Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. IL CANONICO CHIESA1


Lunedì della scorsa settimana2 si è esumata la salma del can. Chiesa per rivedere lo stato di conservazione e per trasferirla dal cimitero, prima a San Damiano e poi a San Paolo. Lunedì sera la salma si è chiusa di nuovo in un’altra cassa di zinco e in un’altra cassa di legno.
La sera dei Santi, processionalmente con il vescovo3, la Società San Paolo, le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole e una quantità di popolo, dal cimitero la salma è stata portata nella parrocchia dove egli aveva lavorato come parroco per trentatré anni. All’indomani, giorno dei Defunti, si sono fatte le esequie, e tutta la giornata è passata in preghiere, in suffragi, essendo rinnovato l’uso che egli aveva introdotto di una continuità di visite alla chiesa per l’acquisto della indulgenza toties quoties4. Alla sera, verso le sei e mezzo, la salma è stata trasferita a San Paolo. La quantità di gente, il silenzio e la quantità di preghiere erano impressionanti: uomini che si accostavano alla bara toccandola e poi segnandosi, oppure che si inginocchiavano segnandosi al suo passaggio. Arrivati in San Paolo per le esequie, la chiesa era pienissima. All’indomani mattina, dopo la meditazione, ci fu una solenne funzione di suffragio. È stato bellissimo il discorso, l’elogio del vescovo nella parrocchia di San Damiano, incominciato così: Penso che voi albesi abbiate avuto una impressione quale è stata anche la mia, e vi sarete interrogati: Si tratta qui di una
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sepoltura o del trionfo di una persona così degna, così stimata, così ricca di meriti?.
Ora la salma è tumulata nella chiesa di San Paolo, per chi entra alla destra, fra la porta e l’acquasantiera, e qui sarà custodita con devozione. Già i fedeli, oltre tutti i nostri, fanno visite, preghiere e segni di venerazione. Ma sono esclusi i segni di culto, perché questo è riservato al tempo, quando la Chiesa si sarà pronunciata. Intanto il processo continua e le sedute del tribunale sono già ottantasette. Credo che pressappoco saranno raddoppiate, dato il grande numero dei testi che vogliono deporre sulle virtù, le grazie, i doni spirituali del can. Chiesa.
Ha impressionato tanto noi, membri della Società San Paolo, delle Figlie di San Paolo, delle Pie Discepole che assistevano, e specialmente il popolo. C’erano i medici che dovevano essere presenti per fare i verbali, quando fu aperta la cassa di zinco, che pure si era un po’ guastata, perché nel posto dove era collocata la cassa vi era una certa umidità. Si era preparato il necessario per lavare le ossa, come si usa in queste occasioni, con quei preparati che servono alla conservazione. Invece, apparsa la salma ha meravigliato lo stato di conservazione, perché sebbene fosse tutta umida, il volto era ancora quale l’avevamo tanto veduto in vita e le membra erano ancora flessibili. Se uno, come hanno provato alcune suore, metteva un dito sopra la guancia, la carne cedeva e poi ritornava a posto, come avviene con persone viventi.
Accanto alla cotta stava il cingolo della purezza di S. Tommaso5, che egli aveva sempre portato e che gli era stato messo vicino quando si era chiusa la cassa dopo il suo passaggio all’eternità. La posizione: le mani precisamente congiunte come quando pregava, le dita diafane e anche la faccia alla sera si erano un po’ oscurate. Ma era precisamente come quando egli pregava con intensità, quando entrava in più stretta comunicazione con Dio, e come l’avevano veduto le prime Figlie
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di San Paolo, allorché egli faceva la Visita nella parrocchia di san Damiano e le Figlie passavano nell’andare e venire per qualche ragione, ed entravano nella chiesa. Così lo avevamo veduto giovane sacerdote, e così nella stessa posizione più avanti, particolarmente durante le sue ore di adorazione, come se stesse pregando.
Abbiamo già considerato che questo tempo autunnale, che ci porta verso l’inverno, è il più adatto per progredire nello spirito. Ma il progresso dipende dall’orazione e cioè dal progresso dell’orazione ben fatta. Questo è sempre necessario per progredire nelle virtù e nella santità. Dice appunto S. Pio X6: La vera orazione assicura la vera santità, il progresso nella preghiera indica e porta con sé il progresso nella virtù7. Allora migliorare la preghiera. La preghiera che, secondo la teologia, generalmente è considerata nei suoi nove gradi: preghiera vocale da migliorare; preghiera mentale da migliorare. Così gli altri gradi: preghiera affettiva, preghiera di semplicità, preghiera che passa poi ai suoi caratteri mistici: preghiera con il raccoglimento infuso, preghiera di quiete, preghiera di unione, di semplicità con Dio, cioè preghiera di semplice unione e preghiera invece che è di donazione, e preghiera che è di trasformazione, il più alto grado8.
