IV
LA MEDITAZIONE1
Gli apostoli domandarono un giorno al Signore: «Doce nos orare: Insegnaci a pregare». E il Signore Gesù rispose: «Quando pregate, dite così: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, …2. Il Padre nostro comprende tutto quello che dobbiamo pensare, sperare, domandare al Signore. Vi è la preghiera vocale e vi è la preghiera mentale. La preghiera vocale è quella che si fa nella liturgia: il breviario, la Messa è preghiera vocale, poche volte, pochissime volte, vi è anche un po’ connessa la preghiera mentale. Le preghiere vocali sono quelle che si recitano al mattino, la sera, il rosario, la Via Crucis, il canto sacro: tutto questo è preghiera vocale. Tuttavia non vuol dire che si debba solamente pregare con la voce, cioè con la lingua, dentro vi deve essere l’attenzione, cioè capire ciò che si dice, sentire quel che si dice. Oltre a pensare nell’interno, sentire il bisogno della grazia e rivolgersi al Signore perché ci dia la grazia: questo viene completato con la parola. Si suppone la preghiera mentale e si aggiunge la voce, quindi diviene preghiera vocale.
Oltre a questo, c’è la preghiera mentale. Che cos’è? La preghiera mentale è quella che si fa specialmente nel nostro interno, con la mente, con il cuore, con la volontà, con il pensiero, con il ragionamento, con le espressioni di fede, di speranza e di carità. La Visita per lo più la fate come preghiera mentale. Ma soprattutto la preghiera mentale è la meditazione. Sempre vi deve essere connessione con la nostra vita, cioè la pratica della vita.
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Che cos’è dunque la meditazione? La meditazione è una preghiera discorsiva o progressiva, per cui si riflette su qualche verità per conoscerla meglio e per portarla alla pratica. La preghiera mentale si fa soprattutto nell’interno del cuore, e a questa si può unire la preghiera vocale. Ma soprattutto si fa nell’interno, quando si prega mentalmente e si prega soli, eccetto quando l’applicazione viene fatta in comune. Allora s’incomincia con l’orazione in comune e si finisce di nuovo con l’orazione in comune, sempre vocalmente.
Per la preghiera mentale, occorre in primo luogo preparare lo spirito, l’anima. Le persone che vogliono meglio attendere, e che vogliono ricavare più frutto dalla meditazione, pensano l’argomento la sera prima: Domani mediterò su questo, supponiamo sul paradiso, mediterò sulla morte, mediterò le beatitudini del Vangelo, mediterò sulla Madonna, mediterò la vita di Gesù, mediterò sulle epistole di S. Paolo, ecc. Il pensiero: Voglio ricavare frutto. Meditare sulla morte, ad esempio, perché voglio prepararmi bene ed essere sempre pronta, perché se venisse all’improvviso che non mi trovi impreparata, in condizione spirituale non buona. Quindi alla sera è molto utile leggere almeno l’argomento della meditazione del giorno seguente.
Secondo: al mattino rievocare il pensiero, l’argomento della meditazione, e appena si va alla meditazione si domanda la grazia di essere illuminati da Dio, di penetrare quell’argomento, supponiamo di tenermi alla presenza di Dio: essere penetrato da questo pensiero, che Dio mi segue dappertutto. Mi segue di notte e mi segue di giorno, in casa e fuori casa, sola e in compagnia, mentre sono nell’apostolato e mentre ho un po’ di tempo libero. Presenza di Dio! Voler ottenere il frutto di essere penetrati dal pensiero: Dio mi vede, mi vede dappertutto. Mi vede e mi porge la grazia. Vi è una mano che nota tutto quel che si fa, quel che si pensa, la mano di Dio, perché tutto sia portato un giorno al giudizio. Prima, dunque, preparare l’argomento.
Terzo, pregare prima di iniziare la meditazione. C’è bisogno dei lumi di Dio per capire bene l’argomento, penetrarlo e arrivare a conclusioni pratiche. Quindi il Veni Creator Spiritus,
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detto bene, mettendosi alla presenza di Dio. Invocare anche l’aiuto di Maria che è Maestra e modello delle sante meditazioni: «Maria conservava le parole che si dicevano di Gesù e le meditava nel suo cuore3. Maria viveva in santi pensieri, era in una abituale meditazione.
