana fa l’esame, se c’è qualcosa, l’ha già scoperto. D’altra parte, siccome in primo luogo, bisogna sempre dire se c’è stato progresso, se si sono osservati i propositi, quando si è fatto l’esame di coscienza, uno si è reso conto; le altre mancanze poi si possono dire più o meno. Si capisce, se ci sono peccati gravi c’è l’obbligo di dire tutte le mancanze, ma generalmente sono imperfezioni, allora si insiste su quelle che appaiono di più. L’anima dopo sette giorni si rende già conto delle vittorie riportate, del cammino fatto. Certamente ne fate del cammino in una settimana! Chi di voi non aspira ad amare sempre di più il Signore, e non passa bene la sua giornata facendo l’obbedienza, e quindi tutte cose che piacciono a Dio e sono al servizio di Dio? Come allora non acquisterete meriti? E quanti! Siete progredite, ma bisogna progredire anche nel diminuire i difetti e nell’aumentare un po’ le virtù.
Quando si sono fatte quattro, cinque Confessioni nel corso del mese, al ritiro mensile è facile anche riassumere: Nelle quattro o cinque mie Confessioni, ho notato qualche miglioramento? In che cosa ho dovuto accusarmi di più? Che cosa ho notato che più mi manca? Ed ecco: più preghiera, più umiltà e prendere le precauzioni che devono aiutarci specialmente se uno si accorgesse che va indietro, che diventa tiepida, indifferente, che prega meno, che ha la mente più occupata in pensieri inutili o magari non conformi ai pensieri che deve avere una religiosa. Pensieri di Dio e dell’apostolato, perché la mente sia tutta di Dio: «Amerai il Signore con tutta la tua mente». Se ci si accorge che qualcosa comincia a entrare e che il diavolo
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comincia a sopra seminare un po’ di zizzania nel cuore, nella mente, nelle attività, e ci si accorge che il cuore diviene di nuovo un po’ mondano, nel ritiro mensile ci si metta subito a posto! E con preghiera più umile.
Poi, dopo dodici mesi, vengono gli Esercizi. Dopo undici ritiri mensili viene il dodicesimo ritiro che è poi il ritiro annuale, quindi riassumere di nuovo: Che progresso ho fatto? Ho riletto i miei propositi almeno ogni settimana per la Confessione? Mi accorgo che ho fatto progresso? Che il mio cuore, il mio spirito è meno distratto dalle cose che per me sono inutili, e che il mio cuore è più orientato e più unito a Dio? La volontà è diventata più docile, tranquilla nel Signore, e mi sento più indifferente alle cose esterne e più stabilita in Dio? Ecco, allora il progresso, l’avanzamento. Così ogni anno finché il Signore dice: «Ora, che sei stato fedele, vieni al possesso, vieni all’eterno gaudio8. Veni sponsa Christi!9.
Questo può essere un po’ più lontano o può essere più vicino; più vicino per me e voi sperate che sia ancora un po’ lontano. Non conta vivere poco o molto, conta come usiamo il tempo che il Signore ci dà. Se ci dà vent’anni, dobbiamo solo rendere conto dei venti, e se ce ne dà quaranta, bisogna rendere conto dei quaranta, ma il resoconto è sull’uso del tempo. Se si avessero anche solamente pochi momenti come il buon ladrone sulla croce che ha utilizzato i pochi momenti di vita che ha avuto, e dopo la promessa di Gesù: «Sarai quest’oggi con me in paradiso»10, gli hanno rotto le gambe perché morisse più presto, allora si sarebbe santi!
Il lavoro spirituale è necessario, dare a questo la massima importanza. Come si fa? Molta preghiera, la lettura spirituale, specialmente lettura della Bibbia. La Visita sempre divisa in tre parti: cioè l’atto di fede, l’atto di dolore e l’atto di domanda. Atto di fede nella prima parte, l’atto di dolore con i propositi, nella seconda parte e l’atto di domanda che è la preghiera nella terza parte. Poi sempre le tre divozioni a Gesù-Ostia Maestro
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Divino, a Maria Regina e a S. Paolo, nostro padre e protettore. Concentratevi anche nelle lodi11 di queste tre divozioni. Il maggior numero dei canti deve essere indirizzato al Maestro, poi segue il numero dei canti alla Regina, e terzo a S. Paolo. Però anche nei canti bisogna sempre pensare in che tempo si eseguono. Altro è la Messa in cui tutto deve essere indirizzato al Maestro, all’Ostia, alla passione, e altro è la Visita in cui si possono fare i tre canti, cioè a Gesù, il Maestro, il cantico a Maria e il cantico a S. Paolo.
Quindi la preghiera costante, secondo la qualità della preghiera, perché c’è una preghiera, pura pratica esteriore, e c’è una preghiera che accompagna le frasi, il senso della preghiera che si dice, e poi c’è una preghiera che si chiama spirito di orazione. Arrivare lì.
Secondo, oltre lo spirito di preghiera, occorre cooperare con la grazia. Sì, ci vuole sforzo naturalmente! Ma è proprio, con lo sforzo, che noi progrediamo. La grazia che viene da Dio non ci mancherà mai, il Signore non ce la lascia mancare. Quello che è incerto nel progresso è proprio la nostra incostanza, la nostra tiepidezza, la mancanza di sforzo della volontà. Ma il Signore è tanto buono, e se noi uniamo la nostra volontà, il nostro desiderio, il nostro sforzo all’abbondanza di grazie, certo il progresso ci sarà. Sempre questo nell’anima: vedere se c’è il progresso o se si va indietro.
Quando avete fatto la professione, eravate arrivate ad un certo punto di virtù. Fatta la professione, vi sono persone che cominciano a salire e vanno sempre su una retta che sale. E vi sono anche persone religiose che cominciano invece la via della discesa, cioè dopo un po’ di fervore si lasciano cadere un po’. Forse è un fervore che dura sei mesi? Qualche volta avviene questo: si comincia a discendere. A volte ci si va a confessare al sabato, e rimane il fervore fino al mercoledì o al martedì seguente; oppure si va a fare il ritiro mensile e il fervore dura tutta la settimana; oppure gli Esercizi con un po’ più di frutto. Poi... attenti a non discendere! Prendere le vie che salgono
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verso Dio! «Quis ascendet in montem sanctum Dei?»12 Salire, salire, sempre! Le vie che salgono.
Adesso mi hanno chiesto di dare la benedizione alle corone. La do se l’avete appesa al cingolo e anche se l’avete in tasca, per chi non l’avesse ancor ricevuta; secondo, benedico i crocifissi che hanno la figura del Cristo e hanno anche il legno, che possono ricevere le indulgenze in articulo mortis e per la Via crucis quando si dovesse fare fuori di chiesa, senza seguire le stazioni.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) l’11 giugno 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 80b = ac 135b.

2 Cf Gv 2,1-11.

3 Cf Gv 19,26.

4 Cf LP, ed. 2011, pp. 122-123.

5 Cf Gal 5,22.

6 Cf Mc 12,29-31.

7 Cf 1Ts 4,3.

8 Cf Mt 25,21.

9 Vieni sposa di Cristo. Cf Breviarium Romanum, Comune delle Vergini, antifona al Magnificat.

10 Cf Lc 23,43.

11 Ossia: canti.

12 Cf Sal 24,3: « Chi potrà salire il monte del Signore?».