Non vi è dubbio che la preghiera del can. Chiesa fosse del più alto grado. Non sempre si arriva anche in due ore di orazione, di adorazione come faceva lui, al più alto grado. Del resto, nella pratica, i gradi non si distinguono molto e anche chi arriva alla preghiera trasformante, tante volte deve ancora adoperare la preghiera vocale, e tante volte la preghiera mentale, perché nella santificazione vi è un’unità, un’unità che si nota nell’orazione stessa e poi nella vita.
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A un certo punto il can. Chiesa, allora era già entrato parroco, scrive: Ricordati di quello che è avvenuto nel 1895, quando Leone XIII ha stabilito la festa della Sacra Famiglia9; e tu (dice a se stesso) hai ascoltato la predica del vescovo a questo riguardo e hai fatto la Comunione ad onore della Sacra Famiglia. Dopo la Comunione, la Sacra Famiglia ti si è presentata e ti ha invitato a entrare fra di loro, cioè ad essere un membro vivo della Sacra Famiglia. Tu ti sei arreso e sei entrato a far parte della Sacra Famiglia. Allora Maria si è compiaciuta e ti ha promesso una particolare assistenza; ti ha considerato e ti ha promesso di considerarti un figlio come Gesù Bambino. S. Giuseppe ti ha promesso di farti da padre; Gesù ti ha considerato come fratello, come se da allora ci dovesse essere fra te e lui la convivenza. Poi più avanti, dice: Mi è venuto il dubbio se io fossi poi sempre fedele a questa devozione alla Sacra Famiglia, oppure con il passar del tempo mi raffreddassi, e ho domandato la grazia alle tre santissime persone, Gesù, Maria e Giuseppe, di essere perseverante; mi hanno promesso di darmi tanta grazia per essere perseverante. Allora mi sono fatto audace e ho domandato un segno che avrei avuto la perseveranza, e il segno mi fu dato10. E la relazione termina con dei puntini, non dice quale fu il segno che gli venne dato.
Questa è la preghiera trasformante, quando cioè la persona viene come trasformata, e cioè: «Vivit vero in me Christus»11, come viveva Gesù nella Sacra Famiglia, così egli doveva vivere da allora in avanti come membro della Sacra Famiglia. E vivere le virtù di Gesù Bambino, di Gesù fanciullo, di Gesù nella casa di Nazaret: raccoglimento, pietà, lavoro, umiltà, obbedienza, povertà, in sostanza tutte le virtù che esercitava Gesù nel silenzio della casa di Nazaret.
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Arrivare alla preghiera trasformante. Non è sempre necessario che intervengano queste cose esteriori, ma per arrivare a questa preghiera è necessario che si arrivi al: «Vivit vero in me Christus: Vive Gesù Cristo in me». Gesù Cristo che vive, non solo che noi viviamo in Gesù Cristo, ma che egli viva in noi, allora la trasformazione della vita che non è una trasformazione soltanto del modo di pregare e del momento, del tempo in cui si sta in orazione, ma è una trasformazione che viene vissuta. Con questo volevo dire: migliorare la preghiera. Il can. Chiesa stava così nella cassa come stava abitualmente nella sua orazione, specialmente durante le ore di adorazione.
Ora, un accenno a un’altra cosa, perché siamo nel mese dei defunti. Il canonico aveva due sorelle: una è defunta ancora giovane nel paese nativo, l’altra è diventata suora del Cottolengo. Il canonico raccontava come era stata la giovinezza di questa sorella: innocente, pia, obbediente, laboriosa, docile in tutto ai genitori. Entrata al Cottolengo, fatta la vestizione, fatto il noviziato, fatta la professione, era una suora veramente modello per la delicatezza e per la carità verso gli infermi, per l’osservanza e l’obbedienza. Divenne ammalata nella cura degli infermi e la malattia si prolungò per diversi mesi. Ogni tanto il canonico, al giovedì, che non c’era scuola, si recava a visitarla. C’era tale confidenza tra fratello e sorella, che il canonico la preparava [al cielo]. Sopportò il suo male con tanta pazienza e tanta edificazione di coloro che la osservavano, che venivano a visitarla. Si preparava direttamente al cielo, poiché il canonico non faceva misteri, sapendo di parlare a una persona che aveva rivolto tutta la sua vita, tutto il suo sentire, il suo pensiero verso il cielo. In ultimo, avvenne tra di loro come un patto: Io mi impegno a celebrarti le Messe finché mi darai un segno che sei entrata in paradiso. E la sorella: E io, permettendolo il Signore, quando entrerò nel cielo mi farò sentire, ti avvertirò.