Per la meditazione, quale luogo? Il luogo più conveniente è la chiesa. Se non si può andare in chiesa, e neppure si ha la cappella in casa, allora scegliere un posto raccolto, dove sia facile conservare il raccoglimento, non vi siano disturbi. Evitare che durante la meditazione ci siano movimenti in casa, o ci siano persone occupate in altro. Bisogna formarsi una santa solitudine, perché se continuano i pensieri: Adesso si deve partire per la propaganda; adesso bisogna provvedere per quella cosa, per quell’altra, allora il discorso con Dio non incomincia. Quindi allontanare gli altri pensieri. Solitudine esterna per quanto si può, ma sempre almeno la solitudine interna. Questa è favorita quando si trova un posto conveniente, e allora la solitudine interna allontana i pensieri e le preoccupazioni di altre cose.
Quarto, la posizione nel meditare. Si deve stare inginocchiati? Si deve stare seduti? Si deve stare in piedi? La posizione non è prescritta, ma in generale non una posizione troppo comoda e neppure una posizione che richieda troppo sacrificio. Se una è malata, non può esigere da se stessa una posizione che non può tenere per la sua salute. Posizione non troppo comoda e non troppo scomoda. Si può anche stare qualche tempo inginocchiate e qualche tempo seduti, o viceversa: stare seduti per la lettura e inginocchiati quando comincia il colloquio con Dio. Si può fare così, ma non c’è una regola fissa. Ciò che è invece regola di prudenza: non troppo comodi né troppo scomodi nel meditare.
Altra cosa: l’argomento da scegliere, che cosa meditare. In generale si adoperino i libri, e se avete il registratore, gli argomenti che si sono già uditi in Casa, nell’Istituto, particolarmente quelli che riguardano la vita religiosa paolina. Lì c’è il pane di Casa. Con il libro si conservano quelle meditazioni, con il registratore si sente di nuovo anche la voce. Quindi, gli
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argomenti che sono trattati nella Congregazione o durante gli Esercizi o nel corso dell’anno quando vi sono prediche che vengono trascritte oppure che sono state registrate. Il pane di Casa in primo luogo.
Quando invece la scelta dell’argomento è libera, possibilmente in ogni casa ci sia il libro uguale per tutte e si faccia la meditazione in comune. È vero che si può anche fare distintamente, e cioè: due persone vogliono questo argomento e preferiscono il tale libro, e altre due vogliono un altro libro, un altro argomento. Ma più si fanno le cose in comune, meglio è. Naturalmente, poi, in generale si deve seguire un ordine, supponiamo: la domenica c’è la liturgia propria, c’è il Vangelo, c’è l’Epistola della Messa. Oppure ci sono le feste principali come la Pasqua, il Natale, la Pentecoste e l’Assunzione, l’Immacolata Concezione, ecc. Al sabato è utile preferire la Madonna. Argomento: la vita di Maria, le virtù di Maria, o l’intercessione di Maria e Maria come modello della religiosa, ecc. Nella settimana, se gli argomenti non sono ancora determinati: Gesù Maestro, cioè il Vangelo, quando c’è un Vangelo ben spiegato con applicazioni pratiche, e le Lettere di S. Paolo, la vita di S. Paolo, quando le Lettere sono ben spiegate e la vita di S. Paolo esposta bene in ordine alla meditazione e alla imitazione. Nella prima settimana del mese poi, gli argomenti sono già determinati, ed è bene seguirli.
Mai dimenticare i novissimi. I novissimi ogni anno vanno di nuovo meditati, particolarmente quando si arriva ai mesi tra l’estate e l’inverno, quando la natura stessa invita a pensieri più profondi. Quindi per l’Italia novembre e dicembre sono mesi molto adatti. I novissimi! Che cosa sia la vita, come termina la vita: la morte, il giudizio, il paradiso, purgatorio, l’inferno, la risurrezione finale, il giudizio universale, l’eternità. Argomenti questi che fanno sempre bene all’anima. Poi vi sono i tempi, supponiamo il mese di gennaio ad onore di Gesù Maestro; il mese di giugno ad onore di S. Paolo; maggio e ottobre: Maria. Maggio con argomenti vari sulla Madonna e ottobre, invece, più facilmente argomenti sul rosario. Poi argomenti che portino all’odio al peccato e portino alla considerazione dei doveri della religiosa.