Il canonico celebrò per lei le Messe di suffragio per circa cinque mesi, attendendo il segno. Una mattina, erano le cinque, ed egli stava già seduto al tavolino dello studio, come al solito aveva già fatto la meditazione e si preparava alla scuola. A un certo momento sente dei passi nel corridoio. La sua stanza
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era come molte altre stanze: vi era un corridoio e a destra e a sinistra camerette. Sta ad ascoltare, e poi sente tre piccoli, delicati colpi alla porta. Egli sapeva che era la sorella. Quando egli era chierico, a casa sua vi era anche un corridoio dove stava la camera del chierico Chiesa. Ora, era lo stesso passo, lo stesso picchiare alla porta che usava la sorella andando a svegliarlo al mattino alle quattro e mezza per andare in chiesa. Lo stesso passo, lo stesso bussare delicatamente alla porta, e in quel momento fu inondato di una luce che egli nei suoi ricordi non si spiega come fosse. Ma, insieme, fu inondato di una grande consolazione e della persuasione come gli avesse detto: Ora sono venuta ad avvertirti, sono entrata in cielo. Allora, persuaso di questo, discese in cappella e celebrò la Messa di ringraziamento e non ebbe mai più il dubbio. Da allora incominciò ad invocarla privatamente nelle varie necessità della sua vita12.
Che cosa concludere? Egli concludeva: Nonostante tanta innocenza, nonostante una giovinezza così virtuosa e la vita di dedizione al Signore mediante la professione e il servizio dei malati, e poi la malattia sopportata in quel modo, sempre voltando gli occhi al cielo; ricevuto il sacramento della Comunione ogni giorno per mesi e mesi, anzi quotidianamente dopo che era entrata al Cottolengo; e anche nella malattia, la grande pazienza, l’edificazione che aveva lasciato e le Messe che avevo celebrato per cinque mesi… vedete come bisogna essere puri davanti a Dio? Come bisogna prepararci al cielo? Non illudiamoci, aggiungeva, che a volte l’amor proprio sa nascondersi anche nelle anime più delicate. Purificarsi! Quante volte aveva ricevuto l’indulgenza plenaria durante l’ultima malattia, eppure concludeva: Purifichiamoci, cerchiamo nelle pieghe della nostra coscienza se vi sono intenzioni non del tutto rette, e se qualche volta ci abbandoniamo un po’ alla tiepidezza, perché se ci abbandoniamo alla tiepidezza, ecco, prima dell’ingresso in cielo si dovrà passare in quel luogo di purgazione e di preparazione al cielo che è il purgatorio.
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Perciò il canonico Chiesa insisteva sull’esame di coscienza ben fatto e sulla preghiera intima con Gesù, in modo che l’orazione fosse veramente trasformante. Così è quando Gesù, per la preghiera trasformante, occupa tutto l’essere nostro: la mente, il cuore, le aspirazioni, la volontà, la vita, il modo di parlare, il modo di comportarsi con gli altri, l’amore all’apostolato, e che per la sorella era l’amore e il servizio agli infermi, a volte servizi molto umilianti, disgustosi e a infermi che non sempre si mostravano grati, riconoscenti. Allora, quanto è pura la luce del cielo! Dio è la luce! Non portiamo nessuna macchia che impedisca che i raggi penetrino profondamente la nostra anima e così entriamo nella visione eterna di Dio.
Adesso, che cosa ricavate, che cosa ricaviamo da questa considerazione? Belle adorazioni! Erano belle le sue adorazioni, perché conservava abitualmente il raccoglimento; perché non è sufficiente che uno cerchi di raccogliersi quando entra in chiesa, occorre che la vita sia raccolta attorno alle nostre cose, che ci occupiamo di noi e di Dio, delle cose che sono secondo la volontà di Dio, cioè le nostre occupazioni, il nostro apostolato, e badiamo a noi stessi, e concludeva: Age quod agis: Fa’ quel che devi fare senza pensare ad altro.
Che propositi facciamo? Presentiamoli a Gesù per mezzo di Maria e continuiamo nel mese a lavorare per il progresso della nostra preghiera. Mirare ad un grado più elevato, sino a realizzare il: «Vivit vero in me Christus», che è necessario per l’ingresso al cielo. Sebbene si chiami preghiera mistica nei suoi cinque ultimi, più alti gradi, non si deve pensare a cose straordinarie, ma pensare che questa è la nostra vocazione: arrivare a questa intimità. E questa è la preparazione al cielo.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 10 novembre 1960. Trascrizione da nastro: A6/ an 87b = ac 147b.