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Oggi vi sono tanti libri scritti per le religiose, forse più in Italia che altrove, ma anche altrove vi sono libri per le religiose molto utili. Si può ricorrere anche a questi, tuttavia ricordare sempre che la vita religiosa sostanzialmente è uguale, ma il secondo fine dell’Istituto varia: vi è chi ha la scuola, chi ha le missioni, chi ha le edizioni, chi ha le opere caritative, ecc. Quanto all’argomento, prendere ciò che è più conforme alla nostra vocazione.
È bene che sia la superiora a leggere o è bene che le singole suore abbiano il libro? Meglio se le singole suore hanno il libro in mano, pur essendo il libro uguale, perché ognuna non è fatta come l’altra, non ci sono due anime perfettamente uguali. Per un’anima che è già abituata a meditare, a volte basta leggere un pensiero, pochi pensieri; invece la persona che non è ancora abituata a meditare, forse dovrà leggere un’intera meditazione, anche un po’ lunghetta, perché non trova così facile incominciare il discorso con Dio, come porre la sua anima davanti a Dio, come sentire Gesù, e come rispondere a Gesù e come parlargli del passato, del presente e del futuro. Man mano che le anime si sentono portate ad entrare prima nel colloquio con Gesù, allora leggeranno anche meno. Può essere poi che un’anima sia già arrivata a una certa facilità nel meditare, allora le può bastare un argomento per una settimana.
Quando un pensiero alimenta lo spirito, quando un argomento corrisponde al bisogno dell’anima, si può anche tornare molto frequentemente lì sopra. Persone che hanno meditato almeno per una settimana il Padre nostro: ci sono sette domande, sette giorni di meditazione, e persone che hanno meditato un mese sul Padre nostro. Ci sono anche delle belle spiegazioni sul Padre nostro. Persone a cui fa impressione: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio4. Sentono nell’anima una illuminazione, sentono un invito di Dio alla perfezione, allora è lo Spirito Santo che lavora: lasciarlo lavorare, non interromperlo. Finché c’è quel raccoglimento, quel pensiero o quei sentimenti di pietà, di devozione, di amore, non sospenderlo, assecondare l’opera dello Spirito Santo. A un certo punto uno sente di più
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che Dio vive in lui, e allora gli lascia la libertà di lavorare. Mentre prima, quando sappiamo ancora poco meditare, l’iniziativa veniva più da noi, dopo l’iniziativa viene più dall’azione dello Spirito Santo che abita in noi. «Se uno mi ama, dice Gesù, ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus»5, se uno mi ama, noi, cioè le tre Persone divine, veniamo e abitiamo in quest’anima. Allora, lasciare molto all’azione dello Spirito Santo. Se uno però si accorge che ha distrazioni, allora ritorna a posto o magari continua la lettura.
Quanto al modo di meditare. Sempre come regola applicare l’intelletto, la mente; applicare il sentimento, il cuore; applicare la volontà. La mente: i pensieri; il cuore: i sentimenti che vengono dalle verità che si considerano. Sentimenti di fede, di speranza, di carità o di pentimento o di proposito, di desiderio, ecc... E poi si verrà alla preghiera e si può pregare più abbondantemente e si conclude con i propositi.
Ma, dice quella persona: Non riesco a meditare. Da principio comincia a fare una bella e breve meditazione, poi poco per volta imparerai. E questo: «Doce nos orare» è da ripetersi, «Signore, insegnaci a pregare». La preghiera mentale è una grazia che il Signore comunica all’anima. Ma se proprio una persona subisce aridità ostinate e delle distrazioni che non riesce a superare, dica il rosario in maniera che realmente prega. Prima avrà letto il tratto di libro che vuole meditare, poi per non lasciarsi trasportare dalle distrazioni o per non vivere in un’aridità e non concludere niente, dica il rosario per osservare i propositi fatti negli Esercizi o i propositi fatti nell’ultima Confessione. Così si supplisce e la meditazione è fatta, umiliandosi, però: Signore, non so parlare con te; sono buona a chiacchierare con tanta gente, ma non so dire quattro parole a te. Ti invito a venire nell’anima mia, ma faccio come uno che invita un amico a venire in casa e poi lo pianta lì in parlatorio e non va neanche a vederlo. Non sa parlare con lui, dire quattro parole.