2 Il can. Francesco Chiesa morì ad Alba il 14 giugno 1946 e la sua salma, inizialmente tumulata nel cimitero della città, il 31 ottobre fu esumata. Il 1° novembre fu portata processionalmente nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano, dove egli fu parroco per trentatré anni, dal 1913 al 1946. La sera del 2 novembre fu portata nel tempio San Paolo per la tumulazione definitiva.

3 Mons. Carlo Stoppa (1881-1965), Vescovo di Alba dal 27 dicembre 1948 al 13 febbraio 1965.

4 L’indulgenza “toties quoties” si può acquistare più volte in un giorno.

5 Il cingolo di S. Tommaso, nastro sottile con quindici nodi, benedetto da un sacerdote domenicano, è indossato intorno alla vita come simbolo di continenza e protezione per la purezza.

6 Pio X, Giuseppe Sarto (1835-1914), Papa dal 1903. Il suo pontificato fu in parte caratterizzato dalla lotta contro il modernismo. Riformò la liturgia, operò in campo catechistico e pastorale. Canonizzato il 29 maggio 1954 da Pio XII.

7 Cf Catechismo della dottrina cristiana, Edizioni Paoline, Figlie di San Paolo, Roma 1949, domanda 119.

8 Cf Antonio Royo Marin, o.c.: orazione vocale n. 373; meditazione, n. 378; orazione affettiva, n. 386; orazione di semplicità, n. 392; raccoglimento infuso, 436; orazione di quiete, n. 439; unione semplice n. 443; unione estatica, n. 450, unione trasformante, n. 467.

9 Leone XIII con il breve Neminem fugit (14 giugno 1892), fondò a Roma l’Associazione della Sacra Famiglia. L’anno seguente istituì la Festa della Sacra Famiglia che nel 1921 fu estesa a tutta la Chiesa da Benedetto XV (1854-1922).

10 L’esperienza spirituale che il can. Chiesa ha vissuto nel 1895 è documentata in un suo taccuino. Questa pagina è riportata anche nella biografia: L. Rolfo, ssp, Il buon soldato di Cristo. Servo di Dio, canonico Chiesa, Edizioni Paoline, Alba 1978, pp. 59-60.

11 Cf Gal 2,20: «Cristo vive in me».

12 L’episodio è riportato, sebbene indirettamente, da L. Rolfo, o.c., pp. 163-164.