Umiliarsi molto di non sapere ancora parlare con Dio, con il quale gli angeli parlano in continuità; con i santi che parlano
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con Dio continuamente. Se non impariamo a parlare con Dio, come possiamo andare a fare in paradiso ciò di cui non prendiamo gusto sulla terra? Ma io non so dire molto. Di’ cinquanta volte: Fatemi santa; se sei superba, fatti un’altra coroncina: Gesù, mansueto e umile di cuore, fa’ il mio cuore come il tuo. Se invece sei pigra e sei tiepida: O Gesù, accendi nell’anima mia il tuo amore. Dirlo cinquanta volte, facendo anche scorrere la coroncina. Ostinarsi a domandare quella grazia un giorno, due, un anno e dieci anni. Leggendo il proposito del can. Chiesa, dal 1904 al 1924 sempre lo stesso proposito. Quando uno proprio vuole ottenere una virtù, si ostina finché ha imparato a praticare quella virtù.
La conclusione della meditazione allora sarà con buoni propositi e abbondanza di preghiera. Si può recitare una coroncina, ad esempio la coroncina a S. Paolo a cui è legata la grazia delle vocazioni e della corrispondenza alla propria vocazione; la coroncina a S. Giuseppe; oppure si può recitare un mistero di rosario, si può recitare il Miserere, si può recitare un’altra preghiera, come Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, oppure le preghiere che sono abbondanti nel nostro libro di orazioni. Scegliere sempre le nostre preghiere.
Avere un certo metodo, ad esempio: durante gli Esercizi, prima della meditazione al mattino e prima della meditazione la sera, il Veni Creator o il Veni Sancte Spiritus sono le due preghiere, le due invocazioni, i due inni da cantare o da recitare prima della meditazione. Negli Esercizi, in principio degli Esercizi, canti che portino al pentimento: Da quella croce mio Dio6, oppure Perdon caro Gesù7. Canti che portino al pentimento. Non va bene cominciare con Paradiso. Paradiso sarà alla conclusione, no? Oppure delle lodi che, a volte, non si sa da dove vengono. State alle nostre lodi, alle nostre preghiere. Lo spirito paolino è trasfuso nel Libro delle preghiere, e non sono messe a caso, sono messe proprio per lo spirito paolino.
Sento qualche volta anche un altro errore. Succede questo: alla Messa, che canti ci vogliono? Ci vogliono canti conformati
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alla Messa, al sacrificio. In principio può essere la preghiera che il Signore illumini la mente, perché c’è l’Epistola e c’è il Vangelo. Poi si entra nella parte sacrificale, cioè in quella che è propriamente il sacrificio dall’offertorio fino al Pater. Quindi canti eucaristici, i canti della passione e non altre cose che portano lontano. Poi, dal Padre nostro in avanti vi è da pensare che la terza parte della Messa è la Comunione. Allora si può cominciare la preparazione alla Comunione con il Padre nostro della Messa. Potete cantare il Padre nostro ad esempio, e dopo la Comunione, se si canta ancora qualcosa, siano preghiere per chiedere le grazie, se sono preghiere o, ugualmente, se sono canti. In sostanza sono tre le specie di canti che avete da ripetere, e cioè: quelli che riguardano Gesù Maestro, la Regina degli Apostoli, quelli che riguardano S. Paolo.
Quanto alla meditazione vi sono ancora altre avvertenze, e ce n’è una molto importante: ricavare bene il frutto e conservarlo nella giornata, affinché facciamo come dice S. Francesco di Sales: Dopo la meditazione raccogliete i pensieri principali che avete avuto, fatene un mazzetto da odorare qualche volta nella giornata, cioè richiamare quei pensieri, quei propositi con cui si è conclusa la meditazione del mattino8.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 19 giugno 1960 in occasione di un corso di Esercizi spirituali alle novizie in preparazione alla professione religiosa e alle candidate al noviziato. Trascrizione da nastro: A6/an 82b = ac 138b. Stampata in un trentaduesimo.
2 Cf Lc 11,1-4.
3 Cf Lc 2,51.
4 Cf Mt 5,48.
5 Cf Gv 14,23.
6 Cf Preghiamo due volte, o.c., p. 312.
7 Cf ibid., p. 113.
8 Cf S. Francesco di Sales, Filotea, o.c., parte II, cap. 7.